Apicoltura: individuato acaro orientale in Georgia

apicolturaPotrebbe arrivare ancora dall’Asia la nuova minaccia per le api, la cui salute è già messa a dura prova dalla globalizzazione, dall’effetto dei cambiamenti climatici e dell’abuso di fitofarmaci. Si tratta dell’acaro Tropilaelaps mercedesae, un ectoparassita (che vive cioè sulla superficie esterna dell’ospite) originario delle api mellifere asiatiche giganti (Apis dorsata, A. breviligula e A. laboriosa), ma che sta provocando effetti negativi anche sulle colonie di api mellifere occidentali (Apis mellifera). Dopo il ritrovamento in Russia, l’acaro è adesso segnalato per la prima volta in Georgia, confermando la sua espansione geografica.

È quanto emerge dallo studio “First Report on Tropilaelaps mercedesae Presence in Georgia: The Mite is Heading Westward!” (Primo rapporto sulla presenza di Tropilaelaps mercedesae in Georgia: l’acaro si sta dirigendo verso ovest!), pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Apicultural Science, realizzato dall’’Istituto di Entomologia dell’Università di Agraria della Georgia anche grazie al contributo del CREA Agricoltura e Ambiente.

Lo studio. Sono state condotte ispezioni e analisi sui campioni di covata in sette colonie di api mellifere (A. mellifera caucasica) provenienti da tre apiari diversi. Nello specifico è stata effettuata l’analisi del DNA mitocondriale o barcoding (letteralmente il “codice a barre” del DNA), una tecnica che sfrutta particolari sequenze geniche – i marcatori molecolari – uniche e specifiche per ogni specie, consentendo così di determinare la specie di appartenenza di animali, piante o microrganismi. Inoltre, per confermare l’identificazione, sono state compiute misurazioni morfologiche degli acari. Le analisi svolte sui campioni hanno mostrato alti tassi di infestazione da T. mercedesae, una notevole capacità riproduttiva e co-infestazione da Varroa destructor, l’altro acaro parassita asiatico ormai noto all’apicoltura globale.

Leggi l’articolo

Fonte: crea.gov.it




Cambiamento climatico. Raggiunto nuovo record di temperatura

Cambiamenti climaticiNonostante la speranza iniziale ispirata dall’accordo di Parigi del 2015, il mondo è ora pericolosamente vicino a violare il suo obiettivo di limitare il riscaldamento medio pluriennale globale a 1,5 °C. La temperatura media annuale della superficie ha raggiunto un massimo record di 1,45 °C al di sopra della linea di base preindustriale nel 2023 e nuovi picchi di temperatura sono stati registrati per tutto il 2024. Gli estremi climatici risultanti stanno mietendo sempre più vittime e mezzi di sostentamento in tutto il mondo.

Questi i nuovi dati globali dell’ottavo rapporto annuale sugli indicatori del “Lancet Countdown on Health and Climate Change”, riportati sulla rivista The Lancet.

I costi umani del cambiamento climatico
I dati del rapporto di quest’anno mostrano che le persone in tutto il mondo stanno affrontando minacce da record al loro benessere, alla loro salute e alla loro sopravvivenza a causa del rapido cambiamento climatico. Dei 15 indicatori che monitorano i rischi per la salute, le esposizioni e gli impatti correlati al cambiamento climatico, dieci hanno raggiunto nuovi record preoccupanti.

La mortalità correlata al calore delle persone di età superiore ai 65 anni è aumentata di un record del 167% rispetto agli anni ’90, 102 punti percentuali in più rispetto al 65% che ci si sarebbe aspettato senza l’aumento della temperatura. L’esposizione al calore sta inoltre influenzando sempre di più l’attività fisica e la qualità del sonno, influendo a sua volta sulla salute fisica e mentale. Nel 2023, l’esposizione al calore ha messo le persone impegnate in attività fisica all’aperto a rischio di stress da calore (moderato o superiore) per un record del 27,7% di ore in più rispetto alla media degli anni ’90 e ha portato a un record del 6% di ore di sonno perse nel 2023 rispetto alla media del periodo 1986-2005.

