SENLAT/TIBOLA/DEBONEL: nomi diversi, stessa zoonosi emergente

Ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze hanno recentemente descritto un caso di SENLAT (Scalp Eschar and Neck Lymph Adenopathy After a Tick Bite – Escara del cuoio capelluto e linfoadenopatia del collo in seguito alla puntura di zecca) in una bambina di 6 anni. Il patogeno identificato è stato Rickettsia slovaca. Il caso è in corso di pubblicazione.

La sindrome è stata segnalata per la prima volta in Francia nel 1997 ed è stata chiamata TIBOLA (Tick-borne lymphadenopathy – Linfoadenopatia trasmessa da zecche) perché caratterizzata da un rigonfiamento doloroso dei linfonodi del collo.

In seguito è stata definita DEBONEL (Dermacentor-borne necrosis erythema and lymphadenopathy – Linfoadenopatia eritema e necrosi trasmessi da Dermacentor) per precisare il nome della zecca generalmente coinvolta (Dermacentor) e descrivere altri sintomi presenti quali l’eritema e la necrosi, cioè la morte di una porzione del tessuto cutaneo (escara) in corrispondenza del sito di puntura.

Più recentemente si è preferito l’acronimo SENLAT (Scalp Eschar and Neck Lymph Adenopathy After a Tick Bite – Escara del cuoio capelluto e linfoadenopatia del collo in seguito alla puntura di zecca) in quanto non si può escludere il coinvolgimento di altri batteri o vettori nella patogenesi.

E’ una zoonosi emergente in Europa. La maggior parte dei casi si osserva da marzo a maggio e da settembre a novembre; in questi periodi si riscontra infatti la maggiore attività delle zecche del genere Dermacentor.

Ulteriori informazioni su cause, sintomi, diagnosi e terapie sul sito dell’IZS LT




Protezione degli impollinatori selvatici: le iniziative della Commissione Ue non hanno dato i frutti sperati

impollinatoriSecondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, le misure adottate dall’UE non hanno garantito la protezione degli impollinatori selvatici. La strategia sulla biodiversità fino al 2020 si è dimostrata ampiamente inefficace nel prevenirne il declino. Inoltre, le principali politiche dell’UE, tra cui la politica agricola comune, non contemplano criteri specifici per la protezione degli impollinatori selvatici.

La Corte sostiene che, per di più, la normativa UE in materia di pesticidi rappresenta una delle principali cause della perdita di tali specie animali. Gli impollinatori, come api, vespe, sirfidi, farfalle, falene e coleotteri contribuiscono in maniera significativa all’aumento della quantità e della qualità degli alimenti a noi disponibili. Negli ultimi decenni, tuttavia, la quantità e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi. La Commissione europea ha predisposto un quadro di misure per affrontare il problema, basato in gran parte sull’iniziativa a favore degli impollinatori del 2018 e sulla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020. Ha inoltre introdotto, nelle politiche e nella normativa UE esistenti, misure potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici. La Corte ha valutato l’efficacia di tale azione.

Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità”, ha dichiarato Samo Jereb, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione, “Le iniziative finora intraprese dall’UE per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati.”

La Corte ha rilevato che il quadro ad hoc predisposto dall’UE in materia non contribuisce realmente a proteggere gli impollinatori selvatici. Sebbene la strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 non prevedesse alcuna singola azione specificamente destinata ad invertire il declino degli impollinatori selvatici, quattro degli obiettivi da essa stabiliti potrebbero indirettamente favorire tali specie animali. Tuttavia, dalla revisione intermedia della strategia realizzata dalla Commissione, è emerso che per tre di tali obiettivi, i progressi erano stati insufficienti o nulli. La revisione ha inoltre individuato proprio nell’impollinazione uno degli elementi più degradati negli ecosistemi dell’UE. La Corte ha inoltre constatato che l’iniziativa a favore degli impollinatori non ha condotto a modifiche significative delle principali politiche.
La Corte ha inoltre rilevato che altre politiche dell’UE che promuovono la biodiversità non contemplano requisiti specifici per la protezione degli impollinatori selvatici. La Commissione non si è avvalsa delle opzioni disponibili in termini di misure di conservazione della biodiversità previste da altri programmi, quali la direttiva Habitat, la rete Natura 2000 e il programma LIFE. Quanto alla PAC, la Corte ritiene inoltre che sia parte del problema, non parte della soluzione. In una recente relazione, la Corte è giunta alla conclusione che gli obblighi di inverdimento e lo strumento di condizionalità previsti nel quadro della PAC non sono stati efficaci nell’arrestare il declino della biodiversità nei terreni agricoli.

