PSA. Grasselli: “Lockdown maiali? Di fatto già c’è”

Usare quel termine richiama l’attenzione ma in questo caso a sproposito

“Il termine lockdown richiama l’attenzione ma nel caso della peste suina in Italia è usato a sproposito perché gli allevamenti dei suini sono già allertati rispetto ai rischi del virus, ogni azienda ha alzato il livello di biosicurezza con misure di controllo che impediscono l’entrata del virus in un allevamento zootecnico. Diciamo che oggi nelle zone dove è stato registrato un focolaio, di fatto ogni allevamento è un”isola’ che non deve essere invasa da nessun tipo di fattore di rischio”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Aldo Grasselli, presidente onorario della Società italiana di Medicina veterinaria preventiva (SIMeVeP), commentando la proposta arrivata dalla virologa Ilaria Capua che ha evidenziato che se il virus “entrasse nel settore suinicolo, saremmo costretti a misure come il lockdown degli animali e ad un blocco dell’export dei prodotti”.

“Al momento la situazione è sotto controllo dove sappiamo esistere i focolai e dove sono stati trovati animali selvatici positivi – precisa Grasselli analizzando il punto della situazione – Ma non abbiamo certezza che su tutto l’appennino dalla Liguria fino alle Marche, questo virus non possa scendere a valle e arrivare negli allevamenti suini della pianura. Ecco che è fondamentale una sorveglianza epidemiologica, il monitoraggio dei cinghiali intercettati o trovati morti, ci auguriamo che i focolai siano legati all’introduzione dall’estero, o per commerci fraudolenti o più verosimilmente per abitudini alimentari soprattutto legati all’Est Europa, di salumi non a norma che poi buttati nei cassonetti dei rifiuti sono stati poi intercettati dai cinghiali”.

Secondo Grasselli, “noi oggi abbiamo questo tipo di infezione in due aree del Paese dove sono state attivate tutte le procedure stabilite dai Comitati tecnico-scientifici istituti dai ministero della Salute e dell’Agricultura. Collaborano anche i centri di riferimento nella ricerca malattie infettive e quelli di gestione della fauna selvatica. Abbiamo fatto convergere, in questo momento di crisi, tutte le competenze su un tavolo di lavoro. Le strategie sono aggiornate a mano a mano che sopraggiungono informazioni nuove. Nelle zone dove c’è un focolaio si sono subito attivate le reti di contenimento, per impedire ai cinghiali di avvicinarsi ai centri urbani o in aree dove ci sono insediamenti zootecnici”.

“Poi – sottolinea – gli allevamenti si sono dotati di zanzariere e dissuasori per uccelli, per impedire ad ogni animale possibile ‘vettore’ del virus di venire a contatto con i maiali. In questo momento è interesse degli allevatori avere un atteggiamento precauzionale nei confronti di un loro investimento”.

Per quanto riguarda l’abbattimento dei cinghiali come misura per il contenimento dei focolai di peste suina, “occorre un ragionamento sereno con gli animalisti: c’è un problema etico, ma anche la necessità di diradare la popolazione dei cinghiali e al momento non ci sono altri strumenti efficaci e rapidi. Prima di abbattere i suini, quindi, e perdere i mercati della salumeria italiana, credo che sia una scelta saggia sacrificare un numero stabilito di cinghiali su una popolazione esorbitante”, continua Grasselli facendo il punto della situazione.

Secondo Grasselli, si deve “evitare domani di abbattere gli animali allevati che sono essere senzienti come i cinghiali, ma dietro ci sono aziende, famiglie, lavoratori, investimenti e anche molta ricerca. I suini poi andrebbero distrutti perché non è possibile mangiarli, e poi – conclude – c’è da considerare lo spreco alimentare legato alle granaie e ai mangimi che andrebbero buttati”.