Le persone in tutto il mondo sono sempre più a rischio di eventi meteorologici estremi potenzialmente letali. Tra il 1961-90 e il 2014-23, il 61% della superficie terrestre globale ha visto un aumento del numero di giorni di precipitazioni estreme, che a sua volta aumenta il rischio di inondazioni, diffusione di malattie infettive e contaminazione delle acque. Parallelamente, il 48% della superficie terrestre globale è stato colpito da almeno 1 mese di siccità estrema nel 2023. L’aumento degli eventi di siccità e ondate di calore dal 1981-2010 è stato, a sua volta, associato a 151 milioni di persone in più che hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave in 124 paesi valutati nel 2022, il valore più alto registrato.

Le condizioni meteorologiche più calde e secche stanno favorendo sempre di più il verificarsi di tempeste di sabbia e polvere. Questo fenomeno meteorologico-ambientale ha contribuito a un aumento del 31% del numero di persone esposte a concentrazioni di particolato pericolosamente elevate tra il 2003-07 e il 2018-22 (indicatore 1.2.4). Nel frattempo, i cambiamenti nei modelli di precipitazione e l’aumento delle temperature stanno favorendo la trasmissione di malattie infettive mortali come la dengue, la malaria, la malattia correlata al West Nile virus e la vibriosi, esponendo le persone al rischio di trasmissione in luoghi precedentemente non interessati.

Leggi l’articolo

Fonte: quotidianosanita.it




Anisakis e Norovirus: SIMeVeP e ADMV al Ministero della Salute

In data 22 ottobre il Dott. Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (SIMeVeP) e la Dott.ssa Valentina Tepedino, referente del gruppo di lavoro sui prodotti ittici della SIMeVeP e membro del Direttivo della Associazione Donne Medico Veterinario (ADMV) sono stati ricevuti dal dott. Ugo Della Marta, Direttore Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute e dalla dott.ssa Rosa Gaglione.

 L’incontro, su impulso dei Presidenti delle due Associazioni nelle persone di Antonio Sorice (SIMeVeP) e Laura Cutullo (ADMV), ha rappresentato l’occasione per un tavolo di confronto su quelle che sono le tematiche emergenti di sicurezza alimentare e di maggiore rilievo per i numerosi associati nonché oggetto di attenzione mediatica e di aggiornamento da parte dei legislatori.

Obiettivo principale dell’incontro è stato infatti, per le due Associazioni, quello di rinnovare il rapporto di stima, fiducia e collaborazione con la Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione del Ministero della Salute e rafforzare il confronto e lo scambio di informazioni facendo rete sui temi di reciproco interesse.

In particolare, si è discusso dell’importanza dei medici veterinari per gli aspetti legati alla sostenibilità e benessere animale e del loro ruolo strategico anche come divulgatori sui temi di loro competenza e di formatori. Sono stati affrontati anche due temi relativi al settore ittico, come l’Anisakis e i Norovirus, di specifico interesse da parte di entrambe le Associazioni, ed anche oggetto di richieste di chiarimenti. Il Dott. Ferri ha anche espresso il suo interesse ad un confronto sulla carne/pesce “coltivato”.

SIVeMeP e ADMV ringraziano il dott. Della Marta e la Direzione per la disponibilità e per l’opportunità preziosa di un confronto costruttivo.

 

 




ECM – Seconda Giornata dei Centri e dei Laboratori di Referenza Nazionali degli IZS nell’ottica One Health

Sono aperte le iscrizioni al corso ECM dal titolo “Seconda Giornata dei Centri e dei Laboratori di Referenza Nazionali degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali nell’ottica One Health” – “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”  (Paulo Coelho) che si terrà a Roma presso il Ministero della Salute  il giorno 5 novembre 2024, con il patrocinio SIVeMP.

Il corso è aperto a 100 partecipanti, è gratuito ed è rivolto a Medici Veterinari delle tre aree funzionali, Medici Chirurghi (Igiene epidemiologia e sanità pubblica/Igiene degli alimenti e nutrizione/Medicina del lavoro/Malattie infettive) e Biologi.

Al corso sono stati attribuiti 5 crediti ECM.