Infine, la Corte sottolinea inoltre che l’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici. La normativa attualmente in vigore prevede misure di protezione per le api mellifere, ma le valutazioni dei rischi si basano ancora su orientamenti obsoleti e poco in linea con i requisiti normativi e le più recenti conoscenze scientifiche. A tale riguardo, la Corte sottolinea che il quadro dell’UE in materia ha consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere. A titolo di esempio, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018. In un’altra relazione pubblicata quest’anno, la Corte ha constatato che le pratiche di difesa integrata potrebbero contribuire a ridurre il ricorso ai neonicotinoidi, ma l’UE ha compiuto scarsi progressi nell’assicurarne il rispetto.

Dato che il “Green Deal europeo” sarà in cima all’agenda dell’UE nei decenni a venire, la Corte raccomanda alla Commissione europea di:

• valutare la necessità di predisporre misure specifiche per gli impollinatori selvatici nelle azioni e nelle misure di follow-up previste per il 2021 relative alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030;

• integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’UE relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura;

• migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi.

Fonte: Corte dei Conti europea




Focolai nei macelli in Lombardia. Sorice: la situazione non allarma, ma non si abbassi la guardia

lavorazione carniA seguito dei recenti focolai di COVID-19 che hanno interessato alcuni impianti di macellazione e di lavorazione delle carni nel mantovano e nel cremonese, L’Eco di Bergamo ha intervistato Antonio Sorice, Direttore del Dipartimento veterinario dell’Ats Bergamo e Presidente SIMeVeP.

La preoccupazione c’è e la guardia non va abbassata – sottolinea Sorice. L’Ats Bergamo, oltre ai controlli di routine che non si sono mai interrotti neppure durante il lockdown, sta progettando una serie di controlli specifici, a partire dall’osservanza delle norme di sicurezza anti Covid e per la tutela dei lavoratori. Bisogna mettere in chiaro subito una cosa: gli impianti di macellazione e quelli di lavorazione non costituiscono in sé luoghi a rischio Covid, ma per le particolari condizioni presenti all’interno di queste strutture, il virus può diffondersi con maggiore facilità, e il rischio di contagio può essere più alto




Pandemia da Covid-19, Speranza ringrazia i veterinari del SSN

Sono stati mesi molto difficili per il nostro Paese. Voglio esprimervi un sentimento di vera e convinta gratitudine, i servizi veterinari del SSN non si sono mai fermati e avete continuato a dare quel contributo fondamentale alle attività essenziali della nostra Italia e quindi anche da voi, dal vostro impegno, dal vostro lavoro quotidiano è passato un pezzo della possibilità del nostro Paese di reggere alla sfida tremenda che in qualche modo abbiamo dovuto attraversare in queste settimane”.

Lo ha detto, nel corso di un video intervento al Consiglio Nazionale della Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani, che si è tenuto il 4 luglio, il ministro della Salute Roberto Speranza.

Io penso – ha proseguito il ministro – che questa lezione del coronavirus, ci abbia fatto capire quanto conti avere un Servizio Sanitario Nazionale all’altezza delle domande, dei bisogni e delle aspettative dei nostri concittadini. Ora dobbiamo mettere a valore questa lezione e dobbiamo farlo con capacità di ascolto reciproco e capacità di comprensione dei diversi punti di vista che ci sono in campo”.

Dobbiamo archiviare la stagione dei tagli e costruirne una totalmente nuova degli investimenti. Oltre alle risorse serviranno le riforme, perché è vero che i soldi sono essenziali ma è anche vero che dobbiamo riformare il nostro impianto”.

“Dentro queste nuova sfida  c’è il grande tema di come si mette a valore quel patrimonio straordinario di competenza e professionalità che vive dentro i servizi veterinari pubblici”.

