Nuove specie protette dalla Convenzione Cites

Geochelone elegansSono entrate in vigore le modifiche alle appendici della Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali selvatiche minacciate d’estinzione (Cites) adottate dalla 18a Conferenza delle Parti che si è tenuta a Ginevra dal 17 al 28 agosto scorso. Prevedono nuove specie protette che appartengono alla famiglia delle lucertole, delle tartarughe, dei gechi, lontre, gru e farfalle (Ceratophora erdeleni, Ceratophora karu, Ceratophora tennentii, Cophotis ceylanica, Cophotis dumbara, Gonatodes daudini, Achillides chikae hermeli, Parides burchellanus, Aonyx cinerea, Lutrogale perspicillata, Gruidae Balearica pavonina, Cuora bourreti, Cuora picturata, Mauremys annamensis, Geochelone elegans e Malacochersus tornieri).

La tutela della fauna – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – è tra i nostri obiettivi. L’applicazione corretta della Convenzione Cites è fondamentale a tal fine, sia a livello nazionale sia a livello internazionale. La protezione di nuove specie è una garanzia per l’ecosistema, per i suoi equilibri e il suo futuro”.

Per agevolare la corretta applicazione della Convenzione e del regolamento UE, è stata diffusa un’informativa alle associazioni di categoria maggiormente interessate ed è stato pubblicato sul sito Internet del ministero dell’Ambiente un comunicato rivolto ai possessori e ai commercianti di esemplari di specie selvatiche animali e vegetali. Il possesso dovrà essere denunciato ai nuclei Cites dell’Arma dei Carabinieri entro novanta giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del regolamento comunitario che modificherà gli allegati del regolamento Ue n. 338/97 con il quale viene attuata la Cites nell’Unione europea.

Di particolare rilevanza la decisione di escludere dalla regolamentazione Cites alcuni prodotti finiti, come gli strumenti musicali realizzati in dalbergia, un genere di alberi. Tali prodotti non necessiteranno più, dall’entrata in vigore delle modifiche, della documentazione Cites per essere commercializzati.

Si ricorda che per le importazioni e le esportazioni di esemplari di specie Cites è necessaria una licenza rilasciata dal ministero dello Sviluppo economico. Le riesportazioni e la commercializzazione all’interno dell’Unione europea richiedono un certificato rilasciato dai nuclei Cites dei Carabinieri.

Le circa 35.000 specie animali e vegetali tutelate dalla Cites sono riportate nelle appendici della Convenzione e negli allegati del regolamento UE.

Fonte: Ministero dell’Ambiente




Aggiornato il decalogo ISS-Ministero

A seguito del nuovo scenario epidemiologico in Italia, è stato aggiornato il decalogo sui comportamenti da seguire promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute a cui hanno aderito Ordini Professionali e Società Scientifiche.

In particolare il punto “Contatta il Numero Verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni” è stato modificato in “In caso di dubbi non recarti al Pronto Soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112 o i numeri verdi regionali

 

decalogo coronavirus

Tra i materiali disponibili anche un glossario redatto dall’ISS per comprendere meglio la terminologia adoperata per spiegare l’epidemia.

Il poster aggiornato

Il pieghevole aggiornato

Approfondimenti e aggiornamenti su Epicentro 

La sezione Normativa-coronavirus sul sito del Ministero della Salute.

 