Il corso ha come obiettivo quello di migliorare e potenziare le capacità diagnostiche e profilattiche dei colleghi relativamente ad alcune patologie, in particolar modo di quelle di interesse zoonotico. I relatori offriranno ai colleghi presenti spunti di riflessione relativamente a tecniche e studi previsionali per la diffusione di malattie infettive e contaminanti ambientali. L’aspetto uomo/animale/ambiente, infatti, sarà il Leitmotiv della giornata formativa.

Brochure

Programma scientifico

Scheda di iscrizione

 




WELFAIR – FIERA DEL FARE SANITA’ – One Health: quale equilibrio tra uomo, animali ed ambiente?

Si svolgerà a Roma dal 5 al 7 novembre “WELFAIR – FIERA DEL FARE SANITA” dedicata alla Sanità in Italia, che riunisce in un appuntamento nazionale i vertici della governance sanitaria, delle società scientifiche e delle grandi aziende di tecnologie medicali.

Nella giornata del 6 novembre dalle 16:30 alle 18:30 è in programma la tavola rotonda “One Health: quale equilibrio tra uomo, animali ed ambiente?” coordinata da Sofia Gorgoni, Direttore Responsabile Prevenzione e Salute, alla quale parteciperà Aldo Grasselli, Segretario Nazionale SIVeMP e Presidente Onorario SIMeVeP.

Intervengono:

Ugo Della Marta, Direttore Generale della Direzione per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, Ministero della Salute

Sara Faravelli, Corporate Communcation Director, Purina Southern Europe

Gaetana Ferri, Consigliere Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI)

Piero Formica, Innovation Value Institute, Maynooth University, Ireland

Aldo Grasselli, Presidente Onorario SIMeVeP e Segretario Nazionale SIVeMP

Ylenja Lucaselli, Deputato, Presidente intergruppo parlamentare One Health

Giulia Marchetti, Professore ordinario di Malattie Infettive Direttore Clinica delle Malattie Infettive e Tropicali Dip di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano

Marco Melosi, Presidente Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI)

Maria Triassi, Direttore del Dipartimento ad Attività Integrata di Sanità Pubblica, Farmacoutilizzazione e Dermatologia AOU Federico II; Professore ordinario di igiene generale e applicata, Università degli Studi di Napoli Federico II.

L’ingresso in Fiera è gratuito

Clicca qui per registrarti e partecipare




Gli alimenti contaminati da micotossine sono ottimi per nutrire gli insetti

Da qualche tempo gli insetti sono stati proposti come il cibo proteico del futuro. Per noi occidentali la proposta è difficile da accettare, anche se c’è chi ci assicura che il sapore è ottimo. D’altra parte, in molti Paesi del sud est asiatico insetti e aracnidi vengono consumati da sempre, senza alcun tipo di problema, per cui, tutto è possibile.
Da noi, per il momento, alcune specie di insetti vengono allevate alimentandole anche con scarti alimentari, altrimenti inutilizzabili, ma il costo per l’alimentazione viene rimane elevato. Ne risultano farine di larve e di adulti caratterizzate da alti contenuti proteici, particolarmente utili come alternative proteiche a quelle classiche, come la soia, da inserire nelle diete dei nostri animali in allevamento, specie dei suini e dei polli. Ciò facendo, cerchiamo di limitare i danni all’ambiente conseguenti alle ben note problematiche della deforestazione selvaggia, praticata, anche illegalmente, per far posto alle immense monocolture di soia.

Dai ricercatori dell’Università olandese di Wageningen e degli Stati Uniti ci arrivano novità che rendono ancora più interessante l’allevamento di insetti per l’alimentazione animale.
In particolare, l’argomento della tesi di dottorato di Kelly Niermans all’Università di Wageningen ha riguardato la capacità che hanno certe larve, come quelle della mosca domestica, del Black Soldier, della tarma della farina e del grillo, di trasformare le micotossine in molecole assolutamente innocue. La segnalazione arriva da “All About Feed” del 9 settembre scorso.
Si tratta di una scoperta che apre interessanti opportunità di utilizzare substrati alimentari inquinati dalla presenza di tossine, altrimenti inutilizzabili, in alimenti per l’allevamento di insetti.

