EFSA Consultazione pubblica sulle aflatossine negli alimenti

AflatossineL’EFSA avvia una consultazione pubblica sui rischi per la salute pubblica connessi alla presenza di aflatossine negli alimenti. Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido. E’ noto che le aflatossine sono genotossiche (in grado di danneggiare il DNA) e cancerogene.

L’uomo vi è esposto per lo più tramite cereali contaminati e loro derivati. Inoltre l’aflatossina M1 si trova nel latte. Il gruppo di esperti scientifici CONTAM ha concluso che l’esposizione alimentare della popolazione europea alle aflatossine desta possibili preoccupazioni per la salute.

Il termine ultimo per inviare commenti è il 15 novembre 2019.

Fonte: EFSA




IUCN: Si allunga la lista rossa delle specie minacciate

Cercocebus torquatusSquali e razze minacciati da una pesca senza regole, alberi decimati per il loro legno pregiato, primati che stanno letteralmente perdendo l’habitat in cui sono vissuti da sempre: si è allungata la lista rossa delle specie minacciate di estinzione stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn).

L’elenco adesso comprende complessivamente circa 106.000 specie, classificate secondo una scala che va da quelle più al riparo dal rischio di estinzione a quelle seriamente minacciate, fino a quelle ormai estinte, ossia il cui ultimo esemplare esistente sul pianeta è scomparso. Delle circa 106.000 specie della lista, sono diventate 28.0000 quelle minacciate di estinzione, ossia il 27% del totale.

Sono cifre che “indicano chiaramente quanto in ogni angolo del mondo l’uomo stia sfruttando la natura”, ha rilevato il direttore generale della Iucn, Grethel Aguilar. “Dobbiamo renderci conto del fatto che preservate la biodiversità è nel nostro interesse e che – ha aggiunto – è assolutamente fondamentale per raggiungere gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”.

E’ purtroppo una lista destinata ad aumentare, come dimostra l’aggiornamento più recente. Delle nuove specie da tutelare, i più fragili sono gli anfibi, che costituiscono il 40% delle specie recentemente incluse nell’elenco, seguiti da conifere (34%) e dalle specie che popolano la barriera corallina (33%); seriamente in pericolo anche alcune specie di squali e razze (30%), crostacei (27%), mammiferi (25%) e uccelli (14%).

A preoccupare sono soprattutto le conseguenze della pesca eccessiva. Quest’ultima, rilevano gli esperti della Iucn, “ha spinto due specie di razza sull’orlo dell’estinzione”; una è la Rhynchorhina mauritaniensis, la cui popolazione si è ridotta dell’80% negli ultimi 45 anni. Tra i pesci d’acqua dolce, si calcola che siano almeno 18.000 le specie che stanno andando incontro a un rapido declino, soprattutto in Giappone e in Messico.

Sono sette le specie di primati “decisamente in declino a causa della perdita del loro habitat”. Sei di queste vivono nell’Africa occidentale e si calcola che le attività umane, prima fra tutte la deforestazione, abbiano distrutto il loro habitat riducendone la popolazione del 40%.

Oltre 5.000 alberi di 180 Paesi sono stati infine aggiunti alla lista rossa. Tra questi, almeno 23 specie di palissandro sono in pericolo in Madagascar a causa del commercio clandestino del loro legno pregiato, mentre l’olmo americano è minacciato dalle malattie.

Fonte: comunicato stampa IUCN

Il comunicato integrale in inglese




Dagli scarti agricoli ecco la farina di insetti per mangimi animali

Farina di insettiUtilizzare gli scarti agricoli per allevare insetti da cui ricavare farine proteiche per produrre mangimi animali di qualità. E’ questo l’obiettivo del progetto FEEDS, appena finanziato dalla Regione Toscana e coordinato scientificamente dall’Università di Pisa.

L’idea è quella di utilizzare i resti agricoli, principalmente spezzato di cereali e residui di mondatura degli ortaggi, come substrati per l’allevamento di insetti da utilizzare per produrre mangime – spiega la professoressa Elisabetta Rossi dell’Ateneo pisano referente scientifico di FEEDS – l’obiettivo è quindi di trasformare degli scarti in una risorsa creando così anche una nuova attività all’interno delle aziende agricole”.

