Database con IA (Intelligenza Artificiale) per i metodi di ricerca senza l’utilizzo di animali

Nel novembre 2023, EURL ECVAM ha avviato un nuovo progetto per sviluppare una banca dati automatizzata che raccolga e strutturi le informazioni sui modelli non animali in uso nella ricerca biomedica, utilizzando approcci automatizzati per scandagliare il contenuto del vasto corpo della letteratura pubblicata. Ciò consentirà la creazione di un sistema aggiornato e all’avanguardia, fonte di conoscenza, che raccoglierà modelli non animali applicati alla ricerca biomedica. Inoltre, il database consentirà alle parti interessate (ad esempio, scienziati che lavorano nel campo biomedico ricerca, comitati di valutazione degli Stati membri, enti di formazione, ecc.) di reperire facilmente informazioni sui modelli non animali disponibili in categorie specifiche.

Comprendendo e condividendo informazioni sulla validità dei modelli non animali nelle scienze biomediche sarà incoraggiata, agevolata e potenzialmente accelerata la transizione della comunità scientifica verso metodologie basate senza animali.

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Fonte: IZS Lombardia Emilia Romagna




Casi di arbovirosi in Italia: i dati aggiornati

artropodiDal 1 gennaio all’8 aprile 2024, al sistema di sorveglianza nazionale delle arbovirosi risultano: 117 casi confermati di Dengue (tutti associati a viaggi all’estero, età mediana di 42 anni, 50% di sesso maschile e nessun decesso); 1 caso confermato di Zika Virus (associato a viaggio all’estero, nessun decesso); 3 casi confermati di Chikungunya (tutti associati a viaggi all’estero, età mediana di 46 anni, 67% di sesso maschile, nessun decesso); 1 caso confermato di infezione neuro-invasiva – TBE (autoctono, nessun decesso); nessun caso di Toscana Virus. Per maggiori informazioni sui dati consulta la dashboard che fornisce dettagli solo per i casi di Dengue poiché, per le altre malattie sotto sorveglianza, l’esiguità del numero dei casi osservati (≤5) non permette di dare maggiori informazioni sui singoli casi al fine di garantire la privacy dei pazienti, evitandone la rintracciabilità. Per i dati sulle infezioni da West Nile e Usutu virus consulta la pagina dedicata. Consulta anche la pagina dedicata alla sorveglianza nazionale delle arbovirosi e ai bollettini periodici. Con l’occasione della pubblicazione dei nuovi dati sulle arbovirosi EpiCentro aggiorna la pagina delle informazioni generali della Chikungunya, alcune pagine relative alla cosiddetta zanzara tigre e la sezione sulla Dengue approfondendo diversi aspetti della malattia e le FAQ del ISS.

Fonte: Epicentro




Influenza aviaria nei bovini: cosa sappiamo

A seguito della diffusione di un ceppo di influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) in alcuni allevamenti di bovini da latte degli Stati Uniti, il Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria presso l’IZSVe precisa che al momento non sono stati riportati casi nei bovini e nell’uomo in Italia e nella UE.

Negli USA la presenza di tanti allevamenti di bovini da latte di grandissime dimensioni con ampi parchi esterni rende più frequente e diretto il contatto tra avifauna selvatica e animali da allevamento. In passato, il virus aveva già dato origine a eventi di spillover dagli uccelli selvatici a mammiferi domestici (carnivori) allevati con ridotte misure di biosicurezza, come per esempio gli allevamenti di visoni da pelliccia.

L’EURL è in stretto contatto con le organizzazioni sanitarie internazionali e sta seguendo attentamente l’evolversi della situazione. Anche le autorità sanitarie nazionali, il Ministero della Salute e le Regioni, stanno monitorando la situazione per adottare eventuali misure di mitigazione del rischio.

Oltre che gli animali, il virus negli USA ha contagiato anche un operatore del settore lattiero-caseario che era venuto a contatto con i bovini infetti, causando una congiuntivite. Il caso rappresenta un evento eccezionale, infatti è la prima volta che un uomo viene infettato da un bovino con un virus dell’influenza aviaria HPAI e ciò potrebbe essere dovuto ad una forte contaminazione ambientale e al mancato rispetto delle norme igieniche durante la mungitura. Non ci sono evidenze di trasmissione del virus per via aerogena.

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Fonte: IZS Venezie




Formazione Ecm, arriva il nuovo manuale. Ecco le novità più rilevanti per i medici

EcmArriva per tutti i professionisti sanitari il nuovo manuale sulla formazione continua rivisto dalla rinnovata Commissione ECM. Valido per il triennio 2023-25, rinnova l’obbligo di totalizzare 150 crediti nei tre anni. Ma ci sono gli sconti, già noti e partiamo da qui.

