Conferenza EFSA 2022 “ONE – Salute, ambiente, società: un unicum”

logo-efsaIl comitato scientifico responsabile del programma è lieto di annunciare il bando per la presentazione di abstract scientifici (per poster digitali) per la conferenza EFSA 2022 “ONE – Salute, ambiente, società: un unicum”, che si terrà a Bruxelles (e via web streaming dal vivo) dal 21 al 24 giugno 2022.

In un’ottica di innovazione, collaborazione e cooperazione, la conferenza ONE 2022 vuole offrire un’ottima opportunità di mettere in vetrina lavori scientifici mettendo in contatto scienziati ed esperti di diverse estrazioni e competenze provenienti da tutto il mondo.

Inviare un abstract è semplice. Qui di seguito le modalità per partecipare.


Calendario

  • Apertura bando per la presentazione di abstract: 31 maggio 2021
  • Scadenza per la presentazione di abstract: 15 settembre 2021
  • Notifica degli esiti della selezione: metà novembre 2021
  • I presentatori dei poster ammessi potranno inviare un loro video con una breve descrizione per il concorso video su Instagram (facoltativo) entro: metà gennaio 2022
  • Concorso video su Instagram (facoltativo): febbraio 2022
  • Scadenza per la presentazione in formato digitale dei poster ammessi: marzo 2022

Filoni e sessioni tematiche

Gli abstract vanno presentati per una sola delle seguenti sessioni di conferenza. Per una descrizione più ampia delle sessioni tematiche si prega di controllare la pagina web della conferenza ONE Conference 2022.

Filone Sessione a tema
UNA SOLA società

rapportarsi e comunicare con gli altri

Rapportarsi in un ecosistema di sicurezza alimentare in evoluzione: opportunità e sfide

Fare la differenza: collegare la ricerca alla politica

Contestualizzare la scienza: il futuro delle scienze sociali nell’analisi del rischio

Trasformare la scienza aperta in pratica: vetrina sulla causalità

UNA SOLA vita

tutelare meglio la salute umana

La sfida della nutrizione umana su un pianeta in via di esaurimento: garantire una dieta sostenibile e sana a tutti

Esigenze di sviluppo nella valutazione della sicurezza di prodotti e tecnologie innovative per alimenti/mangimi

Malattie infettive, dall’emergenza alle pandemie: migliorare  conoscenza e preparazione

Antibiotico-resistenza negli ambienti di produzione degli alimenti

UN SOLO pianeta

proteggere meglio la salute delle piante, degli animali e dell’ambiente

Verso un sistema di valutazioni in termini di sostenibilità

Verso un approccio sistematico per la valutazione del rischio ambientale da pesticidi

Proteggere le piante nell’era della globalizzazione

Il benessere degli animali e la ricerca della sostenibilità

TANTI modi

capire il senso dei dati

Accrescere le capacità della mente umana: intelligenza artificiale e big data nella valutazione del rischio

Esposizione congiunta a più sostanze chimiche

Metodologie non animali nella valutazione del rischio

Interferenti endocrini: sfide attuali e direttrici future

Microbiomi, sostanze chimiche e salute dell’ospite: una triade irrisolta

Il comitato scientifico potrà destinare gli abstract accettati a una sessione tematica diversa da quella scelta dall’autore.

Formato della presentazione

Gli abstract pervenuti verranno valutati nell’ottica di una loro presentazione in forma di poster digitali da esporre in una galleria online e sul sito web della conferenza.

Requisiti della presentazione

Gli abstract devono essere redatti in lingua inglese e presentati tramite il modulo online SUBMIT ABSTRACT accessibile in testa alla homepage del sito ONE Conference 2022  entro il 15 settembre 2021  (mezzanotte, ora di Bruxelles). Ogni candidato può presentare un solo abstract in qualità di autore principale. Presentazioni incomplete o tardive, come pure abstract presentati tramite altri canali, non verranno prese in considerazione.

Tutti i materiali da presentare vanno strutturati secondo i campi seguenti:

  • Argomento
  • Titolo (massimo 200 caratteri)
  • Coautore/i: cognome e nome, organismo di provenienza (massimo 500 caratteri)

NB: la persona che presenta l’abstract verrà ritenuta l’autore principale.

  • Abstract: introduzione (massimo 1200 caratteri)
  • Abstract: metodologia (massimo 1200 caratteri)
  • Abstract: risultati (massimo 1200 caratteri)
  • Abstract: discussione (massimo 1200 caratteri)

Concorso video

I principali autori degli abstract ammessi avranno l’opportunità di presentare i propri poster digitali all’interno di un concorso video attivo su Instagram nel febbraio 2022. I video presentati saranno postati sull’account Instagram dell’EFSA assieme a una breve descrizione.

I presentatori dei tre filmati che otterranno il maggior numero di like saranno invitati a tenere una presentazione dal vivo a Bruxelles durante la conferenza.

Il comitato scientifico si riserva il diritto di escludere filmati ritenuti non pertinenti

Maggiori dettagli sul concorso, come istruzioni sul formato e la lunghezza dei filmati, verranno forniti agli autori principali degli abstract ammessi al momento della notifica dell’ammissione.

