Api e Ambiente, nuovo manuale operativo

Dopo una lunga pausa riprende,  con una pubblicazione sulle attività di sanità pubblica veterinaria collegate all’apicoltura la collana di manuali dei “Quaderni di veterinaria preventiva”.

Il testo è frutto dell’impegno di colleghi esperti, ma anche appassionati, dell’allevamento delle api e quindi particolarmente sensibili alle problematiche che da diversi anni interessano l’apicoltura e quindi sulle loro ripercussioni economiche oltre che sanitarie nonchè della loro valenza di animali sentinella dello stato dell’ambiente.

Come per altri anche questo manuale rappresenta la sinergia tra nostri gruppi di lavoro e un’altra realtà associativa, giovane ma già fortemente affermata, come quella rappresentata dalla Società scientifica veterinaria per l’apicoltura (SVETAP).

Come per i precedenti quaderni il nostro obiettivo è quello di arricchire la “cassetta degli attrezzi” dei veterinari di sanità pubblica, ma non solo, con uno strumento in grado di fornire e meglio catalogare informazioni, sia teoriche che pratiche, per affrontare e quindi gestire tutti quegli input, non solo normativi, che coinvolgono in maniera sempre più pressante i colleghi che operano nei Dipartimenti di Prevenzione.

Come detto questo manuale vede la pubblicazione dopo una discreta pausa ma giunge comunque al momento giusto vista la recente applicazione del Regolamento 2017/625 che innova completamente il sistema dei controlli ufficiali previsto dal “pacchetto igiene” e in anticipo su quello 2016/429 sulla sanità animale che ancora di più confermerà che “prevenire è meglio che curare”.

Per ultimo possiamo di certo affermare che, vista ancora la insufficiente attenzione che la formazione universitaria riserva all’allevamento delle api e alle loro produzioni, il testo potrà rappresentare anche un valido strumento di conoscenza per gli studenti e in particolare per quelli per i quali, durante il loro percorso accademico, dovesse nascere attenzione e crescere passione per la medicina veterinaria preventiva.

Il manuale “Api e ambiente”, è disponibile per l’acquisto in forma cartacea ed è anche scaricabile gratuitamente in pdf




Prevenire pandemie zoonotiche. Sorice: i Servizi Veterinari Italiani lo fanno

Scienziati australiani preparano veterinari e operatori del settore agricolo di 11 paesi asiatici per individuare precocemente le malattie zoonotiche che potrebbero fare il “salto di specie” dagli animali agli esseri umani.

Qual è la situazione in Italia e cosa sarebbe successo se il salto di specie che ha portato alla pandemia Covid-19 fosse avvenuto in Italia? Lo ha chiesto, fra l’altro, Sanità Informazione al Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice

«Il focolaio sarebbe stato circoscritto e la diffusione del contagio contenuta», ha dichiarato Sorice. Questo perché in Italia c’è un sistema di prevenzione che permette una sorveglianza continuativa da parte dei servizi sanitari del sistema sanitario nazionale, in stretta collaborazione con i servizi medici. «Tale sorveglianza consente di intercettare sin da subito le patologie che derivano dal mondo animale e che possono essere trasmesse all’uomo».

L’articolo integrale su Sanità Informazione




Indicazioni ad interim sul contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e sull’igiene degli alimenti nell’ambito della ristorazione e somministrazione di alimenti.

Il Gruppo di lavoro ISS Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare COVID-19, di cui fa parte anche il Presidente SIMeVeP Antonio Sorice, ha elaborato il Rapporto ISS COVID-19 n. 32/2020 “Indicazioni ad interim sul contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e sull’igiene degli alimenti nell’ambito della ristorazione e somministrazione di alimenti”.

Il rapporto approfondisce le tematiche connesse al contenimento del contagio e all’igiene degli alimenti nell’ambito della ristorazione pubblica nella “fase 2” dell’epidemia di COVID-19.

Il settore della ristorazione costituisce un ambito di particolare rilievo poiché, all’interno dei locali deputati alla somministrazione degli alimenti, possono realizzarsi simultaneamente condizioni di rischio quali affollamento, limitato ricambio d’aria, permanenza prolungata e – in relazione al consumo dei pasti – impossibilità di garantire l’utilizzo delle mascherine.

Inoltre, il consumo di alimenti e bevande determina l’esposizione ravvicinata al viso di mani, oggetti e prodotti, potenziali veicolo del virus.

Risulta pertanto particolarmente importante l’applicazione del distanziamento fisico e delle altre misure di mitigazione del rischio, un’attenta ridefinizione dell’organizzazione degli esercizi commerciali e un innalzamento delle garanzie igienico-sanitarie.

