Prodotti della pesca velenosi, tematica scontata?

A livello normativo, in Italia la commercializzazione dei pesci velenosi è vietata sin dal 1992; la materia è oggi disciplinata dal Regolamento (CE) 853/2004 nella sezione relativa ai requisiti specifici dei prodotti della pesca (Sezione VIII), in cui viene indicato che non devono essere immessi sul mercato i prodotti della pesca ottenuti da pesci velenosi delle seguenti famiglie: Tetraodontidae, Molidae, Diodontidae e Canthigasteridae.

Per quanto riguarda i controlli ufficiali, anche il “recente” Regolamento (UE) 2019/627 prevede che per i prodotti della
pesca velenosi vengano effettuati controlli per garantire che non siano immessi in commercio prodotti della pesca ottenuti da pesci velenosi, e ne vengono elencate le medesime famiglie prima citate.
In considerazione di questo diventa molto importante sapere riconoscere le specie ittiche. La loro morfologia è peculiare e, nel caso in cui si disponga di esemplari interi, il riconoscimento viene eseguito in maniera agevole dal medico veterinario e dall’OSA opportunamente formato.
Quando invece si parla di prodotti che vengono commercializzati decapitati, depinnati, spellati o sottoforma di trancio o di code, il riconoscimento diventa tutt’altro che agevole.

L’argomento è affrontato dal dott. Ivan Corti in un contributo pubblicato da La Settimana Veterinaria




Antimicrobici, linee guida definitive all’uso prudente negli animali

Promuovere l’uso responsabile degli antimicrobici negli animali è uno degli obiettivi principali del Regolamento sui Prodotti Medicinali Veterinari che è diventato applicabile nell’Unione Europea il 28 gennaio 2022. Tra le misure introdotte dal Regolamento per combattere la resistenza agli antimicrobici ci sono restrizioni sull’uso profilattico dei farmaci antimicrobici negli animali. Completato il processo di consultazione pubblica, ecco le linee guida.

La profilassi
Con il termine profilassi si intende “la somministrazione di un medicinale a un animale o a un gruppo di animali, prima che si manifestino i segni clinici della malattia, al fine di prevenire l’insorgenza di una malattia o di un’infezione” (Reg. Ue 2019/6, articolo 4, par. 16).
Il ricorso alla profilassi tuttavia non dovrebbe essere la routine, ma limitato a casi eccezionali, cioè quando “il rischio di infezione è elevato e le conseguenze possibili gravi” (art. 107, par. 3), in un individuo o in un numero limitato di animali. Specificamente per gli antibiotici, la profilassi è limitata a un singolo animale.
Per questo motivo nell’applicativo Rev (Ricetta Elettronica Veterinaria), sono stati inseriti degli appositi campi per poter inserire le motivazioni di ricorso alla profilassi.

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Fonte: vet33.it




Mosquito Alert, progetto di citizen science per il monitoraggio delle zanzare

Il primo mese d’autunno 2023 si è contraddistinto per le sue temperature estive, con picchi sopra i 30 gradi in gran parte d’Italia, e per l’assillante presenza delle zanzare: ovunque decidessimo di trascorrere del tempo all’aperto, loro erano sempre lì pronte a pungerci.

Tra queste vi sono le numerose specie di origine tropicale, che sempre più si stanno diffondendo nelle zone temperate in seguito alla globalizzazione e al loro trasporto involontario tramite le merci: si tratta delle specie del genere Aedes, che spesso veicolano malattie virali come Dengue, Ziga, Chikungunya e febbre gialla. L’Italia è stato il primo Paese europeo a essere raggiunto, negli anni Novanta, dalla zanzara tigre Aedes albopictus; sono poi arrivate anche altre specie alloctone come la zanzara giapponese Aedes japonicus e quella coreana Aedes koreicus, registrate in alcune regioni italiane e nei Paesi confinanti, ma delle quali si sa ancora poco.

