SARS-CoV-2. Virus “parenti” nei pipistrelli in Giappone e Cambogia

Trovati “parenti stretti” del virus Sars-CoV-2 in due laboratori fuori dalla Cina. Un gruppo di ricercatori ha riferito alla rivista Nature di aver trovato un coronavirus strettamente correlato a SARS-CoV-2 nei pipistrelli a ferro di cavallo conservati in un congelatore in Cambogia. Nel frattempo, un team in Giappone ha segnalato la scoperta di un altro coronavirus strettamente correlato, trovato negli escrementi di pipistrello congelati. I virus sono i primi parenti noti di SARS-CoV-2 a essere trovati al di fuori della Cina e confermano quanto concluso dall’Organizzazione mondiale della sanità e cioè che la pandemia ha origini animali.

Ci sono evidenze forti che suggeriscono che SARS-CoV-2 abbia avuto origine nei pipistrelli a ferro di cavallo, ma rimane un mistero se sia passato direttamente dai pipistrelli alle persone o attraverso un ospite intermedio.

Il virus in Cambogia è stato trovato in due pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel (Rhinolophus shameli) catturati nel Nord del paese nel 2010. Il genoma del virus non è stato ancora completamente sequenziato – né la sua scoperta è stata pubblicata – rendendo difficile accertare il pieno significato della sua esistenza per la pandemia.

Se il virus è strettamente correlato a quello pandemico o addirittura a un suo antenato, potrebbe fornire informazioni cruciali su come SARS-CoV-2 è passato dai pipistrelli alle persone e confermare ulteriormente che l’origine della pandemia è animale, afferma Veasna Duong, un virologo presso l’Istituto Pasteur in Cambogia a Phnom Penh, che ha guidato la ricerca sui vecchi campioni in Cambogia e che ha allertato Nature della sua scoperta all’inizio di novembre. Per fornire queste informazioni, il virus dovrebbe condividere più del 97 per cento del suo genoma con SARS-CoV-2, diventando così il parente più stretto conosciuto.

Ma il nuovo virus potrebbe essere anche più distante e in questo caso studiarlo aiuterà gli scienziati a saperne di più sulla diversità in questa famiglia di virus, secondo Etienne Simon-Loriere, virologo presso l’Istituto Pasteur di Parigi, che prevede di sequenziare il virus e poi pubblicare i risultati.

L’altro virus si chiama Rc-o319 ed è stato identificato in un piccolo pipistrello giapponese a ferro di cavallo (Rhinolophus cornutus) catturato nel 2013.

Questo virus condivide l’81 per cento del suo genoma con SARS-CoV-2, il che rende un parente meno stretto e che quindi può dirci poco sull’origine della pandemia, secondo Edward Holmes, virologo dell’Università di Sydney in Australia. “Indipendentemente da ciò che ha trovato il team cambogiano, entrambe le scoperte sono entusiasmanti perché confermano che i virus strettamente correlati a SARS-CoV-2 sono relativamente comuni nei pipistrelli Rhinolophus e persino nei pipistrelli trovati fuori dalla Cina”, scrive Nature citando Alice Latinne, biologa evolutiva del Wildlife. “Questo è quello che stavamo cercando e l’abbiamo trovato”, dice Duong.

È stato emozionante e sorprendente allo stesso tempo”, aggiunge. I risultati suggeriscono anche che altri parenti di SARS-CoV-2 non ancora scoperti potrebbero essere conservati nei congelatori di qualche laboratorio, afferma Aaron Irving, un ricercatore di malattie infettive presso l’Università di Zhejiang a Hangzhou, in Cina, che ha in programma di testare campioni conservati di pipistrelli e altri mammiferi per gli anticorpi contro SARS-CoV-2.

Non mi aspettavo di trovare un parente di SARS-CoV-2”, dice il virologo Shin Murakami presso l’Università di Tokyo, che faceva parte del team che ha deciso di riesaminare i campioni di animali congelati. Solo una manciata di coronavirus noti sono strettamente correlati a SARS-CoV-2, incluso il suo parente più vicino noto, RaTG13. Questo è stato scoperto in pipistrelli a ferro di cavallo intermedi (Rhinolophus affinis) nella provincia cinese dello Yunnan nel 2013. Ci sono anche molti altri coronavirus, trovati in altri pipistrelli e pangolini catturati tra il 2015 e il 2019, che gli scienziati ora sanno essere strettamente correlati a SARS-CoV-2.