Leggi l’articolo

Fonte: gergofili.info




PFAS nel 99% delle acque minerali e del rubinetto: contaminati anche i pesci

Gli PFAS (Sostanze perfluoro alchiliche), cioè le migliaia di sostanze impermeabilizzanti utilizzate per innumerevoli prodotti, sono presenti quasi in tutte le acque potabili del pianeta, e si ritrovano anche nei pesci, e non solo in quelli che vivono nelle immediate vicinanze di scarichi che ne contengono elevate quantità. Si arricchisce di due nuovi tasselli lo studio della diffusione dei “contaminanti perenni”: due nuove ricerche che confermano quanto la contaminazione sia ormai ubiquitaria, e perché sia urgente adottare provvedimenti.

 Acque di tutto il mondo unite

Il primo studio riguarda le acque potabili, sia del rubinetto che in bottiglia, naturali o gassate, ed è stato condotto da un team sino-inglese, composto da ricercatori delle università di Birmingham, nel Regno Unito e di Shenzhen, in Cina, che hanno poi pubblicato i risultati su ACS Environmental Science & Technology – Water.

Gli autori hanno analizzato campioni provenienti da 15 Paesi dei diversi tipi di acque, alla ricerca di dieci tra gli PFAS più comuni. Nello specifico, hanno verificato le acque di 41 acquedotti inglesi e 14 cinesi, e 112 campioni di bottiglie di acque minerali in vetro e in plastica, naturale (89) o gassata (23), di 87 marchi, provenienti da 15 Paesi di Asia, Europa, Nord America e Oceania. Hanno così scoperto che l’acido perfluoroottanoico e il perfluoro-ottan-sulfonate (PFOS) sono presenti nel 99% delle acque, e che gli altri PFAS lo sono in percentuali variabili tra il 63 e il 97%: dati che, da soli spiegano quanto grave sia la situazione.

 Le acque minerali sono più contaminate rispetto a quelle filtrate di acquedotto, mentre non emergono differenze significative tra quelle in bottiglia di plastica o di vetro, né tra quelle naturali o gassate. Com’era prevedibile, inoltre, le acque cinesi hanno in media una concentrazione di PFAS molto più elevata di quelle inglesi, e pari, in media, a 9,2 nanogrammi per litro (ng/l) contro i 2,7 ng/l britanniche.
Leggi l’articolo
Fonte: ilfattoalimentare.it



Sperimentazione primo vaccino mRNA contro norovirus

vaccino È stata avviata la sperimentazione del primo vaccino mRNA al mondo contro il virus del vomito, norovirus, nella speranza che possa apportare enormi benefici alla salute e all’economia. A produrre il vaccino è l’azienda farmaceutica, Moderna. Il norovirus provoca malessere e diarrea e può diffondersi molto rapidamente tra le persone a stretto contatto, con epidemie che spesso si verificano in ospedali, case di cura, scuole e asili nido. Sebbene la maggior parte delle persone guarisca entro due o tre giorni, il virus può essere grave, soprattutto per i bambini molto piccoli, gli anziani o le persone con un sistema immunitario indebolito. “Al momento non esistono vaccini approvati contro il norovirus nel mondo, mentre alle persone che si ammalano gravemente vengono semplicemente somministrati liquidi per via endovenosa”, ha detto Patrick Moore, medico di base e ricercatore capo nazionale per la sperimentazione nel Regno Unito. “Il peso del virus è enorme, con circa 685 milioni di casi e 200.000 decessi a livello globale ogni anno”, ha proseguito Moore. “Nel Regno Unito si pensa che ci siano circa 4 milioni di casi di norovirus all’anno, con 12.000 ricoveri ospedalieri all’anno nella sola Inghilterra”, ha continuato Moore. “Nel Regno Unito, si stima che il norovirus costi circa 100 milioni di sterline all’anno al Servizio Sanitario Nazionale e, se si considerano i mancati guadagni, si arriva a circa 300 milioni di sterline”, ha affermato Moore. Denominato Nova 301, lo studio clinico di fase 3 durerà due anni e arruolerà 25.000 adulti, con particolare attenzione a quelli di età superiore ai 60 anni, provenienti da paesi tra cui Giappone, Canada e Australia. In totale, 27 centri di assistenza primaria e secondaria del NHS in Inghilterra, Scozia e Galles saranno coinvolti nella sperimentazione, con circa 2.500 partecipanti da reclutare da fine ottobre. La squadra di ricerca ha annunciato che utilizzerà anche unità mobili per facilitare la partecipazione delle persone. La parte britannica dello studio fa parte della partnership strategica decennale Moderna-Regno Unito e prevede una collaborazione tra il National Institute for Health and Care Research, NIHR, il Department of Health and Social Care, DHSC, la UK Health Security Agency, UKHSA.

