World Wildlife Day. WWF: In Italia ancora centinaia le specie protette dalla Direttiva Habitat a rischio

direttiva habitatIn occasione del World Wildlife Day, che si celebra il 3 marzo in tutto il mondo, il WWF valuta lo stato di salute di specie e habitat italiani più a rischio, elaborando i dati messi a disposizione dal nostro Paese alla Comunità Europea per il report quinquennale sulla Direttiva Habitat, la norma che a livello comunitario protegge le specie maggiormente minacciate d’estinzione. Purtroppo, sebbene le valutazioni siano ancora preliminari, il quadro per la natura italiana è tutt’altro che roseo.

I dati generali
Delle 570 specie italiane protette dalla Direttiva Habitat, solo 248 (43%) mostrano uno stato di conservazione favorevole. Purtroppo ben 206 (36%) presentano ancora uno stato di conservazione inadeguato e 93 (16%) addirittura sfavorevole. Del restante 5% non si hanno dati sufficienti per una valutazione secondo gli standard europei.

I gruppi più a rischio
Tra i diversi gruppi di animali considerati (esclusi gli uccelli, tutelati da una specifica Direttiva), a passarsela peggio sono i pesci (a rischio estinzione specie quali storione cobice, barbo canino e trota macrostigma) con oltre l’80% delle specie considerate che presentano uno stato di conservazione non favorevole, il 39% addirittura cattivo e con trend di popolazione in diminuzione.
Seguono a ruota gli anfibi, con il 64% delle specie in cattivo o inadeguato stato di conservazione (fortemente minacciati ululone appenninico, tritone crestato italiano e salamandra di Aurora); ma anche i mammiferi (lince, foca monaca, orso marsicano ma anche i pipistrelli) non se la passano bene: in media, solo 4 specie su 10 tra quelle presenti in direttiva presentano uno stato di conservazione favorevole.
La situazione appare lievemente migliore per i rettili (67% in buono stato) e gliartropodi (insetti, ragni, etc.; 53%). Anche per le piante, solo il 46% presenta uno stato di conservazione favorevole, che però scende al 21% per muschi e licheni. Tra le specie che rischiamo di perdere: l’abete dei Nebrodi e ribes di Sardegna

Lo stato degli habitat
Anche la situazione a livello dei diversi ambienti naturali è tutt’altro che rosea. Appena il 10% di quelli in Direttiva (pari a 26 tipi di habitat) presenta infatti un buono stato di conservazione, che risulta invece inadeguato per 47% (124 habitat) e addirittura cattivo per il 39% di essi (102 habitat), per il restante 4% non ci sono dati sufficienti alla valutazione.
Tra gli habitat che presentano, in media, le peggiori condizioni troviamo quelli dunali, quelli di acqua dolce, torbiere e acquitrini, nessuno dei quali (0%) è in uno stato di conservazione favorevole. Per gli habitat dunali, in particolare, il 71% di quelli tutelati dalla Direttiva sono in cattivo stato e in regressione, così come il 47% di acqua dolce, il 39% delle praterie, il 28% di torbiere e acquitrini, ma anche il 21% delle foreste, che includono gli habitat tutelati dalla Direttiva più estesi d’Italia (oltre 17.000 km2).
Solo per lande e arbusteti temperati la maggioranza degli habitat (55%) è in uno stato di conservazione favorevole, percentuale che scende al 26% per gli habitat costieri e marini, 15% sia per quelli rocciosi sia per le macchie di sclerofille.

Le cause
Tra le pressioni principali alla biodiversità del nostro Paese, troviamo al primo posto (in termini di numero di habitat impattati da ciascun fattore) l’agricoltura, che interessa oltre il 68% degli habitat protetti dalla Direttiva. Al secondo posto (con impatti negativi sul 58% degli habitat) troviamo invece le specie aliene, ovvero animali o piante trasportati volontariamente o involontariamente dall’uomo in aree geografiche diverse da quelle in cui si sono originate, creando squilibri ecologici agli ecosistemi locali. Segue a breve distanza, impattando quasi il 56% degli habitat, lo sviluppo delle infrastrutture ad uso industriale, commerciale, residenziale e ricreativo. Tra gli ulteriori fattori di minaccia troviamo infine attività forestali, modifiche ai regimi idrici legate alle attività umane e cambiamenti climatici, oltre a processi naturali che favoriscono l’espansione di alcuni habitat a discapito di altri.

