Vespa velutina, primo nido a Firenze

vespa velutinaUn nido di Vespa velutina è stato ritrovato in provincia di Firenze, nel comune di San Casciano Val di Pesa, sulle colline del Chianti fiorentino.

La notizia è stata data alcuni giorni fa, dopo che la rete StopVelutina, gestita dal Crea Agricoltura e Ambiente, ha verificato la segnalazione.

Il nido è stato individuato il primo di marzo da alcuni pescatori a Bargino, una piccola località del comune di San Casciano Val di Pesa, che lo hanno notato tra i rami spogli di un albero.

Sono quindi intervenuti i tecnici dell’Arpat, l’Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani, che hanno provveduto ad effettuare la segnalazione alla rete StopVelutina che ha poi confermato l’identificazione.

Nella stessa zona lo scorso anno erano stati osservati alcuni esemplari di calabrone asiatico in caccia davanti ad un apiario.

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Fonte: agronotizie.it




Europa impreparata ad affrontare la rapida evoluzione dei rischi climatici

Cambiamenti climaticiCome si è visto già negli ultimi anni, in Europa caldo estremo, siccità, incendi boschivi e inondazioni sono destinati ad acuirsi anche in base agli scenari più ottimistici in materia di riscaldamento globale e a incidere sulle condizioni di vita in tutto il continente. L’AEA ha pubblicato i risultati della prima European Climate Risk Assessment (EUCRA) (valutazione europea dei rischi climatici) mai effettuata quale contributo all’individuazione delle priorità politiche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e in supporto ai settori sensibili al clima.

Ne emerge che in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione dei suddetti rischi. In molti casi, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici.

Alcune regioni d’Europa sono aree in cui si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale è particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate.

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Fonte: European Environment Agency




La terza transizione epidemiologica

Nel dicembre 2023 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme relativo al forte incremento dei casi di dengue nel mondo, sottolineando come il rischio globale per questa malattia debba ora considerarsi elevato. La diffusione della dengue non ha lasciato indenne l’Europa, e men che meno il nostro paese. In Italia nel 2023 si sono registrati 362 casi e un decesso, il numero più elevato mai osservato.

L’Antropocene (1), l’epoca geologica nella quale siamo recentemente entrati, viene descritta come un’epoca in cui i processi e le condizioni geologiche planetarie sono fortemente influenzati dalle attività umane. I fenomeni associati all’Antropocene includono: marcate perturbazioni dei cicli di elementi quali carbonio, azoto, fosforo e vari metalli che hanno a loro volta determinato cambiamenti ambientali tra cui il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello dei mari, l’acidificazione degli oceani; rapidi cambiamenti nella biosfera, con distruzione di habitat, perdita di biodiversità, espansione di specie invasive; proliferazione e dispersione globale di nuovi “minerali” e “rocce” tra cui cemento, ceneri volanti e plastica. Molti di questi cambiamenti persisteranno per millenni o più e stanno alterando il “sistema Terra”. Molti di questi fenomeni inoltre contribuiscono a plasmare e rideterminare i processi di salute e malattia, la cui traiettoria si sta modificando e dispiegando in quella che può essere definita “la terza transizione epidemiologica” (2).

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Fonte: saluteinternazionale.info




Continua la formazione ECM SIMeVeP a Montesilvano: ruolo del Dirigente Veterinario

imparareIl 12 aprile 2024 si terrà Montesilvano (PE) un corso ECM dal titolo: RUOLO, COMPETENZE E RESPONSABILITÀ DEL DIRIGENTE VETERINARIO NELL’AMBITO DELLA NORMATIVA SUL PUBBLICO IMPIEGO. Il corso è aperto a Medici Veterinari per un totale di 100 partecipanti.

Il profondo cambiamento del quadro normativo che disciplina le modalità di funzionamento della pubblica amministrazione aggiunge complessità al peculiare e delicato ruolo del Medico Veterinario che opera nell’ambito di organizzazioni complesse, quali le Aziende Sanitarie Locali, a cui la normativa cogente ha attribuito le funzioni di Autorità Competente. Ed invero, dopo l’istituzione del SSN (legge 833/78) ed il primo inquadramento del personale delle Unità Sanitarie Locali, è iniziato con la razionalizzazione e la revisione delle discipline in materia di Sanità,
pubblico impiego, di previdenza e di finanza pubblica (Legge delega n° 421/92,) un percorso di trasformazione mai sopito, frenetico e anzi, oggi più che mai, caratterizzato da un “ossessivo work in progress”.

