Grasselli: Se un vaccino che funziona è stato fatto da un veterinario, Bassetti non si vaccinerà?

Aldo Grasselli, Presidente Onorario SIMeVeP, è stato ospite di Selvaggia Lucarelli e Chicco Giuliani a “Le mattine” di Radio Capital, per parlare di veterinari e la “polemica Bassetti-Capua“.

I veterinari sono conosciuti ai più come i medici dei cani e dei gatti, ma bisogna tener presente che molte delle malattie che colpiscono gli animali colpiscono anche l’uomo e addirittura il 75% delle infezioni emergenti, come Sars-Cov- 2, sono di origine animale quindi agire in prevenzione in Sanità Pubblica Veterinaria vuol dire impedire che quei virus colpiscano l’uomo. Per far questo fra i veterinari ci sono degli ottimi virologi, c’è la rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali dove si fa ricerca e ci si occupa di vaccini contro le malattie animali e la tecnologia che si utilizza è la stessa e generalmente nei laboratori che si occupano di ricerca e vaccini si mettono a frutto le competenze delle varie professionalità, senza steccati” ha detto Grasselli

“In questo momento nelle aziende che stanno lavorando ai vaccini per COVID-19 hanno ai vertici dei veterinari: l’amministratore Pfizer è un veterinario, ma anche Peter Doherty, – premio Nobel per la Medicina per le ricerche sulle reazioni del sistema immunitario quando è attaccato da un virus, quindi utili alla produzione di vaccini, è un veterinario. Se un vaccino che funziona è stato fatto da un veterinario, Bassetti non si vaccinerà? Il problema è che i veterinari non fanno audience, fanno audience le polemiche” ha concluso Grasselli

Dal minuto 12 al minuto 19.20 è possibile riascoltare l’intervento




Pandemie ed equilibri globali, intervista all’autore di Spillover

spilloverSul sito del progetto “Saluteinternazionale” è pubblicata un intervista a David Quammen, autore del libro “Spillover. Animal Infections and the Next Human Pandemic” del 2012 pubblicato in Italia nel 2014 con il titolo “Spillover. L’evoluzione delle pandemie”.

Quella di Quammen è una prospettiva descrittiva ma è anche, per chi vuole intendere, un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva: l’intero saggio ritorna su quel legame fluido, circolare, inevitabile tra creature che abitano lo stesso pianeta, sull’interdipendenza di ciascuno dall’altro: «siamo davvero una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre, nelle nostre origini, nella nostra evoluzione, in salute e in malattia». E così facendo rende evidente il ruolo dell’uomo come detonatore di tali eventi, che con il suo spingersi oltre i limiti ambientali turba gli ecosistemi, rompe l’equilibrio di una salute globale. Ne scrive Quammen anche recentemente in un suo editoriale pubblicato il 28 gennaio scorso dal New York Times: «we must remember, when the dust settles, that nCoV-2019 was not a novel event or a misfortune that befell us. It was — it is — part of a pattern of choices that we humans are making». Già, non si tratta di sfortuna né di eventi prettamente accidentali, ma c’è in gioco la responsabilità delle nostre azioni, la visione di un senso del limite e del rispetto. È in quest’ottica che lo abbiamo intervistato, per guardare con lui alla salute globale, all’Africa e al ruolo che le organizzazioni di cooperazione internazionale possono e devono avere in questi delicati equilibri internazionali e interdisciplinari

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Online Argomenti n° 2/2020

E’ pubblicata la versione digitale di Argomenti, disponibile sia in formato “sfogliabile” smartphone, pc e mac, sia in formato pdf, suddivisa per articoli.

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One health day al tempo del Covid-19, Ferri all’evento degli Emirati Arabi

Si celebra oggi, 3 novembre la quinta giornata mondiale One Health – Salute unica. L’iniziativa intende promuover e diffondere l’applicazione di un approccio multidisciplinare per affrontare i rischi che hanno origine dall’interfaccia uomo animale ambiente.