“La strategia One health è ormai considerata a livello globale una strategia fondamentale. La salute dell’uomo e la salute animale – ha concluso Speranza – sono profondamente connesse. Anche il coronavirus ci ha dimostrato che viviamo tutti su un’unica terra, un unico pianeta, che la salute dell’uomo si difende solo se si difende anche la salute animale.  Credo che sulla base di questa indicazione e di questa traccia dovremo provare a lavorare insieme, perché in questa nuova fase espansiva e di nuovi investimenti si possa provare anche a rafforzare un pezzo fondamentale di lavoro che voi svolgete ogni giorno a servizio del nostro Paese”.

“Come abbiamo affermato in un recente documento sul “contributo dei medici veterinari di sanità pubblica per la sanità animale e per la gestione dell’infezione umana Covid-19 in un’ottica One health”, la SIMeVeP ritiene fondamentale sostenere progetti volti a ridurre le future epidemie zoonotiche attraverso la conoscenza dei fattori che determinano la potenziale trasmissione di agenti patogeni dagli animali all’uomo. Questi progetti basati sull’evidenza sono ben sintonizzati con l’approccio multidisciplinare One Health”

ha commentato il Presidente SIMeVeP Antonio Sorice

“Non possiamo quindi che essere in linea con quanto espresso dal Ministro della salute, Roberto Speranza, e lo ringraziamo per la considerazione e il riconoscimento che ha voluto tributare alla Sanità Pubblica Veterinaria e ai medici veterinari che lavorano per il Sistema Sanitario Nazionale e che, anche durante il lockdown e durante tutta l’emergenza COVID-19 hanno garantito e garantiscono costantemente la salute degli animali, il loro benessere, e la sicurezza alimentare per tutti i prodotti di origine animale che non sono mai mancati sulle tavole dei consumatori del nostro paese”.

Il video intervento del Ministro Speranza al Consiglio Nazionale Fnovi




Protocollo di gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 nelle strutture veterinarie universitarie

strutture veterinarie universitarieLa circolazione pandemica di SARS-CoV-2 è legata alla trasmissione da uomo a uomo. Tuttavia, alcune recenti evidenze, sia di natura osservazionale che sperimentale, hanno posto all’attenzione della comunità scientifica e delle autorità sanitarie, il tema della suscettibilità degli animali a SARS-CoV-2.

È stato infatti riportato che, occasionalmente, il virus può trasmettersi dall’uomo agli animali e probabilmente anche da animali a uomo.

Il  rapporto Rapporto ISS COVID-19 n. 52/2020 fornisce informazioni e raccomandazioni per medici veterinari, docenti, ricercatori e lavoratori, compresi quelli equiparati, delle strutture veterinarie universitarie italiane, quali ospedali didattici, laboratori e sale settorie, che a vario titolo e ruolo sono coinvolti nelle attività didattica, assistenziale e di ricerca.




One health. Sorice: curiamo gli animali per difenderci dalle epidemie

E’ pubblicata su LIVE, inserto mensile di La Repubblica e dei quotidiani del gruppo Gedi, un intervista al Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, su One Health e antibioticoresistenza.

“Siamo sulla stessa barca: tutti gli animali, umani compresi, sono suscettibili agli stessi germi che vengono combattuti con gli stessi antibiotici. Ecco perché il problema della resistenza dei patogeni alle terapie non può essere affrontato in maniera settoriale. Si parla quindi di One Health: le infezioni batteriche degli animali da allevamento, di quelli da affezione e degli umani vanno tratte in maniera integrata perché i ceppi resistenti che circolano nell’ambiente sono un pericolo per tutti”.

Leggi l’intervista

 




OIE: continuare la lotta alle malattie animali anche durante la pandemia da COVID-19

L’OIE, Organizzazione mondiale per la sanità animale, richiama i paesi a mantenere in atto le misure di prevenzione e controllo delle malattie degli animali, anche durante la Pandemia da COVID-19. Il sostegno alle attività veterinarie è essenziale per evitare gli impatti dannosi delle malattie degli animali, che potrebbero aggravare le attuali crisi sanitarie e socioeconomiche.
L’OIE presenta le principali conclusioni del report sulla situazione globale della salute degli animali.