SARS-CoV-2 probabilmente non era un virus nuovo di zecca che è apparso all’improvviso. I virus in questo gruppo esistevano prima che ne venissimo a conoscenza nel 2019”, afferma Tracey Goldstein, direttore associato del One Health Institute presso l’Università della California, Davis, che ha collaborato con il team cambogiano. Latinne afferma che le scoperte confermano che i pipistrelli Rhinolophus sono il serbatoio di questi virus. Il team di Duong ha catturato i pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel in Cambogia come parte del progetto PREDICT finanziato dal governo degli Stati Uniti, che per decenni ha esaminato la fauna selvatica in tutto il mondo alla ricerca di virus con potenziale pandemico e si è concluso all’inizio di quest’anno.

Ad aprile, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha assegnato al programma ulteriori 3 milioni di dollari e un’estensione di 6 mesi per cercare prove di SARS-CoV-2 in campioni animali – principalmente pipistrelli, pangolini e altri animali – conservati in congelatori da laboratorio in Laos, Malesia, Nepal, Thailandia, Vietnam e Cambogia. Un rapporto completo di queste indagini è previsto nelle prossime settimane.

Duong afferma che il sequenziamento preliminare del genoma di un breve frammento del nuovo virus pipistrello – lungo 324 paia di basi – ha mostrato che era simile in una particolare regione di SARS-CoV-2 e RaTG-13, suggerendo che i tre sono strettamente correlati. Quella regione è altamente conservata nei coronavirus, dice Latinne, e viene spesso utilizzata per identificare rapidamente se un virus è nuovo o noto. Ma non è ancora chiaro se RaTG-13 o il nuovo virus sia più strettamente correlato a SARS-CoV-2. È difficile dirlo con un frammento così piccolo, dice Vibol Hul, virologo anche presso l’Istituto Pasteur in Cambogia, che ha catturato i pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel all’ingresso di una grotta nel 2010. In un’analisi separata, il team della Cambogia ha sequenziato circa il 70 per cento del genoma del nuovo virus. Da quella sequenza mancavano le istruzioni per le parti cruciali del virus, come i geni che codificano la proteina spike che i coronavirus usano tipicamente per entrare nelle cellule. Il sequenziamento di quella sezione indicherà se questo virus può infettare le cellule umane, afferma Duong.

Il nuovo virus dovrebbe essere almeno per il 99 per cento simile a SARS-CoV-2 per essere considerato un antenato immediato dell’attuale virus pandemico, afferma Irving. I genomi di RaTG13 e SARS-CoV-2 differiscono solo del 4 per cento, ma questa divergenza rappresenta tra i 40 ei 70 anni di evoluzione poiché condividevano un antenato comune. Anche se a distanza di decenni, i virus sono abbastanza simili da utilizzare lo stesso recettore per entrare nelle cellule. Gli studi sulle cellule suggeriscono che RaTG13 potrebbe infettare le persone. Tra i coronavirus noti relativi alla SARS-CoV-2, l’Rc-o319 appena scoperto sembra essere il più distante, dice Duong. Negli studi sulle cellule, il team giapponese ha scoperto che il virus non può legarsi al recettore che SARS-CoV-2 utilizza per entrare nelle cellule umane, suggerendo che non potrebbe infettare facilmente le persone.

Shin afferma che i suoi colleghi hanno catturato più pipistrelli in Giappone all’inizio di quest’anno e hanno in programma di testarli per i coronavirus. E in ottobre, Hul è tornato nella grotta nel Nord della Cambogia per catturare altri pipistrelli. Probabilmente esistono più coronavirus correlati a SARS-CoV-2 nelle popolazioni di pipistrelli Rhinolophus, che vivono in tutta la regione, afferma Holmes. “Si spera che uno o più di questi siano così strettamente correlati a SARS-CoV-2 che possiamo considerarlo il vero antenato”, conclude.




Le infezioni resistenti ai medicinali rischiano di diventare la prossima pandemia

Di fronte al drammatico aumento della resistenza agli agenti antimicrobici (AMR), che rischia di trasformarsi nella prossima pandemia, con gravi ripercussioni per la salute globale, i sistemi agroalimentari e le economie, la FAO si rivolge ai soggetti interessati di tutti i settori, dagli agricoltori agli chef, dai produttori ai consumatori, affinché accelerino gli interventi volti a impedire la diffusione di microrganismi farmacoresistenti.

Nel corso della Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (18-24 novembre), l’Organizzazione rende pubbliche le sue raccomandazioni per limitare la diffusione dell’AMR, sottolineando che tutti possono giocare un ruolo nella lotta contro tale fenomeno.