La riccorenza quest’anno acquista ancor più significato: di fronte alla pandemia di COVID 19, l’approccio One Health viene riconosciuto e accolta come necessario ora più che mai.

Molti gli eventi vengono dedicati al tema, in particolare si conclude oggi il One Health World Congress .

Il Coordinatore Scientifico SIMeVeP, Maurizio Ferri, interverrà domani alle ore 16.00 al webinar su Covid-19 e One Health organizzato dall’Università degli Emirati Arabi, con un intervento su “COVID-19 Management through a One Health Perspective”.




Salute, alimentazione e benessere animale: settore unico, aliquota unica

ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, FNOVI – Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, SIMeVeP – Società Italiana Medicina Veterinaria Preventiva, ENPAV – Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Veterinari, ASSALCO – Associazione Nazionale Imprese Alimentazione e Cura Animali da Compagnia, Federchimica AISA – Associazione Italiana Industrie Salute Animale, ASCOFARVE – Associazione Nazionale Distributori Medicinali Veterinari e ASSALZOO – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici hanno sottoscritto una lettera aperta rivolta a Governo e Parlamento per chiedere l’istituzione di uno scaglione unico dell’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) al 10% per:

• prestazioni veterinarie (oggi al 22%)
• medicinali veterinari (già al 10%)
• alimenti per animali da compagnia (oggi al 22%).

Si tratta di misure importanti anche per la salute pubblica”  – ha commentato il Presidente SIMeVeP Antonio Sorice.

Gli animali d’affezione non sono ‘beni superflui o di lusso’  ma sono sempre più parte della vita delle persone, lo dimostrano i numeri e  ne abbiamo avuto conferma anche nel periodo di forzato isolamento dovuto all’emergenza COVID- 19 durante il quale il rapporto con gli animali domestici si è rilevato un importante fattore di benessere per i proprietari e di compagnia per i tanti, ad esempio gli anziani, che sono spesso anche i meno abbienti, che si sono ritrovati soli per tutto il lockdown. Ecco che l’abbassamento dell’IVA sugli alimenti per gli animali da compagnia può contribuire a contrastare il randagismo e l’abbandono con conseguenti risparmi di spesa pubblica”.

“Ricordiamo inoltre – ha aggiunto Sorice – che le prestazioni veterinarie sono prestazioni mediche che agendo sulla salute degli animali agiscono  anche sulla salute delle persone, e hanno quindi ricadute sulla salute pubblica per l’importante principio di One Health, Salute unica, cioè di una salute connessa uomo-animale-ambiente”.

Le attività veterinarie, dei veterinarii di  sanità pubblica e dei liberi professionisti, sono state giustamente considerate essenziali, durante il lockdown, e hanno contribuito al mantenimento della salute delle popolazioni animali del nostro paese. Perchè continuare a considerare le prestazioni veterinarie e il possesso di animali da compagnia alla stregua di beni di consumo?” ha concluso il Presidente.




SENLAT/TIBOLA/DEBONEL: nomi diversi, stessa zoonosi emergente

Ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze hanno recentemente descritto un caso di SENLAT (Scalp Eschar and Neck Lymph Adenopathy After a Tick Bite – Escara del cuoio capelluto e linfoadenopatia del collo in seguito alla puntura di zecca) in una bambina di 6 anni. Il patogeno identificato è stato Rickettsia slovaca. Il caso è in corso di pubblicazione.

La sindrome è stata segnalata per la prima volta in Francia nel 1997 ed è stata chiamata TIBOLA (Tick-borne lymphadenopathy – Linfoadenopatia trasmessa da zecche) perché caratterizzata da un rigonfiamento doloroso dei linfonodi del collo.