Carenza di dati
Una percentuale significativa di specie e habitat è caratterizzata da uno stato di conservazione incerto o del tutto indefinito: in molti casi regioni ed enti locali non hanno infatti provveduto ai monitoraggi indispensabili per valutare lo stato di conservazione della biodiversità, che vanno fatti con personale, competenze e risorse adeguate: da questo dipende l’efficacia delle misure di conservazione.

“La biodiversità è il nostro vero tesoro, la cui ricchezza non ha pari in Europa Come le opere d’arte che riempiono d’orgoglio il Bel Paese, anche la natura di casa nostra va tutelata al meglio. Purtroppo siamo ancora ben lontani dal riuscirci, per questo speriamo che il 2020 sia finalmente un anno di svolta in cui governi, regioni, comuni, aziende e singoli cittadini comprendano che senza natura non possiamo vivere e si attivino per conservarli con ambizione e coraggio. Non possiamo più rimandare”

dichiara Marco Galaverni, Direttore Scientifico WWF Italia-.

Fonte: WWF




Trichinella britovi in carni di cinghiali. Nel Lazio le prime segnalazioni in Italia nel 2019

cinghialiL’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana informa su due casi di ritrovamento di larve di Trichinella in cinghiali abbattuti a caccia nei territori delle province di Frosinone e di Latina.

Secondo il data base dell’ European Union Reference Laboratory for Parasit  si tratterebbe delle prime segnalazioni in Italia nel 2019.

I cacciatori devono conferire ai laboratori accreditati, tramite il cacciatore formato o i Servizi Veterinari delle UUSSLL, campioni di muscolo diaframmatico o linguale o dell’arto anteriore per la ricerca delle Larve di Trichinella (Reg. UE 2015/1375).

Proprio nel corso di questa attività sono stati identificati i primi due casi nel Lazio. Nel primo caso le larve sono state rinvenute in un cinghiale abbattuto il 10/11/2019 in località Monte altitudine 600 m nel territorio del comune di Atina (FR) in un giovane maschio del peso di appena 30 kg. Nel secondo caso il cinghiale è un maschio adulto, età circa 7 anni del peso di 95 kg, abbattuto il 20/11/2019 nel Comune di Monte San Biagio (LT) in località Pozzo Farignoli Chivi , altitudine 150 m . coordinate geografiche latitudine 41° 33’ – longitudine 13 °30’ .
Le larve rinvenute erano tutte vive e vitali, molto mobili.

Tutte le informazioni sul sito dell’IZS

 




Eurobarometro: La protezione dell’ambiente e del clima è importante per oltre il 90% dei cittadini europei

Cambiamenti climaticiSecondo una nuova indagine Eurobarometro, il 94% dei cittadini di tutti gli Stati membri concorda sul fatto che la protezione dell’ambiente è importante. Inoltre, il 91% dei cittadini ha dichiarato che i cambiamenti climatici costituiscono un problema grave nell’UE. A giudizio dell’83% degli intervistati, la legislazione europea è necessaria per proteggere l’ambiente.

Dall’indagine eurobarometro pubblicata il 3 marzo  emerge che i cittadini vogliono che si faccia di più per proteggere l’ambiente e ritengono che la responsabilità sia condivisa, oltre che da loro stessi, anche dalle grandi imprese e dall’industria, dai governi nazionali e dall’UE. I cittadini intervistati ritengono che per affrontare più efficacemente i problemi ambientali occorra “cambiare i nostri modelli di consumo” e “cambiare il nostro modo di produrre e commercializzare i prodotti”.

Il commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius ha dichiarato:

“I risultati di questa indagine non ci sorprendono. Sono esattamente le preoccupazioni dei cittadini che noi vogliamo affrontare con il Green Deal europeo. Mi rincuora constatare che esiste un sostegno a favore di quei cambiamenti fondamentali che ci apprestiamo ad apportare alla nostra società e alla nostra economia e che i cittadini intendono svolgere un ruolo attivo in questo cambiamento.”