Rimborsi spese

I vincitori del concorso video saranno invitati a presentare dal vivo il proprio poster durante la conferenza. Eventuali spese di viaggio e soggiorno verranno rimborsate dall’EFSA in base alle disposizioni EFSA per i rimborsi.

L’ammissibilità al rimborso dei costi di viaggio e soggiorno dei presentatori accreditati sarà valutata in base alla loro affiliazione.

In caso di problemi nel presentare un abstract tramite il modulo online o per domande sui requisiti o sulle procedure contattare il comitato scientifico organizzativo all’indirizzo mail: scientific.conference@efsa.europa.eu




Parere CNSA – Micotossine non regolamentate e Metaboliti dell’aflatossina B1 in prodotti lattiero-caseari

E’ pubblicato sul sito del Ministero della salute il parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare  – Sezione Sicurezza Alimentare “Micotossine non regolamentate: Metaboliti dell’aflatossina B1 (aflatossina M1 e aflatossicolo) e sterigmatocistina in prodotti lattiero-caseari”

L’aflatossina B1 (AFB1) e la sterigmatocistina sono prodotte dal fungo Aspergillus sp. L’AFB1, una volta ingerita, viene metabolizzata prevalentemente nel fegato; aflatossina M1 e aflatossicolo sono i suoi principali metaboliti. La sterigmatocistina, prodotta in oltre 55 generi di funghi, è strutturalmente simile alla AFB1 e alcuni autori la considerano un suo precursore, diretto o indiretto. Sia i metaboliti di AFB1 sia la sterigmatocistina sono considerati come cancerogeni genotossici, anche se meno potenti di AFB1. E’ pertanto importante valutare i possibili rischi per la salute dell’esposizione attraverso specifiche filiere alimentari.

Sulla base delle conoscenze attuali e dei dati disponibili, è stata effettuata una valutazione del rischio di esposizione del consumatore ad aflatossina M1, aflatossicolo e sterigmatocistina, attraverso il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari. L’aflatossina M1 è il metabolita principale della AFB1 nel latte dei mammiferi, ruminanti e non: i numerosi dati disponibili per il latte italiano non evidenziano particolari problemi, mentre i dati relativi ai formaggi sono molto variabili e legati al fattore di concentrazione e alla ripartizione fra proteine del siero e caseine. Per quanto riguarda l’aflatossicolo e la sterigmatocistina in latte e derivati, i dati disponibili sono molto limitati. La presenza nei latticini può originare da mangimi contaminati con AFB1 (aspetto predominante per la AFM1) oppure da  infestazioni fungine incontrollate durante i processi di maturazione.

Considerate le preoccupanti caratteristiche delle micotossine in esame, il CNSA raccomanda di mantenere e rafforzare le misure di controllo e prevenzione già in atto per le filiere lattiero-casearie; e  di effettuare studi specifici per i metaboliti dell’aflatossina B1 in questione e per la sterigmatocistina sul latte di tutte le specie e sui suoi derivati per una più accurata valutazione dell’esposizione attraverso il consumo di questi alimenti e dei potenziali rischi per la salute, anche ai fini di un eventuale valutazione di estensione delle misure di controllo.




OIE: pubblicata la “Quinta relazione annuale sull’uso degli antibiotici negli animali a livello globale”

valutare_antibioticiL’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) ha pubblicato la sua quinta relazione annuale sull’uso degli antibiotici negli animali a livello globale (in inglese).

Sulla base dei dati comunicati da 69 paesi per gli anni tra il 2015 e il 2017, è stata rilevata una diminuzione complessiva del 34% dell’indicatore globale mg/kg che indica una tendenza verso un uso sempre più razionale degli antimicrobici negli animali.

L’OIE sta attualmente sviluppando un sistema IT interattivo e automatizzato che fornirà ai paesi accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per rivedere, analizzare ed utilizzare i propri dati nazionali, consentendo all’OIE di mantenere il proprio impegno a fornire analisi dei dati globali al pubblico.

Fonte: alimenti-salute.it




ISPRA: ’Annuario dei dati ambientali 2020′

albero, proteggereIn attesa di conoscere gli effetti della pandemia sull’ambiente nel 2020 con l’Annuario dei dati ambientali ISPRA, che sarà presentato il prossimo autunno, viene fotografato lo stato dell’ambiente nel 2019. Nella pubblicazione sono disponibili i dati sui principali temi ambientali: qualità dell’aria, clima, biodiversità, mare, rifiuti.

Annuario in cifre, rivolto ai cittadini, ai tecnici, agli studiosi e ai decisori politici, è un documento di tipo statistico che restituisce in forma sintetica e maggiormente divulgativa una selezione dei contenuti e degli indicatori più significativi per le Aree tematiche della Banca dati indicatori ambientali. Contiene un indice, una breve introduzione all’Area tematica e l’elenco degli indicatori selezionati per rappresentarla, opportunamente descritti.