Con l’espressione “resistenza agli agenti antimicrobici” si fa riferimento alla capacità di alcuni microbi di sopravvivere o proliferare in presenza di medicinali concepiti per eliminarli o inibirne l’azione. Tale resistenza è favorita dall’uso di antimicrobici diretti a debellare agenti patogeni indesiderati nell’uomo, negli animali e nelle colture. A scatenare l’AMR è soprattutto l’impiego di antimicrobici nel settore della salute umana e animale.

Al giorno d’oggi sono almeno 700 000 le persone che muoiono ogni anno a causa di patologie resistenti ai medicinali, mentre cresce in maniera costante il numero delle malattie comuni che risultano sempre più difficili da curare, tra cui le infezioni delle vie respiratorie, le infezioni sessualmente trasmesse e le infezioni delle vie urinarie. La resistenza ai medicinali sta anche mettendo sempre più a repentaglio i nostri sistemi agroalimentari e la sicurezza alimentare globale.

La pandemia COVID-19 ci ha dimostrato che la salute degli esseri umani è più che mai strettamente correlata alla salute degli animali e dell’ambiente. Gli agenti patogeni che colpiscono una di queste sfere possono esacerbare le criticità di altri settori e avere un impatto enorme sulla nostra capacità di prevenire e controllare le minacce sanitarie per la salvaguardia del pianeta.  L’AMR rappresenta una di queste minacce globali e potrebbe essere ancor più pericolosa della pandemia COVID-19. Essa sta già profondamente cambiando la vita come noi la conosciamo.

“Al pari della pandemia COVID-19, l’AMR non è più una minaccia futura: si tratta di un pericolo che riguarda tutti noi nell’immediato”, ha dichiarato il Vicedirettore Generale Maria Helena Semedo. “In tutto il mondo vi sono persone, animali e piante che stanno già morendo a causa di infezioni che non possono essere curate, nemmeno con i medicinali antimicrobici più potenti di cui disponiamo. Senza una levata d’armi contro l’AMR, la prossima pandemia potrebbe essere di natura batterica e di gran lunga più letale, qualora i medicinali destinati a combatterla non dovessero funzionare”.

La FAO svolge le proprie attività nel campo dell’AMR in coordinamento con l’OMS e con l’OIE, in linea con la strategia di approccio congiunto denominata “One Health”.

L’AMR nel settore agroalimentare

L’alimentazione e l’agricoltura possono svolgere un ruolo fondamentale nella lotta all’AMR. In molte parti del mondo il ricorso agli agenti antimicrobici è una pratica di gran lunga più comune negli animali che non nell’uomo e tale consuetudine si sta allargando a macchia d’olio parallelamente all’incremento demografico e alla crescente domanda di generi alimentari. 

La diffusione dell’AMR avviene a un ritmo più serrato rispetto alla capacità della scienza di sviluppare nuovi antimicrobici e minaccia i sistemi alimentari, la sicurezza alimentare, la salubrità degli alimenti, i sistemi sanitari e le economie di tutto il mondo. L’unica soluzione di cui disponiamo consiste nell’adottare un’azione strategica per conservare l’efficacia degli agenti antimicrobici già in uso. È quanto ha raccomandato in data odierna la FAO, ammonendo che ci rimane ancora poco tempo per scongiurare un peggioramento della situazione, che già di per sé appare alquanto critica.

Il 23 novembre l’Agenzia delle Nazioni Unite inaugurerà una nuova comunità di professionisti specializzati in comportamenti sociali e motivazione al cambiamento affinché concepiscano soluzioni che aiutino le persone a utilizzare gli agenti antimicrobici in maniera appropriata per poter migliorare l’efficacia della prevenzione delle malattie. Avvalendosi del sapere e dei contributi di agricoltori e altri operatori della catena alimentare, veterinari, epidemiologi, esperti di AMR e comportamentalisti, questa comunità di pratiche collaborerà in maniera sinergica per indurre, a livello sia agricolo che politico, l’adozione di comportamenti che favoriscono un rallentamento dell’evoluzione dell’AMR.

La Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (WAAW)

Per celebrare la Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica sono organizzate attività e iniziative in tutto il mondo, tra cui una Twitter Chat programmata da WAAW Africa il 21 novembre dal titolo “Come è possibile in Africa sensibilizzare la popolazione verso la resistenza agli agenti antimicrobici?”,  un evento InfoPoint previsto a Bruxelles il 24 novembre e destinato a responsabili politici e al pubblico in generale, il cui scopo è comunicare all’opinione pubblica l’urgenza di contrastare l’AMR e un vertice “One Health” sull’AMR nonché una serie di webinar, ospitati nel corso dell’intera settimana dalle Filippine.