Stando ai risultati dell’indagine i cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico e i rifiuti sono i tre problemi più gravi che riguardano l’ambiente. Più di tre quarti degli intervistati (78%) ritiene che le questioni ambientali abbiano ricadute dirette sulla loro vita di tutti i giorni e sulla loro salute. Più di otto cittadini su dieci sono preoccupati per l’impatto delle sostanze chimiche presenti in prodotti di uso quotidiano e riconoscono che potrebbero essere necessari dei cambiamenti radicali.

Gli oltre 27 000 intervistati esprimono un forte sostegno per le misure proposte volte a ridurre la quantità dei rifiuti di plastica e la loro dispersione nell’ambiente. I risultati indicano anche che i cittadini ritengono che i prodotti dovrebbero essere concepiti in modo da facilitare il riciclaggio di questo materiale; industriali e commercianti dovrebbero sforzarsi di ridurre gli imballaggi di plastica; si dovrebbero prevedere interventi educativi rivolti ai cittadini su come ridurre i loro rifiuti di plastica; le autorità locali, infine, dovrebbero mettere a disposizione strutture migliori per la raccolta di questo tipo di rifiuti e prevederne in numero più elevato.

L’indagine prende in esame anche gli atteggiamenti nei confronti dell’industria dell’abbigliamento, riscontrando forti preoccupazioni per le questioni ambientali e le condizioni di lavoro. Gli intervistati vorrebbero indumenti in grado di durare più a lungo e fabbricati con materiali riciclabili.

È infine emerso un sostegno a favore di altre misure, tra cui gli investimenti nella ricerca e sviluppo, una maggior attività di informazione e di educazione, un incoraggiamento alle imprese ad impegnarsi in attività sostenibili e un controllo legislativo più rigoroso.

Contesto
L’indagine è stata condotta tra il 6 e il 19 dicembre 2019 negli allora 28 Stati membri dell’UE. Sono state intervistate di persona, presso il loro domicilio e nella loro lingua materna, 27 498 persone di diversi gruppi sociali e demografici.

Lo speciale Eurobarometro in questione fa seguito a quello dell’ottobre 2017 sullo stesso argomento e riprende molte delle domande di quest’ultimo.

Fonte: Commisisone europea




Il diritto di ricorso e controperizia degli operatori nel Regolamento UE 625/2019 sui controlli ufficiali

Il diritto di ricorso e controperizia degli operatori in relazione alle attività di campionamento nel contesto dei controlli ufficiali è attualmente contemplato negli articoli 11 (metodi di campionamento e di analisi) e 54 (azioni in caso di non conformità alla normativa) del Regolamento CE 882/2004.

Tale regolamento verrà abrogato con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento UE 625/2019 sui controlli ufficiali (NRCU) a partire dal 14 Dicembre 2019

Cosa succede allora a partire dal 14 dicembre e cosa prevede in merito il Regolamento UE 625/2019?

Analisi e riflessioni a cura di Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico SIMeVeP




La Commissione europea vara la coalizione globale per la biodiversità

Il 3 marzo, in occasione della giornata mondiale delle specie selvatiche, la Commissione europea ha varato a Monaco una nuova coalizione globale per la biodiversità. Con questa campagna di comunicazione la Commissione esorta a intensificare gli sforzi di sensibilizzazione circa la necessità di proteggere la biodiversità.

In preparazione per la CoP 15, la decisiva conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica in programma a ottobre 2020, la Commissione invita parchi nazionali, acquari, giardini botanici, zoo, musei delle scienze e musei di storia naturale a unire le forze per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi della natura.

Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato:

“La crisi della biodiversità è un aspetto significativo dei cambiamenti climatici. Proteggere e ripristinare la biodiversità non solo preserverebbe la natura per le generazioni future, ma contribuirebbe anche alla lotta contro i cambiamenti climatici e aiuterebbe a scongiurare conseguenze negative per la nostra alimentazione, la salute e l’economia. Urgono misure su scala mondiale per evitare che zoo e giardini botanici diventino la nostra unica opportunità di apprezzare la natura, il che sarebbe un fallimento per l’intero genere umano.”

Grazie alle loro collezioni e ai programmi didattici e di conservazione, parchi nazionali, acquari, giardini botanici, zoo e musei delle scienze e di storia naturale sono in una posizione privilegiata per far comprendere al pubblico gli effetti drammatici della crisi della biodiversità. La Commissione incoraggia inoltre le autorità nazionali, regionali e locali, le organizzazioni non governative, le imprese, gli scienziati e i singoli cittadini a fare la loro parte nella campagna di sensibilizzazione in vista del vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CoP 15).

