SARS-COV-2: la variante nel visone e possibili mutazioni

Maurizio Ferri, Coordinatore sceintifico SIMeVeP, analizza in un contributo in inglese, la variante di SARS-COV-2 nel visone ed altre varianti che potrebbero minacciare l’efficacia degli attuali vaccini.

Una stretta collaborazione tra le autorità di sanità pubblica e quelle di sanità animale nell’ambito dell’approccio “One Health” è fondamentale per l’individuazione precoce dei focolai di infezione da SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni e dei casi umani correlati agli allevamenti di visoni, al fine di consentire misure tempestive di risposta e controllo. Per ridurre il rischio posto alla sanità pubblica dalla variante le autorità nazionali dovrebbero mettere in atto una serie di misure destinate agli allevamenti di visoni, agli operatori che vi lavorano e alle co munità che vi sono in contatto.

 




Registrazioni dei Webinar su esportazioni e Reg. 625/2017 in promozione per gli iscritti

Sono disponibili per l’acquisto le registrazioni dei webinar “Esportare prodotti di origine animale verso Paesi terzi” e “Controlli ufficiali, il regolamento (UE) 2017/625 ad un anno dall’applicazione” che si sono tenuti il 3 novembre e il 14 dicembre 2020.

Il costo, riservato agli iscritti SIVeMP e SIMeVeP, è di 8,00 € per ogni acquisto.

La registrazione acquistata sarà disponibile per la visione, anche ripetuta, direttamente sul portale Pointvet.

Esportare prodotti di origine animale verso Paesi terzi

L’importanza dell’export di prodotti alimentari verso Paesi terzi è ben presente a tutti gli attori delle diverse filiere.
Nel contesto di un mercato nazionale sostanzialmente ‘‘maturo’’, l’accesso a nuovi mercati costituisce una condizione imprescindibile di sviluppo per il nostro Paese.
La celebrata qualità dei nostri prodotti e il rispetto delle pertinenti normative dell’Unione Europea non sono peraltro condizioni sufficienti per assicurare i flussi commerciali verso i Paesi extra comunitari.
Le barriere doganali, considerate di ostacolo allo sviluppo del commercio internazionale, sono state, infatti, spesso sostituite da barriere sanitarie, altrettanto efficaci nel ‘‘proteggere’’ le produzioni nazionali.
La conoscenza dei requisiti sanitari stabiliti dai Paesi destinatari e il loro rispetto costituisce, quindi, una condizione imprescindibile al fine di garantire il successo delle nostre esportazioni.

Obiettivo del webinar è introdurre alla conoscenza dei principali requisiti igienico-sanitari che possono ostacolare le nostre esportazioni, soprattutto di prodotti di origine animale

Temi trattati

  • Export e sicurezza alimentare: modelli a confronto
  • Requisiti igienico-sanitari comunitari e dei Paesi terzi
  • Fonti internazionali: il Codex Alimentarius
  • Un unico modello di Haccp e di Ssop o più modelli?

Relatore: dott. Filippo Castoldi

Medico Veterinario, specialista in Igiene degli Alimenti di Origine animale, si occupa da più di vent’anni delle problematiche legate alle esportazioni verso i Paesi terzi. In quest’ambito, collabora con il Ministero della Salute, partecipa alla stesura dei documenti nazionali di indirizzo a supporto dell’attività delle aziende alimentari interessate a esportare e delle autorità di controllo che ne devono certificare la conformità ai requisiti dei diversi Paesi di sbocco, partecipa all’organizzazione e allo svolgimento delle missioni delle delegazioni ispettive condotte in Italia dai Paesi terzi, al fine di verificare la sussistenza dei requisiti igienico-sanitari necessari per l’esportazione dei nostri prodotti alimentari, svolge attività di formazione nel settore a livello nazionale.