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Medicina unica. Historia (non) magistra vitae

Medicina unicaNel perdurare della pandemia da COVID-19, la Medicina unica resta di fatto al palo delle buone intenzioni, visto che evidentemente in molti, al di là degli slogan congressuali, temono forse più una sovrapposizione di ruoli con perdita di prestigio piuttosto che un’integrazione multidisciplinare proficua che renda il più sistematico e costante possibile lo scambio di conoscenze ed esperienze reciprocamente utili.

L’ultimo avvenimento in termini cronologici a darcene conferma, l’intervento dell’on.le Maria Teresa Baldini, medico chirurgo, in Aula alla Camera.

L’intervento del Vice Presidente SIMeVeP, Vitantonio Perrone, su La Settimana Veterinaria




SARS-CoV2 OIE: indicazioni per il campionamento, test e monitoraggio degli animali

Il “Preparedness and Resilience Department” e il  “Ad hoc Group on COVID-19 and the human-animal interface” delll’Oie, Organizzazine mondiale per la salute animale, hanno elaborato delle indicazioni per lo svolgimento dei test per la diagnosi del virus SARS-CoV2 negli animali d’affezione, di allevamento e selvatici e per il trattamento dei risultati.

Sebbene  il virus SARS-CoV2 sia stato isolato sporadicamente negli animali (ad oggi i casi segnalati all’Oie sono due cani a Hong Kong, un gatto in Belgio, alcune tigri e leoni da zoo negli Usa, due gatti negli Usa, dei visoni da allevamento in Olanda, 2 gatti in Francia il primo il 2 maggio il secondo il 12 maggio, un gatto in Spagna), tutti infettati dall’uomo a seguito di contatti stretti e/o ripetuti, conoscere lo stato di infezione degli animali è funzionale al mantenimento dello stato di salute unica, nella prospettiva One Health, secondo la quale tutte le specie del pianeta e l’ambiente sono interconnesse.

I risultati delle indagini di laboratorio ed epidemiologiche sul campo possono fornire informazioni per valutare meglio le implicazioni della diffusione umana delle infezioni da SARS CoV 2 e per supportare le misure di mitigazione del rischio.

Tuttavia, la decisione di effettuare il campionamento negli animali dovrebbe basarsi su una forte motivazione e prendere in considerazione la più ampia risposta della sanità pubblica a COVID 19, compresa la disponibilità di risorse per il campionamento umano e le misure di sanità pubblica in atto.

Il campionamento negli animali è consigliato quindi solo nel caso in cui siano necessarie informazioni provenienti dagli animali per completare il quadro epidemiologico a supporto delle decisioni di sanità pubblica.

Il documento verrà aggiornato sulla base di nuove evidenze scientifiche che dovessero emergere.

A cura della segreteria SIMeVeP




COVID-19. La prima epidemia a evolvere in panzoozia?

E’ pubblicato su “Veterinaria Italiana”, la Rivista di Sanità Pubblica Veterinaria edita dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”, l’articolo “Is COVID-19 the first pandemic that evolves into a panzootic?” di Ilaria Capua e Rania Gollakner del One Health Center of Excellence, University of Florida

SARS-CoV-2 è un virus zoonotico  che diffondendosi tra gli esseri umani è diventato una pandemia. La trasmissione del virus si è verificata anche da esseri umani a cani, gatti domestici, tigri e leoni.

Maiali, gatti, furetti  e primati sono stati identificati come suscettibili a SARS-CoV-2. Le potenziali implicazioni indicano la necessità di strategie di sorveglianza, intervento e gestione nell’’ottica One Health per mitigare gli effetti sulla popolazione animale.

Leggi l’articolo




Il ruolo dei Medici Veterinari nella relazione uomo-animale-ambiente al tempo del Coronavirus

logo emervetIn questo periodo con frequenza viene richiamato il concetto che sta alla base della Medicina Unica (One Health): la tutela della salute umana collegata alla tutela della salute animale.

Questo concetto, previsto dal Codice deontologico che i Medici veterinari si impegnano a rispettare all’atto del giuramento professionale è applicabile a tutti gli ambiti, siano essi privati o pubblici, nei quali questi Sanitari si trovino ad operare. Ciò non solo negli interventi più conosciuti dal pubblico come la profilassi o la cura delle zoonosi (malattie trasmesse dagli animali) oppure l’igiene e ispezione degli alimenti di origine animale.

Infatti, se da una parte l’opera dei Servizi Veterinari Pubblici è finalizzata alla tutela della salute e del benessere degli animali per i riflessi che ne derivano sulla Salute pubblica, dall’altra anche il Medico veterinario Libero professionista che si prende cura dell’animale opera, insieme al cliente al fine di stabilire un corretto rapporto uomo-animale. In questo modo la persona può trarre diversi benefici, sia fisici sia psicologici, ampiamente riconosciuti dalla medicina umana.

