Convocazione Assemblea Soci SIMeVeP 2025

Assemblea SIMeVePL’Assemblea dei Soci della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva è convocata il giorno 10 aprile 2025 alle ore 06.30 in prima convocazione e il giorno 10 aprile 2025 alle ore 14.00 in seconda convocazione.

Si svolgerà presso la sede della SIMeVeP in Via Nizza 11 a Roma, per gli adempimenti statutari e l’analisi della programmazione delle attività SIMeVeP.

 




Vetmare 2025 – One Health: sfide e opportunità per un futuro sostenibile

Anche quest’anno la formazione estiva della SIMeVeP!

Vetmare 2025 si terrà in Puglia ad Otranto (Le), presso l’Hotel “Basiliani” dal 30 giugno al 5 luglio.

Il corso dal titolo: “One Health: sfide e opportunità per un futuro sostenibile”  sarà composto da 2 moduli:

 

  • I Modulo dal titolo “Benvenuti nel Plastocene” – 1/2 luglio 2025 – 10 Crediti ECM
  • II Modulo dal titolo “La sostenibilità della prevenzione e delle produzioni” – 3/4 luglio 2025 – 10 Crediti ECM

Il corso sarà aperto a 100 partecipanti tra Medici Veterinari, Biologi, Medici Chirurghi (Malattie infettive; Igiene degli alimenti e della nutrizione; Igiene, epidemiologia e sanità pubblica) e Tecnici della Prevenzione.

  • La quota di iscrizione per chi si iscrive ad entrambi gli eventi ECM è di € 300,00. Per gli iscritti alla SIMeVeP e/o FVM la quota è di € 150,00.
  • La quota di iscrizione per chi si iscrive ad 1 singolo evento è di € 150,00. Per gli iscritti alla SIMeVeP e/o FVM la quota è di € 100,00.

Le prenotazioni alberghiere saranno accettate fino al 15 maggio 2025.

A breve sarà pubblicato il programma scientifico.

Scheda per la prenotazione alberghiera

Locandina




La One Health nel processo decisionale

Il 21 marzo 2025 si è svolto l’incontro “La One Health nel processo decisionale” organizzato da FARE SANITA’, a cui ha partecipato Maurizio Ferri in rappresentanza della SIMeVeP.

Il tavolo, a cui hanno partecipato esperti ed esperte provenienti da settori e discipline afferenti alla STEM, ha voluto segnare l’inizio di un percorso per favorire l’ingresso di One Health nei processi decisionali applicati alle città, territori, attività produttive e sanità. Essendo una scienza delle relazioni con un impatto diretto sulla prevenzione delle malattie e dei disastri naturali, One Health deve favorire l’incontro ed integrazione in chiave preventiva e dinamica di discipline tecnico-scientifiche-sociali che si occupano di ambiente, salute umana, sanità animale, attività antropiche. Di sicuro la veterinaria pubblica si presenta ontologicamente con un forte accento One Health in virtù di interventi che storicamente operano nell’interfaccia ambiente-animale-uomo.

Il primo confronto ha consentito di stabilire alcune connessioni tra gli ecosistemi, tracciare le direttrici su cui muovere la cultura One Health nel nostro paese ed evidenziare le criticità nel rapporto science-policy, come la mancanza di una cultura delle relazioni tra i responsabili politici e di un approccio integrato alle problematiche sanitarie ed ambientali.  Tale cultura si costruisce anche e soprattutto promuovendo la prospettiva One Health nell’istruzione, formazione professionale e consapevolezza pubblica.

I lavori continueranno nei prossimi mesi e un documento programmatico redatto dai partecipanti al tavolo per sensibilizzare la politica e la comunità scientifica, verrà ufficialmente presentato in occasione dell’ evento Welfar, Fiera del Fare Sanità il 4-7 Novembre 2025 alla Fiera di Roma.

Dott. Maurizio Ferri, Coordinatore scientifico della SIMeVeP




Influenza aviaria: a che punto è la diffusione e perché bisogna agire ora

Che cos’è l’influenza aviaria?