Il Medico veterinario, già alle prese con una intrigata normativa comunitaria che sta producendo una rivoluzione copernicana nell’ambito della sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare, per operare conformemente a quanto la Pubblica Amministrazione gli richiede deve avere conoscenza di una molteplicità di altre norme come ad esempio quelle che riguardano l’ordinamento del lavoro alle dipendenze ed in convenzione di aziende pubbliche, la gestione delle risorse umane, le norme in materia di sicurezza sul lavoro, le leggi finanziare al cui interno si calano disposizioni che definiscono materie poco attinenti alla finanza ed infine i CCNL. Un groviglio di norme, insomma, che descrivono un quadro generale piuttosto caotico, spesso ridondante, certamente abbastanza frammentario.

L’obiettivo di questo corso, quindi, è quello di fornire al Medico Veterinario che opera in una Azienda Sanitaria la base necessaria a comprendere i modelli organizzativi della P.A. nonché un arricchimento professionale tale da consentirgli di svolgere in modo adeguato quel ruolo che i diversi assetti istituzionali gli impongono. In ultima analisi il corso si propone di far crescere la consapevolezza che la materia seppur ostica per la sua complessità, debitamente sviscerata, può rappresentare una opportunità di crescita della categoria.

Programma ECM

Scheda di iscrizione




Catastrofi naturali e conflitti armati, le linee guida di WVA per la protezione degli animali

L’Associazione Mondiale dei Veterinari (World Veterinary Association, WVA) ha pubblicato un documento di posizionamento, ritenendo che vi sia la necessità di predisporre piani nazionali e coordinare aiuti veterinari internazionali per il sostegno degli animali coinvolti in disastri naturali e conflitti armati. L’associazione, inoltre, aggiunge che, in queste situazioni andrebbe considerata anche la protezione di ecosistemi e habitat naturali.

La dichiarazione
Gli animali sono esseri senzienti capaci di provare paura, angoscia e dolore. Nel caso di conflitti armati o durante la gestione dei disastri naturali, la protezione dei loro bisogni non è sufficientemente considerata.
Le autorità veterinarie di ogni Paese dovrebbero avere un piano di emergenza veterinaria approvato e adeguatamente attrezzato per la cura, il soccorso e il supporto di animali domestici e selvatici in stato di cattività come parte del proprio Piano Nazionale di Emergenza.
Il piano dovrebbe considerare le specifiche circostanze locali, prevedendo almeno:
1) Registrazione e coordinamento delle strutture per animali per ricovero, rifornimento di cibo specifico e acqua potabile, assistenza veterinaria di emergenza degli animali domestici e selvatici in stato cattività, e se possibile trasferimento in un ambiente sicuro oppure eutanasia o depopolazione sotto supervisione veterinaria, quando ciò non è possibile;
2) Forze specializzate addestrate per fornire assistenza veterinaria di emergenza, supporto e assistenza (considerazione della prevenzione veterinaria, esclusione delle epidemie di malattie, eutanasia e depopolazione di emergenza), con rispettiva attrezzatura e strumentazione necessarie;
3) Mantenimento dei civili sfollati insieme ai propri animali da compagnia, oltre all’evacuazione sicura degli altri animali, quando possibile, per aumentare sicurezza, protezione e resilienza mentale delle persone e ottimizzare la cura degli animali;
4) Cura e gestione veterinaria degli animali da lavoro utilizzati per il trasporto, i servizi di intelligence e altre attività durante le calamità e i conflitti armati;
5) Protezione degli habitat naturali e dei corridoi migratori, quando possibile, per mitigare gli effetti dei conflitti armati o dei disastri sugli ecosistemi e sulle specie animali locali.

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Fonte: vet33




Farmaco accessibile: novità legislative

Il prossimo 7 marzo alle ore 10,00, presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della salute, Lungotevere Ripa, 1 – Roma, si terrà l’evento dal titolo “Farmaco accessibile: novità legislative”.

Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sui canali ufficiali del Ministero della salute.




I rodenticidi anticoagulanti stanno risalendo la piramide alimentare: prima evidenza di positività diffusa nel lupo grigio in Italia

Dei 186 lupi trovati morti in Italia tra il 2018 e il 2022, ben 115 (il 62%) sono risultati positivi al test per la presenza di Anticoagulanti Rodenticidi (ARs) di seconda generazione. Nella maggior parte dei casi i lupi sono deceduti per altre cause (soprattutto trauma da investimento), ma il dato – riportato su Science of the Total Environment – mostra che questi principi attivi si diffondono in natura e permeano nella catena trofica, fino ad arrivare ai vertici della piramide alimentare.

Lo studio ha preso in esame un grande predatore, dimostrando come la diffusa positività agli Anticoagulanti Rodenticidi sia il sintomo della penetrazione di queste sostanze nelle reti alimentari, coinvolgendo l’ambiente e l’ecosistema. I risultati dello studio indicano che le pratiche di controllo dei roditori basate sull’uso di composti chimici non sono realmente selettive, ma possono determinare una contaminazione diffusa di specie no-target, spesso protette o con uno stato di conservazione non sempre ottimale.