Anche negli Interventi Assistiti con Animali (IAA o genericamente Pet Therapy) il ruolo svolto dal Medico veterinario – nella scelta dell’animale, nel monitoraggio del suo benessere e nella valutazione di idoneità – tutela e preserva l’utente, fruitore del servizio, garantendo la buona riuscita dell’intervento.

Nell’ambito degli IAA è stata da tempo riconosciuta a livello istituzionale la necessità di formazione adeguata e capacità di collaborazione non solo del Medico veterinario, ma di tutte le figure professionali coinvolte negli interventi.

Gli stessi requisiti della preparazione e del lavoro di equipe sono auspicabili anche nella gestione delle emergenze nei diversi scenari che le calamità, naturali o dovute ad attività umana, provocano.

In questi casi, l’intervento dei volontari addetti al soccorso degli animali, siano essi Medici veterinari o appartenenti ad altre professionalità, non consiste solo nel soccorrere animali feriti o in pericolo di vita. Spesso infatti i Soccorritori devono collaborare con chi si adopera per mettere in salvo persone che, ad esempio, si rifiutano di obbedire ad un ordine di evacuazione, per non abbandonare il proprio animale o che mettono a rischio o addirittura perdono la vita per salvare l’animale, come alcuni studi internazionali riportano.
In questi casi l’improvvisazione e l’amore per gli animali si possono rivelare inefficaci o persino controproducenti e dannosi.

Da qualche anno questo principio è stato sposato e concretizzato dall’Associazione Nazionale di Volontariato di Protezione Civile EMERVET che, oltre alla mission di operare nei territori colpiti da calamità si dedica anche alla formazione di volontari, Medici veterinari e non, e fornisce loro gli strumenti e le conoscenze di carattere tecnico-scientifico, etologico e relazionale per poter intervenire al meglio in questi scenari, evitando o riducendo i rischi per sé e per gli animali soccorsi.

Leggi l’articolo completo “Pandemia Covid-19: Codice della Protezione Civile e soccorso degli animali domestici.
Il ruolo dei Medici Veterinari nella relazione uomo-animale-ambiente al tempo del Coronavirus”
, di Serena Adamelli Medico Veterinario L.P. comportamentalista –Emervet; Antonio Tocchio Medico Veterinario Vicepresidente Emervet

Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV2

 




Qualità dell’aria e COVID-19, c’è bisogno di risposte

Inquinamento atmosferico e COVID-19: è possibile associarli? Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.

L’improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19 ha innescato globalmente una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzione (sviluppo di vaccini) e nel campo terapeutico-assistenziale, anche per comprendere meglio il processo di trasmissione virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all’infezione da virus SARS-CoV-2.

In questo contesto, e a seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a particolato atmosferico (PM) ed epidemia di COVID-19. Il lancio di questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa, PULVIRUS promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus.

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS, e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Lo studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, richiede approcci metodologici basati sull’integrazione di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e l’epidemiologia delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, metereologiche e relative al monitoraggio ambientale.

Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metodi epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici associati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i casi di COVID-19.

Gli obiettivi dello studio epidemiologico nazionale verteranno sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità. La risposta a tali quesiti dovrà essere associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie pre-esistenti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità (urbano-rurale, attività produttive).

L’emergenza sanitaria della Pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie” ricorda il Presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti quesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti. Un esempio è lo studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”, questione oggi molto dibattuta in tutto il mondo. “Su questo tema – continua Brusaferro – assieme a ISPRA-SNPA, stiamo proponendo l’avvio di uno studio epidemiologico nazionale”.

Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda, tecnico-scientifica. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute – ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”.

Fonte: ISS




Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre 2020

È online il rapporto “Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre 2020” realizzato da ISS e ISTAT per fornire una lettura integrata dei dati epidemiologici di diffusione dell’epidemia di COVID-19 e dei dati di mortalità totale acquisiti e validati da ISTAT.

Si tratta della prima volta che l’Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di comuni.

L’ampia base dati, relativa all’86% della popolazione residente in Italia, consente di valutare gli effetti dell’impatto della diffusione di Covid-19 sulla mortalità totale per genere ed età nel periodo iniziale e di più rapida diffusione del contagio: marzo 2020.

Fonte: ISS




Emergenza COVID-19. Conclusa la raccolta fondi, grazie per la vostra generosità!

Si è conclusa la raccolta fondi avviata il 31 marzo da SIMeVeP e SIVeMP con l’intento di contribuire ad affrontare l’emergenza COVID-19.

Il Consiglio Direttivo SIMeVeP e la Segreteria Nazionale SIVeMP  valuteranno a breve a quale ente devolvere la cifra raccolta.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno voluto partecipare, vi terremo informati!