L’influenza aviaria o “bird flu”, è una malattia virale causata dai virus influenzali di tipo A della famiglia Orthomyxoviridae, sono endemici negli uccelli acquatici selvatici, ma possono infettare anche altri volatili e, in alcuni casi, i mammiferi, compresi gli esseri umani. I virus dell’influenza aviaria sono classificati in base alla loro patogenicità negli uccelli in due categorie principali: influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) e influenza aviaria altamente patogena (HPAI).

I virus LPAI generalmente causano una malattia lieve o possono persino non manifestare sintomi negli uccelli. Al contrario, i virus HPAI, in particolare i sottotipi H5 e H7, sono responsabili di malattie gravi che si diffondono rapidamente tra il pollame, portando a tassi di mortalità elevati in diverse specie di uccelli. È importante notare che alcuni ceppi LPAI possono mutare e diventare altamente patogeni nel pollame, sottolineando la necessità di un monitoraggio continuo.

La distinzione tra LPAI e HPAI è fondamentale per valutare il livello di minaccia per il pollame e le potenziali conseguenze economiche. La capacità di alcuni ceppi LPAI di trasformarsi in HPAI evidenzia l’importanza di una sorveglianza costante per prevenire focolai più gravi. I virus influenzali di tipo A sono ulteriormente suddivisi in sottotipi in base a due proteine presenti sulla superficie del virus: l’emagglutinina (HA) e la neuraminidasi (NA). Sono noti 18 sottotipi di HA (H1-H18) e 11 sottotipi di NA (N1-N11), che possono combinarsi in numerose varianti virali. Alcuni sottotipi specifici hanno dimostrato di poter infettare l’uomo, tra cui H5N1, H7N9, H5N6, H5N8, H3N8, H7N4, H9N2 e H10N3.

La diffusione dell’influenza aviaria tra uccelli e esseri umani

La trasmissione dell’influenza aviaria tra gli uccelli avviene principalmente tramite il contatto diretto tra uccelli infetti e sani. Gli uccelli infetti rilasciano il virus attraverso la saliva, le secrezioni nasali e le feci. Gli uccelli migratori, in particolare quelli acquatici, sono serbatoi naturali del virus e giocano un ruolo fondamentale nella sua diffusione su vaste aree geografiche. La loro capacità di migrare senza mostrare segni di malattia complica il controllo della diffusione del virus, rendendo necessaria una sorveglianza e monitoraggio internazionali.

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Fonte: ilsole24ore.com




Stop Lattococcosi? Insieme si può…anzi, insieme si deve!

pesciStop Lattococcosi? Insieme si può…anzi, insieme si deve! – Si è conclusa la serie di workshop del progetto “Stop Lattococcosi? Insieme si può!”, che ha visto il contributo di 21 relatori e la partecipazione di oltre 90 operatori del settore. Questo percorso, promosso dal Centro di referenza nazionale per lo studio e la diagnosi delle malattie dei pesci, molluschi e crostacei, dall’Associazione Piscicoltori Italiani e da Skretting, ha rappresentato un’importante occasione di dialogo e collaborazione tra allevatori, veterinari, autorità sanitarie e amministrazioni pubbliche, ricercatori, mangimisti, aziende farmaceutiche e altri attori della filiera, tutti uniti dall’obiettivo comune di contrastare la diffusione della Lattococcosi in acquacoltura.

Dai workshop è emersa con chiarezza la necessità di un approccio integrato per affrontare la Lattococcosi, che ha recentemente colpito specie ittiche di grande rilievo come spigola e orata. Nessun singolo intervento è sufficiente da solo: solo attraverso strategie sinergiche, che combinano vaccinazione, terapia, biosicurezza, nutrizione e selezione genetica, è possibile gestire efficacemente la patologia.

Un aspetto fondamentale degli incontri è stata la formazione di gruppi di lavoro, che hanno favorito un confronto attivo e costruttivo tra i partecipanti. Questo percorso collaborativo ha portato alla realizzazione di un Manuale di Buone Pratiche, che raccoglie le conoscenze acquisite proponendo linee guida operative e supportando le iniziative già in atto per la prevenzione e il contenimento della Lattococcosi.