Durante la CoP 15 le 196 parti della convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica dovrebbero adottare un nuovo quadro globale finalizzato a tutelare e ripristinare la natura, uno strumento tanto indispensabile quanto l’accordo di Parigi sull’emergenza climatica. Dopo il vertice l’attenzione della coalizione per la biodiversità si sposterà verso azioni coordinate che abbiano un effetto tangibile sulla perdita della biodiversità, nell’intento di invertire questa tendenza. Si tratta di un’iniziativa coerente e pienamente in linea con altre iniziative e coalizioni, come quella di ambizione elevata guidata dalla Costa Rica.

Contesto
La coalizione globale per la biodiversità si affiancherà a quella di grande successo “World aquariums #ReadyToChange to #BeatPlasticPollution“, nata nel 2017, che riunisce più di 200 acquari di 41 paesi impegnati a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sui rifiuti marini.
Il museo oceanografico di Monaco ha ospitato il 3 marzo una cerimonia per celebrare tanto il lancio quanto il passaggio di consegne dalla Commissione europea all’ONU per quanto riguarda la direzione della coalizione degli acquari, ora affidata al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) nell’ambito della campagna “Clean Seas”.

Questo mese la Commissione europea presenterà la nuova strategia dell’UE sulla biodiversità, che mira a proteggere e ripristinare la natura in Europa e che illustra le ambizioni dell’UE per la CoP 15 sulla biodiversità. Inoltre, la “Settimana verde” dell’UE, un importante evento pubblico partecipativo in programma dal 1º al 5 giugno 2020, si prefigge di mobilitare la società a beneficio della natura e della biodiversità, con decine di eventi in tutta Europa e conferenze a Lisbona e Bruxelles.

Secondo una relazione pubblicata nel 2019 dalla piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici IPBES, la natura a livello globale è in declino a tassi senza precedenti nella storia dell’umanità. Il tasso di estinzione delle specie sta accelerando: quelle in pericolo sono un milione, con un conseguente rischio di gravi ripercussioni sulle persone in tutto il mondo. Gli ecosistemi non sarebbero più in grado di sostenere l’umanità fornendo acqua, nutrimento, aria pulita e legname e risulterebbero seriamente compromesse anche le funzioni di impollinazione, regolazione del clima, formazione del suolo e regolazione delle piene.

Testo della dichiarazione di impegno (in inglese)

Fonte: Commissione europea




L’epidemiologia veterinaria si fa (anche) coi dati ambientali

All’origine dell’epidemia di peste del 1347, che dall’Asia centrale dilagò in tutta Europa decimando almeno un terzo della popolazione, ci furono probabilmente condizioni climatiche particolarmente favorevoli di caldo e umidità. L’interdipendenza fra clima, ambiente e salute però non era ancora chiara; d’altronde i medici di allora non furono nemmeno in grado di capire che la trasmissione del patogeno era causata dalle pulci, propendendo piuttosto per la punizione divina.

Dati ambientali come temperatura, quantità di precipitazioni o presenza di vegetazione possono contribuire a comprendere i meccanismi di diffusione di alcune malattie di interesse veterinario.
Oggi la disponibilità di dati ambientali come temperatura, quantità di precipitazioni o presenza di vegetazione può contribuire a comprendere i meccanismi di diffusione di alcune malattie di interesse veterinario. Nell’epoca dei big data e della sanità 4.0, dove la capacità di decodificare fenomeni complessi richiede approcci nuovi e interdisciplinari, anche lo studio di minime variazioni di una variabile ambientale può aiutare a spiegare effetti su vasta scala.

È questa l’idea alla base di EVE (Environmental data for Veterinary Epidemiology), il sistema unico semiautomatizzato sviluppato dai ricercatori del Laboratorio GIS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), in grado di trasformare dati numerici in informazioni utili, ad esempio, nella lotta contro le zoonosi. Il sistema al momento è applicato allo studio epidemiologico di West Nile Virus e influenza aviaria.