Partecipa alla lotta contro l’AMR!

La FAO ha illustrato le azioni fondamentali da intraprendere nella lotta contro l’AMR, suddividendole in base alle categorie di soggetti interessati:

Agricoltori:  

1.    Lava sempre accuratamente le mani, le scarpe e gli indumenti prima e dopo il contatto con gli animali. Questa abitudine contribuisce a uccidere i germi che causano malattie negli animali e nell’uomo.

2.    Abbi cura della salute degli animali. Un animale sano ha bisogno di assumere meno farmaci antimicrobici, il che si traduce in una diminuzione delle spese veterinarie, in una maggiore salubrità degli alimenti e sicurezza dei mezzi di sussistenza e in un minor numero di perdite di animali. In ambito agricolo, gli allevatori possono adottare le seguenti misure per preservare la salute dei propri animali:

• Tieni pulite le strutture adibite al ricovero degli animali e le aree esterne a loro riservate.

• Riduci il rischio di diffusione di germi. Adotta misure di biosicurezza appropriate.

• Applica il sistema “all-in, all-out” (“tutto dentro, tutto fuori”) nella tua azienda agricola per ridurre la trasmissione di infezioni nell’allevamento in seguito all’introduzione di nuovi animali.

• Conserva i mangimi animali in ambienti asciutti e protetti dall’accesso di roditori, uccelli, insetti e altri animali infestanti che possono trasmettere batteri o altri germi.

• Evita situazioni di stress per i tuoi animali.

• Promuovi il benessere dei tuoi animali ed evita l’insorgenza di malattie attraverso una buona alimentazione e l’accesso ad acqua pulita.

• Vaccina i tuoi animali! Rivolgiti al tuo veterinario di fiducia per la somministrazione di importanti vaccini secondo un corretto calendario vaccinale.

3.    Richiedi il parere di specialisti in salute animale per una corretta diagnosi e cura delle malattie, perché l’impiego di farmaci inadatti espone la tua azienda, la tua famiglia e te stesso al rischio di infezioni resistenti agli agenti antimicrobici.

4.    Diffondi informazioni, non microbi! Spiega agli altri agricoltori e ai membri della tua comunità l’importanza di utilizzare gli agenti antimicrobici in maniera responsabile.

5.    Ricorri ai pesticidi soltanto come ultima risorsa: i prodotti fitosanitari non sono l’unico rimedio disponibile. Per il trattamento delle colture usa questi prodotti soltanto come ultima ratio nel controllo degli organismi nocivi.

Operatori della filiera alimentare e consumatori: 

1.     Osserva la regola delle “Quattro C” della salubrità degli alimenti per aiutare a contenere la diffusione di batteri multiresistenti e microrganismi potenzialmente responsabili di malattie nell’uomo.

Cleaning (Igiene) – Lava accuratamente le mani prima e dopo il contatto con alimenti e animali (soprattutto dopo aver maneggiato carne cruda) e dopo essere andato in bagno. Provvedi regolarmente alla pulizia delle superfici adibite alla preparazione dei cibi.

Cooking (Cottura) – Un corretto sistema di cottura dei cibi distrugge i germi nocivi. Fai attenzione, tuttavia, a non ricuocere il cibo più volte.

Chilling (Refrigerazione) – Tieni il cibo al fresco alla giusta temperatura, sia in frigorifero che durante il trasporto.

Cross contamination (Contaminazione crociata) – Tieni pulite le zone adibite alla preparazione e alla conservazione del cibo per evitare contaminazioni crociate. Assicurati che la carne cruda sia conservata e lavorata separatamente da altri alimenti.

2.     Avvia una conversazione! Parla dell’AMR con colleghi, familiari, amici e altri membri della tua comunità. Nel tuo luogo di lavoro promuovi l’introduzione e l’adozione di misure che concorrono a ridurre la diffusione dell’AMR.

3.     Aiutaci a mantenere gli agenti antimicrobici efficaci per tutti! Se tu o un tuo familiare avete bisogno di un antibiotico, seguite le indicazioni del vostro medico curante. Prima di assumere un antibiotico è sempre necessario richiedere un parere medico.

Responsabili politici: 

1.      Inserisci l’AMR tra le tue priorità.  Destina immediate risorse alla lotta contro l’AMR e al conseguimento degli obiettivi del piano d’azione nazionale contro l’AMR. Assicurati che l’AMR faccia parte integrante dell’agenda politica.