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Controlli ufficiali, il regolamento (UE) 2017/625 ad un anno dall’applicazione

Il regolamento (UE) 2017/625, entrato in applicazione lo scorso 14 dicembre, ha abrogato il regolamento (UE) 882/2004 ed altri atti normativi relativamente al controllo ufficiale per le verifiche dell’attuazione delle norme comunitarie in materia di alimenti, mangimi, sanità e benessere animale nonché sulla salute delle piante.
La legge 4 ottobre 2019, n. 117, di delegazione europea 2018, al suo articolo 12 ha delegato il Governo ad adottare, entro dodici mesi dall’entrata in applicazione del regolamento, i decreti legislativi per l’adeguamento della normativa nazionale a quanto previsto dal regolamento stesso.
Nello specifico, il webinar ha trattato i quattro decreti legislativi ad oggi approvati in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri e riguardanti:

  • disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 ai sensi dell’articolo 12, lettere a), b), c), d) della legge 4 ottobre 2019, n. 117;
  • adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 in materia di controlli ufficiali sugli animali e le merci provenienti dagli Stati membri dell’Unione e delle connesse competenze degli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari del Ministero della Salute in attuazione della delega contenuta nell’articolo 12, comma 3, lettere f) e i), della legge 4 ottobre 2019, n. 117;
  • disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 ai sensi dell’articolo 12, comma 3, lettera g), della legge 4 ottobre 2019, n. 117;
  • adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 in materia di controlli sanitari ufficiali sugli animali e sulle merci che entrano nell’Unione e istituzione dei posti di controllo frontalieri del Ministero della Salute, in attuazione della delega contenuta nell’articolo 12, comma 3, lettere h) e i), della legge 4 ottobre 2019, n. 117.

Relatore: Silvio Borrello
Già direttore generale della Direzione generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute

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La nuova variante inglese VOC 202012/01 di SARS-COV-2 e potenziali effetti sui vaccini ed immunità naturale

Nelle prime settimane di dicembre le autorità sanitarie del Regno Unito registrano un rapido aumento dei casi di COVID-19 nella regione del Kent, nel sud-est del paese.

L’analisi delle sequenze genomiche del virus SARS-CoV-2 isolato da pazienti consente di associare un’ampia percentuale di casi (60%) ad un nuovo cluster filogenetico. Si tratta di una variante del virus o più precisamente di una famiglia di varianti che si collocano in un ramo evolutivo dell’albero filogenetico di SARS-CoV-2 e caratterizzate da una combinazione di delezioni (assenza di piccoli pezzi di genoma virale) e di mutazioni nella proteina S (degli spikes) mai viste nel panorama delle tante varianti che circolano nel mondo.

Infatti presentano in maniera insolita 17 mutazioni di recente denominate Variant of Concern 202012/01 (VOC) dal Public Health England

L’analisi di Maurizio Ferri Coordinatore scientifico SIMeVeP




SARS-CoV-2. Virus “parenti” nei pipistrelli in Giappone e Cambogia

Trovati “parenti stretti” del virus Sars-CoV-2 in due laboratori fuori dalla Cina. Un gruppo di ricercatori ha riferito alla rivista Nature di aver trovato un coronavirus strettamente correlato a SARS-CoV-2 nei pipistrelli a ferro di cavallo conservati in un congelatore in Cambogia. Nel frattempo, un team in Giappone ha segnalato la scoperta di un altro coronavirus strettamente correlato, trovato negli escrementi di pipistrello congelati. I virus sono i primi parenti noti di SARS-CoV-2 a essere trovati al di fuori della Cina e confermano quanto concluso dall’Organizzazione mondiale della sanità e cioè che la pandemia ha origini animali.

Ci sono evidenze forti che suggeriscono che SARS-CoV-2 abbia avuto origine nei pipistrelli a ferro di cavallo, ma rimane un mistero se sia passato direttamente dai pipistrelli alle persone o attraverso un ospite intermedio.

Il virus in Cambogia è stato trovato in due pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel (Rhinolophus shameli) catturati nel Nord del paese nel 2010. Il genoma del virus non è stato ancora completamente sequenziato – né la sua scoperta è stata pubblicata – rendendo difficile accertare il pieno significato della sua esistenza per la pandemia.

Se il virus è strettamente correlato a quello pandemico o addirittura a un suo antenato, potrebbe fornire informazioni cruciali su come SARS-CoV-2 è passato dai pipistrelli alle persone e confermare ulteriormente che l’origine della pandemia è animale, afferma Veasna Duong, un virologo presso l’Istituto Pasteur in Cambogia a Phnom Penh, che ha guidato la ricerca sui vecchi campioni in Cambogia e che ha allertato Nature della sua scoperta all’inizio di novembre. Per fornire queste informazioni, il virus dovrebbe condividere più del 97 per cento del suo genoma con SARS-CoV-2, diventando così il parente più stretto conosciuto.