Primo monitoraggio nazionale sul lupo in Italia, i risultati

Sono stati pubblicati i risultati del primo monitoraggio nazionale sul lupo in Italia, coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ISPRA, su mandato del Ministero della Transizione Ecologica MiTE per comprendere quanti e dove sono i lupi in Italia

Il lavoro è stato svolto tra il 2018 e il 2022, con una raccolta dati realizzata tra Ottobre 2020 – Aprile 2021 che ha permesso di stimare l’abbondanza (intesa come numero di individui, N) e la distribuzione (area minima occupata nella regione alpina e la area stimata nella zona peninsulare) della specie.

Le stime dell’abbondanza della specie per le regioni alpine e per le regioni dell’Italia peninsulare sono state prodotte in maniera indipendente con i medesimi modelli statistici. I due valori risultanti e i rispettivi intervalli sono stati integrati, ottenendo una stima della consistenza complessiva a livello nazionale.

La stima della popolazione del lupo a scala nazionale è risultata pertanto pari a 3.307 individui (forchetta 2.945 – 3.608).

La stima della distribuzione del lupo in Italia viene fornita in due mappe distinte ottenute da una base metodologica comune. Nelle regioni alpine sono state campionate il 100% delle celle di presunta presenza della specie ottenendo una mappa di distribuzione minima. Nelle regioni peninsulari, tenuto conto della maggiore estensione dell’areale di presunta presenza della specie, sono state selezionate per la raccolta dei dati il 35% delle celle identificate idonee. Per estrapolare i risultati verso il restante 65% di celle, si sono utilizzati modelli statistici ottenendo una mappa di probabilità di presenza.

Sulla base dei dati raccolti, il range minimo di presenza del lupo nelle regioni alpine nel 2020-2021, considerando l’anno biologico della specie (1° maggio 2020 – 30 aprile 2021), è stato stimato di 41.600 km2. Nelle regioni peninsulari, l’estensione complessiva della distribuzione è risultata pari a 108.534 km2 (forchetta = 103.200 – 114.000 km2). Il lupo occupa quindi una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.

Dalle analisi genetiche condotte sui campioni raccolti nell’area peninsulare sono stati identificati geneticamente 513 individui di lupo. Il 72,7 % non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione recente o antica con il cane domestico, l’11,7 % mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico, il 15,6 % hanno mostrato segni di più antica ibridazione (re-incrocio con il cane domestico avvenuto oltre approssimativamente tre generazioni nel passato). Occorre sottolineare che i valori dei tassi di ibridazione antica o recente ottenuti da questa indagine e dalle analisi molecolari non rappresentano una stima formale del fenomeno, né a livello nazionale né locale, e che sarebbero necessarie ulteriori indagini per poter valutare il tasso di ibridazione della popolazione italiana di lupi.

I risultati ottenuti dal monitoraggio rappresentano una base di conoscenza per indirizzare le scelte gestionali e permettere di valutare il raggiungimento degli obiettivi di conservazione, assicurando il mantenimento, a livello nazionale, di uno status di conservazione favorevole della specie e al contempo mitigando i conflitti che il lupo causa. L’adozione di protocolli standardizzati a scala nazionale sotto il coordinamento dell’ISPRA ha permesso di superare la disomogeneità delle strategie di monitoraggio effettuate a scala locale negli anni passati, dovuta alla frammentazione amministrativa e all’assenza di un coordinamento tra enti e istituti locali, disomogeneità ritenuta una delle principali minacce per la conservazione della specie.

Risultati di sintesi del monitoraggio

Relazioni ufficiali:

 




One Health, al via accordo Oie-Iss per rafforzare la ricerca sulla salute del mondo

L’Istituto Superiore di Sanità è sempre più impegnato nella tutela della salute pubblica secondo un approccio ‘One Health’, che coniuga cioè le esigenze dell’uomo ma anche del mondo animale e degli ecosistemi. A questo scopo è stato firmato a Parigi un ‘memorandum of understanding’ tra l’Iss e l’Oie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità animale. Il memorandum, che integra quello già siglato nel 2018, durerà cinque anni, ed è stato firmato dalla direttrice generale dell’Oie Monique Eloit e dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.