Il documento presenta, per ciascun indicatore scelto, prevalentemente la serie storica più rappresentativa corredata da commenti, brevi informazioni o dati particolarmente rilevanti posti in evidenza. A ogni indicatore trattato corrisponde un solo grafico, ritenuto più rappresentativo dagli esperti e, quindi, selezionato anche per l’abstract della Banca dati indicatori. Inoltre, per una più immediata lettura sono riportati specifici simboli che identificano lo Stato, il Trend, l’appartenenza ad altri core-set (SDGs, Green deal) e il riferimento a Obiettivi fissati dalle normative.

Annuario dei Dati Ambientali 2020

Fonte: ISPRA




Studiare le simbiosi fra batteri e zanzare per vincere la resistenza agli insetticidi

Un batterio simbionte delle zanzare potrebbe essere coinvolto in fenomeni di resistenza agli insetticidi. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori coordinato dall’Università di Camerino, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Laboratorio di parassitologia) e le Università di Pavia, Milano, San Paolo (Brasile) e Glasgow (Regno Unito). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale mBIO dell’American Society for Microbiology e apre prospettive interessanti per il controllo delle malattie trasmesse da vettori.

Riduzione genomica nei batteri simbionti

Un batterio simbionte delle zanzare potrebbe essere coinvolto in fenomeni di resistenza agli insetticidi. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori coordinato dall’Università di Camerino, in collaborazione con il Laboratorio di parassitologia) dell’IZSVe e le Università di Pavia, Milano, San Paolo (Brasile) e Glasgow (Regno Unito).

Il batterio si chiama Asaia e si trova nell’intestino, negli organi riproduttivi e nelle ghiandole salivari di molte specie di zanzare ed altri insetti nocivi all’agricoltura. Come tutti i batteri simbionti, anche Asaia non è dannoso per la salute dell’ospite, ma ne influenza in maniera positiva il percorso evolutivo, con un vantaggio reciproco. In generale, le associazioni simbiotiche mostrano un elevato livello di integrazione fisica, metabolica e genomica fra gli organismi in simbiosi, al punto che se anche i batteri simbionti non diventano essenziali all’esistenza stessa dell’ospite, sono comunque in grado di fornirgli un vantaggio nei termini di una migliore fitness all’ambiente.

Uno degli effetti della coevoluzione nelle simbiosi è la riduzione delle dimensioni del genoma del batterio, che consiste nella perdita di geni ritenuti invece indispensabili per i batteri non simbiotici. L’analisi filogenetica di Asaia ha infatti rivelato una sostanziale distanza genetica nella linea evolutiva dei diversi ceppi, mostrando proprio come processi indipendenti di riduzione/variazione genetica hanno determinato una “erosione” di geni a seconda del ceppo di Asaia e della sua relazione simbiotica con l’ospite. Alla base di questo fenomeno ci sarebbero meccanismi evolutivi in cui sono coinvolti percorsi metabolici che svolgono funzioni essenziali per la vita del microorganismo.

Geni di resistenza agli insetticidi nelle zanzare

L’attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolare su un gene (PH) che regola la degradazione dei piretroidi, un principio attivo di molti insetticidi. I ceppi di Asaia sono stati isolati da diverse specie di zanzare, da popolazioni di mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata) e da campioni ambientali. In tutti i ceppi batterici analizzati è stato trovato il gene PH, tranne in un caso: nella zanzara Anopheles darlingi, una delle specie maggiormente responsabili della diffusione di malaria nelle regioni amazzoniche.

L’efficacia degli insetticidi nei confronti di insetti vettori, come nel caso della zanzara anofele, o di insetti delle piante potrebbe dipendere da meccanismi di regolazione genetica che agiscono a livello metabolico nelle simbiosi tra zanzare e batteri.

Il ruolo del gene PH nella biologia del batterio è ancora da approfondire ma, secondo gli autori dello studio, la sua presenza – di cui è nota la funzione protettiva nei confronti di Asaia – potrebbe proteggere indirettamente anche le zanzare dagli insetticidi a base di piretroidi, rendendoli poco efficaci. La zanzara anofele An. darlingi sembra rappresentare un buon candidato per testare questa ipotesi.

Lungo questa linea di ricerca, uno studio condotto qualche anno fa nell’ambito del Programma di controllo della malaria in Brasile ha evidenziato che An. darlingi non è resistente ad alcuni insetticidi a base di piretroidi. È interessante notare che alcuni studi hanno evidenziato come l’infezione da Plasmodium (il parassita malarico) riduca la sopravvivenza delle zanzare solo nei ceppi resistenti agli insetticidi ma non in quelli sensibili , fornendo così la prova di un “costo di sopravvivenza” associato all’infezione da Plasmodium solo nelle zanzare selezionate per la resistenza agli insetticidi. L’efficacia degli insetticidi nei confronti di insetti vettori, come nel caso della zanzara anofele, o di insetti delle piante potrebbe quindi dipendere da meccanismi di regolazione genetica che nelle simbiosi agiscono a livello metabolico.

In generale, la detossificazione da insetticidi mediata dai batteri simbionti è oggi riconosciuto come un problema emergente nelle strategie di controllo degli insetti. Nei prossimi anni sarà quindi necessario approfondire il funzionamento dei processi metabolici coinvolti nei meccanismi di resistenza agli insetticidi, al fine di sviluppare nuovi metodi di controllo efficaci per insetti vettori di patogeni e altri insetti nocivi.