Il progetto FEEDS ha preso il via ufficialmente lo scorso 23 ottobre al Centro di ricerca Avanzi dell’Università di Pisa a S. Piero a Grado con un convegno intitolato “L’utilizzo degli insetti nei mangimi: presente e futuro”. Alla giornata hanno partecipato i rappresentanti dei vari soci del consorzio pubblico privato: fra i partner scientifici oltre all’Ateneo pisano, l’Università di Firenze e Nutrigene srl spinoff dell’Università di Udine, quindi la Cooperativa Zoocerealicola L’Unitaria come capofila, l’azienda agricola Marchini Silvia e l’Agenzia di formazione IM.O.FOR. Toscana.

Nei tre anni del progetto sarà costruito un impianto in grado di utilizzare gli scarti agricoli per l’allevamento di due specie di insetti, la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e il verme delle farine (Tenebrio molitor). Il passo successivo sarà la produzione di larve e pupe essiccate e macinate da trasformare in farine proteiche per mangime di pesce, animali da compagnia e specie avicole. Infine, applicando i principi dell’economia circolare e della bioeconomia, il progetto prevede la produzione di compost a partire dai residui dell’allevamento di insetti.

Nell’ambito di FEEDS, il ruolo specifico dell’Università di Pisa sarà quello di mettere a punto le metodiche di allevamento degli insetti in funzione dei substrati disponibili e di ottimizzare i processi di produzione delle farine. La conoscenza della biologia degli insetti e la capacità di condurne l’allevamento costituiscono infatti un presupposto di base per ottenere una produzione di qualità idonea al commercio.

Nel mondo occidentale si parla molto dell’utilizzo degli insetti nell’alimentazione umana e animale – conclude Elisabetta Rossi – tuttavia, mentre l’uso diretto da parte dell’uomo incontra oggi ostacoli culturali, l’impiego nell’alimentazione animale potrebbe contribuire alla sostenibilità delle produzioni zootecniche, e ci riguarda indirettamente come consumatori. Diffondere una adeguata conoscenza in questo ambito, può contribuire ad un’educazione alimentare corretta, informata e indirizzata verso la sostenibilità”.

Fonte: Università di Pisa




IZSLER tra i Centri di Referenza europei per il Benessere animale

AvicoliIn data 15 luglio 2019 la Commissione Europea Directorate-General for Health and Food Safety (DG SANTE) ha comunicato il risultato della selezione per “l’assegnazione del Centro di Referenza Europeo per il benessere dei polli e altri piccoli animali allevati” (European Union Reference Centre for the welfare of poultry and other small farmed animals). Il Centro è stato conferito ad un consorzio formato da quattro istituti di ricerca appartenenti a quattro diversi Stati Membri rappresentati da Francia, Spagna, Italia e Danimarca.

L’assegnazione riconosce ad IZSLER ed agli altri componenti del consorzio, competenza e capacità organizzativa per seguire, implementare e diffondere le migliori pratiche riguardanti il benessere dei polli e di altri piccoli animali allevati, quali i conigli e gli animali da pelliccia. Nella distribuzione delle attività IZSLER avrà il ruolo leader nella dissemination. Il consorzio sarà composto dalla French Agency for Food, Environmental and Occupational Health & Safety (ANSES) (Francia), unitamente all’Institute of Agrifood Research and Technology (IRTA) (Spagna), all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini” (IZSLER) (Italia) e al Department of Animal Science presso l’università di Aarhus (Danimarca).
Hanno risposto congiuntamente alla chiamata annunciata in data 22 febbraio 2019 la dott.ssa Virginie Michel per l’ANSES nel ruolo di coordinatrice del Consorzio, il dott. Antonio Velarde per l’IRTA, il dott. Leonardo James Vinco per l’IZSLER e il prof Seen Henrik Moller per la Aarhus University.

L’Istituzione di centri di riferimento per il benessere degli animali è stata prevista dagli articoli 95 e 96 del Regolamento (UE) 2017/625 (c.d. regolamento sui controlli ufficiali), che ha armonizzato le norme UE in materia di controlli ufficiali e altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari.

Il Centro di Referenza Europeo per il benessere dei polli e altri piccoli animali allevati costituisce la seconda assegnazione dopo quella del Centro di Referenza Europeo per il benessere dei suini, conferita al consorzio formato da Danimarca, Germania e Paesi Bassi.

Il nuovo Centro, a differenza del precedente, si occuperà di varie specie, è previsto che ANSES avrà in carico la linea avicola da deposizione , IZSLER la linea avicola carne, la Spagna il coniglio e la Danimarca gli animali da pelliccia. Il Centro fornirà un supporto tecnico e un’assistenza coordinata agli Stati Membri per effettuare i controlli ufficiali sul benessere degli animali. Contribuirà inoltre alla diffusione di buone pratiche, nonché alla realizzazione di studi scientifici, corsi di formazione e alla diffusione di ricerche e informazioni sulle innovazioni tecniche.