Consumi alimentari: Il lavoro FAO/WHO GIFT e CREA sui dati italiani

Consumi alimentariGuardare all’alimentazione in un’ottica globale: sapere chi e cosa mangia, comprendendo quali sono le diverse abitudini delle diverse popolazioni nel mondo, è fondamentale per sviluppare adeguate politiche per l’agricoltura, la nutrizione, la sicurezza d’uso e l’impatto ambientale della dieta. Proprio a tal fine, la piattaforma GIFT http://www.fao.org/gift-individual-food-consumption/en/ , messa a punto dalla FAO e da WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità), raccoglie una banca dati globale sui consumi alimentari individuali, a cui il CREA contribuisce per l’Italia con i risultati dell’ultima Indagine Nazionale sui Consumi Alimentari INRAN-SCAI. Il 23 ottobre, presso il CREA Alimenti e Nutrizione (via Ardeatina 546, Roma), esperti FAO e ricercatori CREA Alimenti e Nutrizione si sono confrontati per inquadrare i dati italiani nel più ampio contesto globale e per definire le metodologie per armonizzarli ed utilizzarli al meglio, sia alla luce della distinzione crudo/cotto sia in considerazione della crescente attenzione alle ricadute ambientali delle nostre scelte alimentari.

I consumi italiani nel contesto globale Dalla piattaforma FAO/WHO-GIFT (dove, per ora, sono caricati Italia, Burkina Faso, Zambia, Bangladesh, Uganda, Bolivia, Lao PDR, Filippine) le differenze si focalizzano tra paesi ad elevato-medio reddito e paesi a medio-basso reddito. L’Italia, ancora fedele al modello alimentare mediterraneo (sebbene resti da migliorare la parte vegetale), consuma più frutta, verdura e ortaggi e meno cereali, rispetto agli altri Paesi, ma questo dato deve essere migliorato esprimendo i valori al cotto (cioè quando, avendo assorbito acqua con la cottura, pesano di più), per poi confrontare i risultati per gruppi di diversa età, sesso, area geografica, e variabili socio-demografiche (titolo di studio, professione, preferenze alimentari, e, in generale, stile di vita).

Crudo e cotto Conoscere i consumi espressi al crudo, come finora abbiamo fatto, è importante perché ci permette di confrontarli con le raccomandazioni, come, ad esempio, con i 400g di frutta, ortaggi, verdure al giorno. Tuttavia, per una valutazione più precisa dei nutrienti, specialmente delle vitamine, occorre anche il contenuto al cotto e questo lavoro richiede un calcolo basato su fattori di conversione crudo/cotto per capire dopo la cottura, quanto pesa l’alimento (Yield factor YF) e quanto rimane in termini di micro e macronutrienti (retention factor RF). Per valutare un piatto composto è necessario conoscere la composizione di ogni ingrediente, il metodo di cottura per poterne stimare l’impatto che va dalla variazione del peso (dovuta ad assorbimento o perdita di acqua e grassi) alla riduzione di nutrienti, vitamine e minerali. Nella realtà italiana i piatti composti forniscono circa la metà dell’assunzione giornaliera di energia.

Effetto “Greta” sulla dieta E’ possibile quantificare l’impatto ambientale (in termini di emissione dei gas serra) dei consumi alimentari. Semplicemente seguendo le raccomandazioni nutrizionali si può ottenere una riduzione del 28% di gas a effetto serra (GHG). In Italia, modellando la dieta con la riduzione del consumo di carne (-70%) e il contestuale incremento di verdura (+30%) e legumi si potrebbe ottenere un risparmio del 50% di emissioni di GHG.

Fonte: CREA




Macellazioni speciali d’urgenza, ristabilita la terzietà dei controlli a tutela della salute animale e della sicurezza alimentare

Il SIVeMP ha registrato ampia soddisfazione da parte dei veterinari del Servizio Sanitario Nazionale per la nota del Ministero della salute di chiarimenti sulle “Disposizioni in materia di ispezioni ante mortem in caso di macellazione d’urgenza” che il Direttore Generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari dott. Silvio Borrello e la Direttrice Generale dell’Igiene e sicurezza degli alimenti e nutrizione dott.ssa Gaetana Ferri hanno diramato a firma congiunta alle Regioni il 12 febbraio u.s. in ordine all’applicazione del regolamento UE 625/2817 entrato in vigore il 14 dicembre 2019.