Grazie all’accordo, che si inserisce nelle attività promosse durante la presidenza italiana del G20, sarà rafforzata la collaborazione nei diversi ambiti di studio dell’Oie, dall’’epidemic intelligence’ sulle malattie, alle sfide legate alle nuove tipologie di allevamenti in espansione all’integrazione dei servizi ambientali e veterinari nei progetti One Health, anche al fine di ridurre il rischio di pandemie




One Health: il delicato equilibrio tra Uomo Animale e Ambiente

La giornata conclusiva del 51° Congresso S.I.Ve.M.P. ha fatto il punto su un argomento di assoluta attualità. Si è svolto il Convegno “One Health: il delicato equilibrio tra Uomo Animale e Ambiente”

All’evento, organizzata in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (SIMeVeP) hanno partecipato relatori di assoluto rilievo:

il Dott. Pierdavide Lecchini – Direttore Generale DGSAF del Ministero Salute;

il Dott. Umberto Agrimi – Direttore Dipartimento Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria, Istituto Superiore di Sanità;

il Dott. Angelo Ferrari – Commissario Straordinario Peste Suina Africana ;

il Dott. Francesco Feliziani – Responsabile Centro di Referenza Peste Suina Africana, IZS Umbria e Marche;

la Dott.ssa Antonia Ricci – Direttore Generale IZS VE (Centro di referenze Rabbia e Influenza Aviaria);

la Dott.ssa Santina Grazioli – Responsabile Centro di Referenza Afta Epizootica e Malattie, IZS Lombardia e Emilia Romagna;

il Prof. Beniamino Cenci Goga – Ordinario di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale – Università di Perugia.

Attualissime le tematiche trattate nel convegno, moderato e coordinato dal Dott. Antonio Sorice, Presidente della SIMeVeP e che hanno chiamato in causa alcune tra le principali emergenze sanitarie che in questi ultimi mesi hanno coinvolto o stanno coinvolgendo l’intera rete dei servizi veterinari territoriali.

Il ruolo fondamentale del Ministero come centro di coordinamento è stato rimarcato dal dott. Lecchini, il focus importante acceso dal Dott. Agrimi sul possibile ruolo degli animali esotici anche nei possibili casi di “spillover” , la necessità di implementare i piani di biosicurezza delle aziende zootecniche evidenziato dalla Dott.ssa Ricci, la fondamentale importanza di mantenere alto il livello di attenzione nei confronti di malattie attualmente non presenti ma potenzialmente devastanti come l’afta epizootica rimarcato dalla dott.ssa  Grazioli, l’importanza nella gestione dei piani di contrasto alle malattie infettive rivestita dai nostri sistemi informativi e di contro l’ importanza dei movimenti umani come concausa di diffusione delle stesse sottolineato dal Dott. Feliziani, hanno trovato logica connessione con altre non secondarie tematiche.

Il ruolo da rinforzare dei Servizi Veterinari nella gestione della fauna selvatica, l’ impatto di una comunicazione istituzionale, tecnica e politica che tenga conto anche  degli  aspetti socio culturali con cui le azioni di contrasto alla diffusione delle malattie si devono necessariamente coniugare sono stati i temi introdotti dal Dott. Ferrari, mentre  il corretto uso del termine “One Health” al fine di una sua effettiva applicazione, e l’ necessità di rivedere alcuni parametri forse superati e dogmatici al di là delle effettive implicazioni sanitarie con l’apporto di ricerca ed università sono stati i temi evidenziati dal Prof. Cenci Coga.

L’ intervento del Dott. Aldo  Grasselli Segretario Nazionale SIVeMP ha invece richiamato la fondamentale importanza di adeguare gli organici dei Servizi del Dipartimento di Prevenzione, oltre a raccogliere e rinforzare l’ipotesi aggiornare i percorsi di formazione universitaria tarandoli su più moderne necessità ed agganciando la parte pratica della formazione alle attività di campo.