Nonostante gli impatti devastanti di COVID-19, che hanno comportato restrizioni globali agli spostamenti, le malattie degli animali continuano a diffondersi in tutto il mondo. Le malattie transfrontaliere degli animali incidono gravemente sulla salute e sul benessere degli animali, così come sui mezzi di sussistenza di migliaia di famiglie. Queste malattie rappresentano una grave minaccia per la sicurezza alimentare globale e, se ampiamente diffuse, e mettono a rischio i sistemi di produzione animale.

l’OIE ha pubblicato il 19 giugno il report annuale sulla situazione globale della salute degli animali, richiamando l’attenzione sulle malattie animali per le quali osservate nel 2019 e nel 2020, è su altre malattie sottoposte a strategie di controllo globale o con processi di eradicazione in atto. Anche durante la pandemia di COVID-19, i paesi sono chiamati a mantenere i loro sforzi per preservare la salute e il benessere degli animali. A questo proposito, nel rapporto vengono fornite raccomandazioni per aiutare i servizi veterinari nazionali ad attuare misure efficaci di monitoraggio sorveglianza, segnalazione e controllo.

Frenare l’impatto delle malattie animali epidemiche
Negli ultimi anni diversi fattori hanno contribuito alla diffusione di malattie animali transfrontaliere comportando situazioni epidemiche che ancora persistono.

Nell’ultimo anno è stato osservato un aumento mondiale della Peste Suina Africana. Una delle maggiori sfide per il controllo di questa malattia mortale per i suini è l’assenza di un vaccino efficace. La PSA è stata segnalata dal 28% dei paesi membri dell’OIE (42 sui 150 paesi e territori dichiaranti). In breve tempo, la malattia ha scatenato una grave crisi nell’industria della carne suina, causando enormi perdite suine, gravi impatti socioeconomici, rischiando di interrompere la catena di approvvigionamento mondiale di carne suina e sottoprodotti derivati.
In risposta a questa minaccia globale, l’OIE ha lavorato a fianco dei paesi membri e della Fao mettere in atto iniziative regionali e una risposta coordinata, nell’ambito del Quadro globale per il controllo progressivo delle malattie transfrontaliere degli animali ( GF-ADT). Questi sforzi hanno contribuito ad aumentare il numero di paesi che attuano misure di sorveglianza e controllo per la PSA, raggiungendo il 90% dei paesi dichiaranti nel periodo 2018-2019. I paesi sono chiamati a continuare ad attuare le misure necessarie e a segnalare tempestivamente i focolai di PSA attraverso il Sistema mondiale di informazione sulla salute degli animali dell’OIE (World Animal Health Information System – WAHIS).

Tenuto conto della sfida rappresentata dalla malattia, la risposta deve comportare azioni coordinate e cooperazione internazionale. A breve sarà lanciata un’iniziativa nell’ambito del GF-TAD per il controllo globale della PSA.

Un’altra sfida per la sanit veterinaria e i sistemi di salute pubblica è rappresentata dall’influenza aviaria ad alta patogenicità, una delle malattie più segnalate negli ultimi anni che ha gravi ripercussioni sia sui mezzi di sussistenza di molte persone che sul commercio internazionale. L’analisi della dinamica dell’epidemia di HPAI presentata nel rapporto dell’OIE mostra una maggiore attività del virus nei primi mesi del 2020. I ceppi di influenza aviaria hanno un potenziale impatto zoonotico e la capacità di mutare ed evolversi rapidamente
In questo contesto, la promozione della trasparenza e la comprensione della situazione globale continuano ad essere una priorità per proteggere la salute pubblica e garantire un commercio sicuro di animali e prodotti di origine animale.

Questi esempi dimostrano che le epidemie di malattie animali comportano impatti devastanti che potrebbero intensificare la crisi in corso. In tempi di COVID 19, i paesi sono incoraggiati a mantenere e rafforzare i loro sforzi per prevenirle e controllarle.

A cura della segreteria SIMeVeP




ISS per COVID-19

issL’Istituto Superiore di Sanità ha dedicato un numero speciale del notiziario all’attività svolta dall’Ente nell’ambito dell’emergenza
legata alla pandemia del nuovo coronavirus COVID-19, dall’inizio dell’emergenza sino alla data di pubblicazione del numero stesso.

Il Presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro, membro del Comitato Tecnico Scientifico (Decreto del Capo della Protezione Civile n. 371 del 5 febbraio 2020), ha istituito 22 Gruppi di lavoro sui rischi per la salute legati all’infezione da COVID-19 a cui partecipano sia esperti ISS che esperti di altre importanti istituzioni.