Era stato il SIVeMP stesso, in rappresentanza del sentimento generale della categoria dei veterinari pubblici, a richiedere chiarimenti sulle criticità contenute in una prima nota del Ministero che permettendo “nel caso in cui le Autorità competenti non possano far fronte alle richieste di visite ante mortem di cui all’oggetto con le risorse umane a propria disposizione, possono designare, ai sensi dell’art. 5.2 del Reg. UE 2017/625, un veterinario libero professionista che, limitatamente all’attività in questione, assume la qualifica di “veterinario Ufficiale“ introduceva, pericolosamente seppur in maniera facoltativa, una contaminazione privatistica, non scevra da possibili conflitti d’interesse, al sistema di Sanità Pubblica veterinaria.

Le stesse perplessità erano state sollevate dalla Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari e da altri sindacati confederali.

La nota del 12 febbraio chiarisce invece che “il proprietario o detentore dell’animale, ove ricorrano gli estremi per una macellazione di urgenza, dovrà sempre e comunque richiedere l’intervento di un veterinario ufficiale alla ASL territorialmente competente, per la prescritta visita ante mortem”.

Il fatto che siano i veterinari dipendenti del Ssn ad assolvere le visite ante mortem degli animali destinati alla macellazione speciale d’urgenza, in orario diurno anteponendo tale prestazione ad altre meno urgenti e nelle ore notturne e festive mediante la pronta disponibilità – che il contratto di lavoro sottoscritto in data 19 dicembre 2019 riconferma nella sua piena agibilità – non fa che aumentare il livello di garanzie per l’insieme delle filiere italiane e per i consumatori italiani e stranieri che apprezzano i nostri prodotti in particolare perché, prima di ogni altra cosa, sono ineccepibili sotto il profilo delle certificazioni sanitarie rilasciate dai servizi veterinari pubblici.

Le indicazioni diramate ora dal Ministero assicurano da un lato la terzietà indispensabile per garantire i consumatori e, dall’altro, pongono nei fatti tra le priorità dei LEA e dei compiti istituzionali derivanti dalla normativa dell’Unione: la prevenzione delle malattie animali, il controllo sul corretto impiego del farmaco veterinario, e nel contempo la verifica delle condizioni di benessere del bestiame allevato, proprio in una condizione di particolare rischiosità quale è una macellazione speciale ed urgente.

Nell’applicazione del nuovo indirizzo, rispondente a quanto sancito dal regolamento 625/2017 cogente in tutta l’UE dal 14 dicembre 2019, non è stata saggiamente trascurata l’eventualità che le Aziende sanitarie locali, laddove la domanda superi la capacità di risposta, provvedano a carenze temporanee adottando soluzioni comunque regolamentate.

Ad ogni buon conto i veterinari ufficiali del Ssn saranno orgogliosi di poter mettere la loro competenza e la loro responsabilità professionale a disposizione di ogni esigenza degli allevatori italiani, come in ogni altra occasione, quale presidio di salute pubblica, per favorire la strategica competitività delle filiere agro-zootecniche-alimentari italiane




Covid-19, rischio reale e rischio percepito

Proponiamo la lettura della lettera del Prof. Giovanni Di Guardo, docente della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, pubblicata sulla rubrica “italians” del Corriere della Sera il 18 febbraio 2020

