VII giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in calo lo spreco domestico

Per la prima volta negli ultimi dieci anni lo spreco di cibo nelle case degli italiani è in calo: il 25% in meno rispetto allo scorso anno con un risparmio nel 2020 di 1,5 miliardi di euro.

E’ quanto emerge dal Rapporto Waste Watcher 2020 di Last Minute Market/Swg, in occasione della settima Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – quest’anno dedicata in particolare al binomio cibo – salute, quindi alla prevenzione dello spreco come presidio concreto per la salute dell’ambiente e della persona – promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri.

Secondo il rapporto, il costo settimanale medio a famiglia si attesta sui 4,91 euro (circa 6,5 miliardi euro totali). La stima nel 2019 era di 7 euro (costo di 600 grammi circa di spreco settimanale) per un totale di circa 8 miliardi. E cresce l’attenzione per i costi ambientali ed economici legati allo spreco del cibo sulla scia del “Green New Deal”.

I dati sono stati presentati nel corso di un incontro al Minstero della salute.  “Una consapevolezza che cresce finalmente anche nel nostro Paese, perchè il 66% degli italiani ritiene ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo, secondo i dati Waste Watcher 2020 e al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti specifici del suo impatto sulla salute sono determinanti per 1 italiano su 3, il 36%. Il ministero della Salute sostiene e promuove con decisione le iniziative della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, consapevole che lo stato di salute delle popolazioni del pianeta, sia ricche che povere, è fortemente influenzato dal livello e dalla qualità della nutrizione. Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie, e di gestione e trattamento in molte altre: l’Oms ci ricorda che sono quasi 3 milioni le vite che si potrebbero salvare ogni anno nel mondo grazie a un consumo sufficiente di frutta e verdura fresca” ha detto la Sottosegretaria al ministero della Salute Sandra Zampa.

Dall’approvazione delle legge Gadda in poi, e grazie agli strumenti che la legge 166/2016 mette a disposizione di tutti gli attori del processo, è stata fatta tanta strada. I dati positivi diffusi oggi ci incoraggiano a proseguire con determinazione e orgoglio nel progetto “Spreco alimentare” della SIMeVeP che promuove il ruolo attivo dei Veterinari dei Servizi Veterinari delle ASL come facilitatori e garanti a livello locale nel sostenere e favorire la donazione degli alimenti invenduti attraverso la formazione e sensibilizzazione in tema di sicurezza igienico-sanitaria degli operatori delle associazioni beneficiarie che li acquisiscono e li ridistribuiscono. Le attività di formazione proseguono in tutta Italia, le collaborazioni con enti caritatevoli come Banco alimentare e Caritas e con altri attori della filiera alimentare si approfondiscono e si ampliano. Avanti così!”  ha dichiarato Antonio Sorice, Presidente SIMeVeP a margine della firma in ATS Bergamo del protocollo per recuperare le eccedenze alimentari tra Regione Lombardia Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e Banco Alimentare della Lombardia in collaborazione con il Consiglio di rappresentanza dei sindaci di Bergamo.

Il 29 settembre 2020 si celebrerà la I Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari proclamata dalle Nazioni Unite.

I dati Waste Watcher 2020




WINTER SCHOOL 2020 “Alimentazione prevenzione cura. Nuova governance in sanità”

L’alimentazione da sempre si accompagna al concetto di salute e benessere. Basti pensare nell’antichità alla medicina della Magna Grecia e all’impatto sulla Scuola Salernitana.
Questi concetti intuitivi si sono tramutati nei tempi recenti in realtà scientifiche. Il concetto di qualità di vita, infatti, accompagna trasversalmente terapie, non ultimo le terapie innovative, sostegno al paziente ed alla famiglia, e affiancamento alle degenze in ambito ospedaliero o in altre strutture assistenziali.