È per questo che nel 2020 arriva in Italia l’app Mosquito Alert, un progetto europeo di citizen science che mira a contrastare e controllare la diffusione delle zanzare alloctone invasive e di informare dei potenziali rischi che vanno oltre il disturbo creato dalla loro puntura. L’iniziativa è coordinata da Alessandra della Torre, dell’Università Sapienza di Roma e coinvolge una task force nazionale, coordinata dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Sapienza di Roma, con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), del MUSE -Museo delle Scienze di Trento, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e dell’Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna. Le informazioni ottenute grazie al coinvolgimento dei cittadini nel monitoraggio e nella raccolta dati attraverso l’app contribuiscono allo sviluppo di un sistema di previsione del rischio epidemiologico in tempo reale, partecipativo e dinamico.

Fonte: scienzainrete.it




Focolaio epidemico multi-paese di Salmonella Enteritidis nella carne di pollo e nei prodotti a base di carne di pollo

Tra gennaio e ottobre del 2023 14 Paesi dell’UE/SEE, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno segnalato 335 casi legati a questo focolaio epidemico.

La carne di pollo e i prodotti a base di carne di pollo (kebab) sono la probabile fonte di un focolaio insorto in più Paesi e causato da tre tipi di Salmonella Enteritidis, affermano EFSA ed ECDC nella loro più recente valutazione rapida di focolaio.

Batteri simili a quelli che hanno provocato i focolai sono stati riscontrati in campioni di carne di pollo e kebab di pollo. Sebbene i dati sulla tracciabilità degli alimenti facciano risalire a produttori situati in Polonia (7 produttori) e in Austria (1 produttore), non è stata trovata alcuna evidenza microbiologica di una contaminazione all’interno di tali strutture.

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Fonte: EFSA




Peste Suina, eradicazione in Sardegna risultato storico

Peste Suina Africana

Peste Suina, eradicazione in Sardegna risultato storico

Il 20 ottobre di quest’anno, grazie alla conferma di assenza di circolazione del virus della peste genotipo I e al proseguimento dell’attuazione delle misure di sorveglianza e controllo, l’Italia ha chiesto e ottenuto il riconoscimento dell’eradicazione della Peste Suina Africana (PSA) nel settore selvatico in tutto il territorio della regione Sardegna, nel corso della riunione dello Standing Committee Plant, Animal, Food and Feed – sezione Animal Health and Welfare.

Si tratta di un risultato storico, ottenuto grazie al coordinamento del Ministero della Salute e frutto dell’impegno e della costante collaborazione tra le amministrazioni coinvolte a tutti i livelli (locale, regionale, nazionale ed europea) e tutte le parti interessate, tra cui cacciatori, allevatori e comuni cittadini.

In Sardegna, dalla conferma nel 1978 ad oggi, sono stati profusi ingenti sforzi per cercare di eradicare la malattia, ma solo nell’ultimo decennio, grazie all’istituzione dell’Unità di Progetto Regionale e ad un efficace coordinamento di tutti gli Enti e le Amministrazioni coinvolte, la gestione della malattia nell’isola è sensibilmente migliorata.

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Fonte: Ministero della Salute




Nuovi alimenti con i nanomateriali, come garantire la sicurezza senza test sugli animali

logo ISS

Sono sempre di più le applicazioni dei nanomateriali nel settore alimentare, dal ferro in nanoforma per gli integratori alla nanocellulosa come ‘novel food’ o per il packaging, ed è sempre più necessario trovare dei metodi che garantiscano la sicurezza dei consumatori e siano capaci di dare risposte a fronte di questa varietà di materiali. In questo contesto, una grande importanza hanno assunto le New Approach Methodologies (NAM), che consentono di ottenere importanti informazioni sui meccanismi senza il ricorso alla sperimentazione animale. Gli ultimi sviluppi sono stati presentati oggi nel corso del Quarto Convegno Nazionale Nanotecnologie e Nanomateriali nel Settore Alimentare e loro Valutazione di Sicurezza, che si è tenuto nella sede dell’Iss.

“I recenti sviluppi delle nanoscienze hanno aperto nuove prospettive in molti settori, da quello biomedico a quello alimentare-  ha affermato il Commissario Straordinario dell’Iss Rocco Bellantone aprendo i lavori -. L’innovazione è foriera di indubbi benefici, ma si pone il problema di valutarne la sicurezza, e la valutazione del rischio pone sempre una grande difficoltà”.

