Antibiotici in allevamento. UE: buoni risultati in italia

Sebbene la vendita di antibiotici per animali da allevamento in Italia sia ancora “elevata rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri Ue”, le iniziative adottate negli ultimi anni dal settore pubblico e privato “hanno dimostrato” che è possibile “ridurre drasticamente l’uso di antimicrobici, senza pregiudicare la salute e il benessere degli animali o incidere negativamente sulla produttività e sulla redditività delle aziende”.

E’ quanto si legge nella relazione conclusiva di una missione conoscitiva condotta del novembre 2018 in Italia da esperti della Direzione generale della salute e della sicurezza alimentare della Commissione europea per raccogliere informazioni sull’attuazione delle misure volte ad affrontare le questioni riguardanti la resistenza antimicrobica relativa all’uso di medicinali veterinari e a identificare esempi di buone pratiche che potrebbero rivelarsi utili ad altri paesi per affrontare il problema.

In generale, la relazione conclude che le iniziative adottate nei settori pubblico e privato negli ultimi anni da parte dell’industria avicola e i progetti pilota regionali che hanno coinvolto gli allevamenti di suini e vacche da latte hanno dimostrato la fattibilità di ridurre drasticamente l’uso di antimicrobici, senza apparentemente pregiudicare la salute e il benessere degli animali o incidere negativamente sulla  produttività e sulla redditività delle aziende.

Tra i fattori critici di successo figuravano il miglioramento della biosicurezza, l’attenzione alla prevenzione e al controllo delle infezioni, le visite presso le aziende per consulenze e l’offerta di test diagnostici e di laboratorio gratuiti agli allevatori partecipanti. Sono state svolte numerose attività di comunicazione, sensibilizzazione e formazione, che hanno coinvolto veterinari, allevatori e altre parti interessate. Queste iniziative sono essenziali, in quanto vi sono elementi che suggeriscono che per alcuni allevatori potrebbe ancora risultare più economico continuare a utilizzare gli antimicrobici piuttosto che investire apportando migliorie alle infrastrutture delle aziende o ai sistemi di allevamento.

Consulta il report Ue (in italiano)

Consulta la risposta del Ministero della salute (in inglese)

A cura della segreteria SIMeVeP




Caso umano di rabbia nel Regno Unito

rabbiaUn uomo di nazionalità inglese, residente nel Regno Unito, è morto dopo aver contratto la malattia della rabbia mentre era in visita in Marocco.

Il portavoce della sanità pubblica inglese ha informato che l’uomo si è infettato dopo essere stato morso da un gatto.

Il portavoce ha anche rassicurato che gli operatori sanitari e coloro che erano stati in stretto contatto con il defunto erano sotto osservazione e se ritenuto necessario vaccinati. Inoltre, ha garantito che non c’era alcun rischio di diffusione della malattia considerando che la rabbia nel Regno Unito non circola in animali domestici e selvatici, anche se alcune specie di pipistrelli sono il serbatoio di un virus simile alla rabbia.

Questo evento rappresenta un’allerta per le persone che viaggiano verso i paesi infetti dalla malattia della rabbia ricordando loro di evitare il contatto con cani, gatti e altri animali, dove possibile; inoltre è un invito ai viaggiatori ad informarsi accuratamente presso le strutture sanitarie sulla necessità di un vaccino antirabbica prima di intraprendere un viaggio.

L’IZS dell’Abruzzo e Molise propone approfondimenti alla notizia




Lotta alla malnutrizione e innovazione in agricoltura, obiettivo Fao

Aprendo i lavori del Consiglio della FAO, l’organo esecutivo di governo dell’Organizzazione, il Direttore Generale José Graziano da Silva ha sottolineato che le aree prioritarie di lavoro nel prossimo biennio saranno la promozione di sistemi alimentari attenti alla nutrizione e l’innovazione in agricoltura.

Non possiamo più concentrarci unicamente ad affrontare la fame” ha sottolineato Graziano da Silva. “L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero due fa riferimento all’eliminazione di ogni forma di malnutrizione, e i livelli di sovrappeso e obesità continuano a crescere in tutto il mondo“.

Mentre la fame è circoscritta ad alcune aree, l’obesità è ovunque. Tanto che stiamo assistendo alla globalizzazione dell’obesità” ha affermato Il Direttore Generale della FAO.

Ha poi posto l’attenzione sui prossimi avvenimenti in agenda: una conferenza sulla salubrità alimentare a Ginevra il mese prossimo – organizzata dalla FAO, dall’OMS e dal WTO; il lancio della Decade delle Nazioni Unite per l’Agricoltura Familiare – che verrà indetta a fine maggio presso la FAO; due seminari su diete sane e innovazione in agricoltura e la riunione dei firmatari dell’accordo sulle Misure dello Stato di Approdo (PSMA) a giugno.