Ma il nuovo virus potrebbe essere anche più distante e in questo caso studiarlo aiuterà gli scienziati a saperne di più sulla diversità in questa famiglia di virus, secondo Etienne Simon-Loriere, virologo presso l’Istituto Pasteur di Parigi, che prevede di sequenziare il virus e poi pubblicare i risultati.

L’altro virus si chiama Rc-o319 ed è stato identificato in un piccolo pipistrello giapponese a ferro di cavallo (Rhinolophus cornutus) catturato nel 2013.

Questo virus condivide l’81 per cento del suo genoma con SARS-CoV-2, il che rende un parente meno stretto e che quindi può dirci poco sull’origine della pandemia, secondo Edward Holmes, virologo dell’Università di Sydney in Australia. “Indipendentemente da ciò che ha trovato il team cambogiano, entrambe le scoperte sono entusiasmanti perché confermano che i virus strettamente correlati a SARS-CoV-2 sono relativamente comuni nei pipistrelli Rhinolophus e persino nei pipistrelli trovati fuori dalla Cina”, scrive Nature citando Alice Latinne, biologa evolutiva del Wildlife. “Questo è quello che stavamo cercando e l’abbiamo trovato”, dice Duong.

È stato emozionante e sorprendente allo stesso tempo”, aggiunge. I risultati suggeriscono anche che altri parenti di SARS-CoV-2 non ancora scoperti potrebbero essere conservati nei congelatori di qualche laboratorio, afferma Aaron Irving, un ricercatore di malattie infettive presso l’Università di Zhejiang a Hangzhou, in Cina, che ha in programma di testare campioni conservati di pipistrelli e altri mammiferi per gli anticorpi contro SARS-CoV-2.

Non mi aspettavo di trovare un parente di SARS-CoV-2”, dice il virologo Shin Murakami presso l’Università di Tokyo, che faceva parte del team che ha deciso di riesaminare i campioni di animali congelati. Solo una manciata di coronavirus noti sono strettamente correlati a SARS-CoV-2, incluso il suo parente più vicino noto, RaTG13. Questo è stato scoperto in pipistrelli a ferro di cavallo intermedi (Rhinolophus affinis) nella provincia cinese dello Yunnan nel 2013. Ci sono anche molti altri coronavirus, trovati in altri pipistrelli e pangolini catturati tra il 2015 e il 2019, che gli scienziati ora sanno essere strettamente correlati a SARS-CoV-2.

SARS-CoV-2 probabilmente non era un virus nuovo di zecca che è apparso all’improvviso. I virus in questo gruppo esistevano prima che ne venissimo a conoscenza nel 2019”, afferma Tracey Goldstein, direttore associato del One Health Institute presso l’Università della California, Davis, che ha collaborato con il team cambogiano. Latinne afferma che le scoperte confermano che i pipistrelli Rhinolophus sono il serbatoio di questi virus. Il team di Duong ha catturato i pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel in Cambogia come parte del progetto PREDICT finanziato dal governo degli Stati Uniti, che per decenni ha esaminato la fauna selvatica in tutto il mondo alla ricerca di virus con potenziale pandemico e si è concluso all’inizio di quest’anno.

Ad aprile, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha assegnato al programma ulteriori 3 milioni di dollari e un’estensione di 6 mesi per cercare prove di SARS-CoV-2 in campioni animali – principalmente pipistrelli, pangolini e altri animali – conservati in congelatori da laboratorio in Laos, Malesia, Nepal, Thailandia, Vietnam e Cambogia. Un rapporto completo di queste indagini è previsto nelle prossime settimane.