Fonte: IZS delle Venezie




Il rafforzamento della salute deve andare di pari passo con il miglioramento dei sistemi agroalimentari

Per limitare l’impatto della pandemia COVID-19 ed evitare una crisi alimentare di portata mondiale è necessario rafforzare e migliorare la salute e i sistemi agroalimentari. È quanto ha dichiarato in data odierna il Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), QU Dongyu.

“Oltre a mettere a repentaglio la salute umana, la pandemia sta anche deteriorando i nostri sistemi agroalimentari, che sono il fondamento della nostra salute e della vita,” ha affermato il Direttore Generale della FAO dinanzi ai leader mondiali riuniti in modalità virtuale nel Vertice mondiale sulla salute del G20.  “Se vogliamo evitare una crisi alimentare di dimensioni planetarie con strascichi di lungo termine, dobbiamo agire immediatamente.”

Il Vertice è stato co-ospitato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal Primo ministro italiano, Mario Draghi, dal momento che l’Italia attualmente detiene la presidenza del G20. I leader dei paesi del G20, i capi delle organizzazioni internazionali e regionali, i dirigenti delle organizzazioni sanitarie private e delle istituzioni sanitarie mondiali sono stati invitati a condividere le lezioni apprese nella lotta alla pandemia COVID-19.

Il Vertice ha approvato la “Dichiarazione di Roma“, che chiede un’azione urgente per accelerare una distribuzione equa dei vaccini e favorirne l’accesso senza discriminazioni da parte delle fasce più povere e vulnerabili della popolazione mondiale.

“Potremo dire di esserci lasciati la pandemia alle spalle soltanto quando tutti saremo al sicuro,” ha sottolineato il Direttore Generale della FAO.  “Condividere le lezioni apprese, rafforzare la cooperazione multilaterale e sviluppare azioni congiunte, come l’adozione della Dichiarazione di Roma, saranno passi importanti verso il conseguimento di questo obiettivo comune.”

Qu ha riferito che gli sforzi profusi per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) sono stati pesantemente compromessi dalla pandemia, facendo notare che, secondo le previsioni, circa 150 milioni di persone rischiano di cadere vittime della povertà estrema e dell’insicurezza alimentare.

Il Direttore Generale ha illustrato l’azione portata avanti dalla FAO attraverso l’Iniziativa “Mano nella mano”, un progetto faro destinato ai paesi vulnerabili (Stati insulari in via di sviluppo, paesi meno sviluppati e paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare), e ha fatto riferimento al Programma di risposta e ripresa dall’emergenza COVID-19, che la FAO ha avviato per far fronte ai contraccolpi della pandemia sul piano socioeconomico.

Constatando che la pandemia non accenna a diminuire, Mario Draghi ha fatto presente che soltanto lo 0,3 percento su un totale di 1,5 miliardi di dosi di vaccini disponibili nel mondo è stato somministrato nei paesi a basso reddito.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha dichiarato di temere una “risposta a due velocità” alla pandemia, dovuta agli squilibri nella distribuzione dei vaccini e al recente dilagare dei contagi da COVID-19 in India, America meridionale e altre regioni.

“Proseguire rapidamente e scrupolosamente con il programma vaccinale in tutto il mondo, senza allentare le misure di salute pubblica, è l’unico modo per arrestare la pandemia e impedire che prendano piede nuove pericolose varianti,” ha spiegato Guterres.

Anche il Direttore Generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, non ha potuto fare a meno di notare le disuguaglianze che caratterizzano l’attuale campagna vaccinale. Dopo aver comunicato al Vertice che il COVID-19 non sarà l’ultima pandemia, ha aggiunto che per garantire un futuro più sicuro per tutti sul pianeta saranno necessari una leadership coraggiosa e impegni decisi.

L’approccio “One Health”

Sottolineando l’importanza della collaborazione, il Direttore Generale della FAO ha menzionato il Gruppo di esperti di alto livello “One Health” istituito all’inizio della settimana. “L’Alleanza tripartita di FAO, OMS e OIE, in collaborazione con UNEP, AIEA, Gruppo della Banca mondiale e altri partner, affianca il G20 e altri Membri in varie iniziative finalizzate a valorizzate l’approccio ‘One Health’.

Una promozione su scala mondiale attraverso il piano d’azione globale ‘One Health’ e il suo Gruppo di esperti di alto livello rappresenta una tappa importante in tale direzione,” ha concluso.

L’Approccio “One Health” riconosce le interconnessioni esistenti tra la salute delle persone e quella degli animali e dell’ambiente e mette in luce la necessità di poter attingere alle conoscenze di specialisti in vari settori per far fronte alle minacce sanitarie e per impedire perturbazioni all’interno dei sistemi agroalimentari.

“La sicurezza sanitaria mondiale e la sicurezza alimentare devono essere un diritto di tutti, senza che nessuno sia lasciato indietro,” ha proclamato il Direttore Generale.

