COVID-19: studi e riflessioni dell’epidemiologia italiana nel primo semestre della pandemia

Sul sito di Epidemiologia & Prevenzione è disponibile in formato open access il secondo blocco di articoli della monografia fortemente voluta dagli epidemiologi italiani per documentare i lavori prodotti durante la fase iniziale della pandemia di COVID-19.

Dopo gli editoriali e i lavori dei Gruppi AIE, e dopo gli articoli della sezione SORVEGLIANZA, è ora la volta della sezione METODI e della sezione AMBIENTE, in quest’ultima segnaliamo due articoli di grande interesse per chi studia la relazione tra inquinamento atmosferico e COVID-19.

A distanza di pochi giorni, e con cadenza costante, seguirà la pubblicazione di tutti gli articoli che ora vedete elencati nell’indice, dedicati agli studi di mortalità, ai test sierologici, alle condizioni di lavoro, alla salute materno-infantile, ai fattori di rischio, all’epidemiologia clinica, alle conseguenze sul nostro SSN, alle diseguaglianze e alle differenze di genere, senza tralasciare uno sforzo per capire cosa  avviene in altri continenti.

 




ISS: Come raccogliere e gettare mascherine e guanti monouso

Al lavoro e a casa: tre infografiche a cura dell’Istituto Superiore di Sanità su come smaltire questi rifiuti, anche in caso di positività al virus.

A casa se non sei positivo

A casa se sei positivo

Al lavoro




Codici zoom per partecipare all’Assemblea SIMeVeP

Assemblea SIMeVePPubblichiamo i codici per partecipare all’Assemblea dei Soci SIMeVeP che si terrà alle ore 17.00 sulla piattaforma Zoom.

CODICI ZOOM 

https://us02web.zoom.us/j/88948097759

ID: 889 4809 7759

 

 




COVID_19. Come contare i casi?

A maggio l’Associazione delle Scuole di Sanità Pubblica nella Regione Europea (ASPHER) ha pubblicato il documento “COME CONTARE I CASI? Concetti epidemiologici di base per comprendere l’epidemia di COVID-19”.

Esistono tante definizioni di epidemiologia: “lo studio delle malattie nelle popolazioni” è la più semplice e facile da ricordare. Gli epidemiologi probabilmente si chiederanno se è la più corretta anche nel cotesto della pandemia da COVID-19; ma quel che più conta è che non c’è mai stato un così grande interesse per i metodi epidemiologici come in questi mesi. Oggi tutti parlano di epidemiologia: matematici, statistici, geografi, filosofi, programmatori di computer, persino ragionieri e geometri che con i loro tweet contano i casi ed esprimono concetti, anche se non sempre in modo appropriato. Ci sono oggi alcuni modi di presentare i dati che speriamo ci aiutino a maturare nuove conoscenze per proteggere le persone e contenere la diffusione di questo insidioso virus. I principali quotidiani hanno creato ampi archivi di dati, spesso condivisi gratuitamente, talvolta pubblicati prima rispetto alle statistiche ufficiali. Chi avrebbe immaginato, qualche mese fa, che così tante persone avrebbero parlato di R0, di prevalenza, di letalità, di valori predittivi e di molti altri termini. Oggi i cultori storici dell’epidemiologia hanno il dovere di incoraggiare politici, giornalisti e altri stakeholders ad andare oltre la comprensione superficiale dei termini che stanno usando e riconoscerne alcune delle insidie, dei limiti e dei potenziali errori o bias.

È necessario quindi capire bene cosa intendiamo e cosa esprimiamo con questi termini.

I colleghi dell’Associazione delle Scuole di Sanità Pubblica nella Regione Europea (ASPHER) – la più antica associazione di sanità pubblica continentale di cui fa parte anche la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che ha curato la traduzione italiana – rappresentano i grandi motori di insegnamento della medicina preventiva, della metodologia epidemiologica e della sanità pubblica. Essi hanno promosso e redatto, in tempi brevissimi, questo sintetico compendio che potrà aiutare il personale sanitario, i giornalisti, i consulenti aziendali e altre parti, inclusi i cittadini, a sviluppare meglio le loro conoscenze e ad espandere il potere della scienza. Siamo tutti cittadini del mondo e dobbiamo fare la nostra parte nel controllare e prevenire l’ulteriore diffusione di questa pandemia. E, a riguardo, raccomandiamo la lettura e la consultazione “al bisogno” di questo agile glossario, tradotto in ben dieci lingue. 