Nell’ambito della sperimentazione, metà dei partecipanti verrà assegnata in modo casuale a ricevere il nuovo vaccino, mentre l’altra metà riceverà un’iniezione di soluzione salina come placebo. Il vaccino contro il norovirus si basa sulla tecnologia mRNA, un approccio utilizzato da aziende come Moderna e Pfizer/BioNTech nello sviluppo dei loro vaccini anti-Covid. Tali vaccini funzionano introducendo una molecola a singolo filamento, l’mRNA, nelle cellule umane. L’mRNA trasporta istruzioni che possono essere utilizzate dai macchinari all’interno di queste cellule per produrre proteine ​​associate al virus. Queste proteine ​​attivano quindi il sistema immunitario del corpo, fornendo protezione contro un futuro incontro con il virus stesso. Nel caso del nuovo vaccino, l’mRNA contiene istruzioni per produrre il rivestimento proteico di tre diversi tipi di norovirus, dando origine alla formazione di particelle innocue simili al virus che possono innescare la produzione di anticorpi. Mentre la squadra di scienziati ha affermato che i precedenti test del vaccino hanno dimostrato che esso genera una forte risposta immunitaria negli esseri umani, il nuovo studio è progettato per verificare se l’iniezione è efficace contro il virus stesso e, in tal caso, per quanto tempo dura la protezione. “Almeno il 65% di efficacia o più è ciò che considereremmo clinicamente significativo”, ha dichiarato Doran Fink, di Moderna. Se il vaccino contro il norovirus dovesse rivelarsi efficace, l’azienda prevede di presentare una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio agli enti regolatori nel 2026, con un processo di revisione che dovrebbe durare fino a un anno. Verrebbero inoltre condotti ulteriori studi su adolescenti e bambini più piccoli. “Un vaccino efficace aiuterebbe a far funzionare normalmente le case di cura, consentendo alle persone di far visita ai propri cari”, ha sottolineato Saul Faust, dell’Università di Southampton e co-responsabile clinico del Vaccination Innovation Pathway del NIHR. “Ciò contribuirebbe a impedire che le persone fragili diventino ancora più fragili”, ha aggiunto Moore. “Non avremmo condotto questo tipo di sperimentazione a questo ritmo se non fosse andata a vantaggio degli individui stessi”, ha evidenziato Faust.

Fonte: AGI




È il Betanodavirus la causa della mortalità delle cernie nel Sud Italia

È un virus la causa della mortalità di cernie segnalata in queste ultime settimane nel Mediterraneo. Anche se non è un fenomeno nuovo, l’intensità con la quale si sta manifestando nel 2024 è fonte di preoccupazione tra i non addetti al settore. La mortalità anomala infatti sembra coinvolgere non solo le coste italiane (Puglia, Calabria e Sicilia) ma anche le coste del sud della Spagna e delle Isole Baleari.

L’encefalo retinopatia virale, questo il nome della malattia, è causata da un piccolo virus a RNA chiamato Betanodavirus. Questo agente virale è presente da molti anni nel Mediterraneo dove infetta numerose specie ittiche, sia allevate che selvatiche. Alcune specie, come spigole e cernie, sembrano essere particolarmente suscettibili e la malattia si manifesta con particolare gravità e mortalità elevata.

Il virus colpisce principalmente i tessuti nervosi (cervello, midollo spinale e retina) dei pesci alterandone la capacità di nuoto e di visione. Per questo molto spesso i pesci malati presentano lesioni cutanee (desquamazione ed escoriazioni) e lesioni oculari (cheratiti, panoftalmiti), e sono ritrovati a galleggiare a pelo d’acqua.