La Dichiarazione di Roma ha evidenziato l’importanza di investire in sistemi d’informazione e preavviso rapido, sorveglianza e attivazione, in linea con l’approccio “One Health”, nonché in ricerca e innovazione. Ha inoltre sottolineato l’urgenza di intensificare gli interventi, favorendo le sinergie tra settore pubblico e privato, per garantire un accesso tempestivo, globale ed equo a vaccini anti-COVID-19 e ad altri strumenti sicuri e convenienti.

L’intervento del Direttore Generale della FAO al Vertice è accessibile qui.

 

Fonte: FAO




Proteggere le api: una nuova via per la valutazione dei rischi

apiL’EFSA ha compiuto un importante passo avanti nei suoi sforzi per contribuire a invertire la diminuzione di insetti impollinatori in Europa proponendo un nuovo approccio alla valutazione dei rischi ambientali (VRA) per le api da miele.

Un nuovo parere scientifico, richiesto dal Comitato per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo, mette a disposizione un quadro integrato e olistico per valutare gli effetti congiunti dei molteplici fattori di stress sulle api da miele, quadro noto come MUST-B.

Ha dichiarato Bernhard Url, direttore esecutivo dell’EFSA: “Si tratta di un rapporto importante per tutti coloro che vogliono preservare i ricchi ecosistemi europei, al centro dei quali si trovano non solo le api ma tutti i nostri insetti impollinatori. Definisce una chiara visione per trasformare il modo in cui valutiamo i rischi ambientali per gli impollinatori nell’UE.

“Siamo grati al Parlamento europeo per averci dato l’opportunità di fornire questo importante contributo alle ambiziose strategie dell’UE per aumentare la sostenibilità e la diversità”.

Il professor Simon More, presidente del gruppo di lavoro MUST-B, ha dichiarato: “Abbiamo lavorato sodo per consegnare quella che crediamo sia una proposta innovativa e lungimirante che farà progredire la teoria ma soprattutto la pratica della valutazione del rischio ambientale. Particolarmente gratificante è il fatto che siamo stati in grado di farlo collaborando con le principali parti interessate come gli apicoltori”.

Il parere scientifico MUST-B propone un approccio sistemico che combina la modellazione e i sistemi di monitoraggio finalizzati alla VRA da fattori molteplici di stress come pesticidi e altre sostanze chimiche ambientali, parassiti e malattie, come pure fattori quali la disponibilità di cibo, il clima e le pratiche di gestione dell’apicoltura.

Modellazione e dati

Il modello si basa su un simulatore di colonia di api, chiamato ApisRAM, che valuta  singoli pesticidi o più pesticidi nella loro interazione con altri elementi e fattori di stress. ApisRAM è ancora in fase di sviluppo ma sarà pronto per l’impiego nella valutazione del rischio connesso ai pesticidi nei prossimi due o tre anni.

Guardando ancora oltre ApisRAM renderà possibile valutare gli effetti dell’esposizione a miscele chimiche più complesse andando oltre l’approccio di valutazione singola coltura/singolo pesticida, in modo da rispecchiare la complessità dell’ambiente in cui vivono le api. Sarà anche possibile valutare gli effetti cronici, subletali e a livello di colonia di più sostanze chimiche sulla base della guida EFSA alla valutazione del rischio da miscele chimiche.

Il modello sarà alimentato in futuro dalla raccolta di dati in tempo reale da alveari sentinella dotati di sensori. Inizialmente utilizzerà i dati raccolti da progetti di raccolta sul campo finanziati dall’EFSA in Danimarca e Portogallo – che rappresentano, rispettivamente, le zone climatiche dell’Europa settentrionale e meridionale – disponibili più in avanti quest’anno.

I portatori di interesse

Le parti interessate svolgeranno un ruolo cruciale nella raccolta e condivisione di dati accessibili, affidabili e armonizzati sotto la guida del partenariato EU per le api (EU Bee Partnership), che nei prossimi mesi varerà un prototipo di piattaforma dati basata sul concetto di “centrale per le api”.

Il partenariato include rappresentanti UE dell’apicoltura, di associazioni veterinarie e agricole, del mondo accademico, delle ONG e dell’industria.

Oltre a incorporare i punti di vista delle parti interessate tramite il partenariato dell’UE per le api, il parere MUST-B tiene anche conto del più ampio contesto sociale grazie a una ricerca mirata condotta tra gli apicoltori in alcuni Paesi dell’UE.




Eutanasia in apicoltura: una questione di benessere animale

L’attenzione nei confronti del benessere animale è notevolmente cresciuta negli ultimi anni e ha trovato opportuno riconoscimento e sostegno normativo per gli animali di allevamento, d’affezione e anche per quelli impiegati a fini scientifici. In quest’ultimo caso, la direttiva 2010/63/UE, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 26/2014, considera tra gli invertebrati solo i cefalopodi. Pertanto, il benessere delle api non è al momento normato sebbene esistano situazioni in cui sarebbero necessarie precise indicazioni, come nel caso dell’eutanasia della colonia.