Affermano nella presentazione dell’edizione italiana (curata da C. Signorelli, A. Odone, B. Frascella, L. Bellini)  Carlo Signorelli, Anna Odone e  John Middleton




Vendite medicinali veterinari contenenti sostanze antibiotiche

Farmaci veterinari

In concomitanza della pubblicazione del decimo rapporto annuale sulla sorveglianza europea delle vendite di medicinali veterinari contenenti agenti antimicrobici (Tenth ESVAC Report), predisposto dall’Agenzia Europea per i medicinali, è online anche la relazione contenente un ’analisi e i trend delle vendite di antimicrobici in Italia, per il periodo di riferimento 2017-2018.

In base alle rilevazioni, si conferma la tendenza alla diminuzione delle vendite totali, pari al 17,2% rispetto al 2016; una riduzione ancor più significativa se si considera il calo del 42% rispetto ai dati del 2010. La diminuzione è associata a una generale riduzione delle vendite della maggior parte delle classi terapeutiche, in particolare tetracicline, penicilline, sulfamidici, macrolidi e polimixine, come risultato di un impego costante all’utilizzo prudente degli antibiotici.

Un’attenzione particolare è rivolta a quelle classi di antibiotici considerate di importanza critica e incluse nella categoria B “Restrict” della categorizzazione AMEG (Antimicrobial Advice Ad Hoc Expert Group) e classificate tra gli Highest Priority Clinically Important Antimicrobials nella lista della World Health Organization (WHO), che rappresentano una piccola proporzione delle vendite totali (circa il 3%). La riduzione più evidente è sicuramente quella relativa alle vendite per la classe delle polimixine (66% nel 2017 e 48.3% nel 2018) rispetto al 2016, per una riduzione totale dell’82% se si considera il periodo 2010-2018. Altri cali significativi riguardano gli altri chinoloni, con un calo del 79% (rispetto all’anno 2011), i fuorochinoloni con una riduzione del 21,3% e le cefalosporine di 3ͣ e ͣ4 generazione con un ribasso del 3,1% rispetto al 2016. Si riscontra, infine, una contrazione del 18% delle vendite di agenti antimicrobici autorizzati in forme farmaceutiche impiegate per il trattamento di gruppo, attraverso la somministrazione in soluzioni (acqua di abbeverata, siero di latte, broda, ecc.), come mangimi medicati (premiscele) o il top dressing (polveri orali).

Il trend positivo dimostra l’efficacia delle azioni pianificate e attuate nel settore veterinario per il contrasto all’antimicrobico-resistenza, in particolare della promozione di un uso prudente degli antimicrobici. Tale dato, inoltre, rappresentando il punto di partenza per la verifica del raggiungimento dei target prefissati dal Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR 2017-2020), mostra come siano stati già superati alcuni indicatori nazionali fissati al 2020.

L’utilizzo del sistema informatizzato per la tracciabilità dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati, con la ricetta elettronica veterinaria obbligatoria dal 16 aprile 2019 nel nostro Paese, renderà più efficace il monitoraggio non solo delle vendite, ma soprattutto dell’effettivo consumo dei medicinali negli animali, permettendo di rinforzare le azioni di contrasto all’AMR.

Consigli su come leggere la relazione.

La stessa Agenzia sottolinea “I dati presentati non dovrebbero essere utilizzati da soli come base per stabilire le priorità nella gestione del fenomeno dell’AMR, ma dovrebbero essere presi in considerazione anche dati aggiuntivi, come ad esempio dati sulla produzione di animali per paese e sulla demografia animale, sui medicinali veterinari disponibili e altri fattori”. Soprattutto, l’Agenzia raccomanda di “non utilizzare tali dati per confrontare direttamente i paesi, poiché potrebbero essere necessarie informazioni e analisi più dettagliate”.

Consulta la relazione:

Dati di vendita dei medicinali veterinari contenenti sostanze antibiotiche. Risultati del progetto ESVAC, Anni 2017 – 2018

L’EMA mette a disposizione un database interattivo ESVAC,accessibile agli operatori e a tutti i cittadini, che permette loro di conoscere i dati relativi alle vendite per specifici Paesi o per determinate classi di antimicrobici, così come personalizzare tabelle, mappe e grafici.

Fonte: Ministero della Salute




Leishmaniosi canina sui Colli Euganei: la prevenzione funziona

  • La leishmaniosi canina (CanL) è una malattia causata dal protozoo parassita Leishmania infantum e viene trasmessa ai cani dalla puntura di un insetto vettore, il flebotomo o pappatacio. La malattia è endemica in buona parte dell’Italia centrale e meridionale, mentre al Nord non sono stati segnalati casi fino alla metà degli anni Novanta. È una malattia grave, con andamento generalmente cronico, e se non curata causa spesso la morte del cane.