In seguito è stata definita DEBONEL (Dermacentor-borne necrosis erythema and lymphadenopathy – Linfoadenopatia eritema e necrosi trasmessi da Dermacentor) per precisare il nome della zecca generalmente coinvolta (Dermacentor) e descrivere altri sintomi presenti quali l’eritema e la necrosi, cioè la morte di una porzione del tessuto cutaneo (escara) in corrispondenza del sito di puntura.

Più recentemente si è preferito l’acronimo SENLAT (Scalp Eschar and Neck Lymph Adenopathy After a Tick Bite – Escara del cuoio capelluto e linfoadenopatia del collo in seguito alla puntura di zecca) in quanto non si può escludere il coinvolgimento di altri batteri o vettori nella patogenesi.

E’ una zoonosi emergente in Europa. La maggior parte dei casi si osserva da marzo a maggio e da settembre a novembre; in questi periodi si riscontra infatti la maggiore attività delle zecche del genere Dermacentor.

Ulteriori informazioni su cause, sintomi, diagnosi e terapie sul sito dell’IZS LT




Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica, online la nota tecnica ad interim

Il documento, realizzato da Ministero della Salute, Iss, Inail, Cts, Consiglio superiore di sanità, Conferenza delle Regioni, Fnomceo, Inmi Lazzaro Spallanzani e Organizzazione mondiale della sanità, rappresenta uno degli strumenti per l’implementazione e l’organizzazione della strategia di testing in modo omogeneo sul territorio nazionale

Chiarire le indicazioni per la diagnostica di SARS-CoV-2 e i criteri di scelta dei test a disposizione nei diversi contesti, per un uso razionale e sostenibile delle risorse che consenta di implementare e organizzare la strategia di testing in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Sono questi gli obiettivi della nota tecnica ad interim “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica”, realizzata congiuntamente da Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Inail, Comitato tecnico scientifico, Consiglio superiore di sanità, Conferenza delle Regioni, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani e Organizzazione mondiale della sanità.

Le indicazioni in linea con quelle fornite dall’Oms. Le indicazioni sono in linea con quelle fornite dall’Oms per i profili dei prodotti per diagnostica che hanno il Covid-19 come target, così come riportati nel documento “Target product profiles for priority diagnostics to support response to the Covid-19 pandemic v.1.0” dello scorso 28 settembre, che descrive le caratteristiche principali dei test per SARS-CoV-2, sottolineando anche la necessità che soddisfino non solo i criteri di specificità e sensibilità ma anche caratteristiche di test rapido, nell’ambito di un’attività di sorveglianza che sia sostenibile e in grado di rilevare i soggetti positivi nel loro reale periodo di contagiosità. Sono cinque, in particolare, gli obiettivi per il testing riconosciuti dallo European centre for disease prevention and control (Ecdc): controllare la trasmissione; monitorare l’incidenza, l’andamento e valutare la gravità nel tempo; mitigare l’impatto del Covid-19 nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali; rilevare cluster o focolai in contesti specifici; prevenire la (re)introduzione nelle aree che hanno raggiunto un controllo sostenuto del virus.

La rapidità della diagnosi essenziale per il controllo dei focolai. Per tenere sotto controllo i focolai, limitando la diffusione del virus attraverso la quarantena e l’isolamento, resta essenziale la rapidità di diagnosi nei soggetti con sospetto clinico e/o sintomatici. Per la valutazione della scelta del test da utilizzare, appaiono quindi importanti diversi parametri, come i tempi di esecuzione del test (alcune ore per i test molecolari, contro i 15-30 minuti di un test antigenico rapido), la necessità di personale specializzato e di strumentazione dedicata disponibile solo in laboratorio rispetto alle piccole strumentazioni portatili da utilizzare ovunque, i costi da affrontare per una politica basata sulla ripetizione dei test, il trasporto dei campioni rispetto all’esecuzione in loco, l’invasività del test e la sua accettabilità da parte dei soggetti, la facilità di raccolta del campione, l’addestramento necessario a raccogliere/processare i campioni, la disponibilità dei reagenti e la stabilità dei campioni. Critica è anche la raccolta dei dati relativa ai test eseguiti, con la conseguente possibilità di analizzare e valutare le strategie adottate e la diffusione dell’infezione.