Caro BSev, sulla scorta dei dati a tutt’oggi disponibili non e’ possibile stabilire con esattezza quale sarà l’evoluzione dell’epidemia da SARS-CoV-2, com’è stato per l’appunto denominato il nuovo coronavirus responsabile della COVID-19 (Coronavirus Disease-2019). La comunità scientifica non e’ ancora in grado di affermare con sufficiente confidenza, in particolare, se l’attuale epidemia assumerà i caratteri di una pandemia, sebbene la recentissima segnalazione del primo caso di COVID nel continente africano (in Egitto, per la precisione) aggiunga ulteriore sostegno all’ipotesi di un’evoluzione in senso pandemico dell’infezione da SARS-CoV-2. I due elementi cardine che alimentano l’attuale incertezza sugli scenari evolutivi dell’epidemia sono rappresentati sia dalle lacune conoscitive in merito alle dinamiche d’interazione virus-ospite sia dai tempi necessari ai fini della predisposizione di uno o più vaccini sicuri ed efficaci, tempi che risulterebbero pari a 18 se non addirittura a 24 mesi, secondo autorevoli fonti e scienziati. Questa, in estrema sintesi, la rappresentazione in ambito “evolutivo-previsionale” dell’epidemia da SARS-CoV-2 da parte della comunità scientifica. Che dire del grande pubblico? Stiamo parlando, numeri alla mano, di una malattia infettiva che ha finora mietuto più di 1.600 vittime, delle quali solamente 4 sono state accertate al di fuori della Cina, con un singolo caso ad esito fatale descritto in Europa (Francia). A fronte dei circa 70.000 casi di COVID-19 finora segnalati (il 99% dei quali nella sola Cina, con particolare riferimento alla Provincia di Hubei), l’indice di letalità del virus sarebbe pari al 2%, ben distante quindi dal 10% e dal 30% e più dei due coronavirus della SARS e della MERS. Nonostante solo il 10% dei casi di malattia al di fuori della Cina sia stato accertato Europa, sembra che infodemia, fake news e “dintorni” abbiano prodotto un ampio solco fra rischio reale e percepito.




Antibioticoresistenza. Una minaccia globale per la sanità pubblica e i sistemi sanitari

A conclusione della World Antibiotic Awareness Week (18–24 novembre 2019) riproponiamo l’articolo “Antibioticoresistenza. Una minaccia globale per la sanità pubblica e i sistemi sanitari” a cura di Maurizio Ferri, Elena Ranucci, Paola Romagnoli, Valerio Giaccone pubblicato nel volume “Food Safety e Food Security – scenari futuri e ineludibile evoluzione della prevenzione primaria” pubblicato da SIMeVeP in occasione del convegno del 5 novembre 2015 in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.

Abstract:

L’antibiotico-resistenza (AR) è divenuta nel corso degli ultimi due decenni, una minaccia globale per i sistemi sanitari e per la sanità pubblica in tutto il mondo. La scoperta dei primi antibiotici ha fornito consistenti e indubbi benefici alla salute umana e animale e ha contribuito al progresso medico, ma l’uso improprio e l’abuso degli antimicrobici in Medicina veterinaria e umana hanno accelerato il fenomeno crescente dell’AR in tutto il mondo. Il presente lavoro fornisce una vasta panoramica sull’epidemiologia della AR con un focus sugli alimenti di origine animale e sugli effetti in ambito umano, sul quadro giuridico e sulle politiche attualmente intrarprese a livello comunitario e internazionale. Per rispondere alle sfide dell’AR occorre realizzare una serie di interventi riassumibili nei seguenti: progettazione di misure preventive e di biosicurezza più efficaci a livello di allevamenti animali per ridurre l’uso di antimicrobici; sviluppo di nuovi antimicrobici; potenziamento del sistema di sorveglianza su AR nelle popolazioni animali e umane; migliore conoscenza dei meccanismi di resistenza agli antibiotici; promozione di programmi educativi finalizzati a una maggiore consapevolezza dei soggetti interessati sull’uso prudente degli antibiotici nelle produzioni animali e nella clinica umana per le positive ricadute in sanità pubblica e ambientale. La diffusione globale dell’AR e la possibilità che la resistenza batterica, non avendo barriere, si diffonda nell’uomo, negli animali e nell’ambiente, sono gli elementi alla base di specifiche raccomandazioni, che concludono l’articolo, strutturate attorno a un approccio olistico e mirate per le diverse parti interessate. Le principali azioni di prevenzione e di controllo sono costituite da: efficaci misure preventive per limitare la necessità di usare antimicrobici negli esseri umani e negli animali; raccolta di dati necessari per valutare l’impatto sanitario ed economico; armonizzazione di dati comparabili sulla resistenza ed uso degli antimicrobici in Medicina umana e veterinaria; approccio olistico e collaborazione internazionale e interdisciplinare; studio sulla circolazione dei geni della resistenza nell’ambiente; sviluppo e sostegno di programmi di educazione sul rischio AR rivolti ai medici e veterinari prescrittori e ai consumatori.