Gli istituti partecipanti alla chiamata hanno dovuto documentare e attestare di possedere i requisiti stabiliti dal Regolamento, fra i quali:
– Un elevato livello di competenza scientifica e tecnica (sul rapporto uomo-animale, comportamento animale, fisiologia animale, genetica animale, salute e nutrizione animale in relazione al benessere degli animali, e aspetti di tale benessere connessi all’impiego commerciale e scientifico degli animali);
– Personale debitamente qualificato (ed eventualmente personale di sostegno) con una formazione adeguata nelle suddette competenze scientifiche ed anche nelle questioni etiche relative agli animali;
– Disponibilità o accesso alle infrastrutture, alle attrezzature e ai prodotti necessari per svolgere i compiti loro assegnati.

Il Centro dovrà valutare in modo attento i più recenti sviluppi nel campo della ricerca scientifica a livello nazionale, europeo e internazionale, inclusi gli studi eseguiti e le azioni intraprese da altri Centri di riferimento dell’Unione europea per il benessere degli animali.

Le attività del Centro avranno inizio in Gennaio 2020

Fonte: IZS LER




All’IZS Ler la presidenza del gdl sulla sperimentazione animale del Ministero della salute

laboratorio di ricercaNella giornata del 16 Luglio si è tenuta presso il Ministero della Salute la presentazione del Gruppo di Lavoro per lo studio e l’applicazione delle normative in materia di sperimentazione animale, per la promozione dei principi delle 3R e dei metodi di ricerca senza uso di animali, costituito presso la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, dr. Silvio Borrello.

In tale occasione, alla presenza del Ministro della Salute On. Giulia Grillo, dr. Borrello (Direttore Generale), dr. Santucci (Direttore Ufficio 6 – Tutela del benessere animale, igiene zootecnica e igiene urbana veterinaria) e dei collaboratori degli uffici interessati, il Ministro ha presentato gli obiettivi inerenti l’istituzione di tale gruppo di lavoro.

Il gruppo è costituito da membri appartenenti a differenti istituzioni pubbliche: Ministero della Salute, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Istituto Superiore di Sanità, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Centro Nazionale delle Ricerche, Accademici e Ricercatori coinvolti in molteplici campi della sperimentazione e delle tematiche ad essa correlate (bioetica, legislazione).

Nello specifico, è emersa la volontà da parte delle istituzioni di promuovere la discussione inerente sia i metodi che sostituiscono l’utilizzo degli animali da laboratorio sia l’applicazione integrale delle 3Rs (Refinement, Reduction, Replacement) che si inseriscono ed affiancano la realizzazione dei test totalmente alternativi.

L’attività che viene richiesta al gruppo di lavoro, prevede i seguenti obiettivi:

  • effettuare uno studio della normativa nazionale e dell’Unione europea in materia di sperimentazione animale e sui metodi alternativi;
  • svolgere una corretta e approfondita informazione scientifica sul benessere degli animali utilizzati a fini scientifici e sulle alternative alla sperimentazione animale;
  • promuovere l’applicazione dei principi delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement), in particolare in ambito didattico;
  • proporre iniziative volte a garantire la trasparenza sull’impiego degli animali nella ricerca scientifica, in particolare sulla tipologia di animali impiegati, sulle condizioni di trattamento, sulle finalità delle ricerche e sui risultati ottenuti;
  • formulare proposte normative volte a garantire un più elevato livello di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici

Da ultimo, al Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso IZSLER, creato proprio a seguito dell’emanazione della direttiva europea 63/2010 per lo studio delle 3R e dei metodi alternativi, è stata affidata la presidenza del gruppo di lavoro, con l’obiettivo di coordinare le attività e di mantenere aggiornato il Ministero della Salute relativamente ai progressi che si otterranno nell’ambito dell’incarico conferito. Nel corso della riunione d’insediamento il gruppo di lavoro ha nominato presidente la dott.ssa Silvia Dotti del Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, benessere e cura degli animali da laboratorio.

Fonte: IZS Ler




Metodi alternativi all’utilizzo degli animali da laboratorio, fondi agli studenti della Lombardia

Per gli studenti universitari iscritti regolarmente all’ultimo anno di alcuni corsi di laurea presso Atenei della Regione Lombardia: la legge regionale 4/2015 mette a disposizione fondi per poter fare una esperienza all’estero in università europee, centri di ricerca in materia di metodi alternativi all’utilizzo degli animali da laboratorio e individuate dal Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio.