Contemporaneamente l’alimentazione impatta sugli stili di vita e quindi sulla prevenzione delle malattie, ma anche su malattie croniche quali il diabete e le malattie infiammatorie intestinali, sul microbiota e sull’insorgenza di malattie neurologiche, sull’antimicrobico resistenza, sul miglioramento del performance status nelle terapie oncologiche. Nello stesso tempo il futuro del SSN è legato alla sostenibilità finanziaria di una organizzazione regionalizzata che deve coniugare gli interessi dei cittadini, delle aziende del settore, delle istituzioni e dei prescrittori.
La nuove terapie devono coniugarsi con i programmi di prevenzione al fine di migliorarne l’appropriatezza, e nello stesso tempo devono esplicitarsi con criteri gestionali nuovi, al di fuori degli schemi, che vedano l’innovazione, qualunque sia, non con timore ma con la consapevolezza che migliore prevenzione applicata alle migliori cure sono i capisaldi di un sistema salute che ponga gli interessi del paziente al centro di un sistema in continuo miglioramento ed in continua implementazione.

Su questi temi si confronteranno vari esperti invitati a partecipare alla Winter School 2020 “Alimentazione prevenzione cura. Nuova governance in sanità”” organizzata da Motore Sanità per il 6 e 7 febbraio a Pollenzo (Cn) presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.

Il Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, interverrà il 6 febbraio durante la sessione su “cultura del cibo e prevenzione delle malattie” trasmissibili per parlare di “Uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi e loro impatto sul cibo”.

“Negli ultimi anni l’impatto sulla salute umana dell’incremento del fenomeno dell’antibiotico resistenza ha stimolato una particolare attenzione nell’ottenere informazioni sul ruolo dell’uso di molecole ad azione antimicrobica negli animali, sui meccanismi di selezione di microrganismi resistenti e sul trasferimento di geni di resistenza all’uomo” ha anticipato Sorice. “E’ più che mai necessario uno sforzo congiunto e coordinato che abbracci il campo umano e veterinario secondo l’approccio di One Health – One Medicine – One World, come viene confermato dai dati che emergono dai vari tavoli tecnici operanti a livello mondiale su tale emergenza considerata la vera minaccia del terzo millennio“.

Programma

 




Antibiotici, meno è meglio. SIMeVeP sostiene il “manifesto di impegni dei professionisti per un utilizzo appropriato degli antibiotici”

E’ stato presentato stamattina al Ministero della salute, nel corso della “Giornata sull’uso consapevole degli antibiotici”, il “Manifesto di impegni dei professionisti per un utilizzo appropriato degli antibiotici, per contrastare il fenomeno dell’antimicrobico resistenza”.

Il manifesto è stato messo a punto da Slow Medicine e Altroconsumo nell’ambito del progetto “Fare di più non significa fare meglio – Choosing Wisely Italy” insieme a 16 società scientifiche di medici, infermieri, farmacisti e veterinari che hanno prodotto raccomandazioni sull’uso corretto di antibiotici in Choosing Wisely Italy o sono direttamente coinvolte nella questione; riporta il nome e la foto del medico o dell’équipe che lo sottoscrive e potrà essere esposto negli studi medici e ambulatori, nei reparti ospedalieri e nelle farmacie. I medici potranno diffondere anche sui social il loro impegno, postando il manifesto con la loro foto attraverso l’hashtag #menoemeglio.

SIMeVeP, socio istituzionale di Slow Medicine, ha aderito a settembre di quest’anno al progetto “Choosing Wisely Italy” e oggi sostiene con forza il manifesto “Antibiotici, meno e meglio” come diretta testimonianza del proprio impegno e dei medici veterinari di sanità pubblica per un uso appropriato, corretto e razionale degli antibiotici e per una corretta informazione dei cittadini.

A breve sarà disponibile il manifesto rivolto ai medici veterinari che vi invitiamo sin da ora a sottoscrivere e diffondere.

Antibiotici, meno e meglio

 




ECM gratuiti al Festival del giornalismo alimentare

L’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, provider ECM presso il Ministero della salute ha accreditato una parte del Festival del giornalismo alimentare offrendo i crediti formativi a: medici, veterinari, biologi, chimici, tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, tecnici sanitari di laboratorio biomedico, farmacisti.

L’evento formativo  “Agroalimentare green. comunicare le strategie per filiere e consumatori di domani”comprende tutti i panel del Festival previsti in Sala Londra al Centro congressi del Lingotto a Torino da giovedì 20 mattina a venerdì 21 alle 13.

L’evento è gratuito e dà diritto a 6,3 crediti ECM – iscrizioni entro al 18 febbraio

Programma e scheda di iscrizione

NB: L’iscrizione per i crediti ECM non va confusa con l’accredito al Festival che va fatta, a parte, sul sito www.festivalgiornalismoalimentare.it che permette di utilizzare tutti i servizi del Festival.