I cambiamenti climatici osservabili a diverse scale spaziali e storico/temporali sono valutabili anche attraverso le variazioni di parametri ambientali come appunto temperatura, precipitazioni, vegetazione, umidità, salinità dei mari, fino addirittura alla durata della luce diurna. Dal punto di vista epidemiologico, queste variazioni possono influire sulle dinamiche di diffusione di malattie in aree precedentemente non affette, o interferire nella programmazione di attività legate al loro controllo e prevenzione delle zoonosi.

L’articolo integrale sul sito dell’IZS delle Venezie




Guida per le strutture sanitarie e gli operatori sanitari sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da Covid-19

Il Gruppo Italiano di Studio Igiene Ospedaliera della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità Pubblica (Gisio-SItI) ha tradotto in italiano due documenti dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) “Infection prevention and control for the care of patients with 2019-nCoV in healthcare settings” e “Personal protective equipment (PPE) needs in healthcare settings for the care of patients with suspected or confirmed 2019-nCoV “.

Il primo documento ha l’obiettivo di fornire una guida, alle strutture sanitarie e agli operatori sanitari dell’EU/EEA (Unione europea/Area economica europea), sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni durante la gestione dei casi sospetti e confermati di infezione da 2019-nCoV.

Il secondo quello di sostenere la progettazione dei piani di preparazione della sanità pubblica in riferimento ai fabbisogni di dispositivi di protezione individuale (DPI) delle strutture sanitarie dove vengono trattati i pazienti con sospetta o confermata infezione da nuovo coronavirus 2019-nCoV.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Rapporto Efsa-Ecdc Antibioticoresistenza: sempre più difficili da curare le infezioni da batteri trasmessi da alimenti

efsa ecdcSalmonella e Campylobacter stanno diventando sempre più resistenti alla ciprofloxacina, uno degli antibiotici di elezione per il trattamento delle infezioni causate dai suddetti batteri. È questa la conclusione dell’ultimo rapporto sull’antibiotico-resistenza nelle zoonosi pubblicato oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che presenta anche alcune tendenze positive nel settore animale.

I dati più recenti tratti dall’uomo, dagli animali e dagli alimenti evidenziano che una grande percentuale di batteri del genere Salmonella sono multifarmaco-resistenti (ovvero resistenti a tre o più antibiotici). Nell’uomo è comune la resistenza alla ciprofloxacina, soprattutto per alcuni tipi di Salmonella, e la resistenza alla coprofloxacina ad alte concentrazioni è aumentata complessivamente dall’1,7% (nel 2016) al 4,6% (nel 2018). Quanto al Campylobacter 16 Paesi su 19 riferiscono percentuali molto o estremamente alte di resistenza alla ciprofloxacina.

Elevate percentuali di resistenza alla ciprofloxacina sono riferite anche nei batteri Salmonella ed E. coli da pollame. La ciprofloxacina appartiene ai fluorochinoloni, una classe di antibiotici definiti di rilevanza essenziale per l’uso nell’uomo. Se i fluorochinoloni perdessero efficacia, l’impatto sulla salute umana potrebbe essere rilevante. Resta però bassa la resistenza congiunta (resistenza simultanea a due antibiotici di fondamentale importanza) ai fluorochinoloni associati alle cefalosporine di terza generazione in Salmonella, e ai fluorochinoloni associati ai macrolidi in Campylobacter.

Quanto al 2018 il rapporto elenca casi sporadici di infezioni da Salmonella nell’uomo resistenti ai carbapenemi, altra classe di antibiotici di ultima istanza.

Ha affermato Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC:

“E’ preoccupante trovare resistenza ai carbapenemi nei batteri veicolati da alimenti nell’UE. Il modo più efficace per prevenire la diffusione di ceppi batterici resistenti ai carbapenemi è quello di continuare a eseguire le procedure di screening e rispondere prontamente ai casi con positività accertata: l’ECDC sta lavorando con gli Stati membri dell’UE e con l’EFSA, applicando l’approccio “Salute unica globale”, per migliorare la diagnosi precoce e il monitoraggio, nel tentativo di combattere la minaccia persistente di infezioni zoonotiche resistenti agli antibiotici”.

Il rapporto comprende anche indicatori chiave dei risultati che aiutano gli Stati membri dell’UE a valutare i propri progressi nella riduzione dell’uso degli antibiotici e nella lotta all’antibiotico-resistenza.