 

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Fonte: ISS




ECM Torino: Il valore del cibo, il cibo di valore

donazione ciboSi terrà il 17  novembre a Torino il corso ECM organizzato dalla SIMeVeP. Il corso dal titolo “Il valore del cibo, il cibo di valore”  è aperto a 70 partecipanti ed è gratuito.

Il corso è aperto a Medicini Veterinari, Tecnici della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro e Medici Chirurghi (igiene alimenti e nutrizione)ed  ha ottenuto 5 crediti ECM.

La sicurezza alimentare, intesa come la possibilità di disporre di  alimenti nutrienti tutti i giorni, viene a mancare a molte famiglie; il loro numero è sempre maggiore (oltre 1,5 milioni di nuclei) mentre sembrano diminuire le risorse a disposizione per fronteggiare questo grave problema. I poveri, quelli veri, a differenza di quanto ha esternato di recente una parte del mondo politico, non possono permettersi di mangiare cibi di  qualità. Questo perché accedono alle mense, agli empori della solidarietà o usufruiscono di pacchi alimentari offerti dal grande mondo del volontariato e gli alimenti messi loro a disposizione non sono certamente le primizie o le  specialità dei territori ma prodotti sicuramente sicuri, ma non di nicchia, forniti dal Banco Alimentare  grazie a donazioni della GDO.

Il “cibo di valore, il valore del cibo” è il traguardo ancora lontano che si vuole raggiungere insieme, Medici Veterinari Pubblici, Medici del SIAN, Tecnici della Prevenzione, Operatori delle associazioni del Terzo Settore, con la consapevolezza di poter essere tutti facilitatori nel diffondere l’idea di utilizzare le eccedenze alimentari e di diminuire, così, lo spreco alimentare. Altro obiettivo è quello di proporre a chi distribuisce gli alimenti una nuova idea che preveda l’utilizzo di cibi salubri, nell’ottica della nuova piramide alimentare, e che riduca, se possibile, la distribuzione di alimenti ricchi di grassi e di zuccheri.

Ma discutere di “cibo di valore” vuole anche essere l’occasione per affrontare le nuove frontiere dell’alimentazione, dalla possibilità di inserire gli insetti (novel foods) fino a discutere della carne coltivata della quale si parla spesso senza avere ancora una solida base scientifica: demonizzata e osteggiata  da alcune categorie mentre da altre considerata una grande risorsa sia nel rispetto ambientale sia nella eterna lotta alla fame nel mondo.

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Resistenza antimicrobica. Da Oms 13 interventi per aiutare i Paesi ad affrontare l’emergenza

AntibioticoresistenzaUn pacchetto di 13 interventi per guidare la definizione delle priorità dei paesi nello sviluppo, nell’attuazione e nel monitoraggio dei piani d’azione nazionali sulla resistenza antimicrobica (AMR). A pubblicarlo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con l’obiettivo di affrontare attraverso un approccio alla resistenza antimicrobica incentrato sulle persone le esigenze e gli ostacoli che i pazienti devono affrontare quando accedono ai servizi sanitari.

A livello globale, la resistenza antimicrobica è una delle principali cause di morte, responsabile di circa 1,27 milioni di decessi e associata a 4,95 milioni di morti nel 2019.1 La mancata lotta alla resistenza antimicrobica avrà conseguenze finanziarie significative con un costo stimato per l’economia mondiale di 100 trilioni di dollari entro il 2050. Mentre oltre 170 paesi hanno sviluppato piani d’azione nazionali sulla resistenza antimicrobica, l’attuazione rimane frammentata e isolata e sono necessari maggiore impegno politico e investimenti.