Il PSMA è il primo strumento internazionale legalmente vincolante che affronta il tema della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU).

Graziano da Silva ha poi ricordato i successi dell’Organizzazione negli ultimi anni per quanto riguarda la riduzione dei costi e nel rendere la FAO più efficiente, efficace e orientata ai risultati, oltre alla migliorata capacità di attrarre contributi volontari.

Il Direttore Generale ha poi sottolineato l’impegno della FAO nella costruzione di partnership, con nuovi accordi di collaborazione che sono passati dai 20 nel 2012 (con un contributo di 28 milioni di dollari), agli oltre 100 di oggi – con contributi di oltre 200 milioni di dollari.

Il coinvolgimento della FAO in programmi congiunti e in piattaforme inter-agenzia con altre agenzie dell’ONU è anche raddoppiato rispetto al 2012. Questo ha portato ad un aumento dei contributi finanziari dal Sistema ONU del 100%, per un valore di 800 milioni di dollari.

Anche in agenda

I lavori del Consiglio continueranno tutta la settimana, e in aggiunta all’agenda principale, si terranno una serie di eventi secondari incentrati su temi come: prospettive della biodiversità per l’alimentazione e l’agricoltura, incluso la presentazione del primo rapporto sullo Stato della Biodiversità per l’Alimentazione e l’Agricoltura; la resistenza antimicrobica (AMR) nel contesto dell’approccio “One Health”.

I candidati per la posizione di Direttore Generale della FAO: Ramesh Chand (India), Davit Kirvalidze (Georgia), Qu Dongyu (Cina), Catherine Geslain-Lanéelle (Francia) – in ordine di intervento – si rivolgeranno al Consiglio.

Fonte: Fao




Filiera eco-alimentare: un progetto di valorizzazione e certificazioni delle carni di selvaggina

ArgomentiE’ pubblicato sul n° 3/2018 di Argomenti l’articolo “Filiera eco-alimentare: un progetto di valorizzazione e certificazioni delle carni di selvaggina” di R. Viganò, E. Demartini, A. Cottini, A. Gaviglio, P. Lanfranchi, E. Calderone, E. Ballocchi.

Saper gestire correttamente le risorse naturali senza arre-care danno al territorio è una sfida quanto mai attuale e rappresenta forse l’unica pratica sostenibile in grado di ridare un certo impulso allo sviluppo socio-economico delle aree rurali alpine. La ricchezza dei territori disagiati dal punto di vista produttivo-economico risiede, infatti, quasi esclu-sivamente nell’ambiente come elemento essenziale e caratterizzante non solo del territorio, ma anche delle tradizioni e degli usi delle popolazioni residenti.Il progettoSulla base di queste considerazioni, nel 2014, in Val d’Os-sola (Provincia di Verbania) ha preso avvio il progetto “Filiera Eco-Alimentare”, legato all’utilizzo delle carni di ungulati selvatici.

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Boehringer Ingelheim: 10 borse di studio BVDzero per gli studenti di veterinaria di tutto il mondo

Borsa di studioPer accrescere le conoscenze degli studenti di Medicina Veterinaria sulla diarrea virale bovina (BVD),  Boehringer Ingelheim ha istituito la Borsa di Studio BVDzero 2019-2020.

Il Comitato BVDzero, in collaborazione con un rappresentante dell’Associazione Mondiale di Buiatria, individuerà gli studenti di Medicina Veterinaria più meritori a livello mondiale, che possano contribuire a soddisfare le esigenze, in continua evoluzione, sia di salute e benessere degli animali, sia del settore buiatrico nel suo complesso.  

Verranno assegnate 10 borse di studio, ciascuna del valore di 1.000 euro, ai 10 studenti di Medicina Veterinaria ritenuti più meritori.

Ciascun assegnatario della borsa di studio potrà, inoltre, partecipare al prossimo Congresso Mondiale di Buiatria, che si terrà a Madrid nel 2020; nell’ambito di questa iniziativa Boehringer Ingelheim si farà carico dei costi di iscrizione al Congresso e delle spese di alloggio.

Criteri di idoneità dei candidati  

  • Studenti di Medicina Veterinaria del secondo, terzo e quarto anno;
  • Che dimostrino passione per il settore zootecnico, in particolare per i bovini;
  • Che diano prova di risultati d’eccellenza accademica;
  • Che dimostrino leadership e partecipazione ad attività extra-universitarie.