Duong afferma che il sequenziamento preliminare del genoma di un breve frammento del nuovo virus pipistrello – lungo 324 paia di basi – ha mostrato che era simile in una particolare regione di SARS-CoV-2 e RaTG-13, suggerendo che i tre sono strettamente correlati. Quella regione è altamente conservata nei coronavirus, dice Latinne, e viene spesso utilizzata per identificare rapidamente se un virus è nuovo o noto. Ma non è ancora chiaro se RaTG-13 o il nuovo virus sia più strettamente correlato a SARS-CoV-2. È difficile dirlo con un frammento così piccolo, dice Vibol Hul, virologo anche presso l’Istituto Pasteur in Cambogia, che ha catturato i pipistrelli a ferro di cavallo di Shamel all’ingresso di una grotta nel 2010. In un’analisi separata, il team della Cambogia ha sequenziato circa il 70 per cento del genoma del nuovo virus. Da quella sequenza mancavano le istruzioni per le parti cruciali del virus, come i geni che codificano la proteina spike che i coronavirus usano tipicamente per entrare nelle cellule. Il sequenziamento di quella sezione indicherà se questo virus può infettare le cellule umane, afferma Duong.

Il nuovo virus dovrebbe essere almeno per il 99 per cento simile a SARS-CoV-2 per essere considerato un antenato immediato dell’attuale virus pandemico, afferma Irving. I genomi di RaTG13 e SARS-CoV-2 differiscono solo del 4 per cento, ma questa divergenza rappresenta tra i 40 ei 70 anni di evoluzione poiché condividevano un antenato comune. Anche se a distanza di decenni, i virus sono abbastanza simili da utilizzare lo stesso recettore per entrare nelle cellule. Gli studi sulle cellule suggeriscono che RaTG13 potrebbe infettare le persone. Tra i coronavirus noti relativi alla SARS-CoV-2, l’Rc-o319 appena scoperto sembra essere il più distante, dice Duong. Negli studi sulle cellule, il team giapponese ha scoperto che il virus non può legarsi al recettore che SARS-CoV-2 utilizza per entrare nelle cellule umane, suggerendo che non potrebbe infettare facilmente le persone.

Shin afferma che i suoi colleghi hanno catturato più pipistrelli in Giappone all’inizio di quest’anno e hanno in programma di testarli per i coronavirus. E in ottobre, Hul è tornato nella grotta nel Nord della Cambogia per catturare altri pipistrelli. Probabilmente esistono più coronavirus correlati a SARS-CoV-2 nelle popolazioni di pipistrelli Rhinolophus, che vivono in tutta la regione, afferma Holmes. “Si spera che uno o più di questi siano così strettamente correlati a SARS-CoV-2 che possiamo considerarlo il vero antenato”, conclude.




Come Covid-19 cambia i meccanismi di pubblicazione e di validazione dei dati

La pandemia, e con essa la ricerca sul virus, ha profondamente modificato le procedure con cui la ricerca biomedica viene realizzata e comunicata: per esempio, con l’esplosione delle pubblicazioni preprint, per le quali in generale le valutazioni sembrano essere state positive. Potrebbero rappresentare il futuro delle pubblicazioni scientifiche?

Proponiamo la lettura dell’articolo di Davide Lovisolo su scienzainretei.it




‘Medicina hominem curat, veterinaria humanitatem’, l’intervento di Perrone a Green Zone

zoonosiVitantonio Perrone, Vice Presidente SIMeVeP, ha parteciparato alla trasmissione “Green Zone” condotta da Mario Tozzi e Francesca Malaguti su Radio Rai 1, andata in onda domenica 6 dicembre per parlare di Covid-19 e zoonosi.

La medicina cura l’uomo, la veterinaria cura l’umanità” ha ricordato Perrone in apertura, citando S.S. Evseenko, veterinario russo dei primi del 900.

 

Dal minuto 7.20 l’intervento del Vice Presidente




Covid e altre zoonosi, Perrone a Green Zone

zoonosiVitantonio Perrone, Vice Presidente SIMeVeP, è stato invitato a partecipare alla trasmissione “Green Zone” condotta da Mario Tozzi e Francesca Malaguti su Radio Rai 1.

Il programma andrà in onda domenica 6 dicembre alle ore 10.00 ed è possibile ascoltarla anche da qui




Varianti di SARS-CoV-2, le Faq dell’ISS

I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione.  In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione.

Sul sito dell’Istituto Superiore Sanità sono pubblicate, e in continuo aggiornamento, domande e risposte sulle varianti di SARS-CoV-2.