La richiesta del mondo degli stakeholder, rappresentati da

Dott. Davide Calderone – Direttore ASSICA

Dott.ssa Lara Sanfrancesco – Direttore UNAITALIA

Dott. Marco Lucchini – Segretario Generale Fondazione Banco Alimentare

Dott. Antonino Morabito – Responsabile Nazionale Cites, Fauna e Benessere animale Legambiente

Prof. Fabrizio Rueca – Vice Presidente Conferenza Direttori Facoltà di Medicina Veterinaria

intervenuti immediatamente dopo è stata infine tarata sull’importanza di relazioni efficaci e collaborative, evitando proliferazione di controlli ma contemporaneamente rinforzando la capacità delle dinamiche di prevenzione sanitaria fondamentali per intercettare precocemente dinamiche infettive e salvaguardare quindi un mondo produttivo con valori di PIL  importantissimi.

Forte e decisa la richiesta di un’alleanza strategica che nel rispetto dei ruoli, alleanza che sviluppi ulteriori sinergie, agganciando così logiche sanitarie a logiche economiche e con quindi un ulteriore obiettivo strategico da affiancare al termine “ONE HEALTH” il concetto di “ONE MISSION”.

L’importanza strategica delle alleanze è stata ripresa anche da Antonio Sorice che nelle conclusioni ha sottolineato come tutti temi trattati siano interconnessi fra loro e con il concetto di salute, come più autentica realizzazione del paradigma One Health.

I numeri della filiera agricola, zootecnica e del comparto agroalimentare:

Incidenza della filiera agricola e zootecnica:

  • Totale produzione agricola: 55,7 miliardi di euro (10,6% del PIL agroalimentare)

Valore percentuale ed assoluto del comparto zootecnico:

  •  29% del totale della produzione agricola nazionale
  • 16,15 miliardi di euro

PIL del settore agroalimentare made in Italy (2020):

  •  522 miliardi di euro ( il 15% del Pil italiano)
  • Il saldo della bilancia commerciale agro-alimentare, ha certificato un valore positivo (per il 2020) pari a 2,6 miliardi di euro (Annuario CREA 2020)

Coinvolte:

  • 740.000 aziende agricole;
  • più di 330.000 aziende attive nella ristorazione;
  • circa 230.000 punti vendita al dettaglio
  • 70.000 industrie alimentari
  •  4 milioni di lavoratori



Sicurezza alimentare. Ferri al 3° meeting del gruppo tecnico EFSCM

Il 4 maggio scorso Maurizio Ferri, coordinatore SIMeVeP, ha partecipato al 3° meeting del gruppo tecnico EFSCM – EU Commission- European Food Security Crisis Preparedness and Response Mechanism Expert Group – con all’ordine del giorno l’impatto della guerra in Ucraina sugli approvvigionamenti alimentari a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e degli input agricoli (mangimi e fertilizzanti).

Oggetto della discussione anche la situazione sanitaria degli allevamenti animali particolarmente grave soprattutto nelle aree oggetto di intensa attività militare come quelle nel sud est del paese.

Il dott. Ferri ha espresso preoccupazioni circa il rischio di sanità animale e di diffusione transfrontaliera delle malattie animali contagiose, a causa dell’interruzione delle attività di controllo, sorveglianza e monitoraggio da parte dei servizi veterinari con ricadute sulla capacità di diagnosi precoce e prevenzione.

Tra le malattie, destano particolare allarme la Peste Suina Africana e l’influenza aviare, nonché le  infezioni a carattere zoonosico (rabbia e leptospirosis).

Riguardo la PSA, prima del conflitto, l’Ucraina era riuscita a controllare i focolai attraverso una gestione efficace della biosicurezza e diagnosi precoce.  Le cose sono cambiate radicalmente a causa dell’interruzione delle attività di controllo ufficiale, blocco della catena di approvvigionamento dei mangimi, effetti dei bombardamenti che hanno preso di mira gli allevamenti, con bestiame e carcasse abbandonati, macellazione illegale in risposta all’aumento della domanda dei consumatori e movimentazione incontrollata delle persone.