In ottemperanza a quanto previsto dalle Determinazioni in ordine alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ai sensi della legge regionale n. 4/2015 e alla Applicazione della delibera Regione Lombardia X/7349 del 13.11.2017 e relative linee guida, il Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Brescia), in collaborazione con Regione Lombardia, pubblica l’avviso per esperienza formativa inerente i metodi alternativi e dedicata a studenti universitari.

 




A 3 anni dalla firma del protocollo Banco Alimentare intervista il Presidente SIMeVeP

I Veintervista banco alimentareterinari sono i nostri più inaspettati alleati nella lotta contro lo spreco alimentare!“, scrive Banco Alimentare su facebook per presentare l’intervista “I Medici Veterinari: protagonisti nel recupero delle eccedenze” al Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, a 3 anni dalla firma del protocollo d’intesa sottoscritto a seguito dell’entrata in vigore della legge 166/2016 (Legge Gadda) “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarieta’ sociale e per la limitazione degli sprechi”.

Queste le domande a cui a risposto il Presidente:

  • Cosa c’entra la vostra categoria con la lotta allo spreco alimentare che Banco Alimentare persegue?
  • In questi 3 anni trascorsi dalla sigla del protocollo, quali iniziative avete promosso?
  • Nella sua esperienza cosa è cambiato? Sappiamo che il suo coinvolgimento personale è stato forte, in prima persona e intenso…
  • In che modo i medici veterinari possono diventare ambasciatori del NON spreco alimentare?

Leggi l’intervista integrale

 




Cinghiali, il 7,8% affetti dal virus Epatite E nell’area Chietino-Lancianese. Studio presentato a Chicago dal Servizio di Sanità animale della Asl

cinghialiL’Abruzzo, con il 22,2% rispetto al totale dei casi registrati a livello nazionale, è la regione maggiormente colpita dall’Epatite E, malattia dei suidi sostenuta da un virus (HEV) in grado di trasmettersi da animale ad animale e che può passare all’uomo per via alimentare: in Abruzzo è infatti assai frequente il consumo di carne suina cruda o poco cotta (salsicce di carne e di fegato, anche di cinghiale).

Il Servizio veterinario di Sanità animale della Asl Lanciano Vasto Chieti, diretto da Giovanni Di Paolo, ha sviluppato uno studio sperimentale sui cinghiali cacciati al fine di determinare in tale popolazione (circa 6.000 esemplari) non tanto la positività sierologica di tali animali, segno di un contatto con il virus, ma la reale presenza del virus stesso dell’epatite E attraverso specifiche tecniche di isolamento.

I risultati dello studio sono stati giudicati molto interessanti dalla comunità scientifica internazionale e sono stati presentati alla “100^ Conferenza mondiale dei ricercatori delle malattie infettive animali” che si è appena tenuta a Chicago (Illinois), negli Stati Uniti. Allo studio, insieme a Giovanni Di Paolo e ad Angelo Giammarino del Servizio veterinario di Sanità animale della Asl hanno collaborato Fabrizio De Massis, Giuseppe Aprea, Silvia Scattolini, Daniela D’Angelantonio, Arianna Boni, Francesco Pomilio e Giacomo Migliorati dell’Istituto zooprofilattico di Teramo e il tecnico della prevenzione Chiara Morgani.

In particolare, il virus è stato ricercato nel fegato e nella cistifellea di 102 cinghiali provenienti dai Comuni ricadenti nell’Ambito territoriale di caccia (Atc) Chietino Lancianese. I risultati delle analisi hanno evidenziato la presenza del virus nelle matrici di otto cinghiali, evidenziando una percentuale di infezione del 7,8% (numero di soggetti infetti sul totale dei capi testati).

L’indagine ha voluto inoltre determinare l’eventuale sieropositività al virus dell’epatite E dei cacciatori che hanno avuto contatto con i capi infetti; in questo caso, nessuno dei cacciatori è risultato infetto.

In situazioni di “stretto” contatto, il virus dell’Epatite E può infatti passare dai suidi infetti all’uomo attraverso il consumo di carne o fegato senza un adeguato trattamento termico, determinando l’insorgenza della malattia che, seppur asintomatica nella maggior parte dei casi, può a volte manifestarsi con i sintomi classici di un’epatite acuta (febbre alta, dolore addominale, ittero).