Il Centro di referenza nazionale (CRN) per l’apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha approfondito questa tematica relativamente alle api da miele, quando l’opzione dell’eutanasia si rende necessaria. Sulla base della letteratura scientifica, i ricercatori del CRN hanno individuato le tecniche maggiormente utilizzate a tale scopo in relazione all’efficacia e alla possibilità di ridurre al minimo le sofferenze per le api. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Apicultural Research

L’eutanasia in apicoltura

Il Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZSVe ha approfondito la tematica dell’eutanasia in apicoltura, una pratica a volte necessaria per prevenire la diffusione di malattie infettive o parassitarie delle api mellifere. Sulla base della letteratura scientifica, i ricercatori del CRN hanno individuato le tecniche maggiormente utilizzate a tale scopo in relazione all’efficacia e alla possibilità di ridurre al minimo le sofferenze per le api. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Apicultural Research.

Anche in apicoltura può essere necessario ricorrere all’eutanasia, pratica autorizzata e prevista dalla normativa vigente qualora insorgano problemi per le api, per l’ambiente e/o per la salute pubblica che non si possono risolvere in altro modo. La soppressione delle api mellifere si realizza, di regola, dopo il tramonto, quando la maggior parte delle api è rientrata nell’arnia. A questo punto l’alveare viene sigillato confinandovi tutte le sue api, per evitare che possano ulteriormente fuoriuscire.

Nel caso di alcune malattie infettive o parassitarie delle api mellifere, come la peste americana o le infestazioni parassitarie esotiche (come l’infestazione da Aethina tumida), la normativa veterinaria e i piani di emergenza nazionali prevedono la soppressione immediata delle api, quando gli agenti responsabili dell’infezione/infestazione sono presenti in numero ancora limitato e localizzato. In questi casi, l’eutanasia è una riposta rapida ed efficace per tutelare la salute del patrimonio apistico di un territorio o di una nazione.

Altre volte, questa pratica è necessaria per prevenire l’introduzione e la diffusione di api di origine sconosciuta, o qualora siano segnalati alveari abbandonati, o ancora sciami in luoghi difficilmente accessibili e di difficile gestione, magari anche con rischi per la salute delle persone.

Tecniche e sostanze per la soppressione delle api mellifere

Grazie all’esperienza maturata direttamente sul campo, la pratica apistica ha raccomandato e tramandato vari metodi, chimici o fisici, di soppressione delle api mellifere, che non sono stati però adeguatamente studiati in condizioni controllate o riconosciuti ufficialmente. Nel caso di un focolaio di malattia infettiva o infestiva si applica la procedura più semplice, realizzabile in loco, di immediata efficacia e scelta tra quelle disponibili.

Criteri generali

Innanzitutto, la manipolazione delle api e la tecnica di soppressione impiegata devono essere rapide per limitarne la sofferenza: in questo modo la procedura potrà rispondere ai criteri di tutela del benessere dell’animale al momento dell’eutanasia. Anche durante la manipolazione, il disagio dell’ape deve essere ridotto al minimo. Andranno poi tenuti in considerazione i seguenti fattori:

  • la specie e il numero di esemplari presenti nell’alveare,
  • i mezzi a disposizione per contenere le api,
  • l’abilità del personale preposto,
  • le condizioni ambientali,
  • il rispetto delle norme sull’acquisizione e lo stoccaggio delle sostanze utilizzate per la soppressione,
  • la sicurezza degli apicoltori e degli operatori coinvolti,
  • lo smaltimento successivo delle api.

Principali sostanze e loro autorizzazione

Nello studio, vengono elencate le principali sostanze utilizzate per l’eutanasia delle api mellifere nel mondo. L’anidride solforosa è la sostanza maggiormente utilizzata in Italia, perché economica e di facile impiego per l’operatore: è sufficiente posizionare una pastiglia di zolfo sul fondo dell’arnia e accenderla; l’anidride solforosa prodotta dalla combustione satura l’aria dell’alveare in breve tempo provocando rapidamente la morte delle api. Quando è necessario intervenire su più alveari, l’anidride solforosa viene invece immessa da personale esperto e autorizzato tramite una bombola.

Nello studio, vengono elencate le principali sostanze utilizzate per l’eutanasia delle api mellifere nel mondo. La lista comprende:

  • l’anidride solforosa,
  • la benzina o il gasolio,
  • l’alcol isopropilico,
  • il ghiaccio secco,
  • l’acqua saponata,
  • i piretroidi di sintesi.

Queste sono le sostanze maggiormente indicate perché tengono in considerazione anche la sicurezza di chi le maneggia e l’impatto sull’ambiente. In passato, venivano utilizzati anche l’acetato di etile, il cianuro di calcio e il cianuro di sodio, successivamente abbandonati in quanto tossici.

L’anidride solforosa è la sostanza maggiormente utilizzata in Italia, perché economica e di facile impiego per l’operatore: è sufficiente posizionare una pastiglia di zolfo sul fondo dell’arnia e accenderla; l’anidride solforosa prodotta dalla combustione satura l’aria dell’alveare in breve tempo provocando rapidamente la morte delle api. Quando è necessario intervenire su più alveari, l’anidride solforosa viene invece immessa da personale esperto e autorizzato tramite una bombola. Questa tecnica è applicata solo in condizioni di campo, all’aria aperta, dove il rischio di esposizione per gli operatori è assente.