Il 18 maggio 2022 Ferri  ha presentato la sintesi della situazione al 27th meeting EFSA del Stakeholder Discussion Group on Emerging Risks.




Riscaldamento globale, virus e aerosol

Come possiamo pensare di vivere sani in un mondo malato?“: l’arguta domanda che Papa Francesco si pone e ci pone in piena pandemia da Covid-19 ci ricorda che la nostra vita è strettamente interconnessa con quella di tutti gli altri esseri viventi. Dalla stessa si evincerebbe, al contempo, un accorato invito affinché la Comunità Scientifica operi quanto più possibile in maniera multidisciplinare, in ossequio al principio della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente.

Il 2021 è stato, perlappunto, il più caldo degli ultimi 140 anni, all’interno di un’allarmante sequenza in cui dal 2015 in avanti si sono succeduti i sette anni più torridi che si siano mai registrati sul nostro pianeta durante il succitato arco cronologico.

E’ quantomai opportuno sottolineare, in proposito, la naturale propensione degli agenti patogeni più resistenti a sfruttare il progressivamente ingravescente riscaldamento globale per aumentare la propria diffusione e, con essa, le occasioni di contagio intraspecifico ed interspecifico. E’ questo il caso del virus della peste suina africana (agente non zoonosico) e di quello del vaiolo delle scimmie (agente zoonosico), ben noti da tempo a noi Medici Veterinari e recentemente balzati agli onori della cronaca. Si tratta, in particolare, di due DNA-virus che, pur nelle notevoli differenze che caratterizzano gli stessi e le infezioni da essi sostenute, condividono tuttavia un’elevata resistenza ambientale, cosi’ come nei riguardi dell’inattivazione chimico-fisica.

In un siffatto contesto, la possibilità che i venti, le correnti ed altri fenomeni atmosferici possano veicolare per più o meno lunghe distanze aerosol alberganti al proprio interno le due anzidette, così come altre noxae biologiche dotate di elevata resistenza ambientale e nei confronti di molti agenti chimico-fisici, dovrebbe esser tenuta in debita considerazione.

Ciò potrebbe costituire, infatti, un valido ausilio ai fini del riconoscimento delle fonti d’infezione ove le stesse non risultassero prontamente e/o precisamente identificabili, come giustappunto accaduto in alcuni focolai di peste suina africana tra i cinghiali, così come in alcuni recenti casi umani d’infezione da “monkey poxvirus” (vaiolo delle scimmie).

Absit iniuria verbis, ma senza alcuna vis polemica mi sia consentito, in chiosa a questo breve articolo, di esprimere unitamente al mio pregresso disappunto nei confronti della mancata cooptazione dei miei Colleghi Veterinari in seno all’oramai (e purtroppo!) defunto CTS, tutto il mio stupore derivante dalla pressoché totale assenza dei Medici Veterinari – fatte salve alcune eccezioni di natura prettamente istituzionale – dalla scena e dalla narrazione mass-mediatica.

Quanto sopra a dispetto dell’inconfutabile fatto che le “materie del contendere” siano rappresentate da una problematica di esclusiva rilevanza in ambito di sanità animale (peste suina africana) e da un’infezione a carattere zoonosico, vale a dire trasmissibile dagli animali all’uomo (vaiolo delle scimmie)!

Errare humanum est perseverare autem diabolicum!

Giovanni Di Guardo
Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo




One Health: il delicato equilibrio tra uomo, animale e ambiente – Roma 20 maggio 2022

Nell’ambito del 51° Congresso Nazionale del SIVeMP “Agenda 2030 per la Veterinaria Pubblica: malattie infettive, cambiamenti climatici e crisi alimentari” che si svolgerà a Roma dal 18 al 20 maggio 2022, si terrà il convegno “One Health: il delicato equilibrio tra uomo, animale e ambiente” che SIVeMP ha organizzato in collaborazione con SIMeVeP per la mattina dell’ultima giornata.