Requisiti e scadenza per la presentazione delle candidature

Le candidature possono essere presentate entro e non oltre il 25 maggio 2019. Entro tale termine vanno presentate le candidature complete di tutti i dati e documenti richiesti.

Termine ultimo per la presentazione delle candidature 25 maggio 2019
Valutazione delle candidature 25 – 31 maggio 2019
Notifica e annuncio dei vincitori 3 – 7 giugno 2019

I vincitori saranno selezionati da un rappresentante dell’Associazione Mondiale di Buiatria e dal Comitato BVDzero, composto da esperti di vari Paesi.

La domanda per inoltrare la propria candidatura può essere scaricata cliccando sul link che segue:

http://www.bvdzero.com/bvd_news/bvdzero-scholarship-programme

Boehringer Ingelheim ha in programma di proseguire questa iniziativa anche in futuro.

Per maggiori informazioni e aggiornamenti: www.bvdzero.com

 




Antibiotici: quanto ne sanno i cittadini europei e italiani?

La Commissione Europea ha pubblicato i risultati della IV indagine eurobarometro sull’utilizzo degli antibiotici e sulla consapevolezza e conoscenza del tema fra i cittadini dei 28 stati membri.

Dall’indagine, condotta a settembre 2018 tramite interviste fatte nella lingua madre e presso le loro abitazione a 27.474 cittadini europei provenienti da gruppi sociali e demografici differenti, emerge in particolare che:

  • circa 1/3 degli europei ha assunto antibiotici nell’ultimo anno, il 93% attraverso un medico. Con una certa differenza fra paese e paese: in Italia quasi la metà della popolazione ha preso antibiotici nell’ultimo anno, in Svezia 1 cittadino su 5;
  • nell’Ue circa il 7% degli antibiotici per uso umano sono assunti senza prescrizione medica;
  • il 48% degli europei e il 65% degli italiani non sanno che gli antibiotici non sono efficaci contro i virus; il 28% degli europei e il 23% degli italiani pensano che gli antibiotici sono efficaci contro il raffreddore;
  • l’85% degli europei e il 70% degli italiani sanno che l’utilizzo non necessario degli antibiotici li rende inefficaci
  • la maggioranza degli europei non ricorda di aver ricevuto informazioni sull’uso inappropriato degli antibiotici nell’ultimo anno. Anche in questo caso con notevoli differenze: 2/3 della popolazione finlandese ha ricevuto informazioni di questo tipo, in Italia solo 1 su 7.
  • Il 56% ritiene che gli animali di allevamento ammalati debbano assumere antibiotici, se questo è il trattamento più appropropriato. Fra gli italiani la percentuale scende al 39%;
  • solo il 38% degli europei sa che l’utilizzo di antibiotici per stimolare la crescita degli animali d’allevamento è proibito nell’Ue. In questo caso gli italiani, dopo gli olandesi, sono i più informati: il 52% ne è a conoscenza (olandesi 54%).

In generale le percentuali non si discostano moltissimo da quelle rilevate nell’indagine del 2016. La sfida, si legge nelle conclusioni del rapporto, rimane quella di ridurre l’abuso e l’uso non corretto degli antibiotici. Per raggiungere questo obiettivo resta importante aumentare la consapevolezza generale sul ruolo degli antibiotici e l’antibioticoresistenza.

Tutti i materiali dell’indagine

Factsheet italia

Infografica generale

 

Linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina umana

Linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria

A cura della segreteria SIMeVeP




“Selvatici e buoni”: una filiera alimentare da valorizzare

ArgomentiE’ pubblicato sul n° 3/2018 di Argomenti l’articolo “Selvatici e buoni”: una filiera alimentare da valorizzare” di A.Sorice, L. Pellicioli, S. Barbero, P. Lanfranchi, R. Viganò

Le carni di selvaggina fanno parte delle tradizioni alimen-tari del nostro Paese e sono espressione di un prodotto alimentare locale dall’altissima qualità nutrizionale e organolettica che, grazie agli attuali Regolamenti comunitari (Reg. (CE) 852-853-854 del 2004) e successivi recepimenti nazionale e regionali, possono dare origine a una filiera pro-duttiva controllata e sostenibile.Con queste premesse è stato avviato il progetto scientifico “Sel-vatici e buoni: una filiera alimentare da valorizzare”. Progetto sostenuto dalla Fondazione UNA Onlus (Uomo Natura Am-biente) che vede capofila l’Università di Scienze gastronomichedi Pollenzo in collaborazione con il Dipartimento di Medicinaveterinaria dell’Università degli Studi di Milano, la Società ita-liana di Medicina veterinaria preventiva e lo studio AlpVet.