 

 




Giornata mondiale dell’alimentazione

“Le nostre azioni sono il nostro futuro. Un’alimentazione sana per un mondo #FameZero”. E’ il tema della Giornata Mondiale dell’alimentazione (GMA) promossa dall’ONU e dalla FAO, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 25 settembre 2015.

Nello specifico l’obiettivo 2 “porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile” punta a garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a mantenere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente il territorio e la qualità del suolo.

In linea con quanto sopra è anche l’adozione, da parte dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, della risoluzione A/RES/70/259 “United Nations Decade of Action on Nutrition (2016-2025)” (Il decennio d’azione delle Nazioni Unite sulla nutrizione), che mira a promuovere azioni vigorose per porre fine alla fame e alla malnutrizione a livello mondiale e ad assicurare l’accesso universale a regimi alimentari più sani e sostenibili, per tutte le persone, indistintamente e ovunque esse vivano.

Con tali riferimenti (Agenda 2030 e Decade nutrizione), l’Italia si è impegnata negli ultimi anni per:

  • lanciare campagne di promozione dell’allattamento al seno, che costituisce il modo di alimentazione migliore e più naturale per neonati e bambini
  • prevedere azioni specifiche per le donne, considerando che sono spesso più vulnerabili alle carenze nutrizionali con diverse gravi conseguenze sulla loro salute
  • avviare azioni per la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantili, fra le quali guardiamo con particolare interesse agli Accordi già avviati con l’Industria del settore Alimentare per la riformulazione degli alimenti (soprattutto per i bambini) ed il miglioramento delle loro caratteristiche nutrizionali
  • adattare i sistemi alimentari per eliminare gli sprechi alimentari con azioni specifiche e mirate
  • avviare programmi di educazione alimentare all’interno delle scuole e delle comunità locali; in proposito sono stati avviati diversi interventi e studi pilota, che aiuteranno a conseguire gli obiettivi della decade ONU

A livello nazionale

Il rapido cambiamento nelle abitudini della dieta a causa dell’aumentata industrializzazione, urbanizzazione, sviluppo economico e la crescente globalizzazione dei mercati alimentari, associati alla mancanza di un organismo con funzioni di coordinamento e proposta, ha impedito, ad oggi, di pervenire a dati condivisi e uniformi. Non di rado si assiste, anche a livello istituzionale, ad iniziative e percorsi formativi e informativi diversi, talvolta in antitesi tra loro.  Al fine di superare tali contraddizioni e avviare una strategia di politica nutrizionale basata sull’evidenza, condivisa e attiva, risultano di particolare rilievo, per i compiti di sorveglianza nutrizionale, le attività del Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale (TaSiN), che svolge funzioni di Osservatorio come previsto dall’Accordo Stato Regioni del 24 novembre 2016.

Il tavolo ha anche lo scopo di raccogliere i dati e le esperienze esistenti su tutto il territorio, per evidenziare le abitudini alimentari in età e gruppi socioeconomici diversi e stabilire orientamenti univoci sulle politiche- nutrizionali-educazionali e strategie di intervento.

Sempre a livello nazionale, è operativo presso questo Ministero il “Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno (TAS)“. Gli effetti positivi sulla salute del bambino e della madre fanno della protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno uno degli interventi di salute pubblica più rilevanti in termini di efficacia e di rapporto costo/beneficio.

A livello internazionale

Il Ministero conduce specifiche azioni per la protezione e il recupero delle diete locali tradizionali, con specifici programmi ed accordi. Un esempio è stato il Progetto fra Ministero della salute italiano e FAO, volto a promuovere la Dieta Mediterranea in Libano e Tunisia, al fine di garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione in paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa. Il Progetto, appena concluso, ha avuto lo scopo di estendere i benefici che la Dieta Mediterranea comporta e di sradicare la malnutrizione e la povertà nel ciclo di due anni, attraverso azioni di rilevazione statistica, di sensibilizzazione dei consumatori e di adeguamento dei sistemi alimentari.