Al momento queste sono le FAQ pubblicate:

  • Le varianti provocano forme cliniche più gravi o più letali?
  • Le varianti colpiscono in maniera particolare i bambini?
  • Come funziona il monitoraggio delle varianti in Italia?
  • I test che si usano attualmente sono in grado di rilevare le varianti?
  • Farmaci e vaccini funzionano anche sulle varianti?
  • Come cambiano le misure di protezione individuale con le nuove varianti?
  • Quali sono le varianti di Sars-CoV-2 che suscitano più preoccupazioni?
  • Cosa sono le mutazioni e perché sono importanti?



Varianti e grandi diffusori di SARS-CoV-2, una pericolosa alleanza

Il Prof. Giovanni Di Guardo, già Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso l’Università di Teramo, interviene sul tema delle varianti di SARS-CoV-2 più o meno recentemente identificate nella popolazione virus-infetta e il ruolo dei cosiddetti “big spreaders” (“grandi diffusori”) nell’epidemiologia dell’infezione.

Tenuto conto che, secondo una stima, il 15-20% di costoro sarebbero responsabili dell’80-85% dei nuovi casi d’infezione, l’interrogativo sollevato dal Professore riguarda in particolare la possibilità che le succitate varianti, ben più diffusive e contagiose rispetto ai ceppi virali noti prima della loro comparsa, fossero presenti – ed in quale misura – in soggetti “grandi diffusori”.

L’articolo completo è pubblicato da “Quotidiano Sanità”




“Da consumarsi entro il” o ‘da consumarsi preferibilmente entro il’? Nuovo ausilio per gli OSA

L’EFSA ha creato uno strumento per aiutare gli operatori del settore alimentare a decidere quando apporre sui loro prodotti la dicitura “da consumarsi entro il” oppure “da consumarsi preferibilmente entro il”.

La dicitura “da consumarsi entro il” apposta sui cibi riguarda la loro sicurezza: gli alimenti possono essere consumati fino a una certa data, ma non dopo, anche se hanno un bell’aspetto e un buon odore. La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” si riferisce alla qualità: quel cibo sarà sicuro da consumare anche dopo la data che figura in etichetta, ma potrebbe non essere nelle condizioni ottimali. Ad esempio il sapore e la consistenza potrebbero non essere dei migliori.

La Commissione europea stima che fino al 10% degli 88 milioni di tonnellate di sprechi alimentari prodotti ogni anno nell’UE sia connesso all’indicazione della data di scadenza sui prodotti alimentari.

Kostas Koutsoumanis, presidente del gruppo di esperti EFSA sui pericoli biologici, ha dichiarato: “Informazioni chiare e corrette sulla confezione e una miglior comprensione e applicazione dell’indicazione della data appropriata sugli alimenti da parte di tutti i soggetti coinvolti possono contribuire a ridurre gli sprechi alimentari nell’UE, pur continuando a garantire la sicurezza degli alimenti. Il parere scientifico pubblicato oggi rappresenta un passo avanti in tale direzione“.

Lo strumento è strutturato in forma di albero decisionale contenente una serie di domande a cui l’operatore del settore alimentare deve rispondere per orientarsi verso l’opzione di etichettatura più opportuna. Le domande sono varie. Ad esempio si chiede se i requisiti di indicazione della data per una categoria di alimenti siano già prescritti dalla legislazione; se il prodotto subisca trattamenti per prevenire eventuali pericoli, se verrà manipolato nuovamente prima del confezionamento; quali siano le sue caratteristiche e le condizioni di conservazione.

Gli esperti hanno anche analizzato i fattori che devono essere presi in considerazione dagli operatori del settore alimentare per stabilire il “termine di conservabilità”, ovvero la finestra temporale durante la quale un alimento resta sicuro e/o di qualità adeguata per il consumo, presupponendo che la confezione resti intatta e il prodotto venga conservato secondo le istruzioni.

Nel 2021 il gruppo di esperti scientifici dell’EFSAsui pericoli biologici pubblicherà un altro parere scientifico sul tema. Il documento verterà sulle informazioni destinate ai consumatori circa le condizioni di conservazione, i limiti di tempo per il consumo dopo l’apertura della confezione e le pratiche di scongelamento.

Guidance on date marking and related food information: part 1 (date marking)

Fonte: EFSA