Nel periodo 2014-2018 l’indicatore di sintesi della suscettibilità a tutti gli antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare è aumentato per l’E. coli in quasi un quarto degli Stati membri (6). Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto significa che in questi Paesi, in caso di necessità, le terapie con antibiotici avrebbero maggiori probabilità di successo. Durante il periodo 2015-2018 è stata inoltre rilevata la tendenza a una riduzione della presenza di β-lattamasi a spettro esteso (ESBL) o di E. coli produttore di AmpC in circa il 40% degli Stati membri (11). Ciò è importante poiché l’ESBL-AmpC produttore di Escherichia coli è responsabile di infezioni severe nell’uomo.

Per quanto riguarda gli antibiotici di ultima istanza, la resistenza alla colistina non è risultata comune in Salmonella e in E. coli, mentre E. coli produttore di carbapenemasi non è stato rilevato né in polli da carne né in tacchini né nel pollame.

“I risultati positivi negli animali da produzione alimentare sono incoraggianti perché sono segno di miglioramento; dobbiamo tuttavia indagare ulteriormente sulle ragioni di questo cambiamento. La resistenza agli antibiotici è una grave minaccia per la salute pubblica e animale mondiale (“Salute unica globale”) che richiede un’azione mondiale”

ha affermato Marta Hugas, direttore scientifico EFSA.

In molti Paesi la diminuita resistenza nell’uomo all’ampicillina e alle tetracicline per Salmonella Typhimurium è un’altra tendenza incoraggiante osservata nel periodo 2013-2018.

La relazione di sintesi dell’UE è una pubblicazione annuale dell’ECDC e dell’EFSA che esamina lo stato dell’antibiotico-resistenza nei batteri che interessano esseri umani, animali e alimenti.

The European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2017/2018

Visualizzazione dati su antibiotico-resistenza in Europa

Fonte: EFSA




Modifica del DPR 357: Regioni e parchi possono chiedere autorizzazione per il rilascio di specie aliene in natura

Specie Aliene InvasiveSulla Gazzetta Ufficiale n.208 del 5-9-2019 è pubblicato il Decreto Del Presidente Della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102 “Regolamento recante ulteriori modifiche dell’articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche’ della flora e della fauna selvatiche” che introduce la possibilità, previa autorizzazione, di l’immettere in natura delle specie e delle popolazioni non autoctone  per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, e comunque in modo che non sia arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale ne’ alla fauna e alla flora selvatiche locali.

L’autorizzazione e’ rilasciata con provvedimento del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del
turismo e il Ministero della salute, previo parere del Consiglio del Sistema nazionale di Protezione dell’Ambiente (Legge n. 132 del 2016 “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”), entro 60 giorni dal ricevimento della istanza che può pervenire esclusivamente dalle Regioni, dalle Province autonome o dagli enti di gestione delle aree protette nazionali.

Tale autorizzazione è inoltre subordinata alla valutazione di uno specifico studio del rischio che l’immissione comporta per la conservazione delle specie e degli habitat naturali, predisposto dagli enti richiedenti. I risultati degli studi del rischio sono comunicati al Comitato previsto dalla direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha 6 mesi di tempo dall’entrata in vigore del Decreto 201/2019 per adottare i criteri applicativi.

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Lo sviluppo epidemico del Covid-19, le misure di prevenzione e le fastidiose incognite

covid-19Mentre il bilancio dall’epidemia del nuovo coronavirus Covid-19 continua a salire in Italia, con 1577 casi e 34 decessi, e nel mondo con un totale globale di 89.000 casi in 65 paesi, due sono gli elementi che emergono dai focolai nel Nord Italia, poi con casi nelle altre regioni, ma per la maggiore parte collegati ai due grossi clusters nelle regioni Lombardia e Veneto.

Il primo elemento è l’alta concentrazione di casi che trova una prima spiegazione negli intensi rapporti commerciali ed economici tra Nord Italia e Cina; il secondo elemento è relativo alla distribuzione dei casi (curva epidemica) concentrati in un arco temporale ristretto.

Maurizio Ferri, coordinatore scientifico SIMeVeP, propone l’aggiornamento al 2 marzo sullo sviluppo epidemico del Covid-19.