Inoltre, da luglio 2017 procedono i lavori del Tavolo Italia Decade per la nutrizione (con la super visione di FAO ed OMS) con assetto inter istituzionale, multidisciplinare e multistakeholder, che prevede una leadership italiana per la diffusione di modelli di diete tradizionali, sane e sostenibili. Si evidenzia, in tale contesto, che l’Italia vorrà assumere il ruolo di Focal Point per la diffusione dei principi della Dieta Mediterranea con specifici programmi ed il prossimo lancio di una specifica Action Network fra Paesi aderenti.

Guarda il video del Presidente alla FAO

Fonte: Ministero della salute




Debito formativo ridotto per i professionisti sanitari delle zone terremotate 2016 e 2017

EcmLa Commissione nazionale per la formazione continua nel corso della riunione del 25 luglio ha adottato una delibera in materia di riduzione debito formativo per i professionisti sanitari domiciliati o che svolgono la propria attività presso i comuni colpiti dagli eventi sismici degli anni 2016 e 2017.

La delibera prevede

    • Una riduzione del debito formativo di n. 25 crediti per il triennio 2014-2016;
    • Obbligo formativo di n. 75 crediti per il triennio 2017-2019

Il testo della delibera

 

A cura della segreteria SIMeVeP




3° caso di Trichinella nel Lazio in carne di cinghiale

cinghialeE’ il terzo isolamento nel Lazio di larve di Trichinella nelle carni di cinghiali abbattuti a caccia nella stagione venatoria 2019 – 2020.
Il ritrovamento è stato effettuato presso il Laboratorio Alimenti dell’Unità Operativa Territoriale Lazio Sud diretto dalla Dott.ssa Tiziana Zottola.
Il soggetto riscontrato positivo è un esemplare adulto, femmina, non gravido, del peso di circa 80 kg, abbattuto il 20/01/2020 nel comune di Colle San Magno località Serrone in provincia di Frosinone.

In questa provincia è il secondo ritrovamento di soggetti parassitati.

Già nel mese di novembre 2019 è stata segnalata l’infestazione da Trichinella britovi in un giovane maschio del peso di circa 30 kg cacciato in data 10/11/2019 nel territorio del comune di Atina (FR) in località Monte.

I territori dei due comuni di Atina e Colle San Magno non sono distanti,  potrebbero pertanto, insistere nel territorio altri cinghiale positivi.
Trichinella britovi è stata riscontrata anche in un maschio adulto, età circa 7 anni, peso 95 kg, abbattuto il 20/11/2019 nel Comune di Monte San Biagio (LT) in località Pozzo Farignoli Chivi.(Trichinella britovi in carni di cinghiali. Due casi nel Sud del Lazio).

Le larve di Trichinella rinvenute, tutte vive e vitali, sono state conferite all’ European Union Reference Laboratory for Parasites presso l’Istituto Superiore di Sanità per l’identificazione di specie mediante Multiplex PCR.

Per diagnosticare l’infestazione, viene simulata, in laboratorio, l’ attività dello stomaco dei vertebrati, attraverso una digestione artificiale dei tessuti muscolari , in particolar modo del muscolo diaframmatico, muscolo elettivo per la ricerca delle Larve di Trichinella. Il metodo è descritto nel Reg. UE 2015/1375.

Raccomandazioni
Si raccomanda di cuocere a cuore la carne di cinghiale ed evitare il consumo di preparazioni di carne essiccate, affumicate, salate in quanto i trattamenti di macinatura, essiccatura, salagione, affumicamento, aggiunta di spezie, antiossidanti, conservanti, stagionatura non inattivano le larve.
Solo il freddo ed il calore ne assicurano la devitalità. SONO NECESSARI almeno 2 mesi di congelamento a temperatura di –20 °C ed una buona cottura delle carni a temperature non inferiori a +70°C.

Fonte: IZS Lazio e Toscana




Confesercenti presenta lo sportello di sicurezza alimentare

pesticidiIl tema dell’alimentazione è più che mai attuale, l’opinione pubblica è sempre più attenta a ciò che mangia, stimolata da un’attenzione mediatica che non sempre si rivela mirata e accurata.

Il vizio di gridare allo “scandalo” rischia di produrre danni incalcolabili nella filiera senza riuscire a salvaguardare la salute dei consumatori. Parlare di sicurezza alimentare significa perciò fare informazione seria, a beneficio del benessere comune e di un settore economico strategico per l’Italia intera. Significa lanciare un forte richiamo alla valorizzazione del territorio, della
stagionalità, dei prodotti tipici, nel rispetto rigoroso delle regole e dell’ambiente in cui si vive. Ecco perché non si tratta solo di limiti e di norme, semmai di “buone pratiche” in grado di rafforzare il legame di fiducia tra produttori, esercenti e consumatori finali.