I risultati delle attività, che riguardano importanti aree di ricerca, sorveglianza, formazione, informazione e comunicazione, forniscono al Governo le informazioni e i dati tecnico-scientifici utili per intraprendere misure di sanità pubblica e aggiornare il personale sanitario e gli stakeholder

L’intento è di rendere disponibili in un unico contenitore le diverse e molteplici attività svolte dall’ISS per farle conoscere, valorizzarle e documentarle nel tempo, offrendo ai lettori le chiavi di accesso a preziose informazioni per il contenimento dell’epidemia.

Le attività descritte non esauriscono il notevole impegno dell’ISS su più fronti e in continua e costante evoluzione. Per i documenti
prodotti dall’ISS è fornito il link alle risorse online, liberamente accessibili.

Accedi allo speciale




Aumentano i contagi da SARS-CoV-2 fra gli addetti dei macelli nel mondo. E in Italia?

Sale il numero dei contagiati da Covid-19 fra gli operatori di uno dei più grandi stabilimenti per la lavorazione delle carni d’Europa, a Guetersloh, nel Land tedesco del Nord Reno-Vestfalia in Germania.
Sugli oltre 6500 lavoranti, molti in quarantena, più di 1300 sono stati colpiti dal virus SARS-CoV-2.
Anche negli Stati Uniti d’America il fenomeno sta preoccupando le autorità sanitarie.

È bene ricordare in primo luogo che i focolai che stanno interessando i macelli in Europa e nel mondo, in particolare negli Usa e Brasile, non dipendono dagli animali o dalle carni che vi vengono lavorate.

Poi è necessario contestualizzare le situazioni in cui gli addetti a questo tipo di lavorazione si sono ammalati o sono risultati infetti asintomatici. Non è casuale che questo in Italia non sia accaduto.

Gli impianti di macellazione per definizione sono “Industrie insalubri di prima categoria”, sono quindi luoghi molto esposti alle contaminazioni e per questo da sempre le norme e le rigide prassi igienico-sanitarie devono essere rispettate per tutelare i lavoratori ed evitare contaminazioni.

Per poter dare un giudizio fondato sul fenomeno occorre inquadrarlo secondo i criteri tipici delle indagini epidemiologiche, quindi occorre tenere presente che il comparto alimentare durante la pandemia è stato più attivo del solito anche per la psicosi che ha portato a fare incetta di alimenti.
Porterebbero quindi essere stati più intensi e serrati i ritmi di lavoro in quei paesi dove i focolai si sono verificati, in Italia i ritmi di lavoro sono evidentemente rimasti compatibili con la tutela dei lavoratori.

Un fattore di rischio è indubbiamente legato alla particolare atmosfera degli ambienti di macellazione o sezionamento delle carni dove si fa largo uso di acqua per lavare e pulire al fine di tenere sotto controllo la flora batterica che si concentra in quegli ambienti particolarmente insalubri per la presenza di feci e sangue animale e conseguentemente l’elevata umidità e il maggior tenore di vapore possono aver aumentato la diffusione del virus da un soggetto asintomatico o pauci sintomatico mediante “droplet” ad altri lavoratori che non hanno potuto proteggersi adeguatamente con i DPI (dispositivi di protezione individuale) che la legge italiana Dlgs n. 81/2008 prescrive.

Non sottovalutiamo poi la frequente escursione termica cui sono sottoposti i lavoratori che entrano ed escono dalle celle frigorifere, specialmente quelle di congelamento, che ha un impatto rilevante sulle vie respiratorie.

Proprio per le condizioni sopra richiamate tutti i lavoratori degli stabilimenti di macellazione devono essere muniti di protezioni anti infortunistiche e di mascherine e visiere per proteggerli dall’aspirazione di patogeni, ancor di più laddove è più difficile mantenere le distanze di sicurezza.

In ultimo non possiamo nascondere che la macellazione è un lavoro faticoso e pericoloso, che spesso nei paesi dove si sono verificati i focolai viene assegnato a lavoratori scarsamente protetti dal punto di vista contrattuale e sindacale, spesso reclutati da sedicenti “cooperative” che mascherano forme di caporalato che non garantisce tutele a fronte di bassi salari e di precarietà estrema. Abbiamo conferma che in alcuni paesi che hanno avuto focolai se qualche lavoratore reclutato dal caporalato chiede qualche garanzia in più viene immediatamente licenziato.