La diagnosi precoce e la sorveglianza attiva possono pertanto fare la differenza per tutelare i nostri animali. Promotori di questo approccio, i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) hanno contribuito, in collaborazione con le locali autorità sanitarie e amministrative, a monitorare e ridurre sensibilmente la diffusione della malattia nei Colli Euganei. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Parasitology Research.

Dal 2005, sorveglianza attiva e coinvolgimento della popolazione

Nel 2005 si è verificato un focolaio autoctono di leishmaniosi canina nel comune di Baone, situato in provincia di Padova, nella parte meridionale dei Colli Euganei. Negli anni successivi il focolaio è stato monitorato attivamente dai servizi veterinari locali, con l’attiva collaborazione dell’Università di Padova – Dipartimento di Medicina animale, produzioni e salute, l’IZSVe, i veterinari libero professionisti e le amministrazioni locali.

Sono state implementate diverse attività, finalizzate al controllo sanitario della popolazione canina ma anche alla sensibilizzazione della popolazione locale nei confronti della malattia. Sono state organizzate campagne di prelievi di sangue per i controlli sierologici dei cani (LeishDay 2006, 2007 e 2010) e incontri ripetuti con i loro proprietari (2006, 2008 e 2011) per promuovere l’adozione di misure preventive specifiche, come l’utilizzo di presidi repellenti i flebotomi vettori. Inoltre, nel 2009, l’amministrazione comunale di Baone ha gratuitamente fornito ai proprietari dei collari con antiparassitario da utilizzare nella stagione estiva.

Dal 2013, valutazione degli interventi di monitoraggio e prevenzione

Negli anni successivi sono state organizzate campagne di prelievi di sangue per i controlli sierologici dei cani (LeishDay) e incontri ripetuti con i loro proprietari per promuovere l’adozione di misure preventive specifiche. In seguito, nel 2013 e 2017, sono state effettuate due nuove campagne  di test sierologici sui cani, che hanno dimostrato come la sieroprevalenze fosse diventata significativamente inferiore rispetto all’inizio dell’epidemia.

Per valutare l’efficacia degli interventi messi in atto per ridurre la diffusione della malattia, sono state successivamente effettuate due nuove campagne (2013 e 2017) di test sierologici sui cani; al momento del prelievo, i proprietari degli animali hanno compilato un questionario per indicare le pratiche adottate per proteggere il proprio animale dalle punture dei flebotomi. Sempre nell’estate del 2017 è stata condotta anche un’indagine entomologica per aggiornare i dati di diffusione del flebotomo.

La prevenzione funziona

I dati raccolti sono stati confrontati statisticamente con quelli degli anni precedenti. I risultati mostrano come la sieroprevalenza nei cani (ovvero la presenza di anticorpi specifici per leishmaniosi canina sviluppati in seguito alla puntura di flebotomi infetti) sia ora significativamente inferiore a quella registrata all’inizio dell’epidemia, passando dal 32,4% nel 2006/2007, al 23,6% nel 2013 e infine al 6,3% nel 2017, nonostante la densità dei flebotomi sia rimasta pressoché stabile. Si è notato anche che i cani positivi nel 2017 (solo 4 su 64) avevano più di 6 anni, mentre i cani giovani non erano venuti a contatto con flebotomi infetti nelle stagioni precedenti.

La maggior parte dei proprietari di cani intervistati ha dichiarato di utilizzare regolarmente gli insetticidi topici sui propri cani durante la stagione dei flebotomi. Questo studio rappresenta infatti la prima esperienza italiana di controllo efficace di un focolaio stabile di leishmaniosi canina di nuova introduzione grazie all’uso massivo di insetticidi topici, applicati volontariamente dai cittadini interessati in un contesto non controllabile sperimentalmente.

Non ultimo, questa esperienza dimostra soprattutto che l’approccio attivo e collaborativo tra ricercatori, veterinari libero professionisti, autorità locali e cittadini è la chiave vincente per ottenere risultati eccellenti nella gestione di un focolaio di leishmaniosi.

Fonte: IZS Venezie




ISS: il punto sulla pandemia

Il punto sulla pandemia, dalla prima fase ai possibili scenari futuri in vista anche del virus influenzale: tutti gli strumenti a disposizione della sanità pubblica in un rapporto congiunto ISS e Ministero della Salute

Le criticità riscontrate nella prima fase pandemica, l’elaborazione di possibili scenari futuri e lo sviluppo di nuovi strumenti per fronteggiarli rafforzando i servizi sanitari. E’ una vera e propria “cassetta degli attrezzi” la nuova pubblicazione dell’ISS e del Ministero della Salute pubblicata in vista anche della prossima stagione influenzale dove si prevede la co-circolazione del virus SARS-CoV-2 e di virus influenzali stagionali.