Su questi temi e con questi obiettivi Confesercenti Bergamo organizza per il 25 novembre il convegno “La sicurezza alimentare: rischi, garanzie e nuove prospettive”, che vedrà gli interventi di numerosi esperti del settore”.

Sarà l’occasione per presentare l’attività dello Sportello di sicurezza alimentare di Confesercenti, servizio per affiancare e accompagnare le imprese della ristorazione, i pubblici esercizi, le gastronomie, i negozi di vendita di alimenti, mense nel raggiungimento di standard qualitativi di eccellenza, a tutela dei consumatori e degli imprenditori stessi.

Antonio Sorice, Direttore Dipartimento Veterinario ATS Bergamo e Presidente SIMeVeP sarà presente con un intervento su “Il ruolo del servizio sanitario nazionale e la possibile alleanza con le imprese”.

 




A proposito del nuovo coronavirus cinese, un nuovo contributo del Prof. Di Guardo

coronavirusI prestigiosi Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta hanno dichiarato già da diversi anni che le “malattie infettive emergenti” sarebbero causate per il 60-70% da agenti biologici a dimostrato o sospetto potenziale zoonosico, vale a dire capaci di attuare il cosiddetto “salto di specie” da animale a uomo.

Non costituirebbe un’eccezione alla sopra citata premessa anche il nuovo coronavirus cinese, noto con l’acronimo “2019-nCoV” (“2019-novel CoronaVirus”) e che è stato appena innalzato a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al livello di “minaccia ad elevato rischio globale”, avendo finora causato in Cina oltre 400 decessi.

Da due diverse specie di serpenti velenosi presenti ed impiegati a scopo alimentare in Cina, infatti, il virus 2019-nCoV sarebbe passato agli esseri umani, previa “ricombinazione genetica” con un altro coronavirus proveniente dai pipistrelli.

Tale ipotesi, tuttavia, alimenta seri dubbi all’interno della Comunità Scientifica, visto e considerato che i rettili non sarebbero suscettibili ai coronavirus, diversamente da mammiferi e volatili. In ogni caso, sembra più che plausibile che il caso o i casi iniziali d’infezione da 2019-nCoV abbiano avuto origine da un “serbatoio” animale, analogamente ai due coronavirus della SARS e della MERS, che avrebbero compiuto il famigerato “salto di specie” passando rispettivamente all’uomo dai pipistrelli e da cammelli e dromedari.

Come normalmente avviene per tutte le infezioni da virus respiratori, la trasmissione del contagio da pazienti infetti a individui sani si realizza a seguito di stretti, prolungati e/o reiterati contatti fra gli uni e gli altri.

Ciò rende facilmente comprensibile come proprio nella Repubblica Popolare Cinese possa aver avuto la propria culla d’origine (anche) quest’ultima epidemia, che al pari di tutte le altre causate da virus respiratori – influenzavirus e coronavirus della SARS, tanto per citare due esempi eloquenti – avrebbe “beneficiato” di una serie di condizioni “ottimali”, rappresentate per l’appunto dall’eccessiva densità demografica umana e animale, dall’elevata promiscuità uomini-animali, nonché da certi stili di vita e abitudini alimentari. Queste avrebbero agito come fattori in grado di “metter le ali” al virus 2019-nCoV, alla medesima stregua di quanto già fatto nel caso dei virus influenzali e della SARS.