Questi lavoratori che sono stati colpiti dal Covid 19, quindi, come molti altri della filiera agricolo-zootecnico-alimentare, sono lavoratori poveri e indifesi, che vivono in case umili o addirittura in baracche fatiscenti, spesso sovraffollate, ove la promiscuità concorre a favorire la diffusione di patologie infettive e contagiose.

La Fase 2/3 non è libera dal Covid-19, occorre quindi mantenere alta l’attenzione, anche in Italia, monitorando lo stato di salute di tutti coloro che hanno ripreso a lavorare.

L’industria italiana delle carni deve essere anch’essa tutelata da notizie generalizzate e da associazioni infondate con quella di altri paesi.

Innanzitutto perché l’Italia non è stata colpita da casi di Covid-19 nei macelli, secondariamente perché una crisi di fiducia montata ad arte verso le nostre produzioni alimentari farebbe l’interesse della concorrenza e si rivelerebbe un disastro per l’intero paese.

Un danno grave, economico ed umano. Non dimentichiamo che nei macelli italiani e negli stabilimenti di sezionamento e lavorazione delle carni la gestione delle operazioni è ispezionata e certificata da Veterinari Ufficiali del Servizio Sanitario Nazionale che sono costantemente presenti lungo tutti i passaggi della filiera.

Il compito dei Servizi Veterinari della sanità pubblica consiste nel garantire buone prassi di lavorazione che comportano anche la tutela della salute degli addetti e quella degli stessi Ispettori Veterinari che in quei macelli e in quei laboratori garantiscono il rispetto del benessere animale e la salubrità delle carni che finiscono sulle tavole dei consumatori.

In Italia non abbiamo avuto focolai in questo settore, le nostre imprese hanno operato correttamente, tuttavia non possiamo pensare che il rischio sia zero. Per questo è utile aggiornare costantemente le linee guida per prevenire la diffusione del Covid-19 anche tra i lavoratori degli stabilimenti di lavorazione delle carni, come fatto sin ora nel nostro paese.

In modo da mantenere un elevato livello di epidemio-sorveglianza secondo l’approccio ‘One Health’, cioè attraverso una collaborazione tra veterinari igienisti degli alimenti e medici (in particolare medici igienisti e medici del lavoro), come da tempo OMS e OIE (Organizzazione mondiale per la salute animale) suggeriscono sia fatto a livello mondiale, prendendo i Dipartimenti di Prevenzione italiani a modello di riferimento.

Aldo Grasselli
Presidente Onorario SIMeVeP

Delle condizioni che favoriscono la trasmissione in questi impianti, Aldo Grasselli ha parlato oggi insieme a Paolo D’Ancona dell’Istituto superiore di sanità nel corso la trasmissione “Radio1 giorno per giorno” a Radio Rai 1.

 




Il contributo dei medici veterinari per la sanità animale e per la gestione dell’infezione umana Covid-19 in un’ottica one-health

SIMeVeP sostiene progetti volti a ridurre le future epidemie zoonotiche attraverso la conoscenza dei fattori che determinano la potenziale trasmissione di agenti patogeni dagli animali all’uomo. Questi progetti basati sull’evidenza sono ben sintonizzati con l’approccio multidisciplinare One-Health.

Nel contesto attuale di pandemia Covid-19, caratterizzato dall’incertezza sugli sviluppi epidemiologici ed esacerbata da una infodemia dilagante, è prioritario fornire al pubblico e al consumatore informazioni scientifiche verificate sull’origine e diffusione delle zoonosi, rimarcando la differenza tra i patogeni presenti negli animali selvatici con potenziale pandemico e quelli che colpiscono gli animali domestici (es. bovini e suini). Questo esercizio comunicativo si propone in sostanza di confutare le teorie prive di fondamento scientifico che fanno dell’agricoltura zootecnica su larga scala, più o meno intensiva, il capro espiatorio dell’attuale pandemia di Covid-19 e di evidenziare il contributo della veterinaria, in un sistema globale di prevenzione, a garanzia della protezione sanitaria degli allevamenti, della salute degli animali, del loro benessere e della sicurezza degli alimenti di origine animale.
Il documento SIMeVeP