2.      Coinvolgi le parti interessate nel processo decisionale: i contributi delle parti interessate dell’intera filiera alimentare e dei settori sia pubblico che privato possono assistere nella definizione di politiche e norme più efficaci.


Partner fornitori di risorse: 

1.     Sostieni le iniziative dell’Alleanza tripartita sull’AMR: il Fondo fiduciario multi-partner delle Nazioni Unite per l’AMR, guidato dalla FAO, dall’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), è stato creato per intensificare il sostegno ai singoli paesi nella lotta contro l’AMR attraverso uno sforzo congiunto secondo il principio “One Health”. Aiuta l’Alleanza tripartita a espandere le sue attività in nuovi territori e a condurre la lotta contro l’AMR.

2.    Contribuisci a colmare le lacune a livello di conoscenze: sostieni la ricerca e i progetti sull’AMR che lavorano al conseguimento di prove dove ancora mancano.

Educatori e ricercatori in ambito sanitario, agricolo, ambientale e veterinario:  

1.    Sensibilizza le persone all’interno della tua istituzione sul tema chiave dell’AMR: inserisci l’AMR tra le tematiche obbligatorie del piano di studi. Organizza attività ed eventi interdisciplinari, tra cui conferenze, webinar e seminari, per informare colleghi e studenti di altri ambiti disciplinari in merito alla diffusione dell’AMR.

2.    Condividi il sapere al di là dei confini nazionali: invita ricercatori di tutto il mondo a intervenire come relatori in un evento presso la tua istituzione e a condividere idee.


Associazioni giovanili e gruppi studenteschi:
 

1.      Fai sentire la tua voce! Inserisci l’AMR tra gli argomenti prioritari da discutere all’interno della tua associazione giovanile o del tuo gruppo studentesco e organizza iniziative di sensibilizzazione come camminate, dibattiti ed eventi nelle comunità di cui fai parte.

2.     Fai conoscere le tue attività: condividi esempi delle tue iniziative sui social media e con i giornalisti. Sii motivo d’ispirazione per altri giovani e invoglia i tuoi coetanei a seguire le tue orme e a diventare “eroi nella lotta all’AMR”.

Portatori di interessi del settore privato:

1.      Sostieni le iniziative di lotta all’AMR sul luogo di lavoro: nella tua azienda, nel tuo stabilimento e nei tuoi locali metti a disposizione mezzi e strutture che consentano ai tuoi dipendenti di contrastare l’AMR.

2.      Sii un fabbricante responsabile: assicurati che la tua azienda e i tuoi fornitori smaltiscano i rifiuti e le acque reflue correttamente per contribuire a ridurre la diffusione di batteri multiresistenti.


ONG e gruppi della società civile:
 

1.         Integra progetti nuovi ed esistenti con azioni di contrasto all’AMR: molte iniziative intese a ridurre la diffusione di batteri multiresistenti hanno ricadute positive sulla salute, la sanità, il controllo delle malattie e la gestione dei rifiuti. Alcune di tali iniziative possono essere avviate senza costi aggiuntivi. Integra i progetti in corso con queste attività.

2.       Promuovi il dialogo: parla dell’AMR e dei batteri multiresistenti all’interno della comunità in cui operi e fai capire alle persone l’importanza di mantenere efficaci i farmaci antimicrobici che già sono a nostra disposizione.


Esperti di salute animale

1.         Avvia una conversazione sulle buone pratiche da osservare nel trattamento degli animali con medicinali antimicrobici: quando visiti un’azienda agricola e prescrivi un farmaco, solleva il tema dell’AMR e della salute animale con gli agricoltori per avviare un dialogo sull’argomento.

2.        Entra a far parte del movimento per la lotta all’AMR!  Aderisci a un’associazione o a un’organizzazione per la salute animale nella tua zona, o creane tu stesso una, e partecipa alle sue riunioni. Porta ad esempio il tuo operato nel campo della lotta all’AMR per invogliare gli altri a svolgere anch’essi un ruolo attivo contro tale fenomeno.

Fonte: FAO




Antibioticoresistenza, combattiamola con l’approccio One Health

AntibioticoresistenzaL’antibioticoresistenza, ovvero la capacità dei batteri di resistere all’azione degli antibiotici, è una minaccia globale contro la quale “è più che mai necessario uno sforzo congiunto e coordinato che abbracci il campo umano e veterinario secondo l’approccio di One Health – One Medicine – One World”.