I principali contesti di utilizzo riassunti in una tabella sinottica. Oltre a fornire alcune proposte per la strategia d’uso dei test, in relazione a casi sospetti e positivi e contatti stretti asintomatici, il documento è integrato da una tabella sinottica sul tipo di test da utilizzare nei principali contesti, in base alla situazione epidemiologica e all’organizzazione sanitaria regionale. Nell’appendice, inoltre, sono riassunte le caratteristiche dei test attualmente disponibili per scopi di sanità pubblica, che possono essere suddivisi in tre grandi gruppi: test molecolare mediante tampone, tampone antigenico rapido (mediante tampone nasale, naso-oro-faringeo e salivare) e test sierologici.

Test di laboratorio per Sars-cov-2 e loro uso in sanità pubblica

Fonte: INAIL




Protezione degli impollinatori selvatici: le iniziative della Commissione Ue non hanno dato i frutti sperati

impollinatoriSecondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, le misure adottate dall’UE non hanno garantito la protezione degli impollinatori selvatici. La strategia sulla biodiversità fino al 2020 si è dimostrata ampiamente inefficace nel prevenirne il declino. Inoltre, le principali politiche dell’UE, tra cui la politica agricola comune, non contemplano criteri specifici per la protezione degli impollinatori selvatici.

La Corte sostiene che, per di più, la normativa UE in materia di pesticidi rappresenta una delle principali cause della perdita di tali specie animali. Gli impollinatori, come api, vespe, sirfidi, farfalle, falene e coleotteri contribuiscono in maniera significativa all’aumento della quantità e della qualità degli alimenti a noi disponibili. Negli ultimi decenni, tuttavia, la quantità e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi. La Commissione europea ha predisposto un quadro di misure per affrontare il problema, basato in gran parte sull’iniziativa a favore degli impollinatori del 2018 e sulla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020. Ha inoltre introdotto, nelle politiche e nella normativa UE esistenti, misure potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici. La Corte ha valutato l’efficacia di tale azione.

Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità”, ha dichiarato Samo Jereb, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione, “Le iniziative finora intraprese dall’UE per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati.”

La Corte ha rilevato che il quadro ad hoc predisposto dall’UE in materia non contribuisce realmente a proteggere gli impollinatori selvatici. Sebbene la strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 non prevedesse alcuna singola azione specificamente destinata ad invertire il declino degli impollinatori selvatici, quattro degli obiettivi da essa stabiliti potrebbero indirettamente favorire tali specie animali. Tuttavia, dalla revisione intermedia della strategia realizzata dalla Commissione, è emerso che per tre di tali obiettivi, i progressi erano stati insufficienti o nulli. La revisione ha inoltre individuato proprio nell’impollinazione uno degli elementi più degradati negli ecosistemi dell’UE. La Corte ha inoltre constatato che l’iniziativa a favore degli impollinatori non ha condotto a modifiche significative delle principali politiche.
La Corte ha inoltre rilevato che altre politiche dell’UE che promuovono la biodiversità non contemplano requisiti specifici per la protezione degli impollinatori selvatici. La Commissione non si è avvalsa delle opzioni disponibili in termini di misure di conservazione della biodiversità previste da altri programmi, quali la direttiva Habitat, la rete Natura 2000 e il programma LIFE. Quanto alla PAC, la Corte ritiene inoltre che sia parte del problema, non parte della soluzione. In una recente relazione, la Corte è giunta alla conclusione che gli obblighi di inverdimento e lo strumento di condizionalità previsti nel quadro della PAC non sono stati efficaci nell’arrestare il declino della biodiversità nei terreni agricoli.