Basandosi sul Piano d’azione globale per la resistenza antimicrobica, l’approccio incentrato sulle persone dell’OMS mira a spostare la narrazione della resistenza antimicrobica per mettere al centro le esigenze delle persone e le barriere del sistema migliorando la consapevolezza e la comprensione della resistenza antimicrobica tra i decisori politici e gli operatori sanitari. Il progetto dei 13 interventi sostiene inoltre una risposta più programmatica e globale alla resistenza antimicrobica a livello nazionale, sottolineando l’importanza di un accesso equo e conveniente a servizi sanitari di qualità per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle infezioni resistenti ai farmaci. “La resistenza antimicrobica è una priorità socioeconomica e sanitaria pubblica globale.

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Fonte: quotidianosanita.it




Così l’influenza aviaria ha cominciato a dilagare in Occidente

Finché si tratta di esseri umani o di animali da allevamento, la sfida può anche essere vinta.  Ma quando l’epidemia spicca il volo, letteralmente, la circolazione del virus diventa ufficialmente fuori controllo. È quello che è accaduto con l’influenza aviaria causata da un sottotipo del virus H5N1 che dal 2020 sta facendo strage di volatili in tutto il mondo.

Il nuovo ceppo che è in circolazione da qualche anno  è estremamente contagioso ed estremamente mortale. Prima lo era meno, molto meno.

Tanto per cominciare, il ceppo iniziale si diffondeva solamente tra i polli degli allevamenti. Poi nel 1996 ha cominciato a infettare anche gli uccelli (i primi casi in Cina), ma le epidemie erano stagionali legate alle migrazioni. Nel 2020, il tasso di diffusione dell’H5N1 tra gli uccelli selvatici è stato tre volte più veloce di quello osservato nel pollame d’allevamento, a causa di mutazioni che hanno permesso al virus di adattarsi a specie diverse. Dal novembre 2021, i contagi sono diventati permanenti, completamente slegati dal periodo dell’anno e sono stati registrati in tutto il mondo.  Nel 2022, il virus ha ucciso milioni di uccelli nei cinque continenti e ha causato epidemie tra i visoni d’allevamento e vari mammiferi marini.

Insomma, c’è stata una escalation di “aggressività” che ha catturato l’attenzione degli epidemiologi.

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Fonte: healthdesk.it




Prodotti medicinali veterinari a base di fagi: l’Ema pubblica linee guida di indirizzo

Lantibioticoresistenza’agenzia europea per i medicinali (Ema) ha pubblicato le “Linee guida sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia dei prodotti medicinali veterinari specificamente progettati per la terapia con fagi”, con l’obiettivo di stabilire i requisiti regolamentari, tecnici e scientifici applicabili ai prodotti medicinali veterinari specificamente progettati per la terapia con fagi e composti da batteriofagi.

Cosa sono i batteriofagi

I batteriofagi sono virus che in grado di infettare i batteri, ma non le cellule eucariotiche. Sono presenti in tutta la biosfera (acque, suoli, piante, alimenti, pelle, mucose e tratto digestivo) e la stragrande maggioranza (96%) appartiene all’ordine dei Caudovirales (virus con coda). I batteriofagi di attuale interesse nella terapia con fagi appartengono principalmente a tre morfotipi: mi-, podo- e sifovirus, anche se in futuro altri morfotipi potrebbero risultare interessanti.

L’uso contro l’antibioticoresistenza

Hanno un’attività litica, generalmente limitata a ceppi batterici specifici, che sembra essere di particolare interesse come strategia alternativa o sinergica agli antibiotici in presenza di resistenza alla terapia. Alcuni studi mostrano infatti sinergie tra fagi e antibiotici, spesso caratterizzate da una ridotta comparsa di resistenza agli antibiotici e/o ai fagi nei batteri.

In voga in Europa orientale

La terapia con batteriofagi è stata utilizzata in realtà sin dall’inizio del secolo scorso, sia in esseri umani che in animali, ma nei paesi occidentali è stata abbandona a favore delle terapie antibiotiche, mentre continua a essere usate nell’Est Europa orientale. In alcuni paesi come la Georgia per esempio, l’uso della terapia con fagi negli esseri umani non è mai stato interrotto ed è ancora applicato, soprattutto contro i batteri patogeni resistenti agli antimicrobici. Nella medicina veterinaria, la terapia con fagi è stata utilizzata in polli, bovini e suini.

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Fonte:aboutpharma.it