Per permettere un accesso diretto alle informazioni emerse dal progetto, il Manuale di Buone Pratiche è stato reso disponibile in formato digitale, insieme alle registrazioni dei workshop. Questi materiali consentono di approfondire i temi trattati e di ascoltare direttamente gli interventi dei relatori. Per consultarli, visita il seguente link: Lattococcosi nelle specie marine – Skretting

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Fonte: pesceinrete.it




Il virus dell’influenza aviaria H5N1 causa della prossima pandemia? Dalla Cina agli Stati Uniti, dai polli ai bovini, alle persone

Lectio magistralis di Maria Paola Landini già docente di Microbiologia e preside della Facoltà medico-chirurgica nell’Università di Bologna.

Ne discutono: Enrica Martini direttrice di U.O.C. di Veterinaria, sanità animale e igiene di allevamenti e produzioni zootecniche della AUSL di Bologna; Paolo Pandolfi direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’AUSL di Bologna

A/H5N1: Orthomyxovirus a trasmissione respiratoria, identificato in uccelli selvatici in Cina nel 1996 che, da allora, ha causato epidemie in allevamenti di volatili in vari paesi, terminate con l’abbattimento di tutti i capi. Durante le epidemie si sono avuti casi umani in persone addette agli allevamenti ma assenza di trasmissione interumana certa.

Negli ultimi anni la frequenza di infezioni da H5N1  è aumentata e il virus ha fatto vari “salti di specie” anche in mammiferi. Di particolare preoccupazione è la situazione statunitense perché il virus sta dilagando nei polli (abbattimento record 150 milioni di polli)  e nei bovini che  funzionano come “mixing vessel” consentendo un “rimescolamento genetico” fra virus di origine aviaria ed umana, in stretta analogia con il comprovato ruolo svolto in tal senso dai suini.

La situazione statunitense non sembra essere sotto controllo e il recente divieto alle istituzioni sanitarie (CDC, NIH etc..) di fornire dati senza che prima non siano stati visionati a livello governativo, non conforta. Un’ altra pandemia sembra inevitabile. Da quale patogeno sarà causata, da dove partirà, e quando inizierà, è impossibile da prevedere, certamente il virus A/H5N1 è vicino alla meta mancando solo una mutazione aminoacidica nell’ emoagglutinina per renderlo in grado di riconoscere il recettore umano e di trasmettersi a livello interumano.

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Fonte: trucioli.it




Ecm 2025, ecco le nuove metodologie di formazione e le priorità

Ecm

Con il Programma nazionale 2025 pubblicato dall’Agenas, la Commissione Nazionale ECM ha delineato le tematiche di interesse strategico per il triennio, confermando la crescente attenzione verso la formazione continua nel settore sanitario. Tra le priorità individuate emergono ambiti cruciali come il Piano pandemico, l’Health Technology Assessment (HTA), l’innovazione digitale e la sicurezza degli operatori sanitari, segnalando una chiara volontà di adattare il sistema sanitario alle sfide attuali e future.

Il Programma 2025 introduce un incremento di 0,3 crediti ECM per ogni ora di formazione erogata su specifici temi di interesse nazionale, incentivando gli operatori sanitari a partecipare ad aggiornamenti su settori ritenuti essenziali. In particolare, le priorità identificate includono:

• Innovazione digitale e sanità connessa: con un focus su telemedicina, intelligenza artificiale e digitalizzazione dei processi assistenziali.
 One Health: un approccio integrato che considera la salute umana, animale e ambientale in un’unica prospettiva di prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie.
• DM77 e sviluppo dell’assistenza territoriale: modelli organizzativi per potenziare la medicina del territorio, riducendo la pressione sugli ospedali.
• Formazione sulle infezioni ospedaliere: con l’obiettivo di ridurre i casi di infezioni correlate all’assistenza sanitaria.
• Piano pandemico nazionale: strategie di preparazione e risposta a emergenze sanitarie su larga scala.
• HTA (Health Technology Assessment): valutazione delle tecnologie sanitarie per migliorare la qualità delle cure e l’efficienza delle risorse.
• Sicurezza per gli operatori sanitari e socio-sanitari: prevenzione delle aggressioni e tutela della salute mentale degli operatori.