Infine, la Corte sottolinea inoltre che l’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici. La normativa attualmente in vigore prevede misure di protezione per le api mellifere, ma le valutazioni dei rischi si basano ancora su orientamenti obsoleti e poco in linea con i requisiti normativi e le più recenti conoscenze scientifiche. A tale riguardo, la Corte sottolinea che il quadro dell’UE in materia ha consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere. A titolo di esempio, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018. In un’altra relazione pubblicata quest’anno, la Corte ha constatato che le pratiche di difesa integrata potrebbero contribuire a ridurre il ricorso ai neonicotinoidi, ma l’UE ha compiuto scarsi progressi nell’assicurarne il rispetto.

Dato che il “Green Deal europeo” sarà in cima all’agenda dell’UE nei decenni a venire, la Corte raccomanda alla Commissione europea di:

• valutare la necessità di predisporre misure specifiche per gli impollinatori selvatici nelle azioni e nelle misure di follow-up previste per il 2021 relative alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030;

• integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’UE relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura;

• migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi.

Fonte: Corte dei Conti europea




Macellazione dei bovini: valutazione dei problemi di benessere

L’EFSA ha pubblicato una valutazione del benessere dei bovini al momento della macellazione basata sui più attuali studi e ricerche scientifiche. Il recente parere scientifico fa parte di una serie di aggiornamenti in materia di tutela del benessere degli animali al macello richiesti dalla Commissione europea e fa seguito a valutazioni già pubblicate su pollame, conigli e suini.

In totale sono stati individuati 40 pericoli che potrebbero verificarsi durante la macellazione. La maggior parte di essi – 39 su 40 – sono conseguenza di una preparazione inadeguata del personale addetto o di stanchezza. Il parere propone misure per prevenire e correggere tali pericoli.

Scientific opinion on welfare of cattle at slaughter

Fonte: EFSA




Assemblea SIMeVeP: bilanci approvati, ma abbiamo voglia di vederci ancora

Si è svolta il 22 ottobre, per la prima volta in modalità webinar, l’Assemblea dei Soci SIMeVeP.

Convocata principalmente per gli adempimenti statutari e obblighi di legge come l’approvazione dei bilanci, l’Assemblea è stata comunque l’occasione di confronto sulle attività presenti e future della Società, e sulle tematiche più attuali.

Il 2020 è stato senza dubbio condizionato dall’emergenza dovuta alla circolazione del virus Sars Cov 2 e alla conseguente pandemia di Covid-19 che ha stravolto le vite personali e professionali dei medici veterinari con ripercussioni inevitabili anche sulle attività della SIMeVeP.

Lo hanno ribadito tutti, nel corso degli interventi e in particolare il presidente Antonio Sorice che ha ricordato in apertura come, proprio a causa del Covid-19, l’Assemblea inizialmente prevista per la primavera 2020 è stata rinviata.

“Il 2020 è stato un anno che ha visto una forte riduzione delle “normali” attività della SIMeVeP – ha detto il Presidente. “Da febbraio ad oggi è stato impossibile, ad esempio, completare il programma dei corsi di formazione progettato per l’anno. Stiamo vivendo un’esperienza che può anche insegnarci moltissimo e, volendo cogliere la crisi come occasione di cambiamento, possiamo fare tesoro dell’esperienza, spingendoci a trasformare alcune modalità di lavoro, modificando in meglio la nostra progettualità”.
“Se si sono quasi azzerate le attività a breve termine, non siamo comunque stati fermi”, ha detto il presidente ricordando come alcuni progetti impostati negli anni precedenti e che vedono i veterinari di sanità pubblica protagonisti e attori indispensabili, sono proseguiti, Fra gli altri ha ricordato il progetto sullo spreco alimentare e quello a sostegno della protezione civile, in particolare a supporto delle unità cinofile utilizzate nelle emergenze non epidemiche.
“Il 2020 è stato anche l’anno che ha visto la ripresa delle pubblicazioni dei Quaderni di Veterinaria Preventiva con la pubblicazione del Manuale Operativo “Api e ambiente”. A tutto questo si è accompagnata la produzione di articoli e contributi importanti proprio sul tema COVID-19”.