Entrambi i virus, infatti, presentano una sintomatologia simile e richiedono una conferma di laboratorio per accertare la diagnosi differenziale. Diventa quindi estremamente importante il monitoraggio concomitante di casi di infezione da SARS-CoV-2 e da virus influenzali e la realizzazione di test diagnostici molecolari multipli. Proprio con questo obiettivo l’ISS ha avviato l’integrazione nel sistema InfluNet della sorveglianza COVID-19, con richiesta ai laboratori della Rete InfluNet di testare sistematicamente i tamponi pervenuti oltre che per virus influenzali anche per il virus SARS-CoV-2.

Questo documento ha l’obiettivo di rafforzare il coordinamento dei sistemi sanitari regionali e la pianificazione nazionale per fronteggiare un eventuale aumento nel numero di nuove infezioni da SARS-CoV-2. Si prevedono 4 diversi scenari possibili nella stagione autunno-inverno 2020- 2021.

SCENARIO 1: Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all’inizio dell’autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici.

SCENARIO 2: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve e medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata da una costante crescita dell’incidenza di casi e corrispondente aumento dei tassi di ospedalizzazione e dei ricoveri in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.

SCENARIO 3: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità dovrebbe essere caratterizzata da una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario e potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire potrebbe essere maggiore.

SCENARIO 4: Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5. Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani).

Fonte: ISS




Convocazione Assemblea dei Soci SIMeVeP 2020

Assemblea SIMeVePL’Assemblea dei Soci della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva è convocata il giorno 22 ottobre 2020 alle ore 06.30 in via ordinaria in prima convocazione e il giorno 22 ottobre 2020 alle ore 15.00 in seconda convocazione e si svolgerà in videoconferenza.

All’ordine del giorno ci sarà l’approvazione del bilancio consuntivo 2019 e del bilancio preventivo 2020.

I codici di accesso verranno pubblicati nella mattinata del 22 ottobre 2020.

 

 

 




Il virus della rosolia passato dagli animali all’uomo

Nuova ipotesi dopo la scoperta di virus simili in topi e pipistrelli
Potrebbe essersi originato negli animali per poi passare all’uomo. Lo suggerisce la scoperta di due suoi stretti ‘parenti’, trovati in un gruppo di pipistrelli ugandesi e in alcuni topi in Germania. Descritti su Nature da due gruppi di ricerca indipendenti, questi nuovi virus sembrano essere innocui per l’uomo, ma non è possibile escludere che in futuro possano fare il salto di specie causando nuove epidemie.

“Saremmo negligenti a non preoccuparci, visto cosa sta accadendo nel mondo oggi”, afferma Tony Goldberg, epidemiologo dell’Università del Wisconsin tra i coordinatori dello studio. Il Rubella virus, il virus della rosolia isolato per la prima volta nel 1962, era considerato finora l’unico esemplare della sua famiglia. La sua eradicazione a livello globale è considerata come un obiettivo raggiungibile dall’Organizzazione mondiale della sanità perché al momento non sono noti animali che possano essere contagiati diventando un pericoloso serbatoio di infezione. A cambiare le carte in tavola potrebbe essere proprio l’identificazione dei suoi nuovi ‘parenti’.

Il virus Ruhugu, trovato in Africa, e il virus Rustrela, individuato in Germania, sono infatti presenti in specie di mammiferi molto comuni: quasi la metà dei topi e dei pipistrelli testati dai ricercatori sono risultati positivi. Ciò fa pensare che questi animali possano fungere da riserva per i virus, in quanto portatori sani che possono trasmettere l’infezione. Lo studio suggerisce dunque che il virus della rosolia, come tanti altri virus che colpiscono l’uomo, potrebbe essersi originato negli animali, ma non è noto se possa passare nuovamente dall’uomo agli animali. Se questo accadesse, o se i due nuovi virus arrivassero a contagiare l’uomo, la lotta alla rosolia si troverebbe a un punto di svolta. Le analisi dei ricercatori suggeriscono comunque che i virus Ruhugu e Rustrela sarebbero così simili al Rubella virus da poter essere fermati grazie all’attuale vaccino per la rosolia.

Fonte: ANSA




Che fine fanno le zanzare d’inverno? Un’app può aiutare a scoprirlo

Si chiama Mosquito Alert ed è una app per smartphone che permette di tracciare la diffusione delle zanzare in Europa e di contrastare la diffusione di malattie virali trasmesse da questi insetti vettori.