Scarica l’articolo “Antibioticoresistenza. Una minaccia globale per la sanità pubblica e i sistemi sanitari”

Scarica il volume intero Food Safety e Food Security – scenari futuri e ineludibile evoluzione della prevenzione primaria

Il volume è anche disponibile per l’acquisto 




Covid-19, da ISS e Ministero della salute il decalogo

decalogo coronavirusDieci punti fermi, dalle indicazioni su come lavarsi le mani o pulire le superfici alle principali fake news puntualmente smentite, per curare l’“infodemia” legata al Sars-Cov-2 in luoghi ‘di passaggio’ come gli studi medici o le farmacie. A mettere a punto il manifesto, che ha raccolto l’adesione degli ordini professionali medici e delle principali società scientifiche e associazioni professionali, oltre che della Conferenza Stato Regioni, sono stati l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, che lo mettono a disposizione sui propri siti a chiunque voglia diffonderlo via social ma anche ‘fisicamente’, sotto forma di poster o pieghevole.

“L’impegno per prevenire l’epidemia da Sars-Cov-2 passa anche attraverso i comportamenti, che devono essere basati su informazioni corrette. Oggi il virus non circola nel nostro paese, ma seguire le misure raccomandate, a partire dal lavaggio delle mani, ci aiuta a prevenire questa e anche altre patologie infettive – commenta il Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro -. Questo ‘decalogo’ rappresenta anche un bell’esempio di come istituzioni e professionisti garantiscano risposte unitarie ad una possibile minaccia per la nostra salute”.

All’iniziativa hanno aderito Conferenza Stato Regioni, FNOMCEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), FOFI (Federazione Ordini farmacisti Italiani), FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani), CARD (Confederazione Associazioni Regionali di Distretto), FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera), SIM (Società Italiana di Microbiologia), SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), SIMPIOS (Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie), SITI (Società Italia di Igiene e Medicina Preventiva), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia), SIMMG (Società Italiana di Medicina Generale), AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), ANIPIO (Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo), ANMDO (Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere), ASSOFARM (Farmacie Comunali Aziende e Servizi Socio-Farmaceutici, FEDERFARMA (Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani).

Ecco i dieci messaggi del manifesto:

  • Lavati spesso le mani
  • Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  • Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
  • Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
  • Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
  • Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  • Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate
  • I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cinanon sono pericolosi
  • Contatta il Numero Verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni
  • Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus

Il Poster

Il Pieghevole

Fonte: ISS/Ministero della salute

 




Non solo coronavirus. Zoonoosi in aumento. Sorice: fondamentali i sistemi di sorveglianza

Uomo Animale AmbienteNon solo coronavirus. «Le zoonosi conosciute sono numerose, secondo l’Oms sono oltre 200 e comprendono un gruppo molto diverso d’infezioni o di infestazioni, che possono  essere di natura batterica, virale, parassitaria e da agenti non convenzionali, i prioni. Negli ultimi anni, a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali di animali e prodotti d’origine animale tra i vari
paesi del mondo, stanno acquistando un’importanza crescente ed il loro studio costituisce uno dei settori di maggior interesse della medicina, umana e veterinaria».

Il commento del Presidente SIMeVeP sulle zoonosi, in un ottica One Health, raccolto da La “Provincia”




In autunno tornano i corsi di aggiornamento SIMeVeP!

aggiornamentoSono 4 i corsi Ecm al momento accreditati dalla SIMeVeP che si svolgeranno nel prossimo autunno

Si inizia il 26 e 27 settembre con il corso Fondamenti, terminologia, modelli operativi ed organizzativi del procedimento amministrativo ordinario, sanzionatorio e dell’attività di polizia giudiziaria in relazione all’efficacia delle azioni esecutive a seguito dei controlli ufficiali ed alle altre attività ufficiali in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria che si terrà a Rieti. 13 crediti ECM, per gli iscritti alla SIMeVeP e/o al SIVeMP la partecipazione è gratuita, verrà data priorità agli iscritti della Regione Lazio.