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Fonte: IZS Lombardia Emilia-Romagna




Progetto PAIR, nuovi strumenti diagnostici e prognostici per rispondere alle pandemie basati su un approccio One Health

PAIR (PAndemic Information to support rapid Response) è un progetto quinquennale finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Università di Copenaghen che mira a rafforzare il modello One Health mediante lo sviluppo di strumenti innovativi di diagnostica point-of-care (POC)* e di modelling epidemiologico. Tra i partner del progetto anche l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

Il kick-off meeting, tenutosi a Copenhagen a gennaio 2024, ha sancito l’avvio del progetto e ha visto la partecipazione dei 20 partner provenienti da 7 diversi Paesi. L’obiettivo di PAIR è aumentare la capacità di risposta alle pandemie dei Paesi europei attraverso l’integrazione di sistemi diagnostici POC avanzati e di modelli epidemiologici e prognostici basati sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico.

La pandemia di SARS-CoV-2 ha mostrato l’impatto drammatico di epidemie e pandemie sulla salute pubblica. Ha inoltre evidenziato la necessità di prendere decisioni trasparenti, rapide e informate per una pronta risposta alle emergenze sanitarie. Disporre di tecnologie diagnostiche e prognostiche in grado di fornire velocemente informazioni affidabili è essenziale per migliorare il processo decisionale e per rinforzare la fiducia del pubblico.

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Fonte: IZS Venezie




L’importanza di ridurre l’uso di antibiotici secondo un rapporto curato da tre agenzie UE

Applicando un approccio «One Health», che riconosce il nesso tra la salute delle persone e quella degli animali, il rapporto presenta dati acquisiti principalmente tra il 2019 e il 2021 sul consumo di antibiotici e sulla resistenza agli antimicrobici in Europa.

Per la prima volta nell’ambito di questo progetto, le tre agenzie hanno analizzato le tendenze sul consumo di antimicrobici e sulla resistenza agli antimicrobici per Escherichia coli (E. coli) negli esseri umani e negli animali destinati alla produzione alimentare. Hanno inoltre esaminato l’evoluzione di tali tendenze negli esseri umani e negli animali destinati alla produzione alimentare nel periodo 2014-2021. Per esempio in questo arco di tempo il consumo di antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare è diminuito del 44 %.

Dall’analisi effettuata dalle tre agenzie è emerso che i batteri del genere E. coli sia negli animali che negli esseri umani stanno diventando meno resistenti agli antibiotici grazie alla riduzione del loro consumo complessivo. Ciò dimostra che le tendenze preoccupanti riguardanti la resistenza agli antibiotici possono essere invertite con le opportune misure e politiche.

«Un impegno maggiore volto a ridurre il consumo non necessario di antibiotici è fondamentale per affrontare la minaccia per la salute pubblica rappresentata dalla resistenza agli antimicrobici. Inoltre il rafforzamento dei programmi di vaccinazione e il miglioramento delle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni nelle comunità e nelle strutture sanitarie sono essenziali per ridurre il fabbisogno di antibiotici», ha dichiarato Andrea Ammon, direttrice dell’ECDC.

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Fonte: EFSA




Dovremmo eradicare le zanzare?

«Se pensiamo ad animali come i ratti, è sempre bene eradicarli nelle isole in cui sono stati introdotti», afferma Jérémy Bouyer, direttore della ricerca presso il Centro di ricerca agricola francese per lo sviluppo internazionale (CIRAD). «In tutta sincerità, possiamo considerare Aedes albopictus e Aedes aegypti alla stregua di topi volanti.» Le zanzare sono vettori di malattie come la malaria e la febbre gialla, che causano la morte di milioni di persone. Questi insetti proliferano dove è presente acqua stagnante, ad esempio nelle paludi e all’interno di rifiuti di plastica, di lattine per bevande e di vecchi pneumatici. «Se si eradica un elemento appena introdotto, si torna di fatto a una situazione di equilibrio», spiega Bouyer. «Quando la specie è endemica, però, bisogna chiedersi se sia saggio eliminarla o meno.» In un ecosistema ogni organismo svolge un ruolo specifico e la sua rimozione può avere un effetto domino nella rete alimentare, dal momento che il predatore di un animale è di solito la preda di un altro. La scomparsa di una specie può anche indebolire l’ecosistema nel suo complesso, persino portandolo al collasso. Nel caso delle zanzare, questa non sembra una prospettiva possibile, poiché i loro predatori (uccelli, ragni e libellule) sono generalisti e si nutrono anche di altri insetti.

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Fonte: Commissione Europea