La pandemia da SARS-CoV-2 ci ha mostrato chiaramente che siamo tutti sulla stessa barca: gli animali, umani compresi, sono suscettibili agli stessi germi che vengono combattuti con gli stessi antibiotici. Ecco perché il problema della resistenza dei patogeni alle terapie non può essere affrontato in maniera settoriale, ma secondo il paradigma “One Health”: le infezioni batteriche degli animali da allevamento, di quelli da affezione e degli umani vanno trattate in maniera integrata perché i ceppi resistenti che circolano nell’ambiente sono un pericolo per tutti” ha ribadito Antonio Sorice, Presidente SIMeVeP

Alcuni passi sono già stati compiuti “sia a livello europeo, per esempio attraverso l’introduzione nel 2006 del divieto dell’uso di antibiotici come promotori della crescita, sia a livello nazionale con della ricetta elettronica veterinaria, ma il problema resta serio e va affrontato in maniera decisa”.

Per questo, oggi, giornata europea sull’uso a consapevole degli antibiotici e primo giorno della settimana mondiale degli antibiotici (18-24 novembre) vogliamo ricordare alcuni degli elementi chiave per preservare l’efficacia di questi farmaci fondamentali, attraverso l’utilizzo prudente e appropriato:

  • Misure di biosicurezza e benessere animale in allevamento al fine di contenere le infezioni provenienti dall’esterno e isolare i capi malati, garantendo spazi vitali e ambienti sicuri
  • Attività di sorveglianza per comprendere l’uso effettivo degli antibiotici
  • Vaccinazioni, laddove il vaccino esiste, per prevenire le malattie prima che insorgano

La prevenzione è il punto di partenza e la principale arma a nostra disposizione per sconfiggere una delle principali minacce per la salute del nostro unico pianeta” ha concluso il Presidente




Coronavirus e visoni

Con una lettera al Direttore di Quotididiano Sanità il Prof. Giovanni Di Guardo, Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia  Veterinaria presso l’Universita’ di Teramo – Facolta’ di Medicina Veterinaria, affronta la possibilità che i visoni, oltre ad esser naturalmente suscettibili nei riguardi dell’infezione da SARS-CoV-2, siano in grado di ritrasmettere il virus all’uomo e le preoccupazioni conseguenti alla mutazione del virus avvenuta in questi mustelidi anche per la protezione conferita dai futuri vaccini anti-SARS-CoV-2/CoViD-19 nei riguardi di tale variante virale.

“Mentre si rimarca la necessità e la cogenza di ricerche “ad hoc”, da un lato, andrebbe parimenti sottolineato, dall’altro, che SARS-CoV-2 – il settimo coronavirus noto nella nostra specie – avrebbe, da un punto di vista strettamente “evolutivo e conservazionistico” (dove gli aggettivi “evolutivo” e “conservazionistico” vanno intesi come specificamente riferiti all’agente virale, non a noi!), scarso interesse ad infettare “nuovi” animali, allorquando il “salto di specie” dallo stesso compiuto, “illo tempore”, dal pipistrello all’uomo (passando probabilmente attraverso una specie “intermedia”, non ancora identificata a tutt’oggi), lo ha messo in condizione di infettare, potenzialmente, ben 8 miliardi di persone, un vero e proprio “bingo”!”

afferma il Prof. Di Guardo.




18 novembre, Giornata sull’uso consapevole degli antibiotici

Il 18 novembre ricorre la “Giornata europea degli antibiotici” (European Antibiotic Awareness Day – EAAD) nell’ambito della contestuale Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World Antimicrobial Awareness Week – WAAW) promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 18 al 24 novembre 2020.

L’iniziativa ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici e sull’importanza di un loro uso prudente. Gli ultimi dati confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infettati da batteri resistenti è in aumento. L’uso prudente degli antibiotici può contribuire a fermare l’insorgenza dei batteri resistenti e ad aiutare a mantenere l’efficacia degli antibiotici perché possano essere utilizzati dalle generazioni future.

Questi gli slogan della campagna di sensibilizzazione 2020: “Antimicrobici: maneggiare con cura” applicabile a tutti i settori e “Uniti per preservare gli antimicrobici” destinato al settore umano.

Alcuni punti importanti

  • L’OMS ha dichiarato la resistenza antimicrobica (AMR) uno dei 10 principali problemi sanitari mondiali.
  • L’AMR è un problema di salute globale e di sviluppo che richiede un approccio multisettoriale.
  • L’uso inappropriato o eccessivo degli antimicrobici rappresenta la causa principale dello sviluppo di organismi patogeni resistenti.
  • Misure inadeguate di prevenzione e controllo delle infezioni, mancanza di acqua potabile e di servizi igienici rappresentano fattori che favoriscono la diffusione di microrganismi, fra cui quelli resistenti.
  • Il costo dell’AMR è molto elevato: oltre ai decessi e disabilità, causa ospedalizzazioni prolungate, uso di farmaci più costosi e possibili problemi finanziari nelle persone affette.
  • Senza antimicrobici efficaci, il successo della medicina moderna potrebbe essere a rischio, ad esempio per interventi chirurgici gravi o per il trattamento chemioterapico di tumori.