Per quanto poi concerne le misure “draconiane” adottate dalle Autorità Sanitarie Cinesi ai fini del contenimento del virus 2019-nCoV, che ha già fatto registrare casi d’infezione non soltanto in diversi Paesi Asiatici, ma anche in Australia, in Nord America ed in Europa, penso che le stesse siano da ritenersi particolarmente adeguate, al pari di quelle messe in campo (anche) nel nostro Paese. Facendo opportuno riferimento, in proposito, all’ineludibile premessa della “Scienza basata sull’evidenza”, è bene sottolineare che, allorquando ci si confronti con qualsivoglia “minaccia per la salute pubblica” – come nel caso di questo nuovo coronavirus, nei cui confronti un vaccino potrebbe esser disponibile non prima di diversi mesi -, ed in attesa che la Comunità Scientifica ne possa delineare con precisione e con i “tempi di manovra” all’uopo necessari (!!!) i relativi caratteri e contorni, dovrebbe scendere prepotentemente in campo il cosiddetto “principio di precauzione” (di cui si è fatta grande, imperitura memoria con la drammatica epidemia di “morbo della mucca pazza”), il cui fine primo e ultimo è quello, per l’appunto, di limitare quanto più possibile o, per meglio dire, far tendere “a zero” il rischio di esposizione umana.

Giovanni Di Guardo
Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Teramo




EMA: calano le vendite di antibiotici veterinari

Farmaci veterinariSecondo un rapporto dell’EMA, Agenzia europea per i medicinali, appena pubblicato i paesei europei continuano a ridurre l’uso di antibiotici negli animali. Le vendite complessive di antibiotici veterinari in Europa sono infatti diminuite di oltre il 32% tra il 2011 e il 2017.

I risultati confermano la tendenza al ribasso osservata negli ultimi anni e mostrano che gli orientamenti UE e le campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antibiotici negli animali per combattere la resistenza agli antimicrobici stanno avendo un effetto positivo. La riduzione delle vendite è il risultato degli sforzi combinati di veterinari, agricoltori, altri attori del settore zootecnico, degli Stati membri dell’UE, della Commissione europea e dell’EMA.

Di particolare importanza il calo di vendite di due delle classi di antibiotici di importanza critica per la medicina umana sono che sono quindi state utilizzate meno negli animali: le vendite di Polimixine sono crollate del 66% e le vendite di cefalosporine di terza e quarta generazione sono diminuite di oltre il 20%. Queste classi includono antibiotici utilizzati per trattare infezioni gravi nell’uomo causate da batteri resistenti alla maggior parte dei trattamenti.

La relazione fa parte del progetto europeo di sorveglianza del consumo antimicrobico veterinario (ESVAC) e presenta i dati di 31 paesi dello Spazio economico europeo più la Svizzera, che hanno fornito volontariamente informazioni sulle vendite o prescrizioni di antibiotici veterinari per il 2017.

La partecipazione al progetto ESVAC è cresciuta notevolmente: da 9 paesi nel 2010 a 31 paesi nel 2019 a ulteriore dimostrazion dell’impegno dei paesi europei nella lotta all’antibioticoresistenza, anche se permangono notevoli differenza fra paese e paese. Mentre 19 dei 25 paesi che hanno fornito dati per il 2011-2017 hanno registrato un calo delle vendite di antibiotici veterinari di oltre il 5%, tre paesi hanno registrato un aumento di oltre il 5% delle vendite nello stesso periodo. Gli altri tre paesi non hanno registrato un cambiamento significativo nelle vendite. Il calo sostanziale delle vendite di antimicrobici per le specie che producono alimenti che si è verificato per alcuni paesi indica che esiste ancora un elevato potenziale di diminuzione dell’uso di antimicrobici in altri, soprattutto in quelli con un consumo elevato.

L’Italia resta fra i paesi con vendite più alte, ma “I dati dicono anche che negli anni la situazione italiana sta migliorando in modo significativo, soprattutto per quanto riguarda il consumo di antibiotici, che è molto diminuito dal 2010 al 2016“, ha detto recentemente Antonio Sorice,  Presidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva, interervistato da Science sull’uso di antibiotici in allevamento (articolo in abbonamento)

Il problema esiste ed è molto serio, ma va anche sottolineato che è stato fatto molto per affrontarlo, sia a livello europeo, per esempio attraverso l’introduzione nel 2006 del divieto dell’uso di antibiotici come promotori della crescita, sia a livello nazionale. È dell’anno scorso l’obbligo in Italia di ricetta elettronica veterinaria, che garantisce la tracciabilità totale dei farmaci dispensati e ci permetterà nel breve e medio periodo di avere dati sempre più precisi sui consumi, ma anche sulle tipologie di farmaci più usati specie per specie o condizione per condizione. E stiamo lavorando molto sulla riduzione dell’uso veterinario di antibiotici considerati salvavita in ambito umano, come la colistina“.

Il rapporto (in inglese)