Nonostante il loro storico utilizzo in apicoltura, né in Italia né nell’Unione Europea l’impiego di principi attivi per la soppressione delle api risulta regolamentato, come invece avviene in altri stati quali Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia. Anche le sostanze sopra citate non sono incluse ad oggi fra quelle autorizzate dal Regolamento (Ue) 528/2012 che disciplina l’uso di biocidi per proteggere uomo e animali da organismi nocivi.

Operatori autorizzati

In base alle diverse situazioni, l’eutanasia può essere eseguita dall’apicoltore o da ditte specializzate che forniscono servizi di disinfestazione. In entrambi i casi è prevista la supervisione dei Servizi veterinari dell’Azienda sanitaria competente per il territorio.

Consolidare ricerca e legislazione

Dallo studio IZSVe emerge che, nonostante l’eutanasia in apicoltura in molti casi sia una pratica necessaria e obbligatoria, poco è stato fatto finora per aumentare l’adeguatezza delle tecniche di eutanasia alle caratteristiche proprie della specie. Servono pertanto conoscenze maggiori e specifiche sul benessere delle api mellifere e degli insetti in generale, informazioni che possono derivare dalla ricerca e dalla pratica di laboratorio, come già avviene per il mondo dei vertebrati. Infine, servirà che le istituzioni ravvedano l’opportunità di autorizzare le sostanze già in uso, e che gli apicoltori siano più attenti e sensibili circa le corrette modalità d’impiego.




Lotta alle zanzare: approda in Italia MosquitoAlert, l’app che permette ai cittadini di contribuire con un click

Un’istantanea dell’insetto consentirà a cittadini ed esperti di conoscere il tipo di zanzara, la sua pericolosità, le aree da disinfestare

Un’app per conoscere i tipi di zanzare che vedremo arrivare, puntuali e numerose, con l’arrivo dei mesi caldi, ma soprattutto per contribuire a combatterne le infestazioni. Il tutto con una semplice fotografia dell’insetto da inviare tramite l’applicazione MosquitoAlert alla Task Force che ha riunito a collaborare a questo progetto esperti dell’Università Sapienza di Roma e dell’Ateneo di Bologna, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e del MUSE di Trento.

Già utilizzata in Spagna, l’app ha consentito di raccogliere migliaia di fotografie validate in tempo reale da esperti entomologi e utilizzate per tracciare l’invasione da parte di eventuali nuove specie, per identificare le regioni ed aree più infestate e dirigere gli interventi di controllo. Quest’anno MosquitoAlert è disponibile anche in Italia e contemporaneamente in altri 20 paesi grazie al progetto europeo AIM-COST coordinato dalla Prof.ssa Alessandra della Torre dell’Università Sapienza di Roma.

La Task Force di MosquitoAlert Italia si fa promotrice dell’iniziativa nel nostro Paese, senz’altro uno dei più infestati d’Europa, dove le zanzare non rappresentano solo una fonte di fastidio (spesso elevato), ma possono trasmettere virus capaci di provocare serie patologie all’uomo come il virus del West Nile, o quelli tropicali del Chikungunya o del Dengue. “Chiediamo ai cittadini di scaricare gratuitamente sul proprio telefono l’app MosquitoAlert e di ricordarsi, ogni qual volta avvistano o riescono a catturare una zanzara anche dopo averla colpita per autodifesa, di inviarne una fotografia tramite la stessa app”, spiega il Dott. Beniamino Caputo, ricercatore della Sapienza e coordinatore di MosquitoAlert Italia. “L’app consente anche di mandare semplici segnalazioni di punture o segnalare la presenza di raccolte d’acqua stagnante dove si possono sviluppare le zanzare e fornisce inoltre un indirizzo a cui inviare eventualmente l’intero esemplare. In cambio, gli utenti potranno conoscere la specie che li infastidisce e informarsi sui rischi sanitari connessi e avere accesso ad una mappa delle diverse specie presenti sul proprio territorio”.

E’ proprio la primavera il periodo della prevenzione, in cui cioè intervenire con trattamenti nelle aree pubbliche e private (giardini, orti, terrazzi), per rimuovere, con prodotti idonei, o rendere inaccessibili alle zanzare tutte quelle piccole o grandi raccolte d’acqua in cui potrebbero deporre le uova e nelle quali si possono sviluppare le larve. Ma come capire dove indirizzare le disinfestazioni per colpire le specie più pericolose?

Quest’anno esiste uno strumento in più che richiede la collaborazione attiva di tutti i cittadini per raccogliere dati sulle diverse specie di zanzare, incluse quelle invasive come la zanzara tigre e altre specie di origine asiatica. MosquitoAlert è un progetto di scienza partecipata (citizen science), come ormai ne esistono diversi che grazie all’aiuto dei cittadini consentono di raccogliere preziosissime informazioni sulla biodiversità, sulle specie invasive, sui rifiuti in plastica, sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sull’inquinamento acustico e luminoso. Le zanzare possono colpire meno l’attenzione di un bel fiore o di una farfalla, tuttavia rappresentano non solo motivo di forte fastidio per molti, ma anche un rischio per la salute pubblica a causa dei virus che tramettono con le loro punture. Ora, sono i ricercatori a chiedere una mano ai cittadini per conoscerle e combatterle meglio.