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Messo a punto il primo algoritmo di foto-identificazione automatica dei cetacei della specie Grampo

Delfino di RissoIl sistema è stato messo a punto dall’Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Cnr, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari e la Jonian Dolphin Conservation ed è rivolto al Grampo, una specie di delfino rara e poco conosciuta a livello globale. I risultati ottenuti possono avere importanti ricadute, poiché contribuiscono a orientare le Amministrazioni verso più efficaci misure di tutela, finalizzate alla conservazione della diversità biologica marina.

Uno studio, frutto della collaborazione tra l’Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Stiima, ex Cnr-Issia) di Bari, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari Aldo Moro e la Jonian Dolphin Conservation, apre nuovi orizzonti per la tutela e la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. La ricerca, basata sulle più moderne tecniche di Computer Science, ha consentito di riconoscere in maniera inequivocabile numerosi individui di Grampo (Grampus griseus), quali affezionati visitatori del Mar Ionio settentrionale. Il risultato è stato conseguito grazie all’attività di monitoraggio svolta dal team di ricerca nel Golfo di Taranto ed effettuata all’interno di un articolato progetto di Citizen Science che ha coinvolto numerosi studenti e turisti. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

Il Grampo è una specie di delfino rara e poco conosciuta a livello globale che presenta una particolarità nella livrea (insieme del colore e del disegno della pelle): i giovani delfini nascono grigi e con l’avanzare dell’età il corpo dell’adulto si ricopre di numerosi graffi chiari, fino ad assumere una colorazione quasi bianca, soprattutto nella parte anteriore del corpo. “Grazie all’unione delle nostre diverse competenze abbiamo sviluppato il primo algoritmo di foto-identificazione automatica di questa specie, basato sull’analisi dei graffi presenti sulla pinna dorsale di ciascun delfino; graffi che vengono interpretati come vere e proprie impronte di riconoscimento individuale, grazie all’uso di un rivelatore statistico delle caratteristiche locali dell’immagine, caratterizzato da un tempo di calcolo molto rapido”, spiega Rosalia Maglietta esperta di Intelligenza artificiale del Cnr-Stiima. “La foto-identificazione avviene grazie al confronto tra immagini digitali delle pinne dorsali di delfini di cui si vuole conoscere l’identità e un database di delfini precedentemente foto-identificati. L’ algoritmo è in grado di analizzare enormi quantità di immagini in tempi brevi e senza l’intervento umano, questa caratteristica lo rende adatto a essere impiegato in studi su larga scala”.

I prodotti dello studio sono stati presentati nella innovativa piattaforma digitale DolFin, accessibile on-line. “DolFin consentirà in futuro di realizzare approfondimenti relativi alla distribuzione spaziale di questa o di altre specie di cetacei in tutto il Mediterraneo o su scala globale”, aggiunge Roberto Carlucci ecologo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari. “Nonostante sia considerato un abitante regolare del Mar Mediterraneo, il Grampo rimane una delle specie di cetacei meno conosciute nel bacino. Usando DolFin potremo sapere se il delfino identificato rimane in uno stesso tratto di mare o se compie spostamenti, quali sono i suoi compagni di viaggio e le motivazioni che lo inducono a queste migrazioni”.

La presenza di questi animali, quale apice di una rete alimentare marina in un’area fortemente antropizzata qual è il Golfo di Taranto, rappresenta un indicatore fondamentale circa lo stato di salute del Mar Ionio”, conclude Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation. “I risultati ottenuti potrebbero inoltre avere importanti implicazioni gestionali, poiché contribuiscono a orientare le Amministrazioni verso più efficaci misure di tutela, finalizzate alla conservazione della diversità biologica, dell’integrità degli habitat e alla fruibilità dei servizi ecosistemici”.

Fonte: CNR




Il ruolo e la consapevolezza dei servizi pubblici nella lotta allo spreco alimentare

Lotta Spreco AlimentareLa Regione Emilia Romagna, in collaborazione  con la Fondazione Fico e il patrocinio di SIMeVeP, SItI e ENPAV, ha organizzato il convegno  “Il ruolo e la consapevolezza dei servizi pubblici nella lotta allo spreco alimentare” che si terrà il 27 maggio 2019, dalle 10.00 alle 17.00, presso la Fondazione Fico di Bologna.

L’iniziativa rappresenta il momento introduttivo di un percorso di informazione/formazione dei Servizi Veterinari e dei Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione delle Aziende Sanitarie Locali della Regione, volto alla condivisione di azioni mirate al contrasto allo spreco degli alimenti e alla promozione di un consumo consapevole.