La Commissione Nazionale ECM ha anche posto l’accento sulla necessità di adottare metodologie formative innovative. La modalità “ibrida”, che prevede eventi in presenza combinati con formazione a distanza (FAD) sincrona, diventerà uno standard, rispondendo alla crescente esigenza di flessibilità nell’aggiornamento professionale. Inoltre, strumenti avanzati come il metaverso, i simulatori di realtà virtuale e la gamification saranno progressivamente integrati nei percorsi formativi, garantendo un apprendimento più coinvolgente ed efficace. Uno degli obiettivi cardine del nuovo programma ECM è la promozione della formazione multidisciplinare, incentivando la collaborazione tra diverse professionalità sanitarie. Questo approccio consente di migliorare la qualità dell’assistenza, favorendo il confronto tra esperti di settori diversi e ottimizzando l’applicazione delle conoscenze acquisite.

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Fonte: doctor33.it

 




Il declino della popolazione di uccelli negli Stati Uniti un alert per la salute dell’ambiente globale

Non sono i numeri del 2019, che per la prima volta svelarono una perdita di tre miliardi di animali in mezzo secolo. Ma il declino della popolazione degli uccelli nel Nord America i è un problema ancora significativo, che non mette a rischio soltanto i volatili: ma è una spia di malessere per l’intero ambiente.

Questo, in sintesi, il messaggio che emerge dal rapporto Us State of birds 2025, presentato nel corso della novantesima conferenza annuale dedicata alla fauna selvatica e alle risorse naturali in corso a Louisville.

Il documento, frutto della collaborazione di organizzazioni scientifiche e di associazioni dedite alla conservazione delle specie animali, rivela continui e diffusi cali delle popolazioni di uccelli  in tutti gli habitat continentali e marini. Nello specifico, sono 229 le specie che richiedono urgenti azioni volte alla loro conservazione.

Più di un terzo delle specie di uccelli degli Stati Uniti sono a rischio alto o moderato. Tra questi, 112 specie hanno visto più che dimezzarsi le proprie popolazioni negli ultimi cinquant’anni. Le specie considerate in allerta rossa sono 42: è il caso per esempio del colibrì di Allen, del merlo tricolore e del passero di palude. “Senza un intervento immediato, questi uccelli, sono a rischio immediato”, è quanto messo nero su bianco dai ricercatori.

Anche le popolazioni di anatre, finora abbastanza immuni alla riduzione degli esemplari, hanno registrato un andamento decrescente negli ultimi anni. “Gli uccelli ci dicono che siamo in piena emergenza in tutti gli habitat”, è il pensiero di Marshall Johnson, responsabile della conservazione della National Audubon Society (organizzazione senza scopo di lucro).

“Il rapido declino di diverse specie di uccelli segnala l’intensificarsi di eventi stressanti che la fauna selvatica sta sperimentando in tutto il mondo a causa della perdita di habitat, del degrado ambientale e degli eventi meteorologici estremi”, aggiunge Amanda Rodewald, direttrice del Centro per gli studi sulla popolazione aviaria della Cornell University (New York). “Quando vediamo declini come quelli delineati nel rapporto, dobbiamo ricordare che se le condizioni non sono sane per gli uccelli, è improbabile che lo siano anche per noi”.

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Fonte: aboutpharma.com




Malattie trasmesse da vettori con un focus su Febbre emorragica Crimea-Congo e Encefalite da zecca

Il 27 febbraio si è svolto a Roma presso la sede del Ministero della Salute il Convegno Nazionale dal titolo ‘Malattie trasmesse da vettori con un focus su Febbre emorragica Crimea-Congo e Encefalite da zecca’, organizzato dal Ministero della Salute in collaborazione con SIVeMP e SIMeVeP.  La partecipazione di autorevoli relatori, provenienti da diversi settori (veterinaria, medicina umana, parassitologia, biologia, ornitologia) ha confermato la visione multidisciplinare in un’ottica di salute unica per le attività di sorveglianza, controllo e prevenzione. Durante le due sessioni sono stati affrontati e discussi temi relativi a: biologia di vettori e ospiti, vie di trasmissione, ruolo degli uccelli migratori, cambiamenti climatici, situazione epidemiologica in Europa e Italia, attività di sorveglianza integrata, attività di ricerca, ruolo del CESME e gestione dei casi sul campo.