Il convegno è rivolto a tutti i soggetti istituzionali e imprenditoriali e ai professionisti che, a vario titolo, si occupano di tutela dell’ambiente, salute animale, sicurezza alimentare con l’obiettivo di favorire un buon approccio One Health e un’analisi socioeconomica del valore della prevenzione sanitaria come contrasto alle malattie infettive e alla loro diffusione, del benessere degli animali allevati e della salubrità delle produzioni alimentari nonché di proporre un approfondimento sul futuro della professione del medico veterinario di sanità pubblica e sul miglioramento della formazione universitaria e specialistica.

 

La giornata si articolerà su due tavole rotonde:

  • 9.30/11.00 – Emergenze Epidemiche per i Servizi Veterinari e impatto socio-economico
  • 11.00/12.30 – La Medicina Veterinaria Pubblica si confronta con gli Stakeholder

Scarica il programma della giornata




Influenza aviaria, primo contagio umano. Sorice: rischio diffusione basso, ma monitoriamo

È stato confermato dalla Commissione sanitaria cinese il primo caso conosciuto di contagio umano del ceppo H3N8 di influenza aviaria. Si tratta di un bambino di quattro anni della regione di Henan, ricoverato in ospedale da poco meno di un mese con febbre ed altri sintomi. Il piccolo paziente proviene da un contesto familiare rurale, che vive a stretto contatto con polli e altri volatili selvatici. È probabile, quindi, che il contagio sia avvenuto per contatto diretto con un animale infetto. A quanto pare, inoltre, nessuno degli altri componenti della famiglia risulterebbe contagiato.

Nonostante le autorità affermino che i rischi di diffusione del virus tra gli esseri umani sia basso, la preoccupazione a livello mondiale è inevitabile, soprattutto dopo due anni di pandemia causata da un virus che, come in questo caso, aveva fatto il cosiddetto salto di specie.

Sanità Informazione ha intervistato il Presidente Antonio Sorice per fare il punto della situazione sui possibili rischi per l’uomo e sulle strategie di monitoraggio e prevenzione attuate dal nostro Paese in ambito veterinario.

Leggi l’intervista




Assemblea dei Soci: rinnovati i vertici SIMeVeP. Sorice confermato Presidente

Si è svolta questa mattina nella sede nazionale l’Assemblea dei soci SIMeVeP. In apertura il Presidente, Antonio Sorice ha ricordato che quest’anno ricorre il ventennale dalla costituzione della Societa italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, fondata nel 2002 grazie all’intuizione avuta dall’attuale Presidente Onorario Aldo Grasselli e sostenuta dai primi soci fondatori.

Il mandato appena concluso, ha sottolineato Sorice, è stato caratterizzato negli ultimi 2 anni dal forte impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto nel mondo e che ha determinato da un lato la riduzione forzata delle attività di formazione della SIMeVeP, ma anche portato alla ribalta il tema delle zoonosi e dell’inderogabile approccio One health spingendoci ad analizzare sempre di più le complesse interconnessioni tra specie, ecosistemi e società umana, compresi l’ecologia dei serbatoi animali e dei fattori antropogenici (cambiamenti climatici, deforestazione, diminuzione della biodiversità ecc..) alla base dei processi globali che innescano l’insorgenza e la diffusione delle epidemie infettive.

Alla pandemia si sovrappone ora la guerra in Ucraina che impatta sul mondo e sull’economia globale ponendo, fra gli altri, un forte accento sui temi della sostenibilità, sull’approvigionamento delle materie prime in ambito zootecnico e sulla sicurezza e salubrità delle produzioni alimentari.

Nel prossimo mandato quindi, accanto ai temi che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni di attività, come ad esempio il contrasto all’antimicrobico resistenza, le problematiche connesse alla fauna selvatica, la sicurezza alimentare, la salute e il benessere animale, l’impegno per la riduzione dello spreco alimentare, si affiancheranno tematiche emergenti e urgenti strettamente connesse alla professione del medico veterinario di sanità pubblica.