In particolare, in sintonia con gli obiettivi del prossimo Piano Regionale della Prevenzione, intende fornire strumenti e metodologie comuni, da applicare nell’ambito delle attività di questi Servizi. Ciò anche attraverso il confronto con programmi e progetti promossi da tempo da altri Servizi della Regione Emilia-Romagna.

Come ogni evento organizzato da Alimenti&Salute (il sito tematico della Regione Emilia-Romagna dedicato alla sicurezza alimentare e alla nutrizione,)  ci sarà un’apertura lavori – introdotti da Giuseppe Diegoli Area Igiene Alimenti, Servizio Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica Assessorato Politiche per la Salute, Regione Emilia-Romagna – una serie di interventi e di ospiti tra cui Antonio Sorice, Presidente Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva SIMeVeP e rappresentanti delle associazioni di volontariato e di alcune Aziende Sanitarie Locali della Regione Emilia-Romagna.

Seguirà una tavola rotonda dal titolo: “Il ruolo dei Servizi pubblici nella lotta allo spreco e le conclusioni”.

Il corso è rivolto agli operatori di Sanità Pubblica.

L’iscrizione obbligatoria

Non sono previsti crediti ECM.

Scarica il programma




22kg di plastica nella pancia del capodoglio, il lavoro dei veterinari IZS

CapodoglioI veterinari dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna sono intervenuti, come da prassi, a seguito del ritrovamento di un capodoglio spiaggiato nei pressi di Porto Cervo per eseguire il primo sopralluogo e l’esame anatomo-patologico.

Per conoscere le cause certe della morte del cetaceo si dovrà attendere l’esito delle analisi, per cui saranno necessarie alcune settimane. Il solo rinvenimento della plastica non spiega di per sé la morte del cetaceo, le cui cause dovranno essere ora individuate attraverso esami specifici” afferma l’IZS in un comunicato che riportiamo integralmente poichè illustra il ruolo dei veterinari in questi casi:

«Venerdì 29 marzo un capodoglio, giovane femmina della lunghezza di otto metri, è stato trovato spiaggiato venerdì scorso a Cala Romantica, vicino Porto Cervo, nel nord-est della Sardegna.Il sopralluogo preliminare è stato svolto dai veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna della ASl, unitamente a Capitaneria di porto e personale del comune di Arzachena.

In seguito al sopralluogo, verificata l’impossibilità di svolgere la necroscopia sul luogo di ritrovamento, è stato concordato di spostare la carcassa in un’area idonea, dove eseguire tutti gli accertamenti sanitari e smaltire i resti. La rimozione del cetaceo e il trasporto sono stati effettuati grazie alla preziosa opera di Vigili del fuoco, Capitaneria di porto e Comune. Nella giornata di sabato 30 i veterinari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, di concerto con il CERT (Cetaceans Stranding Emergency Response Team) della facoltà di Veterinaria di Padova hanno effettuato la necroscopia. Queste operazioni sono state eseguite secondo il protocollo operativo della Rete Nazionale Spiaggiamenti concordato dai Ministeri della Salute e dell’Ambiente che attribuisce la competenza degli accertamenti sanitari all’IZS competente per territorio in caso di spiaggiamenti ordinari (cetacei di grandezza inferiori ai 5 metri) e IZS unitamente al CERT per gli spiaggiamenti straordinari (spiaggiamenti di massa o di animali superiori ai 5 metri).

Nel caso specifico si è evidenziato che la femmina di Capodoglio, gravida con feto di circa due metri e mezzo, presumibilmente morto già prima della madre, ed era in uno scarso stato di nutrizione e, al momento del ritrovamento, in avanzato stato di decomposizione. Lo stomaco era ostruito da 22 kg di materiale plastico (sacchetti, piatti, tubi, e materiale vario), questo, unitamente alla mancanza di materiale alimentare, se non numerosi becchi di calamari, sta a testimoniare che l’animale non si alimentava da vario tempo. Per conoscere le cause certe della morte del cetaceo si dovrà attendere l’esito delle analisi, per cui saranno necessarie alcune settimane. Il solo rinvenimento della plastica non spiega di per sé la morte del cetaceo, le cui cause dovranno essere ora individuate attraverso esami specifici.

Purtroppo” – rileva il dott. Pintore – “l’ingestione di materiale plastico è sempre più diffusa e costituisce un reperto molto frequente negli animali che vivono in ambiente marino, sia che si tratti di cetacei che di tartarughe, causandone il progressivo indebolimento e anche la morte.”»