Un evento da remoto sull’antibiotico-resistenza

Il Ministero, quest’anno, supporta un evento da remoto dedicato alla problematica dell’antibiotico-resistenza con un approccio One Health che si tiene il 18 novembre 2020 dalle 14 alle 16.30.

In tale occasione verrà presentato il rapporto “Gli italiani e gli antibiotici: informazione, utilizzo e consapevolezza del fenomeno dell’antimicrobico resistenza”. La ricerca, realizzata dal Censis, su incarico e in collaborazione con il Settore di Igiene dell’Università di Foggia, nell’ambito di un Progetto realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute – CCM, rientra nelle attività previste dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) e si è posta l’obiettivo di analizzare l’informazione diffusa tra la popolazione sugli antibiotici e il loro uso insieme alle opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti degli italiani su questo tema.

L’indagine è stata effettuata su un campione nazionale rappresentativo di italiani adulti, nel cui ambito sono state focalizzate tre categorie maggiormente coinvolte e interessate all’uso degli antibiotici:

  1. i genitori di figli piccoli (da 0 a 11 anni)
  2. gli anziani (dai 65 anni in su)
  3. i possessori di animali domestici.

L’evento prevede l’accreditamento ECM per tutte le professioni sanitarie.

Per partecipare

Per approfondire

Consulta le notizie di Antibiotico-resistenza

Fonte: Ministero della salute




World One Health Conference 2020, la partecipazione del gruppo ISS sulla One Health

Il gruppo ISS sulla One Health (OH-ISS) ha partecipato alla sesta World One Health Conference, che si è svolta online dal 30 ottobre al 3 novembre 2020.

Il gruppo ha partecipato  con contributi del Centro Nazionale per la Salute Globale (GLOB) e del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria (SANV). In particolare, i ricercatori del GLOB, da anni impegnati su strategie di One Health atte a rafforzare i sistemi di sorveglianza e allerta precoce hanno partecipato attivamente ai lavori. Durante la sessione “Addressing zoonotic diseases at the animal-human-ecosystem interface: responding to threats”, con la presentazione “Integrating climate and environment public dataset in surveillance for early warning” e durante la sessione “COVID-19 Intervention strategies”, con il modulo formativo “Preparing to and fighting the Health Emergency from novel Coronavirus SARS-CoV-2”, sviluppato sulla base del modulo on-line messo a punto dal servizio formazione dell’ISS per gli operatori sanitari coinvolti nella pandemia di COVID-19 in Italia.

Infine, i ricercatori del SANV hanno dato il proprio contributo alla Conferenza nel contesto del One Health European Joint Programme – OHEJP, l’iniziativa del programma di ricerca europeo Horizon 2020 dedicata al trasferimento dall’innovazione tecnico-scientifica all’analisi del rischio nell’ambito della One Health, con particolare riguardo alle zoonosi alimentari, alla resistenza antimicrobica e ai rischi emergenti: l’ISS, tramite il SANV, è partner e coordinatore del WorkPackage 7 sull’ evoluzione futura della OHEJP.

Un resoconto dell’evento e i contributi dell’ISS sono pubblicati sul sito “Epicentro”




Varianti SARS-Cov-2 nel visone, i documenti ECDC, OMS e Oie

A seguito della segnalazione di 214 casi di persone infettate dalle varianti della SARS-CoV-2 in alcuni visoni da parte della Danimarca, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha pubblicato la “valutazione rapida dei rischi per la salute umana derivanti dalle nuove varianti della SARS-CoV-2 nel visone” (in inglese) a cui hanno partecipato anche gli specialisti dell’EFSA. IL documento contiene una serie di raccomandazioni volte a proteggere la salute pubblica.

Nikolaus Kriz, resposabile dell’unità EFSA di “Salute animale e vegetale”, ha dichiarato: “Mentre il rischio di diffusione transfrontaliera di queste varianti della SARS-CoV-2 tramite gli animali e i loro prodotti è molto basso, è importante che le persone evitino il contatto ravvicinato con i visoni allevati. Sono dunque necessarie misure supplementari di sorveglianza per limitare un’ulteriore diffusione“.