Il presente scritto prende spunto dagli interventi dei relatori e riassume alcuni elementi chiave per comprendere l’importanza dell’approccio One Health nelle attività di sorveglianza animale ed umana delle infezioni trasmesse da zecche, aumentate in modo significativo in alcuni paesi dell’Unione europea.

Nell’ultimo decennio, il numero di virus trasmessi dalle zecche all’uomo è aumentato in modo significativo. Attualmente si contano una quarantina di virus classificati in cinque diverse famiglie.  Le malattie trasmesse da vettori  anche dette arbovirosi, rappresentano oltre il 17% di tutte le malattie infettive e sono responsabili della morte di oltre mezzo milione di persone ogni anno.  Tra queste, c’è l’Encefalite da zecca (Tick-borne encephalitis) causata dal virus TBE (TBEV), della famiglia dei Flaviviridae, a cui appartengono gli agenti eziologici della febbre dengue, febbre gialla e encefalite giapponese.  Ne esistono 5 sottotipi, tra cui il sottotipo dell’Europa occidentale (TBEV-EU) dominante in Europa e prevalentemente associato ad una forma lieve che evolve con l’interessamento del sistema nervoso centrale nel 20-30% dei pazienti, un tasso di mortalità dello 0,5-2%, e sequele neurologiche in circa il 10% dei pazienti. I dati epidemiologici, desunti dall’ultimo report del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), indicano un aumento dell’incidenza dell’Encefalite da zecche, un ampliamento dell’areale geografico del vettore e un impatto significativo sulla sanità pubblica.  La circolazione della TBE, endemica in diverse regioni dell’Europa e dell’Asia, è strettamente correlata alla presenza del serbatoio animale e del vettore ed i focolai segnalati (Svezia, Danimarca, Francia e Italia) solitamente hanno un andamento stagionale legato ai picchi di attività delle zecche in primavera ed autunno. L’uomo è un ospite accidentale e senza uscita e l’infezione avviene principalmente attraverso i morsi della zecca Ixodes ricinus ed  Ixodes persulcatu che fungono sia da vettori primari che serbatoi del virus dato il loro lungo ciclo vitale. Nell’uomo, il periodo di incubazione dalla puntura di zecca all’insorgenza dei sintomi varia in genere da 7 ed in alcun casi fino a 28 giorni. I sintomi iniziali aspecifici come febbre, mal di testa e debolezza generale possono progredire in grave encefalite e meningite.  Ixodes ricinus è presente in tutta Italia, ma più diffusa in Nord Italia (area alpina e pre-alpina) in aree boschive (latifoglie) con ricco sottobosco. La trasmissione di TBEv, tra zecche e tra zecche e ospiti vertebrati competenti, può avvenire verticalmente (trans-ovarica e transtadiale) o orizzontalmente per via viremica (da un ospite infetto a una zecca non infetta) o non viremica chiamata anche co-feeding (zecche infette e non infette si nutrono contemporaneamente su ospiti vertebrati sensibili o immuni) quest’ultima considerata uno dei fattori più critici nella trasmissione della TBE.  Altre vie di trasmissione all’uomo sono la manipolazione di materiale infetto, la trasfusione di sangue, l’allattamento e l’ingestione di latte non pastorizzato o prodotti lattiero-caseari da animali infetti asintomatici, in particolare ovini e caprini.  Quest’ultima via di trasmissione è stata all’origine di un’epidemia di encefalite da zecche in Francia nella primavera del 2020 con 43 casi umani di encefalite, meningoencefalite o con sintomi simil-influenzali associata al consumo di formaggio di capra crudo non pastorizzato. Va inoltre ricordato il ruolo di alcune specie di uccelli migratori coinvolti nel ciclo di trasmissione ed in grado di contribuire ad una distribuzione geografica delle zecche infette da TBEV lungo le rotte migratorie e avviare nuovi focolai di TBE.