Molta importanza nella trasmissione della malattia è data al cinghiale, che è in grado di ospitare il virus fungendo da fonte di infezione per l’uomo (reservoir).

L’epatite E è oggi considerata una zoonosi (malattia trasmessa dall’animale all’uomo) emergente e i casi accertati in Europa e in Italia hanno visto un aumento esponenziale negli ultimi anni.

Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) considera questa malattia molto importante dal punto di vista della salute pubblica. Sono infatti in corso numerosi progetti per determinare la reale incidenza della malattia nella popolazione italiana così come comunicato nei più recenti studi presentati al workshop “Epatite E: un problema emergente in sicurezza alimentare”, svoltosi a Roma nella primavera scorsa proprio presso la sede dell’Iss, in collaborazione con il Ministero della Salute.

Fonte: ASL Lanciano Vasto Chieti




Latte, perchè sprecarlo?

latteQuando il cibo viene perso o sprecato, vengono sprecate anche le risorse naturali utilizzate per la catena di approvvigionamento: terreni, nutrienti, fertilizzanti, energia e acqua. Ogni successivo passaggio della catena aggiunge risorse ed emissioni, per cui il cibo sprecato a livello di somministrazione e consumo produce il più elevato impatto ambientale influendo sui cambiamenti climatici.

Il Vice Presidente SIMeVeP affronta la questione con riferimento al latte, con un contributo pubblicato su “La Settimana Veterinaria”.




All’IZS Piemonte Liguria e Val d’Aosta il centro di referenza nazionale sulle allergie alimentari

Allergie alimentari«Il riconoscimento da parte del Ministero della Salute dell’Istituto zooprofilattico come Centro di Referenza Nazionale per la rilevazione negli alimenti di sostanze e prodotti che provocano allergie e intolleranze è la dimostrazione della lungimiranza con cui il nostro Istituto ha saputo creare le competenze e le professionalità necessarie a fornire un servizio di eccellenza su uno dei temi emergenti nell’ambito della sanità alimentare. Un percorso avviato dall’Istituto zooprofilattico ben prima che l’Europa emanasse, appena nel 2011, il regolamento sul diritto dei consumatori all’informazione sugli alimenti. Oggi l’Istituto effettua dalle 400 alle 800 analisi all’anno per la verifica della presenza di glutine negli alimenti da inserire o presenti in prontuario. Quanto agli altri allergeni, grazie anche alla sensibilità mostrata dalle Regioni di appartenenza dell’Ente (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), che hanno inserito la ricerca nei programmi di controllo ufficiale, si è passati da 513 campioni analizzati nel 2016 ai 1300 del 2018. Un risultato davvero encomiabile».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, al termine della visita a sorpresa effettuata alla sede dell’Istituto zooprofilattico in via Bologna 148, dove ha preso visione del laboratorio analisi sulle allergie alimentari “promosso” dal Ministero, complimentandosi con il direttore facente funzioni Angelo Ferrari: presenti anche Piero Durando consigliere di amministrazione, Bruno Osella, direttore amministrativo e Manila Bianchi del Centro di referenza allergeni.

«Il ruolo dell’Istituto zooprofilattico – ha aggiunto Icardi – è fondamentale per un approccio globale alla sanità pubblica, attraverso la condivisione dei dati e la corretta formazione e informazione, in aderenza alla effettiva diffusione dei fenomeni, anche al fine di evitare allarmismi ingiustificati. Sul fronte propriamente zootecnico, l’Ente è titolato a svolgere un ruolo di supporto tecnico, a servizio degli allevatori, come peraltro risulta chiari dalla sua “mission” originaria».

Ecco di cosa si occupa il Centro di Referenza Nazionale per la rilevazione negli alimenti di sostanze e prodotti che provocano allergie e intolleranze.
-Sviluppare ed Armonizzare le metodiche di ricerca degli allergeni da applicare in autocontrollo e nei controlli ufficiali, al fine di fornire ai diversi operatori gli strumenti per il controllo;
-Realizzare un sistema strutturato e permanente di referenti ai fini del coordinamento delle attività che saranno poste in essere sul territorio nazionale;
-Fornire assistenza tecnico-scientifica al Ministero della Salute e alle Regioni
-Curare l’organizzazione di corsi di formazione per il personale del Servizio Sanitario Nazionale e di altri operatori di Enti competenti;
-Individuare filoni di ricerca strategici, che permettano di garantire la sicurezza del consumatore e nello stesso tempo di migliorare la qualità dei prodotti

Fonte: IZS TO