Abbuoni – Chi nel triennio 2020-22 ha maturato fra 121 e 150 crediti avrà 30 crediti di abbuono e chi ne ha maturati fra 80 e 120 avrà 15 crediti abbuonati; allo stesso modo chi nel precedente triennio ha soddisfatto il dossier formativo individuale avrà 20 crediti in meno da totalizzare, chi si costruisce il dossier formativo quest’anno se ne trova scontati ben 30 e così chi partecipa al dossier di gruppo. Gli sconti derivanti da un buon risultato nel precedente triennio e dai dossier formativi sono cumulabili tra loro. Il dossier dev’essere congruo con la professione esercitata e coerente, cioè il percorso programmato va completato almeno al 70% senza cambi di rotta. In tal caso, arrivano 50 crediti, 30 nel triennio in cui si è progettato il dossier, 20 nel successivo. «Sono state inserite novità già ventilate a fine 2023 dalle Federazioni dei professionisti agli iscritti», dice Roberto Monaco, presidente del Consorzio Gestione Anagrafica Professionisti Sanitari-Cogeaps e segretario Fnomceo. «Ad esempio, negli eventi i responsabili scientifici prendono fino al 20% dei crediti consentiti, e i moderatori un credito per la sessione dove intervengono». E ancora: i tutoraggi valgono un credito ogni 15 ore.

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Fonte: doctor33




Uno studio rivela la presenza pervasiva di Pfas nei MOCA

MocaUn nuovo studio pubblicato su Environmental Science & Technology (ES&T) ha rilevato la presenza in imballaggi alimentari di Pfas che non dovrebbero essere presenti al loro interno.

Il report, che analizza i dati di 47 studi scientifici di diversi Paesi del mondo, denuncia che sono state rinvenute 68 tipologie di Pfas, 61 delle quali non autorizzate per l’utilizzo nelle confezioni alimentari. Nel 72,5% dei casi i Pfas sono stati trovati nella carta e nel cartone, ma sono stati identificati anche all’interno di confezioni in plastica.

7 dei 68 PFAS riscontrati nei contenitori alimentari risultano essere stati inseriti negli elenchi normativi o industriali delle sostanze chimiche specificamente utilizzate nella fase della fabbricazione di quei materiali. Gli altri 61 invece, ovvero il 90% dei Pfas rintracciati, non sono specificatamente menzionati in quelle liste. Alcuni PFAS, invece, sono stati rinvenuti in materiali per il quali non è stato indicato il loro utilizzo (come ad esempio il bisfenolo, rinvenuto in plastica e metalli rivestiti, che è in elenco solo per l’uso nella gomma).

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Fonte: fosan.org




Rischio Dengue: no agli allarmismi, rafforziamo la prevenzione

Nelle ultime settimane, la sanità italiana (e mondiale) monitora la diffusione della dengue, una malattia endemica in alcuni Paesi del mondo e che sta colpendo soprattutto il Brasile, dove è in corso una vera e propria emergenza sanitaria, con un numero di casi che, in questi giorni, ha superato quota 2 milioni e mezzo.

Uniche responsabili della diffusione nell’uomo dell’omonimo virus sono le zanzare: per contrarre la dengue, un soggetto deve essere punto da una zanzara infetta, che funge da vettore.«Per la precisione, le due specie di zanzare-vettori sono Aedes Aegypti e, in misura minore, Aedes Albopictus, meglio nota come “zanzara tigre”», chiarisce il dottor Maurizio Ferri, medico veterinario all’ASL di Pescara e – tra gli altri ruoli – coordinatore scientifico SIMeVeP (Società Italiana di medicina veterinaria preventiva).

Ferri spiega inoltre che il virus – appartenente alla famiglia degli Arbovirus, come altri diffusi soprattutto da zecche e zanzare – si può manifestare in uno dei quattro sierotipi o varianti finora conosciute. Per quanto il tasso di mortalità sia abbastanza basso, i soggetti che si ammalano una seconda volta possono presentare complicazioni se il soggetto contrae di nuovo il virus ma con un sierotipo diverso rispetto alla prima infezione. «La gravità della malattia dipende molto anche dalla salute del soggetto», prosegue l’esperto, che precisa: «La forma più tipica  con cui si manifesta è nota come “sindrome spacca-ossa” e comporta febbre e sintomi simil-influenzali. Esistono anche una “sindrome emorragica” e una “sindrome da shock”, in cui la mortalità si alza fino al 20%. Meno diffusi i casi di trasmissione per trasfusione di sangue o trapianto di organi».