Principali fattori ecologici della distribuzione della TBE in Europa. La diffusione delle zecche è in parte spiegata dall’espansione dell’area geografica dovuta al cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature, inverni più miti ed altri fattori ecologici, che giocano un ruolo cruciale nel determinare la capacità vettoriale delle zecche, così come il commercio transfrontaliero che può favorire la loro diffusione e distribuzione geografica.  Il ciclo di trasmissione necessita della presenza di specie chiave di roditori che fungono da ospiti sensibili in grado di trasmettere il virus alle zecche e supportare sia la popolazione del vettore che la circolazione virale.  I cervi invece amplificano l’abbondanza delle zecche agendo come ospiti negli stadi adulti e spostandole su lunghe distanze. Atri fattori sono: densità di strade forestali, precipitazioni maggiori nei mesi più secchi, percentuali di aree boschive, habitat che promuovono l’incontro di ungulati, roditori e zecche, tasso di raffreddamento che induce una diapausa comportamentale e favorisce l’attività larvale e ninfa sincrona nella primavera successiva.

Sorveglianza della TBE in Europa. Dal 2012 l’ECDC richiede a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, più Islanda e Norvegia, di notificare annualmente i propri dati TBE al Sistema Europeo di Sorveglianza (TESSy). Nel 2020, 24 paesi membri dell’UE/SEE hanno segnalato 3817 casi di TBE, con un aumento del 14% delle notifiche dal 2021 al 2022.  La sorveglianza della TBE in Europa è attualmente incompleta e quindi i casi segnalati probabilmente riflettono solo in parte il rischio reale In Italia, dove dal 2017 è stata istituita una sorveglianza nazionale delle infezioni da virus TBE (PNA), nel 2022 c’è stato un incremento dei casi (72) e del tasso di mortalità (4,17%), principalmente da quattro regioni del nord-est.  Il rischio di infezione può variare ogni anno, come risultato di cambiamenti nel rischio acarologico, nell’esposizione, del tasso di copertura vaccinale, dell’intensità dell’individuazione e nella segnalazione dei casi. Il confronto tra regioni e Paesi dipende dall’accuratezza e dalla coerenza dei sistemi di sorveglianza nazionale/regionale (attivo/passivo) e pertanto attualmente i dati relativi all’incidenza di TBE provenienti da diversi Paesi sono difficili da confrontare.  In Italia le regioni Lombardia e Trentino sono endemiche per le TBE e mentre le prove indicano un alto rischio di esposizione alle zecche infette, mancano dati sulle zecche raccolti dall’uomo. Nelle aree endemiche in Italia è attualmente raccomandata la vaccinazione contro la TBE tra i residenti e i gruppi professionalmente esposti. In Friuli-Venezia Giulia dal 2013 e nel Province Autonome di Trento e Bolzano dal 2018, il vaccino contro la TBE è offerto gratuitamente ai residenti.

Approccio One Health per il controllo.  Poiché il virus si trasmette tra zecche, animali e uomo, il controllo e la prevenzione richiedono un approccio One Health con la collaborazione multidisciplinare e intersettoriale e sistemi di sorveglianza attiva integrati, con studi epidemiologici ed ecologici. La sorveglianza è fondamentale, soprattutto perché le zecche possono trasmettere anche altre malattie, come quella di Lyme.  Le campagne di prevenzione dovrebbero puntare su controlli regolari delle zecche dopo le attività all’aperto ed educare sulla corretta rimozione delle stesse.  Per questo motivo, è fondamentale sensibilizzare gli operatori sanitari, i responsabili politici e il pubblico.

Conclusioni. La distribuzione del virus TBE sta cambiando con la comparsa di nuovi focolai di circolazione attiva del virus in aree precedentemente non registrate. Nel ciclo di trasmissione del virus TBE interagiscono molteplici fattori climatici, ambientali ed ecologici, che esercitano un ruolo cruciale nel determinare la capacità vettoriale delle zecche. Per il futuro occorre migliorare la conoscenza dell’interazione zecca-virus, zecca-ospiti e virus-ospiti e dei fattori e delle co-variate ambientali che influenzano il rischio di TBE, nonchè potenziare la sorveglianza integrata mediante modelli di rischio ad alta risoluzione e utilizzo di indicatori di allerta precoce. Tutte sfide che possono essere superate con ricerca, consapevolezza e collaborazione. È fondamentale rimanere vigili e proattivi per proteggere la salute pubblica dalla crescente minaccia della TBE.