La Task force di Mosquito Alert Italia offre un supporto tecnico scientifico nella gestione di questa piattaforma contribuendo alla rapida validazione del materiale inviato tramite MosquitoAlert e al riconoscimento delle specie di zanzare rappresentate nelle immagini. “Per questo motivo” afferma il Dott. Francesco Severini, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità da sempre impegnato nella ricerca e nelle attività che tutelano la salute dei cittadini, “la qualità delle foto inviate è di fondamentale importanza per un’accurata e valida identificazione. Inoltre la possibilità di inviare l’esemplare fotografato ai laboratori di riferimento consentirà di identificare anche gli esemplari difficilmente riconoscibili senza un microscopio o perché parzialmente danneggiati”.

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L’Università Sapienza è in prima linea nel progetto Mosquito Alert ITALIA che nasce dalla vasta esperienza del gruppo di ricerca di Entomologia Sanitaria del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive e si propone di coinvolgere tutti gli studenti e il personale dell’Ateneo nell’utilizzo dell’app. Oggi, 11 maggio, parte la campagna social #SCATTALAZANZARA con il contributo degli studenti del corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Scientifica Biomedica, coordinati dalla Prof.ssa Michaela Liuccio. “L’obiettivo è sensibilizzare studenti e personale della Sapienza a contribuire alla ricerca fornendo fotografie e segnalazioni ai colleghi entomologi e, al tempo stesso, sensibilizzare ai rischi associati alle zanzare e alle misure di prevenzione individuale e pubblica”. Ai più volenterosi si chiede inoltre di conservare eventuali esemplari di zanzare in freezer, utilizzando il codice della foto inviata tramite MosquitoAlert, e di consegnarle presso il punto di raccolta nell’atrio del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive”.

Fonte: ISS




Un nuovo metodo per la rilevazione delle tossine botuliniche senza l’impiego di animali da laboratorio

laboratorio di ricercaL’Istituto  Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha validato un  nuovo metodo per la rilevazione dell’attività biologica delle tossine botuliniche di tipo C e D ed i rispettivi mosaici  CD e DC alternativo all’uso di animali da laboratorio. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dalla sezione di Treviso dell’IZSVe, in collaborazione con il Centro di riferimento nazionale per il botulismo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta (USA), e pubblicato sulla rivista scientifica Toxins.

Le tossine botuliniche sono proteine neurotossiche, prodotte da batteri per lo più del genere Clostridium, che causano il botulismo, una malattia potenzialmente fatale che provoca paralisi flaccida. Sono attualmente conosciuti 7 sierotipi della  tossina botulinica, denominati con le lettere dalla A alla G. Le tossine di tipo A, B, E ed F sono principalmente  causa di botulismo nell’uomo, mentre i tipi C e D interessano gli animali.

Il test di riferimento per l’identificazione delle tossine botuliniche è la prova biologica su topo. L’IZSVe, in collaborazione con ISS e CDC, ha validato un nuovo metodo per la rilevazione dell’attività biologica delle tossine botuliniche di tipo C e D senza l’impiego di animali da laboratorio, basato sull’utilizzo di uno spettrometro di massa comunemente presente nei laboratori di microbiologia diagnostica.

La disponibilità di un metodo sensibile, affidabile e rapido per la rilevazione di queste tossine è determinante  sia per la salute umana sia per quella animale. Il test di riferimento per l’identificazione  delle tossine botuliniche è la prova biologica su topo. Tale metodo seppur molto sensibile e specifico grazie all’uso di antisieri per i singoli sierotipi, prevede però  il sacrificio di numerosi animali e richiede almeno quattro giorni per la conferma di un esito negativo. Il sacrificio di animali ad uso diagnostico pone inoltre numerosi problemi di carattere etico, e per tale motivo si stanno cercando sempre nuovi metodi alternativi che non prevedano l’uso di animali da laboratorio.

Il nuovo metodo denominato “EndoPep-MS” è stato inizialmente sviluppato dai ricercatori dei CDC di Atlanta utilizzando spettrometri di massa ad alta risoluzione, molto costosi e che possono essere utilizzati solo da personale altamente qualificato. Tale peculiarità lo rendeva poco impiegabile nei comuni laboratori di diagnostica. I ricercatori dell’IZSVe hanno invece validato e implementato il metodo “EndoPep-MS” utilizzando uno spettrometro di massa comunemente presente nei laboratori di microbiologia diagnostica sia in campo umano che veterinario.

I test hanno dimostrato che il metodo “EndoPep-MS” può essere applicato con risultati sovrapponibili o addirittura migliori in termini di sensibilità rispetto alla prova biologica per la rilevazione delle tossine botuliniche C e D e per le loro forme a mosaico CD e DC, anche su strumenti meno performanti di quelli con cui è stato sviluppato. I risultati permettono di considerare questo metodo come una valida alternativa alla prova biologica su topo, in quanto può essere facilmente eseguito nei laboratori di microbiologia senza la necessità di personale specializzato nella spettrometria di massa.

Fonte: IZS Venezie