Dietro la app c’è un network di ricerca internazionale coordinato per l’Italia dall’Università La Sapienza di Roma, a cui partecipa anche il Laboratorio parassitologia, micologia ed entomologia sanitaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). I ricercatori dell’IZSVe faranno infatti parte del team di esperti internazionali che si occuperà del riconoscimento delle specie di zanzare, a partire dalle foto scattate dai cittadini e inviate con la app.

Zanzare esotiche ormai di casa

Mosquito Alert ed è una app gratuita  per smartphone che permette di tracciare la diffusione delle zanzare in Europa attraverso segnalazioni e fotografie inviate dai cittadini. L’app permette inoltre di segnalare le punture ricevute e potenziali siti di riproduzione delle zanzare. Queste informazioni sono utili per contrastare la diffusione di malattie virali trasmesse da questi insetti vettori. I cittadini possono quindi contribuire con un piccolo sforzo individuale a questo grande obiettivo collettivo.

Le zanzare non sono più quelle “di una volta”. Negli ultimi decenni, la globalizzazione e i cambiamenti climatici hanno portato alla diffusione in Italia ed in Europa di specie di zanzare esotiche, un tempo confinate alle regione tropicali, prima di tutte la famosa zanzara tigre (Aedes albopictus), ma anche altre specie meno note, come la zanzara giapponese (Aedes japonicus) e quella coreana (Aedes koreicus).

Queste specie non solo hanno cambiato la vita di tutti noi a causa del loro comportamento di puntura aggressivo e diurno, ma hanno creato le condizioni per la trasmissione di virus esotici capaci di causare gravi patologie all’uomo. Nel 2017 un’epidemia del virus chikungunya, sostenuta dalla zanzara tigre, ha causato centinaia di infezioni nel Lazio e in Calabria, e nelle scorse settimane si sono registrati nel Vicentino i primi 10 casi autoctoni del più temibile virus della dengue. La trasmissione di questi virus a partire da viaggiatori infetti provenienti da regioni tropicali endemiche è diventata ormai una regola in molto paesi europei.

Questi casi si sommano a quelli di un virus endemico nel nostro territorio – il virus del Nilo Occidentale – trasmesso dalla zanzara notturna nostrana (Culex pipiens), per il quale negli ultimi anni si è osservato un preoccupante aumento, probabilmente legato a un clima particolarmente favorevole al vettore. Secondo i dati del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC), nel 2020 ci sono stati 29 casi di virus del Nilo Occidentale in Italia e 1.688 casi in Europa, con 13 decessi.


Mosquito alert, un esempio di citizen science europea

Sebbene questi numeri non impressionino in questo periodo in cui ci siamo abituati a contare i casi ed i decessi da Covid-19 nell’ordine delle migliaia e delle decine al giorno, non va abbassata la guardia su altri pericolosi agenti patogeni. Per questo un gruppo di esperti internazionali nel campo della prevenzione e del controllo delle malattie trasmesse da vettore sta collaborando insieme per sviluppare ed implementare in Europa un sistema di monitoraggio delle zanzare attraverso Mosquito Alert, un’applicazione gratuita per telefoni cellulari, attraverso la quale ogni cittadino può inviare segnalazioni e fotografie di zanzare.

Mosquito Alert è attiva in Spagna dal 2014 dove ha permesso di rilevare rapidamente l’espansione della zanzara tigre a regioni settentrionali fino a poco fa ancora esenti e la presenza di nuove specie invasive, grazie ad oltre 18.000 avvistamenti inviati da un’ampia rete di volontari. Mosquito Alert ha da oggi una dimensione internazionale grazie a due progetti finanziati dalla Comunità Europea – la Aedes Invasive Mosquito COST ACTION (AIM-COST) e Versatile Emerging Infectious Disease Observatory (VEO) – che riuniscono 46 paesi in Europa ed in regioni limitrofe. È stata già tradotta in 17 lingue, Italiano incluso, e aggiornata rispetto alla versione del 2014.

La nuova versione consente non solo l’invio di foto delle zanzare (aliene e non), ma anche segnalazioni delle punture ricevute. Attraverso una task force di oltre 50 esperti entomologi, le immagini inviate vengono identificate e archiviate per consentire e una valutazione su larga scala della diffusione e stagionalità delle diverse specie, impossibile da ottenere con strumenti entomologici convenzionali isolato per isolato in tutti i centri abitati dei paesi interessati.

I cittadini sono quindi chiamati a contribuire con un piccolo sforzo individuale a questo grande obiettivo collettivo. Mosquito Alert fornisce tutte le informazioni ed i trucchetti necessari per fotografare gli esemplari avvistati o catturati nella maniera migliore.

Fonte: IZS Venezie