Si prosegue il 3 ottobre: il corso Da spreco a risorsa: utilizzo solidale delle “eccedenze” alimentari  si terrà a Firenze. 8 crediti ECM, gratuito per tutti.

Per finire il 18 ottobre a Bari si terrà  il corso Sicurezza Alimentare – I Nuovi Regolamenti Europei. 7 crediti Ecm, gratuito per gli iscritti SIVeMP/SIMeVeP della Regione Puglia.

Il CORSO PER VETERINARIO AZIENDALE COMPRENSIVO DI MODULO INTEGRATIVO – Corso ai sensi del DM 7 dicembre 2017 (GU n. 29 del 5-2-2018) e Nota DGSAF n. 0018297 del 24/07/2018 che si terrà a Siracusa dal 27 al 29 settembre non ha più posti disponibili.

Non farti sfuggire l’occasione!

 




Sars-CoV-2, il nuovo coronavirus ha un nome e un ‘volto’

Sars-CoV-

Credit: NIAID-RML

Era stato chiamato provvisoriamente 2019-nCoV (dalla definizione generica “nuovo coronavirus” e l’anno di comparsa) il nuovo coronavirus isolato in Cina all’inizio dell’epidemia.

L’11 febbraio però l’Organizzazione mondiale della sanità ha individuato un nome per la malattia che ne deriva, denominandola ufficialmente COVID-19. “Avere un nome è importante per impedire l’uso di altri nomi che possono essere inaccurati o rappresentare uno stigma” – ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Dovevamo trovare un nome che non fosse di un luogo geografico, di un animale, di un individuo o di un gruppo di persone, che fosse pronunciabile e legato alla malattia”.

COVID-19 è l’acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (‘disease’, malattia) e 19 (l’anno di identificazione del virus).

Il giorno successivo anche il virus ha cambiato nome: l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) ha classificato il nuovo coronavirus denominandolo Sars-CoV-2.

Il virus Sars-Cov-2, che sta per ‘Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2’ è quindi il responsabile della malattia Covid-19. “Come per Hiv e Aids, anche in questo caso si utilizzanoo nomi diversi per indicare il virus e la malattia”, ha commentato il virologo Benjamin Neuman, della Texas A&M University di Texarkana, membro del gruppo di studio sul coronavirus (Cgs) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus. “Il nuovo virus  fa parte della stessa specie di virus che hanno causato la Sars (Sindrome respiratoria acuta) in Cina nel 2002-2003. Sono membri diversi della stessa specie“.

Infine il 13 febbraio L’Istituto americano per le allergie e le malattie infettive (Niaid), che fa parte dei National Institutes of Health (Nih), ha pubblicato 7 immagini del Sars-CoV-2 ottenute con il microscopio elettronico.

La ricercatrice Emmie de Wit ha fornito i campioni di virus, la microscopista Elizabeth Fischer ha prodotto le immagini e il reparto arti mediche visive RML ha colorato digitalmente le immagini.

Le ricercatrici fanno notare  che le immagini non sembrano molto diverse da MERS-CoV (Coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente, emerso nel 2012) o SARS-CoV originale (Coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave, che è emerso nel 2002) e che ciò non sorprende: le gobbe che emergono dalla circonferenza delle particelle del virus come una ‘corona’ (ben visibili nell’immagine pubblicata in questa pagina) danno il nome a questa famiglia di virus.

Tutte le immagini, visibili alla pagina Flikr dell’istituto, mostrano le particelle del virus SarsCoV-2 responsabile della Covid-19 colorate in giallo, in giallo e in rosso sopra la parete cellulare in rosa, verde e grigio.

 

A cura della segreteria SIMeVeP