Comunicato OMS (in inglese)

Dichiarazione OIE (in inglese)

L’Oie ha inoltre pubblicato una bozza di linee guida per gli operatori che lavorano in allevamenti di specie suscettibili a SARS-CoV-2 (in inglese)

A cura della segreteria SIMeVeP

 




Richiesti chiarimenti sul salmone norvegese e l’esenzione dal congelamento per il consumo da crudo

salmoneA seguito di numerose segnalazioni pervenute, SIMeVeP e Eurofishmarket Srl hanno ha chiesto un chiarimento al Ministero della Salute sulla corretta interpretazione dell’allegato III, sezione VIII, capitolo III, del Regolamento (CE) n. 853/2004, così come modificato dal Reg. (UE) 1276/2011, in merito alla validità dell’autocertificazione prodotta dagli allevatori norvegesi sulla sicurezza del loro salmone allevato rispetto al parassita Anisakis e che dunque consente il non congelamento del prodotto (a – 20 °C, per almeno 24 ore, oppure a – 35 °C, per almeno 15 ore, previsto dal suddetto Regolamento per i pesci pinnati o molluschi cefalopodi destinati ad essere consumati crudi o comunque non completamente cotti) come previsto dalla normativa e confermato dall’Autorità Norvegese per la Sicurezza Alimentare (NFSA),

Infatti, mentre negli altri Paesi UE alcuna obiezione è mai stata sollevata circa la possibilità di avvalersi della deroga di cui al punto d) per quanto riguarda il salmone norvegese di allevamento, in Italia sono accaduti casi di contestazione da parte dell’Autorità sanitaria.

A tal proposito desideriamo sottolineare come diversi studi scientifici abbiano ormai evidenziato la sicurezza del salmone allevato in Norvegia relativamente al parassita Anisakis.

La deroga in questione deriva infatti dagli studi effettuati dagli enti di ricerca di riferimento per il Governo norvegese e dal conseguente parere EFSA del 2010 e dunque dal Regolamento UE 1276 del 2011 che ha modificato l’allegato III del Regolamento (CE) n. 853/2004.




I cluster di infezione Covid-19 tra i lavoratori

L’emergenza Covid-19 ha causato profonde ripercussioni sanitarie, sociali ed economiche a livello globale, senza precedenti, con effetti
a medio e lungo termine difficilmente quantificabili per i livelli elevati di incertezza che condizionano l’origine, l’epidemiologia, la clinica e la terapia, incluso i vaccini.

Non ne è immune la catena di approvvigionamento alimentare che ha subito effetti distorsivi non previsti a partire dalla produzione primaria attraverso le fasi successive della fi liera fi no alla distribuzione e commercio di prodotti alimentari.

In questo contesto, aggravato dai focolai di contagio umano Covid-19 verificatesi nei macelli e impianti di sezionamento carni, sull’industria delle carni si sono accessi i riflettori dei media e della società (tra interessi e posizioni contrapposte, a volte animate da estremismi
alimentari e politicizzazioni) per le preoccupazioni indebitamente amplificate circa il ruolo potenziale degli animali da reddito e dei prodotti da essi derivati (es. carni) nella trasmissione dell’infezione Covid-19 all’uomo.

Il tema è stato affrontato dal Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice e dal Coordinatore scientifico SIMeVeP, Maurizio Ferri, nell’articolo “I cluster di infezione Covid-19 tra i lavoratori” pubblicato sul n°2/2020 di Argomenti.




Sorice: Tamponi? Mettiamo un veterinario in ogni task force

Sarebbe opportuno un Medico Veterinario in ogni Task Force, a livello ministeriale, regionale e in ogni ASL”  questa la risposta del Presidente SIMeVeP, Antonio Sorice, alla proposta del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, di affidare ai medici veterinari la somministrazione dei tamponi per il rilevamento  di  SARS-CoV-2 negli uomini.

“I veterinari del Sistema Sanitario Nazionale sono coinvolti a supporto della professione medica nell’emergenza COVID-19 sin dai primissimi giorni dell’epidemia, ma il tampone agli esseri umani è una pratica che il veterinario non può svolgere. Il punto è che la veterinaria andava conivolta, sin dall’inizio, per quello che sono le proprie competenze ed esperienze decennali nel campo delle malattie infettive e delle epidemie. Il nostro apporto sarebbe utile  in temrni di approccio, metodologia e azioni da mettere in campo per contrastare l’emergenza. Da questo punto di vista siamo sempre disponibili perché quando il Paese chiama i Veterinari rispondono… sempre!!!” ha detto Sorice in un video intervento per RCS Salute.