Il Presidente Onorario, Aldo Grasselli, ha ricordato come a partire dalla crisi della BSE la professione veterinaria abbia acquisito autorevolezza e visibilità maggiori, da quell’esperienza nacque l’idea di una  Società Scientifica di medicina veterinaria preventiva come spazio di approfondimento professionale, culturale e scientifico.  A 20 anni di distanza la SIMeVeP ha raggiunto notevoli risultati e con il potenziamento dei suoi organismi e delle sue attività contribuirà all’evoluzione della professione per rispondere al meglio alle sfide presenti e future.

In particolare la SIMeVeP è chiamata a contribuire all’elaborazione delle nuove linee di sviluppo della professione che saranno tracciate nel corso del 51° Congresso Nazionale SIVeMP “Agenda 2030 per la Veterinaria Pubblica: malattie infettive, cambiamenti climatici e crisi alimentari”.

Dal dibattito successivo è emersa l’esigenza di un rilancio dei Gruppi di lavoro che passi anche attraverso una revisione e riattualizzazione di quelli esistenti

Prima di passare al rinnovo degli organi statutari il Presidente Sorice ha ringraziato i componenti del Consiglio direttivo uscente per lavoro svolto in questi anni e per aver contribuito a fare di SIMeVeP un punto di riferimento nell’ambito della Sanità pubblica veterinaria e della Prevenzione.

Il nuovo Consiglio Direttivo della SIMeVeP è così composto: Antonio Sorice – Presidente; Renato Giunta – Vice Presidente; Massimo Platini – Segretario; Agnese Cini – Consigliere; Nicola Martinelli – Consigliere. Coordinatore del Comitato scientifico Maurizio Ferri; Presidente Onorario Aldo Grasselli.

L’Assemblea ha infine approvato i bilanci consuntivo e preventivo.

 

 

 

 

 




I sonar militari minacciano la vita in mare!

E’ pubblicata sulla prestigiosa rivista londinese “Veterinary Record”  la Letter to the Editor dal titolo “Impact of naval sonar systems on sealife mortality“, a firma di GiovanniDi Guardo, gia’ Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, insieme al Professor Antonio Fernández, Full Professor of Veterinary Pathologic Anatomy, Institute of Animal Health, University of Las Palmas de Gran Canaria, Arucas, Las Palmas, Gran Canaria, Canary Islands, Spain e al Dr Paul D Jepson, Honorary Senior Scientist, Institute of Animal Health, University of Las Palmas de Gran Canaria, Arucas, Las Palmas, Gran Canaria, Canary Islands, Spain.

Esattamente 20 anni fa, nell’Arcipelago delle Isole Canarie, si verificò uno spiaggiamento di massa di Zifidi, cetacei capaci di immergersi fino a 2.000 metri di profondità. Tale evento occorse in stretta connessione spazio-temporale con un’esercitazione della marina militare statunitense, durante la quale era stato fatto ricorso all’utilizzo di dispositivi sonar. L’equipe del Professor Antonio Fernández fu in grado di dimostrare, di lì a breve, il ruolo delle onde rilasciate dai sonar nel determinismo del succitato evento, dal cui studio emerse che una “sindrome embolica gassoso-lipidica” – condizione patologica simile alla “malattia da decompressione” dei sommozzatori – aveva interessato gli Zifidi spiaggiatisi in massa alle Isole Canarie.

Destano fondati motivi di preoccupazione, al riguardo, le esercitazioni militari recentemente condotte in acque mediterranee, così come quelle in corso di svolgimento e/o programmate nelle acque norvegesi ed asiatiche, che risulterebbero accomunate fra loro dall’impiego di dispositivi sonar.

Riferiscono il Prof. Antonio Fernández, il Dr Paul D. Jepson ed il Professor Giovanni Di Guardo i quali concludono:

Stiamo parlando, infatti, di specie e popolazioni animali oltremodo vulnerabili e sempre più minacciate per mano dell’uomo, che vivono all’interno di sempre più fragili e perturbati ecosistemi marini.