Grazie alla collaborazione con il prof. Antonio Terlizzi, professore ordinario di zoologia presso il Dipartimento di scienze della vita dell’Università di Trieste e direttore del Dipartimento di ecologia marina integrata della Stazione Zoologica di Napoli, numerosi soggetti di cernia (Epinephelus spp.) pescati morti o morenti lungo le coste pugliesi sono già stati analizzati dal Laboratorio di ittiovirologia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), che ha confermato la diagnosi della virosi escludendo nel contempo altre cause di mortalità.

La dott.ssa Anna Toffan, responsabile del Laboratorio nonché responsabile del Laboratorio di referenza WOAH per questa malattia, grazie ad una estesa rete di contatti nel Mediterraneo, da anni monitora questi fenomeni.

Leggi l’articolo

Fonte: IZS Venezie




IZS Teramo – Al via a Tunisi il progetto MEDNET 4OH

Il 22 ottobre 2024, presso l’ufficio regionale di Tunisi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) si è tenuto l’evento di lancio del progetto “Rete Mediterranea per una sola salute – MEDNET 4OH” (Mediterranean Network for One Health). Finanziato dall’AICS e realizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZS Teramo) in collaborazione con il Ministero della Salute Pubblica in Tunisia e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il progetto si propone di migliorare le capacità di risposta alle emergenze sanitarie attraverso un approccio integrato One Health, che tiene conto della stretta connessione tra salute umana, animale e ambientale.

 Il cuore del progetto è lo sviluppo di una piattaforma genomica all’avanguardia, capace di monitorare in tempo reale la diffusione di agenti patogeni che rappresentano una minaccia crescente per la salute pubblica. Questa infrastruttura digitale utilizzerà metodi diagnostici innovativi sviluppati nel corso del progetto, come le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (NGS), per raccogliere e analizzare dati genetici in modo rapido e accurato. MEDNET 4OH si propone, inoltre, di mobilitare le risorse digitali e sociali per garantire che le informazioni sulla salute siano facilmente accessibili ai decisori, agli operatori sanitari e al pubblico.

La cerimonia di apertura si è tenuta alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia, Alessandro Prunas, Abderrazak Bouzouita, Direttore Generale della Salute Pubblica del Ministero tunisino della Salute, Ibrahim EL-ZIQ, Rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in Tunisia, del Direttore Generale dell’IZS Teramo, Nicola d’Alterio, e del Direttore dell’Ufficio regionale di AICS Tunisi, Andrea Senatori.

Durante il suo discorso di apertura, l’Ambasciatore d’ItaliaAlessandro Prunas, ha sottolineato quanto “questo evento segni l’inizio di una promettente iniziativa che dimostra il forte impegno dell’Italia per la salute e il benessere della popolazione tunisina. […] Grazie alla collaborazione con le autorità tunisine, abbiamo l’opportunità di sviluppare strumenti e piattaforme digitali per una sorveglianza efficace e una risposta ottimale alle minacce per la salute”.

Il Direttore Generale dell’IZS TeramoNicola D’Alterio, ha evidenziato come “condividere risorse e conoscenze non sia solo una questione tecnica, ma una strategia essenziale per affrontare le sfide sanitarie globali nel segno della One Health. Per questo siamo orgogliosi di lavorare con la Tunisia e in futuro con i Paesi dell’Africa del nord per creare una rete di sorveglianza capace di rispondere tempestivamente alle minacce sanitarie, con benefici che andranno oltre i confini nazionali, a favore della salute pubblica dell’intera regione mediterranea”.

Il Direttore dell’AICS TunisiAndrea Senatori, ha ribadito infine che “l’impegno della Cooperazione italiana per il rafforzamento del sistema sanitario tunisino si riflette anche nel sostegno agli investimenti pubblici per il potenziamento dei vari servizi ospedalieri. […] Il progetto MEDNET 4OH si inserisce perfettamente in questa dinamica, mirando a rafforzare le capacità del sistema sanitario tunisino migliorando la sorveglianza sindromica e la diagnosi delle malattie infettive”.

Leggi l’articolo

Fonte: IZS Teramo