L’Assemblea ha approvato all’unanimità sia il bilancio consuntivo 2019 che il bilancio preventivo 2020, presentati dal Segretario Tesoriere Massimo Platini

Il Vice Presidente Vitantonio Perrone ha sottolineato come ancor di più in epoca COVID-19, la pubblicazione dei Quaderni di Veterinaria Preventiva sia uno strumento per arricchire la “cassetta degli attrezzi” dei veterinari di sanità pubblica, ma non solo, in grado di fornire e meglio catalogare informazioni, sia teoriche che pratiche, per affrontare e quindi gestire tutti quegli input, non solo normativi, che coinvolgono in maniera sempre più pressante i colleghi che operano nei Dipartimenti di Prevenzione. Perrone ha inoltre rilanciato la proposta di affrontare nelle prossime pubblicazioni i grandi temi della gestione della fauna selvatica e del benessere animale.

Il Presidente Onorario dott. Aldo Grasselli ha ringraziato il Consiglio Direttivo per il lavoro svolto, anche in termini di visibilità della professione, nonostante le difficoltà del presente, e ha invitato a portare lo sguardo sul futuro attraverso il dibattito, il confronto e l’elaborazione collettiva, come Società Scientifica, sulla dinamica genetica del COVID-19 e dei fattori determinanti delle malattie infettive.

Nessun medico veterinario del Servizio Sanitario Nazionale può influenzare direttamente le dinamiche economico-sociali, climatiche o commerciali globali – ha detto Grasselli – ma la SIMeVeP ha il dovere di aprire un dibattito sulla genesi di fenomeni che sono ampiamente in atto e su temi cruciali come il Green Deal el’Agenda 2030”.

Anche Maurizio Ferri, coordinatore scientifico, ha sottolineato la necessità di trasformare l’emergenza in momento di crescita e di sviluppo, raccogliendo l’invito del Presidente Senior allo slancio intellettuale e alla contestualizzazione del COVID-19. “L’approccio One health è connaturato alla medicina veterinario, approccio che non è stato pienamente operativo nel raccordo con le altre professionalità e a livello istituzionale, che probabilmente vanno ulteriormente sollecitate” ha detto Ferri.

Il COVID-19 ci ha fatto capire che è necessario investire ancora di più nel medio e nel lungo termine, anche finanziariamente, nelle attività di sorveglianza degli animali selvatici, tenuto conto che quasi tutte le pandemie, anche quelle del passato sono partite dalla fauna selvatica. La componente veterinaria è chiamata in prima linea ad affrontare il problema, partendo dall’origine” ha sottolineato Ferri invitando i Gruppi di lavoro a incrementare le proprie attività, alla produzione di contributi e alla partecipazione a progetti che abbiano ricadute pratiche sulle attività dei colleghi, anche attraverso lo strumento dei Quaderni di veterinaria preventiva”.

In conclusione Il Presidente, raccogliendo quanto emerso, ha ribadito l’impegno della SIMeVeP ha incrementare le attività sul tema della gestione, sorveglianza e controllo della Fauna Selvatica, a partire dalla gestione dei cinghiali, anche nei centri urbani, fino ai piani di emergenza sulla Peste Suina Africana per essere pronti a intervenire nel momento in cui la malattia si presenterà nel paese attraverso linee guida che possano essere utili ai colleghi, proseguendo anche il progetto sulla valorizzazione delle carni della selvaggina che è comunque collaterale e di supporto al tema generale.

Raccogliendo la voglia di partecipazione da parte dei partecipanti all’incontro e per dare ampio spazio al dibattito, il Presidente ha annunciato la convocazione di una prossima Assemblea dedicata esclusivamente ai temi professionali.