Aviaria: studio, antivirali meno efficaci con virus latte mucche

Due antivirali antinfluenzali approvati dalla FDA in genere non hanno trattato con successo le gravi infezioni da H5N1 trovato nel latte delle mucche. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che la via di infezione, che sia attraverso l’occhio, il naso o la bocca, ha un impatto significativo sull’efficacia di un trattamento.
Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Nature Microbiology e condotto da scienziati dello St. Jude Children’s Research Hospital. “Le nostre prove suggeriscono che sarà probabilmente difficile curare le persone gravemente infette da questo ceppo di influenza aviaria bovina H5N1”, ha affermato l’autore corrispondente Richard Webby , PhD, Dipartimento di interazioni ospite-microbo di St. Jude . “Invece, ridurre il rischio di infezione non bevendo latte crudo e riducendo l’esposizione dei lavoratori degli allevamenti di bovini da latte, ad esempio, potrebbe essere l’intervento più efficace”.
Sebbene le infezioni da H5N1 nelle persone siano rare, ci sono più di 60 persone che sono state infettate dall’esposizione ai latticini fino ad oggi nell’attuale epidemia. Alcuni sono stati infettati tramite l’esposizione a latte crudo vaccino contaminato, come i lavoratori delle latterie che sono stati infettati tramite schizzi o particelle aerosolizzate che hanno raggiunto il naso o gli occhi. Dati i rischi per la salute umana, gli scienziati hanno utilizzato un modello di topo per testare come ogni farmaco antivirale funzionava contro il virus quando veniva ottenuto attraverso tre diverse vie di esposizione.

“In generale, il baloxavir [Xofluza] ha causato una maggiore riduzione dei livelli virali rispetto all’oseltamivir [Tamiflu], ma nessuno dei due è stato sempre efficace”, ha affermato il primo autore Jeremy Jones , PhD, Dipartimento di interazioni ospite-microbo di St. Jude. I ricercatori hanno studiato le vie di esposizione che includevano occhi, bocca e naso, che sono i modi più comuni per contrarre il virus. La via orale, che imita il consumo di latte vaccino crudo infetto, ha causato le infezioni peggiori, che sono state le più difficili da curare. “Il virus si è diffuso per via orale ben oltre la sua normale infezione dei polmoni”, ha detto Webby. “Si è espanso al cervello e al flusso sanguigno, e gli antivirali non sono riusciti a fermarlo o a migliorare i risultati di sopravvivenza”.
Al contrario, i risultati hanno mostrato che il baloxavir controllava abbastanza bene le infezioni attraverso l’occhio. Questi risultati sono particolarmente rilevanti in quanto la via oculare sembra essere la via di infezione comune per le persone che lavorano direttamente con le mucche da latte. “Baloxavir ha portato al 100% di sopravvivenza rispetto al 25% di oseltamivir”, ha affermato Jones. “Quindi, stiamo assistendo a maggiori benefici da baloxavir per la via di infezione oculare”.
I risultati sono stati contrastanti per la via nasale. Baloxavir ha ridotto i livelli virali meglio di oseltamivir, ma il virus ha comunque raggiunto il cervello. Entrambi gli antivirali hanno aumentato la sopravvivenza, con baloxavir e oseltamivir che hanno raggiunto rispettivamente un tasso di sopravvivenza del 75% e del 50%. “Abbiamo dimostrato che l’efficacia dei nostri attuali antivirali contro l’influenza aviaria H5N1 dipende dalla via di somministrazione e dal farmaco, in alcuni casi non facendo quasi nulla”, ha affermato Webby. “Pertanto, mentre esploriamo diverse combinazioni e dosi di farmaci, dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre il rischio di infezione, poiché è il modo migliore per proteggere le persone da questo virus in questo momento”.

Fonte: AGI