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Fonte: magzine.it




Zoonosi, fauna selvatica e One Health

Antropocene è il nome proposto per l’attuale epoca geologica, epoca nella quale l’essere umano con le sue attività è riuscito a incidere sui processi naturali e modificare ambiente ed ecosistemi.
La modernizzazione delle pratiche agricole e zootecniche (in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo), la distruzione degli habitat e i cambiamenti climatici sono alcuni dei fattori condizionanti questo fenomeno. L’ambiente al quale i vari potenziali patogeni e i loro ospiti sono connessi è quindi in continuo cambiamento e la velocità di questo cambiamento è in aumento.
L’interfaccia uomo/fauna selvatica è stata profondamente modificata nel corso della storia.
L’alterata tipologia e frequenza di contatti tra uomini e animali selvatici ha moltiplicato le interazioni, causando una pressione selettiva, favorendo l’adattamento e l’efficacia dei patogeni.

Ne parlano Stefano Giacomelli, Giulia Quadri e Nicola Martinelli  in un articolo pubblicato su La Settimana Veterinaria




La peste suina africana, una malattia speciale e molto pericolosa. Una grande sfida a livello globale

Il dott. Laddomada, ex direttore dell’IZS della Sardegna parla di Peste Suina Africana , un tema che ha segnato profondamente la sua vita professionale.

“L’evoluzione del virus della PSA è uno dei più grandi misteri della virologia moderna” Parliamo, infatti, di un virus estremamente particolare.
“La PSA, la sfida della salute dei suini di questo secolo”. Discuteremo, dunque, del virus. “I metodi per controllare ed eradicare la PSA possono essere diversi, in dipendenza della regione e del continente, della specifica situazione epidemiologica e delle circostanze, delle risorse economiche e della situazione nelle regioni vicine”
“La sola conoscenza epidemiologica non è sufficiente per controllare la PSA … è ugualmente importante capire il contesto socio-culturale, economico e politico e le strade   per una comunicazione efficace”
Ritengo queste affermazioni particolarmente pertinenti.

Sebbene oggi intenda adottare un approccio critico, il mio obiettivo non è criticare le persone, poiché sono pienamente consapevole della gravità rappresentata dalla PSA come sfida sanitaria di questo secolo per i suini, un problema imponente che chiunque si occupi di malattie trasmissibili, sia nell’uomo, nelle piante che negli animali, si è trovato ad affrontare. Apprezzo in modo particolare la terza delle affermazioni citate, che sottolinea l’importanza di conoscere la situazione epidemiologica specifica e le circostanze locali. Non esiste una soluzione universale alla PSA, efficace ovunque; è cruciale comprendere le dinamiche locali.

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Fonte: co-scienza.vet




ECM Biosicurezza degli allevamenti a Cortona

imparareIl 10 maggio si terrà a Cortona (AR) il corso dal titolo Biosicurezza degli Allevamenti: attuazione delle disposizioni normative, criticità applicative e modalità di controllo. 

Il corso è riservato a Medici Veterinari.

A quasi due anni dall’emanazione del Decreto sui requisiti di biosicurezza negli allevamenti suinicoli, e ad un anno da quello sulle modalità applicative delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, si propone un confronto tra Ministero della Salute, Servizi Veterinari del territorio e II. ZZ. SS. per discutere le principali criticità riscontrate nelle realtà produttive regionali e proporre un approccio integrato al controllo in allevamento in un’ottica di filiera

 

Programma

Scheda di iscrizione




Influenza aviaria, c’è rischio di trasmissione su larga scala solo se il virus muta

 

Il dipartimento dell’Agricoltura americano ha confermato anche ieri la presenza di bovini da latte infettati dal virus dell’influenza aviaria A/H5N1 in un allevamento in Idaho. È il quinto Stato americano a essere interessato dall’epidemia dopo che l’allarme per la diffusione del virus nei bovini da latte, che ha infettato anche due persone che hanno avuto contatti con gli animali, era scattato lo scorso 25 marzo, in due allevamenti in Kansas e uno in Texas e da tamponi effettuati in un quarto allevamento in Texas. Il 29 sono state poi riscontrate nuove positività in un allevamento in Michigan e New Mexico.

Le indagini preliminari hanno concluso che il ceppo di virus rilevato nell’ultimo caso è simile a quello riscontrato in precedenza in Texas e Kansas e che sembra essere stato introdotto dagli uccelli selvatici. Al momento, sottolineano le autorità, il livello di rischio per la salute umana resta basso; tuttavia, le persone con esposizioni strette o prolungate e non protette ad animali infetti o ambienti contaminati sono a maggior rischio di infezione. Nessuna preoccupazione per quel che riguarda il latte commerciale «perché i prodotti vengono pastorizzati prima di entrare sul mercato», precisa il dipartimento dell’Agricoltura.

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Fonte: ilsole24ore.com